(Foto: dalla fotogallery di Nicoletta Lofoco)
– Buona sera, zia Marta.
– Ciao, Beppino, sei arrivato presto oggi.
– Sono riuscito a svignarmela prima dalla ditta. Ho portato le medicine, quelle che mi ha consegnato la ragazza della farmacia. Quando sono arrivato era già tutto pronto in un sacchetto. Lo Stilnox non c’era. Ha detto che arriva la prossima settimana. Ma tu ne hai ancora, no?
– Sì, sì, non preoccuparti. Come va il lavoro?
– Male, zia. Sai, lì non c’è futuro e non mi pagano neanche decentemente. Mi danno una miseria. I proprietari sono sempre più stronzi. Mi trattano come un cane. E ora ci sono anche i figli a rompermi le scatole. Ormai sono anni che va avanti così. E io sono stanco. Non ce la faccio più.
– Ti vedo piuttosto deluso.
– Molto deluso. Molto deluso… Perché la mia vita è deludente e basta.
– Ora esageri. Non è così.
– È proprio così, invece.
– E le ragazze?
– Quali ragazze?
– Ma dai! Non fare il finto tonto. Devi raccontarmi tutto, non ti ricordi?
– Tutto, zia?
– Tutto.
– Allora, da tre anni, fino allo scorso novembre, ho portato a letto una certa Babalù, due volte la settimana, a cinquanta euro la scopata. Quattrocento euro al mese, più cento per il suo compleanno e a Natale, altrimenti si incazzava.
– Non ci posso credere!
– È la verità.
– Non voglio nemmeno sentire queste cose… E perché hai rotto con questa… Babalù?
– Eh… perché le cose stanno cambiando.
– Meno male.
– Diciamo che oggi ho altre esigenze. Non sono più soddisfatto di quel tipo di rapporto. È un po’ squallido.
– Ci credo!
– Sai zia, ti spiego una cosa. La prostituzione praticata da queste donne ciniche, che badano solo ai soldi, che affittano solo il loro corpo per qualche minuto, è sempre meno apprezzata. Il semplice sesso ha sempre meno valore di mercato e secondo me è destinato a scomparire. Quello che invece sta ora emergendo con tutta forza è la prostituzione dell’amore, del sentimento. Donne in grado di guardare un uomo negli occhi e di dire, commosse, con il cuore palpitante e le guance calde, “ ti amo!”. Solo che costa delle cifre non indifferenti, sai? Altro che scopate… Le più brave possono chiedere quanto vogliono. Anzi, non chiedono nemmeno. Sono gli uomini che fanno volentieri dei regali. Il sesso da solo, anonimo, soprattutto per un certo tipo di uomini, non manca, e perciò non vale più niente. C’è troppa offerta, con questa marea di ragazze straniere che vengono qui da tutte le parti del mondo e devono cercare di sopravvivere. Gli uomini non vogliono più il sesso indifferente, è solo un prodotto scadente, mentre l’amore è un prodotto nobile, magari con annesso il sesso, no? Noi vogliamo la fidanzata, capisci? Non la puttana. E le fidanzate, chiaro che costano…
– Ma saranno in poche le donne in grado di mentire così bene, no? Saranno delle vere commedianti.
– Non è così. Loro non possono mentire. Se mentono, già non servono. Devono essere convinte dell’amore che sentono, devono emozionarsi sinceramente alla vista dell’uomo, altrimenti non riusciranno a convincere uomini così navigati e smaliziati. Non ce lo faranno… Devono essere in grado di baciarli sulla bocca con passione, con trasporto, con le guance ardenti, altrimenti “non buono”, capisci? No good…
– Ma allora non si tratta più di prostituzione, ma di vero amore…
– Eh no. Perché se finiscono i soldini, o se c’è un motivo per cambiare uomo, magari con un altro disposto a sborsare di più, o se un uomo crea troppi problemi, diventa geloso, oppure non è più tanto coinvolto, loro devono essere in grado di trasferire subito a un altro tutto quel sentimento vero, il desiderio, la curiosità, l’affetto insomma, che avevano per il precedente. In breve devono essere capaci di ricominciare tutto daccapo con un altro.
– Ho capito. Ma è impossibile…
– No, non è impossibile. È solo una questione di concentrazione e di pratica. L’offerta si è sempre adeguata alla domanda nel corso della storia. È una legge dell’economia, una legge della sopravvivenza. E ora la domanda è di amore. Vogliamo una donna sempre più innamorata, che penda dalle nostre labbra, chiaro? Che conosca a memoria la nostra storia personale, che sappia chi siamo, cosa abbiamo sofferto, cosa pensiamo della vita… Anche gli uomini ricchi e potenti, ciò che chiaramente non fa al caso mio, hanno avuto sogni d’amore, illusioni amorose, e si sono innamorati in gioventù. E molti non sono stati in grado di vivere pienamente l’amore in quel periodo, per diverse ragioni, e vogliono giustamente viverlo oggi che possono permetterselo. Non sono disposti a rinunciare a questa grazia, a questo lusso, che è l’amore. Anche se dovranno spendere fior di quattrini, non importa. Per loro sono noccioline. Non gliene frega più niente dei rapporti sessuali freddi, ginecologici, se mi permetti. Vogliono di più, e sono disposti a pagare bene. E vedrài che si presenteranno subito al loro cospetto delle ragazze pazze d’amore. È la legge del mercato: se c’è qualcuno disposto a pagare, ci sarà per forza qualcuno pronto ad offrire il prodotto richiesto.
