Quattro poesie dall’antologia di percorso: Other Signs, Other Circles – Chelsea Editions, N.Y., 2009, collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti, traduzione di Anamaría Crowe Serrano e Riccardo Duranti
dalla sezione IL VERSANTE VERO (1999)
LA PIAZZA DELLE VINTE TARANTOLE
Abbiamo altre parole questa notte:
un corpo musicale,
a vendicare il tempo
passato senza fuochi
Abbiamo l’alba
che batte su pelli tese in sarabanda,
furore d’argento sugli olivi,
fino al mare – l’eco
ingelosisce le grotte –
Piedi
a scandire colpi d’amore sulla terra
E tuoni
a dissipare tutte le aracnitudini
In piazza l’aria
è disegnata di spade con le braccia
Le ragazze scintillano la terra
dove ballano
Volano i cerchi delle gonne alla luna
S’incendiano i tamburi. Fino a sangue
(A sciogliere i cani ritmici, all’unisono,
si sfianca la paura)
PIAZZA OF THE DEFEATED TARANTULAS
We have other words tonight:
a musical body,
to avenge time past
without fire
We have the dawn
beating a sarabande on taut hide,
a silver frenzy over olive groves,
down to the sea – the echo
arousing jealousy in the caves –
Feet
marking the rhythm of love on the ground
And thunder claps
dispelling all aracnitudes
In the piazza arms
sketch the air as swords
Girls make the ground sparkle
as they dance
Skirts in circles fly to the moon
Drums ignite. Till there’s blood
(By unleashing the dancing spirits, in unison,
we exhaust fear)
dalla sezione PORTE/DOORS (2002)
PARLARE COME NASCERE
Voce che inseguo da più notti invano
Ne so bene l’attesa
e l’urto lancinante e l’onda
propagata lungo le strade a nord del cuore
Arriva
ed è squillo di bimba:
– Noi siamo come un violino, vero ?
Le parole
volano come la musica dalla bocca
e la lingua è l’archetto…
Ma se piango,
il legno del mio violino è come
un ramo sotto la pioggia? –
Parlare come
nascere agli altri, ogni volta,
venire
alla luce – bianca – dove
bianchezza è l’universo offerto delle note
brusio d’angeli sopra Berlino
sopra le regioni
fuori dal dubbio fuori dagli equivoci
Così i bambini parlano impastando la terra
col minimo dolore necessario
Parlare come
vivere con-dividere
ritmi segreti di qualche dio dei simboli
vibrazioni protette fino a un termine
dove la voce sarà oltremusica
pura illimite
si lascerà
talking about – parlar di tutto
whispering – sussurrare
missing – annullare, perfino
(rumore di rugiada nella notte)
Domani, domani, quando?
Oggi piove
sopra il legno dei rami
Una sola parola
può uccidere, ancora
Una nota
far tacere un violino
TO SPEAK AS IF BEING BORN
Voice I have been pursuing several nights in vain
I know the wait all too well
and the piercing blow and the wave
propagated along the streets north of the heart
It arrives
and it is the call of a little girl:
– We are like a violin, aren’t we?
Words
fly like music from our mouth
and our tongue is the bow…
But if I cry,
is the wood of my violin like
a branch in the rain?
To speak as if
being born to others, every time,
to be born
unto the white light where
whiteness is the universe offered by the notes
the buzzing of angels over Berlin
over regions
outside doubt outside misunderstanding
This is how children speak kneading the earth
with the least pain needed
To speak as if
living par-taking
in the secret rhythms of some god of symbols
in vibrations protected to the end
where the voice will become more than music
boundless pure
free to
parlar di – talk about everything
sussurrare – whisper
annullare – miss, even
(the sound of dew in the night)
Tomorrow, tomorrow, when?
