Suggestioni di lettura e selezione di testi da Contrabbando di Upupe di Ewa Chruściel (Ensamble 2019) – a cura di Bartolomeo Bellanova

Copertina Contrabbando di Upupe

                         Traduzione di Anna Aresi a cura di Edoardo Olmi e Andrea Sirotti

 

Copertina Contrabbando di Upupe

Contrabbando di Upupe, titolo originale Contraband of hoopoe (2014), è la seconda raccolta in inglese di Ewa Chruściel, poetessa polacca trapiantata negli Stati Uniti, tradotta in italiano in versione integrale da Anna Aresi. Questa silloge arricchisce il lavoro di ricerca nella contemporaneità poetica internazionale svolto dal gruppo fiorentino Affluenti di una voce originalissima e interessante per contenuti e forma.

Ewa vive la condizioni di migrante fin dall’adolescenza, quando si trasferisce  con la famiglia negli Stati Uniti, e le migrazioni sono uno dei principali fili conduttori della raccolta, già dalla scelta del sostantivo “contrabbando” presenza costante lungo l’intero svolgersi del testo. Il dizionario Treccani definisce il contrabbando  come «cosa, azione compiuta trasgredendo a un bando, a una disposizione di legge».

Ewa entra grazie ai suoi versi nelle vite di chi si trova di fronte un confine con il corollario della sua occhiuta burocrazia, di doganieri ottusi e narrazioni razziste, vite che sono esse stesse esistenze di contrabbando. La raccolta intitola quattordici testi, da Ellis I a Ellis XIV, a chi, emigrato dall’Europa verso gli Stati Uniti, è passato dal quel mondo di mezzo che è Ellis Island, isolotto artificiale, realizzato con i detriti derivanti dagli scavi della metropolitana di New York, situato alla foce del fiume Hudson, attraverso il quale più di 12 milioni di persone sono entrate negli USA tra il 1892 e il 1954. Gli aspiranti a un visto per la cittadinanza americana venivano fotografati, registrati e sottoposti a diversi controlli medici. Da questi testi emerge lo studio approfondito da parte di Ewa dei materiali contenuti nel Museo dell’isola: in alcune poesie il verso assume la freddezza e l’efficacia della testimonianza, mentre in altri interviene potente la soggettività dell’autrice.

Ognuno contrabbanda una parte di sé, un ricordo, un prodotto alimentare della propria terra attraverso questa frontiera. Sono pretezel, ciambelle, bajgel (pane tipico polacco a forma di ciambellina) o knish (dolce tipico ebraico) attraverso i quali restare fisicamente ancorati alle proprie radici, a odori e sapori di casa e provare a rendere meno penoso lo spaesamento, lo straniamento provocato da una lingua e da una realtà lontane anni luce dal luogo dove si è trascorsa fino ad allora la propria esistenza. Alla radice di tutto ci sta la terra, come la stessa Ewa ci ha detto a Bologna durante l’incontro del 23 maggio organizzato dal Centro di Poesia contemporanea dell’Università di Bologna: “Portiamo con noi la zolla. Portiamo con noi la terra. Contrabbandiamo mortalità. Contrabbandiamo la polvere. Portiamo l’argilla. Facciamo le parole / da piccoli grumi di terra che contengono tutte le radici etimologiche.  / Da cui germogliano i versi delle poesie. Non sono i batteri che trasformavano l’acqua in vino? […]  /  La zolla è inzuppata / delle metafore della nostra patria. La zolla traduce le ossa, che non si / rompano. Il gas dei nostri antenati […]”.