– Ma l’amore non è mica un “prodotto”, Beppino!
– Va be’. Lasciamo perdere, dai.
– Ragionando in questo modo tu, per avere una vita sentimentale, avrai bisogno della mia eredità.
– Esatto. Però se non mi arriverà troppo tardi, voglio dire…
– Beppino!
– Scherzo, zia.
– E in compagnia di queste “ragazze innamorate”, o come vuoi chiamarle, butterai via tutti i miei soldi in pochi anni. O mesi!
– Sì, probabilmente. A meno che non metta su un’agenzia di “ragazze innamorate”… e di “ragazzi innamorati”, chiaro, perché ci sono anche quelli… e in questo caso il denaro, al posto di perderlo, lo moltiplico.
– Non avrai mica la faccia tosta di farlo! Ti innamorerai di tutte, che ti faranno fare da tappetino, poveretto.
– Forse è vero. Comunque, non ho nessuna vocazione per fare l’imprenditore. E, a questo punto, nemmeno la voglia.
– E perché me le racconti, queste cose? Sono molto deprimenti, non trovi?
– Non mi sembrano deprimenti, anzi. Inoltre noi abbiamo fatto un patto: quello di dirci sempre la verità, ti ricordi? Da quando la mamma è morta. E poi tu mi ha fatto una domanda diretta, e io ti ho risposto. Le cose stanno così.
– Tesoro, sei così intelligente… non hai bisogno di pagare le donne perché vengano a letto con te e men che meno per avere il loro amore. Se continui a pensarla così, ti sottovaluti.
– Zia Marta, ti sbagli. Mi spiace, ma forse non ti sei accorta che il tempo passa, io non sono più il tuo Beppino ragazzino. Sono un uomo di mezza età. Ho i capelli quasi bianchi. Ho cinquantatré anni. Cosa vuoi, per uno come me il gioco adesso è proprio quello che ti ho descritto, le regole sono quelle, non ce ne sono altre. È prendere o lasciare. L’alternativa è quella di non avere niente di niente in cambio. Sembra che tu non voglia capire. Sai, anche il futuro è una merce di scambio, e i giovani lo usano spesso come tale, e ne traggono tutti i vantaggi. Ma quando non c’è più futuro, è il denaro che prende il sopravvento, e cerca di sostituirlo. Comunque, senza amore, sia quello spontaneo che quello stimolato da qualche assegno, io non voglio più vivere. È chiaro? Faccio male a pensare così?
– Non lo so. Forse hai ragione. Solo che io fatico ad accettare queste “nuove regole” di cui parli. Ai miei tempi queste erano cose immorali, non erano accettabili. E poi, chi era solo, era solo e si rassegnava al suo destino. Ma bada che allora la gente non era quasi mai sola come oggi…
– Era la stessa cosa, zia, solo che non se ne parlava. Era soltanto più ipocrita.
– Non so cosa dirti. So solo che ora sono troppo stanca. Ti spiace lasciarmi sola, Beppino? Ho bisogno di riposare un po’.
– Va bene. Allora ritorno dopodomani. Vuoi che ti porti qualcosa?
– Sì, magari delle riviste. Devo aggiornarmi, tenere il passo con i tempi!
– Hai detto bene, zia.
– Ascolta, ho detto a Baranga di prepararti quella torta di riso che ti piace. È in cucina, sul fornello, in un sacchetto. Va’ a prenderla.
– Grazie.
– Mi raccomando, Beppino, eh…
– Sì, sì… Se hai bisogno, chiamami.
– Non preoccuparti. Vai e goditi la vita, che poi si invecchia e diventa tutto più difficile.
Dal volume L’amore scritto (pg. 41), Besa, 2007, per gentile concessione degli eredi.
Nota a commento di Walter Valeri
Sentimento e’ un breve racconto provocatorio e paradossale. Come spesso sanno esserlo i racconti di Julio Monteiro Martins. Un dialogo brutale, a tratti sgradevole, che disturba l’ ipocrita lettore e lettrice. Un’indagine suggerita, volutamente incompleta, che ci invita a spogliare e portare sul tavolo della necroscopia l’idea romantica dell’amore. Un’idea a noi cara. Cara alla nostra specie, con cui siamo nati e in cui siamo ancora, consciamente o inconsciamente, immersi. L’amore e’ per noi per antonomasia un nobile sentire, oggetto di saggi, riflessioni, infinite opere d’arte e dicerie. Una coperta di lana con cui ci proteggiamo e che purtroppo da sempre scricchiola in modo sinistro, nel farsi amorosa presenza. Sono pagine e invito ad approfondire il tema, la geografia dei sentimenti, in cui si accampa una carica irrazionale e presunta innocenza. Ma guai se non fosse così. A suo modo l’autore, per eccesso d’amore, opera una lucida denuncia e protesta scritta contro quel cinismo mercantile che oggi ci ferisce, avvolge e ci allerta. Non a caso Paul Eluard, per ben altre ragioni, ha scritto: ‘quando parlo d’amore parlo anche d’altro, e viceversa’. Cosi tornano i conti. Suonano di conforto le parole della zia che chiude il dialogo affettuoso con Beppino: “Vai e goditi la vita, che poi si invecchia a diventa tutto più difficile”.