Today it is raining
on the wood of the branches
One word alone
can murder, just
One note
can silence a violin
dalla sezione CURVE DI LIVELLO (2006)
ANCORA SIANO I SEGNI
Ancora siano i segni sulle rocce
a dischiudere il tempo
profili di guerrieri e bisonti
in corsa, sotto un piccolo sole
in forma di stella
ansanti
per chilometri brillanti di pioggia
profili di automobilisti e tir
sommersi da onde radio
vibra
un dolmen poco lontano
con forza immobile
convoca mani e rami
Tre pietre
– minima famiglia sfuggita al diluvio –
in silenzio guardarle nella notte
accostando l’orecchio al tronco dell’ulivo
sentirsi roccia linfa voce
arca approdata e fusa in terra
Ancora siano i segni sulle pagine
a traghettare il tempo: lontanissimi
lembi di cielo pulsanti sulle onde
inondano lo schermo, si raggiungono
Dammi parole dunque, e segni
piangi sulla mia spalla, o ridi
offrimi le scene della gioia
incontrami
prima che si diradi la foresta
prima che accada il nero errore
prima dell’ultima risata
(la ruota della terra
è il suo continuo ridere, convulso)
MAY THE SIGNS CONTINUE
May the signs on the rocks
continue to unveil time
the profiles of warriors and bison
are running under a tiny sun
the shape of a star
panting
for rain-dazzled kilometres
the profiles of drivers and trucks
submerged in radio waves
not far away
a dolmen vibrates
with stillness of strength
calling for hands and branches
Three stones
– the smallest family saved from the flood –
you could watch them in silence at night
with your ear against the olive tree trunk
feel you are rock lymph voice
the ark docked and fused to the ground
May the signs on the pages
continue to ferry time: far away
strips of sky beating on the waves
flood the screen, join together
Give me words, so, and signs
cry on my shoulder, or laugh
offer me joyful scenes
find me
before the forest is thinned out
before the darkness of error falls
before the last laugh
(the earth’s rotation
is its own continuous laugh, cracking up)
dalla sezione POESIE INEDITE (2007-2009)
UNA LINGUASILENZIO FELICE LARGA PIOVE
una linguasilenzio felice larga piove
penetra cantapetali dentro nel
dentro innocente sanguelinfahumus
permea senso senza
metallo che risuoni
da muro a muro da spina a spina
i dispersi al tocco sussultano si stringono
di fronte è la gelida notte
lontane le due torri come mammuth
emersi domani dalle nevi
ecco che galleggia sopra di me un Atlante
di sperdimento avvampa
così intensa la musica
ha forma d’arpa il telaio
tutti quei pesi di terracotta
a piombo come ghigliottine
ora stanno in levità di vibrafoni
nel primitivo piegarsi delle spighe
spose che vanno, culle
luce sul confine tra carezza e lama
abbiamo consegnato le ferite
insieme alle armi, preferito la festa
le lunghissime tavole sonore
il miele delle nozze diffuso
tornare nudi su terra nuda
farsi gola d’agnello mille volte
se occorre ancora sangue
per il gocciolio della fine
porte del mondo che ritornano alberi
città come campi da seminare
illuminati a regno piove
un silenzio-beatitudo
sonno infantile, lava che pietrifica
una fila di pietre da riscrivere
A LANGUESILENCE LONG AND HAPPY RAINS
a languagesilence long and happy rains
penetrates petalsongs inside in the
innocent inside, bloodlymphhumus
permeates meaning with without
metal that might resound
from wall to wall from thorn to thorn
dispersed people are startled by touch, reunite
faced with the freezing night
the two towers are gone like mammoths
emerging tomorrow from the snow
now the Atlas mountains float
over me bewildering, burning
the music so intense
the loom looks like a harp
all those terracotta weights
like leaden guillotines
now light as vibraphones
among the primitive bending of wheat
brides ambling, cradles
light on the border between caresses and blades
we’ve handed over the wounds
and our arms, we’ve chosen the feast
its long boisterous tables
wedding honey flowing
we’ll return naked to naked earth
be the lamb’s throat a thousand times over
should blood be required once more
to drip slowly to an end
doors of the world back to trees
cities as fields to be sown
lit like kingdoms it’s raining
beatitude-silence
a child’s sleep, lava that petrifies
there’s still a row of rocks to be rewritten
da CICLICA– La Vita Felice, Milano 2014, collana Le Voci Italiane
ALBERI
non sappiamo di avere accanto mappe di salvezza
dispiegate nei rami
gli alberi sono bestie mitiche
invase dall’istinto fieri suggerimenti
restare accanto
non per generosità ma per pienezza
— intorno l’aria splende in rito di purità —
la terra tenere salda perché sia quiete ai vivi
gli alberi hanno strani sistemi di inscenare la vita
prima di descrivere la morte
s’innalzano con quei loro nomi di messaggeri
le vie tracciate sulle nervature
lo sgolare dei frutti
sii migliore del tuo tempo dicono
devo
far correre quest’idea sulla tua fronte
devo
e tu su altra fronte ancora
e ancora prima che precipiti il sole