Il contrabbando riguarda non soltanto beni materiali o poveri Cristi, ma anche personaggi noti e artisti che sono passati dalla dolorosa esperienza dell’emigrazione:  “Albert Sabin, un / poveraccio di Bialystok, porta un virus vivente, il vaccino che eliminerà la polio / dagli Stati Uniti. Khalil Gilbran, un arabo, porta con sé i virus della poesia e de il Profeta […] / Frank / Capra porta La grande sparata, Femmine di lusso, Orizzonte perduto, Arsenico/ e vecchi merletti e L’eterna illusione. Pearl Primus porta danze / e giravolte.  …”

 

Foto Ewa

L’upupa del titolo della raccolta spicca il volo nella prima lirica, torna in varie successive ed è protagonista degli ultimi versi dai quali non si può prescindere per cercare una chiave interpretativa alla raccolta, che si apre con questo versi:

 

Senti l’apparizione? Le ali dell’upupa mi sbattono sotto

la maglia. Il suono huphuphup huphuphup mi trasuda dai capezzoli: pole

dance pagana, i miei seni hanno la sindrome di Tourette. I seni mi fluttuano

come se stessero cantando inni di chiesa, in ginocchio, in piedi, in

ginocchio. Devo fermarmi e massaggiarli con nuove ninnenanne.

L’upupa è un messaggero dybbuk (1) che mi chiacchiera nel reggiseno[…]

Sei tu che mi porti al di là dell’oceano, così come lei

una volta portò tutti gli uccelli del mondo in pellegrinaggio al Simurgh (2). A una nuova terra in cui le ghiandaie non si stancano e i fringuelli non lanciano semi

ai bambini. […]

 

Nella mistica sufi a cui fa riferimento Farīd al-Dīn ʿAṭṭār, autore di Il verbo degli uccelli, l’upupa (maestro) analizza le paure degli uccelli (uomini), denuncia i loro sotterfugi, controbatte le loro obiezioni, smaschera trucchi e cavilli, controlla le motivazioni che spingono gli uccelli a intraprendere il viaggio.  A un certo punto del viaggio l’upupa sparisce e gli uccelli dovranno proseguire da soli nelle fasi finali del cammino fino all’incontro con il loro Simurgh (Dio). Con la scomparsa dell’upupa scompare l’elemento razionale, la vigilanza della ragione: a un certo punto del viaggio si deve cedere il passo ad un altro genere di intelligenza che non risiede più nella testa, ma nel cuore. Il viaggio diventa metafora della scoperta della propria “intelligenza spirituale” che è connessa col cuore. Alla fine del viaggio gli uccelli della spedizione dell’upupa arriveranno a cospetto del Simurgh e, in un sapiente gioco di doppio rispecchiamento, vedranno una proiezione di loro stessi nel Simurgh e il Simurgh in oguno di loro.

Il percorso di vita dell’autrice, la sua presa di coscienza, il dolore, la denuncia e uno spiccato senso di auto ironia si snodano nelle pagine della raccolta, con una scrittura densa, capace di colpire il lettore nel profondo,  fino ai versi finali in cui si intravvede la migrazione come condizione ontologica dell’esistenza umana e si coglie l’invito al superamento dei confini fisici e interiori, a una lettura del mondo in cui ognuno è alla ricerca della propria “intelligenza spirituale” durante tutta la vita:

L’upupa contrabbanda primavera e gratitudine. L’upupa contrabbanda morte,

cimiteri, cimiteri e morte, primavera di morte, morte e primavera,

primavera & morte & gratitudine di morte. Primavera di gratitudine. L’upupa

contrabbanda l’upupa. L’upupa è il dybbuk. L’upupa contrabbanda

dybbuk. Il dybbuk contrabbanda un’upupa. “Finché non moriamo a

noi stessi, e finché continuiamo a identificarci con qualcosa o qualcuno,

non saremo mai liberi”, dice l’upupa. “La via spirituale non è per

chi è avvolto dalla vita esteriore,” dice l’upupa. “Perché come puoi

rimanere signore di te stesso se segui ciò che ti piace e non ti piace?”

dice l’upupa. Il contrabbando è avvolto in esteriori. Il contrabbando deve

trasgredire sé stesso […]

L’upupa è invisibile. L’upupa

è sempre in progress. Non c’è progressione senza l’upupa.