da ANDARE PER SALTI , Arcipelago Itaca, 2017, collana Mari Interni, Introduzione di Caterina Davinio
esterno con pioggia interno con acquario
è l’ora delle prove distratte di attraversamento
senza attenzione a strisce pedonali
zigzag sul bagnato senza ombrello
senza documenti né borsa né portafoglio
schizzo via dalla giunglamercato
obliquando rallento prendo fiato
rispondo alla domanda muta
del venditore ambulante
– è da un po’ che mi fissa perplesso –
sai la fine mi tiene d’occhio e voglio
andare senza direzione
come un bambino fare splash nelle pozzanghere
se vuoi se hai tempo appena
il tiglio smette di gocciolare
ti racconto una stupida vita
come stupisce come istupidisce
sai non si vede non si vede nessuno
nessuno è reale piove sempre
nella pioggia sbavano i segni
ma le pagine accidenti quelle sono
insperate di bellezza
disperante bellezza irraggiungibile
poi i lampi i lampi
dall’oltre indecifrabili martellano le tempie
e l’umano l’umano nausea fa barcollare
ma non mi arrendo
calpesto limiti recinti codici
e non mi perdono ché anch’io sono umana
così mi lascio vivere
un vivere piccolo semplice che almeno
un po’faccia coesione
un rimpicciolirmi come
di seme tra i semi
testi da TRITTICI- IL SEGNO E LA PAROLA, DotComPress, 2016
capitano son capitano
in bianca livrea una dea
e la ciurma è
ipnotizzata invaghita
mi assorbe mi brancica
occhi carbone all’unisono persi
sul mio profilo irriducibile
non si replica un visoabisso
labbra serrate sul non detto
nell’umore di foresta nel
fogliame largo che mi sfolgora
la bella carne e l’effimero
che tormenta vela
di lontananza le pupille
negra corona sul capo intrecciata
in forma d’infinito schiavo amore
negro tetto di ciglia sovrappensiero
occhiuragano impenetrabili
***
minuscola ma ferocemente centrale
una donna
in cammino sul pianeta sfigurato
– quiete dopo l’apocalisse –
la terra le sta chiedendo una rinascita
ora che la luce è tornata a splendere
lei risponde come fa una madre
che cerca un riparo per il parto
ripete la sua marcia preistorica
dal cerchio di Stonehenge verso
il fulgido che squarcia gli orizzonti
lei cammina verso un futuro antico
– intorno le voci risuonano nuove
il cuore sempre uguale –
lei dimentica
ogni colpa ogni miseria
ho ancora semi da salvare
bestiame da ricoverare
ricomincerò con le sorgenti con i boschi
e il lago ai suoi piedi gorgoglia vita
racconta di come acqua e terra si amano
disegnando anse lungo i fiumi
lei sente l’erba che nel bere trema
sapendo che al rigoglio seguirà la fine
eppure sorride dell’effimero
so di vivere solo per rinascere
filo d’erba o forse gazzella o tortora
fino a che s’alterneranno giorno e notte
lei continua a lasciar traccia dei rifugi
ponti passaggi tagli
testimone testarda di albe nuove possibili
ANNAMARIA FERRAMOSCA è nata in Puglia e vive a Roma, dove ha lavorato come docente e ricercatrice nel campo scientifico, ricoprendo al contempo l’incarico di cultrice di Letteratura Italiana per alcuni anni presso l’Università RomaTre. Ha all’attivo collaborazioni e contributi creativi e critici con varie riviste nazionali e internazionali e in rete con noti siti italiani di poesia. Ha fatto parte per molti anni della redazione del portale poesia2punto0, dove è stata ideatrice e curatrice della rubrica Poesia Condivisa, che ha diffuso in rete la poesia di grandi autori da tutto il mondo. È ambasciatrice di Sound Poetry Library per Italia e Puglia. Sue pubblicazioni in poesia: Andare per salti, Arcipelago Itaca (Premio Arcipelago Itaca, nella rosa del Premio Elio Pagliarani, finalista al Premio Guido Gozzano e al Premio Europa in Versi); Other Signs, Other Circles – Selected Poems 1990-2008, volume antologico di percorso edito da Chelsea Editions di New York per la collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti, a cura di Anamaría Crowe Serrano e Riccardo Duranti (Premio Città di Cattolica); Curve di livello, Marsilio (Premio Astrolabio, finalista ai Premi: Camaiore, LericiPea, Giovanni Pascoli, Lorenzo Montano); Trittici – Il segno e la parola, DotcomPress; Ciclica, La Vita Felice; Paso Doble, poesie a quattro mani, coautrice la poetessa irlandese Anamaria Crowe Serrano, Empiria; La Poesia Anima Mundi, monografia a cura di Gianmario Lucini, contenente la silloge Canti della prossimità, puntoacapo; Porte/Doors, Edizioni del Leone (Premio Internazionale Forum-Den Haag); Il versante vero, Fermenti (Premio Opera Prima Aldo Contini Bonacossi). Ha curato la versione poetica italiana del libro antologico del poeta rumeno Gheorghe Vidican 3D- Poesie 2003-2013, CFR (Premio Accademia di Romania per la traduzione). Sue poesie appaiono in numerose antologie e volumi collettanei e sono state tradotte oltre che in inglese, in rumeno, greco, francese, tedesco, spagnolo, albanese, arabo. Ampio materiale critico e bibliografico appare nel sito www.annamariaferramosca.it
Immagine di copertina: Foto di Gin Angri.