==========  

 

Ellis I

 

portavano scatole portano piume portan trapunte

portarono bibbie portavano candele portano cuscini portano

vuoti e mappe portano botti blu di tristezza

portano una capra viva portarono botti di cetrioli portano un vestito da luna

di miele portano pinzette portavano spillette portavano bottoni

portavano crocifissi portano uova benedette dipinte a mano

portavano il libro delle preghiere portano coltellini tascabili portavano lacrime

portano macchine da cucire portano scarpe di asino come portafortuna

portavano un duende scuro & luminoso portavano bambini

portavano fisarmoniche portavano pipe di ceramica portano paure

portano lenzuola portano wurst e pretzel, ciambelle,

bajgiel e knish, portano la distanza da ciò che più

hanno amato portarono vocali e consonanti portarono spezie e intersezioni

portarono cuscini per dormire portarono copriletti portarono asciugamani portano mangani portarono mattarelli portano un portaspezie

portano il dolore in cento dolori portano

la speranza in cento speranze 

 

Sei tu che leggi l’upupa o è lei a leggere te? Riesci a

penetrare il mistero delle piume nelle piume? L’upupa porta

silenzio nel mondo dei rumori. Ogni rumore ha un ‘io’ stampato su di sé

ed ogni ‘io’ galoppa da qualche parte. Ogni ‘io’ sulla propria motocicletta.

Ogni ‘io’ si appropria dello spazio scavando gallerie. L’upupa è un mistico Sufi

che guida tutti gli uccelli nel mondo in pellegrinaggio per incontrare il Simurg,

il Mistero ultimo. Ma gli uccelli sono pieni di attaccamenti e provano a

contrabbandarli lungo il viaggio. Ciò gli pesa sulle piume. L’Usignolo

contrabbanda amore per una Rosa. Il Pappagallo vuole portarsi

la gabbia. L’Anatra contrabbanda acqua. La Pernice, pietre preziose. L’

Airone – il mare intero. La Civetta – tesori. Ma l’upupa dice: “Finché

non moriamo a noi stessi, non saremo mai liberi.” L’upupa

dice: “Perché come puoi rimanere signore di te stesso se segui

ciò che ti piace e non ti piace?” L’upupa dice: “Incamminati per la tua Via, perché

non sei una mandorla, sei solo il guscio.” L’upupa vi contrabbanda

dentro voi stessi. L’upupa ha contrabbandato Salomone a Saba. È il

corriere di saggezza. Il corrispondente tra falsi infiniti e l’Infinità

stesso.

 

Jan Karski (3), un cattolico polacco, si traveste da ebreo per contrabbandare prove

dal ghetto. Porta con sé la sua memoria fotografica. La luce

sanguina e fa raggi x. Porta occhi estatici. Porta i dybbuk nei

pori della pelle. Nelle sue tasche. Le nuvole di bambini. Li portano

le strade, porose, i canali e le fogne. Ciottoli di bambini nella sua

bocca. Queste pietre prima erano piume. Capelli rossi, piedi di rondine.

Croci gonfie. Colpi d’ala rossi. Cosa cola dalla bocca di un contrabbandiere?

Questi bambini si restringono in increspature. Dalle fogne colano

nell’altro lato, nei loro nomi cristiani. Picchiettano la terra. Sono

gusci d’uovo. Lui li porta nella terra dove latte e miele scorrono

per le strade. Porta questi piccoli dybbuk alla Casa Bianca. Nel suo

palmo i loro starnazzi e vagiti. Mette il palmo nel palmo di

Roosevelt. I suoi piedi sconvolti incontrano i piedi di Roosevelt allungati sul tavolo. Le rondini colano fuori dalla bocca di Karski. Il fumo delle sigarette

di Roosevelt inghiotte le righe di carbone. Roosevelt aspetta nella sua giacca a

coda di rondine. Coi piedi respinge le crocifissioni.Gli Ebrei contrabbandati vengono

menzionati sull’invisibile sedicesima pagina del New York Times. Rughe

invisibili sulla pagina. Un albero viene piantato in suo onore a Gerusalemme.

Sia Karski che l’albero fanno voto di silenzio. 

 

Si può contrabbandare il linguaggio di una quercia – duro, robusto, resistente?

Un sottomondo di radici? Si possono contrabbandare 47 mila vocali e

consonanti che germogliano e buttano dalle radici di un solo albero? Se ci

ritiriamo in noi stessi troviamo che possediamo esattamente ciò che desideriamo(4).

Il contrabbando è un viaggio, non un miracolo. Noè era un contrabbandiere. Trasportò trenta cicale assetate. Imbarcò i sacramenti. I pesci increspavano le onde sotto i suoi piedi. Nelle tasche, litanie di anguille. Le sue preghiere fiorivano

in pinne. L’acqua aveva polmoni e memoria. Noè contrabbandò la sula piedi-

azzurri che poi si sarebbe stabilita nelle Galapagos. Il vero

contrabbandiere smista il proprio bottino.  

 

Noè contrabbandò una sula piediazzurri sulla sua barca in resina. Ma in che modo fu

l’infinità contrabbandata nei piedi azzurri della sula? Le si accucciò tra i

piedi palmati e cantò madrigali. Sula, pavoneggi gli azzurri tuoi piedi nell’

aria e alla specie umana indichi il cielo. Nessun contrabbandiere può

impadronirsi della tua azzurrità. Sei l’incarnazione del cielo. I tuoi piedi sono

le metonimie. Copri i tuoi piccoli di azzurrità. I tuoi piedi

sono il paradigma dell’infanzia di Dio. Come li dondoli e oscilli

nell’aria. Un clown celestiale, ecco cosa sei, sula. Un’aristocratica di azzurro e

azzurro e azzurro. 

 

 

Dice l’upupa:

Se possiedi l’oceano perché cerchi una goccia di rugiada? (5) 

 

 

Ellis VI

 

Ann Andersen dalla Danimarca porta un lenzuolo usato soltanto per

i parti. Quel lenzuolo, un sudario del ventre. Genera nascite. È il suo

lascito. Lo mostrerà al suo nuovo dottore. Produce un forte rumore

azzittente. Il sangue pulsa attraverso il bianco cotone. Il lenzuolo porta un

neonato in lacrime. Coprirà strade e viali deserti. Li popola.

 

La famiglia Mirelowitz porta con sé un mandolino, fotografie, due

bicchieri e tre bambini. Li legano tutti in fagotti mentre

scappano da Vilnius. È il 1909. Pogrom contro gli ebrei.

 

Helena Bastedo si mette addosso sottovesti, vestiti, maglioni, cappotti. È

enorme. Porta con sé l’angelo custode dei suoi vestiti. È un guardaroba

ambulante.

 

La famiglia Perdikis da Cipro porta con sé un centrino, uno scialle, un’

icona di San Giorgio che uccide il drago, un bastone d’ebano da bambini, un diploma

di un gruppo di Boy Scout, un’icona di Sant’Elena, un fiaschetto di legno, pezzi

di corallo dalle acque attorno a Larnaca. 

 

 

  1. Ho otto anni. Alcuni bambini ci vengono a trovare dall’Ucraina. Ci chiedono

immagini sacre. Qualsiasi articolo sacro è proibito in Ucraina. Do loro

immagini della Vergine Maria incinta di Gesù Bambino. San Giuseppe, custode

della povertà. Le nascondono nelle macchine fotografiche. Maria e il suo sacratissimo

sposo vengono schiacciati in una macchina, sottoposti a raggi x. Leggono Alice

nel paese delle meraviglie. Lo spazio si contrae. Lo spazio di referenza si fonde

e diventa sottile come la lastra fotografica. Stanno sviluppando

la pellicola, quei santi. I bambini portano i santi sulle loro piccole spalle.

E i santi cosa portano? Santa Teresa porta rose. Santa Caterina porta

la ruota. San Cristoforo porta nuove mappe, nuove strade. Giovanni della

Croce porta la notte scura della non-conoscenza. San Francesco porta

animali. Mi aiuta a portare le upupe, i piccioni e i ricci. Calma

il serpente che porto sotto il petto. Padre Pio porta le stigmate. I santi

trasgrediscono le Leggi della Dogana. Contrabbandano meraviglia nell’infinito.

Il desiderio di non accontentarsi mai.  

 

 

Ellis XI

 

Gli stranieri non hanno alcun diritto intrinseco di arrivare qui.

 

Le razze straniere, e soprattutto quelle del Mediterraneo, dell’Oriente e

dei paesi slavi devono essere trattate con sospetto, perché il pericolo

sta nell’indebita preponderanza di criminali, di matti e di coloro

che potrebbero diventare un peso per i cittadini…Gli immigrati arrivano nel momento in

[cui

sono più inclini al commettere crimini. Sono liberati dagli obblighi morali

e dalla paura di perdere la propria casta, cosa che, negli strati più bassi della società è,

insieme alla religione, il deterrente più forte contro la criminalità…

 

–William Williams

 

Sia Ellis che Alcatraz sono nate come fortezze militari.

Sia Ellis che Alcatraz sono state teatro di episodi cruciali dell’esperienza

Americana (6).

 

 

2011: la legge sull’immigrazione dell’Alabama richiede che gli stranieri portino con sé

passaporto e permesso di lavoro. Un dirigente tedesco della Mercedes-Benz

arrestato a Tuscaloosa, Alabama, in virtù della nuova legge sull’immigrazione, perché

aveva con sé soltanto la propria carta d’identità tedesca.  

 

 

San Giorgio trafigge il drago con la lancia e lo uccide. Nemmeno

si sporca. San Michele non uccide il drago. La sua lancia

tiene il drago alla larga. Siamo incapaci di sradicare il male. Il comunismo

voleva essere come San Giorgio, ma finì per perpetuare un nuovo male.

Vogliamo tenere il male lontano da noi stessi. Costruiamo muri e

staccionate. Costruiamo confini. Controlliamo i bagagli della gente. È la paura

della contaminazione. Eppure, il male entra di straforo. È un rizoma. Si trasforma

in una grazia. La radice kudzu entra di straforo dappertutto. Si impossessa di edifici,

chiese, pali del telefono. Li avvolge. Si arrampica e attorciglia. Si diffonde

su 150.000 acri all’anno. È inarrestabile. Si raccoglie in

un culto. Sacrifica il tempo libero al suo lavoro missionario. Nel Nord

Carolina la radice kudzu ha ricoperto i pali della luce e della corrente vicino alla cittadina di Kinston, a forma di Cristo. Specie non native colonizzano il nostro

paese. L’achillea millefoglie arriva nell’acqua. Cresce da rizomi. Potrebbe

ammazzare un lago. La sua natura è Contrabbando. I pioppi contrabbandano radici

per migliaia di acri. 

 

 

L’upupa è un uccello solitario ma ha un’enorme devozione filiale. Quando

i genitori dell’upupa diventano vecchi, la giovane upupa liscia le penne

ai genitori e lecca loro gli occhi finché non ritornano giovani.

Quindi l’upupa li contrabbanda nel regno dell’eterno.

L’upupa danza e porta al nido altro letame. Se qualsiasi uccello

si mostrasse per quello che è, con tutte le proprie colpe e difetti, non sarebbe

più bello che nascondersi dietro le miriadi di piume, e i gridi striduli

della notte dentro gli strati di becchi? Ma chi è Colui

che contrabbanda l’upupa? Chi è Colui che redime ogni piuma

caduta che si trasforma in minuti e secondi che si allontanano nell’aria? Chi c’è

dietro tutta la cura per le ali? La nostra anima fa parte della spedizione dell’upupa?

Che tipo di diplomazia ci serve per contrabbandare noi stessi nell’Infinità?

 (1) Il dybbuk è un personaggio della mitologia ebraica, uno spirito maligno che si crede essere l’anima dislocata di una persona morta, alla quale è stato vietato l’ingresso nel mondo dei morti. In accordo con le credenze popolari, ad un’anima che non sia stata capace di portare a termine la propria funzione o di compiere le azioni richieste nella propria vita terrena, talvolta anche colpevole di trasgressioni molto gravi, viene data un’altra opportunità per portare a termine i compiti insoluti nella forma di un dybbuk. Esso abbandonerà l’essere ospite quando avrà raggiunto i propri obiettivi (a volte dopo essere stato aiutato). Si ritiene che il dybbuk non sia una condizione “desiderabile” o “buona” e spesso è in contrasto con le leggi divine. Infatti la persona fisica “ospitante” subisce o subirebbe conseguenze non “ottimali”, per esempio non riuscendo a vivere la propria vita e la propria identità, nonché il proprio percorso spirituale, come dovuto e richiesto o come accadrebbe se il dybbuk non si presentasse. (NdT).

(2) Il Simurgh è un uccello della mitologia e della tradizione mistica persiana. I riferimenti al Simurgh e agli altri uccelli in questa e in altre poesie successive rimandano all’opera mistica Il verbo degli uccelli di Farīd al-Dīn ʿAṭṭār (XII sec.), in cui l’upupa convince tutti gli altri uccelli ad intraprendere un viaggio alla ricerca del Simurgh. Allegoricamente, il viaggio degli uccelli rappresenta il percorso interiore alla ricerca di Dio (il Simurgh), guidato dal maestro Sufi (l’upupa) e ostacolato dai vizi e dai limiti umani rappresentati dagli altri uccelli. (NdT).

(3) Jan Karski, polacco, membro e corriere del movimento clandestino durante la seconda guerra mondiale. Si travestiva da ebreo per intrufolarsi nel Ghetto e far pervenire prove dei crimini nazisti ai leader mondiali più potenti (chiamati da Karski “I signori dell’umanità”), come per esempio Roosevelt, nel tentativo di far fermare l’Olocausto. Dopo il suo incontro con Roosevelt, una breve menzione comparì sul New York Times, ma solo alla sedicesima pagina. Il 29 maggio 2012 Jan Karski ricevette una postuma Medaglia Presidenziale della Libertà assegnatagli dal presidente Barack Obama. Nel 2015 è uscito un documentario su di lui: Karski and the Lords of Humanity (Karski e i signori dell’umanità. (NdT)), di Sławomir Grünberg. (NdA).

(4) If we go down into ourselves we find that we possess exactly what we desire, Simone Weil. (NdA).

(5) Citazione da Il verbo degli uccelli di Farīd al-Dīn ʿAṭṭār

(6) Nel 2011 il Museo di Ellis Island ospitò una mostra su Alcatraz. Both Ellis and Alcatraz have been the setting for crucial parts of the American experience (Sia Ellis che Alcatraz sono state teatro di episodi cruciali dell’esperienza americana. (NdT)) – Michael Bloomberg, Ufficio del sindaco, Città di New York. (NdA).

 

Biografia:

Ewa Chrusciel (Cracovia, 1972), è una poetessa e traduttrice polacca da tempo residente negli Stati Uniti. Dopo la laurea in filologia polacca e il Master in letteratura inglese presso l’università Jagellonica di Cracovia, si trasferisce a Chicago, dove completa un Ph.D. in lingua e letteratura inglese presso l’Illinois State University. È ora professoressa di scrittura creativa e poesia al Colby-Sawyer College in New Hampshire. Chrusciel ha pubblicato due raccolte di poesie in polacco: Furkot (The Library Series of Studium: Cravocia, 2003) e Sopiɫki (Biblioteka Frazy, 2009), prima di passare all’inglese, sua lingua adottiva, con le successive raccolte: Strata (Emergency Press, 2010), Contraband of Hoopoe (Omnidawn Press, 2014) e Of Annunciations (Omnidawn Press, 2017). All’attività poetica, Chrusciel abbina quella di traduttrice dall’inglese al polacco di autori come Jack London, Joseph Conrad e Jorie Graham. Le sue poesie sono state pubblicate in numerose riviste americane e polacche e alcuni dei suoi testi sono apparsi in italiano su Il giornale e La freccia e il cerchio.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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