Selezione poetica di Mario Islasáinz (trad. e commento di Maria Rossi)

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I testi di Mario Islasáinz che proponiamo di seguito sono tratti dai libri Reflecturas, IVEC, Istituto Veracruzano de Cultura, Jalapa, 2002 (i primi 4), e da Código 0, Ediciones El Viaje, Jalisco 2014 (i restanti 3). In entrambi i libri Islasáinz affronta temi cruciali per il suo Paese, il Messico, e in generale, per l’intera realtà latinoamericana. In Reflecturas il protagonista è il migrante che l’autore accompagna nel suo peregrinare, permettendo al lettore a sua volta di seguirne le gesta, dal momento in cui decide di lasciare la sua terra, alle fasi concrete di distacco e di viaggio, fino alla sua nuova vita nel Paese d’arrivo. Con Código 0, Islasáinz ripercorre un’esperienza sociale importante cui ha preso parte, un viaggio di 70 giorni tra gli Stati messicani con centinai di madri centroamericane alla ricerca dei loro desaparecidos e di risposte alla piaga delle sparizioni forzate che in Messico si sta riproponendo con violenza. Islasáinz propone una scrittura di denuncia, attraverso la franchezza istintiva della poesia.

Reflecturas

 

I

De la espera del tiempo

absorbo la quietud,

me sumerjo en las horas

de este laberinto indescifrable.

 

Siento el temor

a punto de apoderarse

de ésta frágil humanidad.

 

Añoro la desolación

mientras espero resignado

la maldición que me acude.

 

Qué hacer sino aguantar,

ceder hasta que cese

y volver al silencio,

a la tranquilidad.

I

Dall’attesa del tempo

assorbo la quiete,

mi sommergo nelle ore

di questo labirinto indecifrabile.

 

Sento la paura

sul punto di impossessarsi

di questa fragile umanità.

 

Mi manca la desolazione

mentre aspetto rassegnato

la maledizione che mi incalza.

 

Che fare se non sopportare,

cedere fin quando cesserà,

e tornare al silenzio,

alla tranquillità.

 

VII

Existirá alguna razón

de sostenerse en esta ciudad

que no es la mía

y en donde la nostalgia

no hace más que joder

con imágenes nada hermosas.

 

¡Volver, es el grito interno, terco!

Retornar a la pasividad

para así, reencontrar mi rostro

perdido en este lugar.

VII

Ci sarà una ragione

per rimanere in questa città

che non è la mia

e dove la nostalgia

non fa altro che fotterti

con immagini per niente belle.

 

Tornare, è il grido interiore, ostinato!

Ritornare alla passività

per poi ritrovare il mio volto

perso in questo luogo.

 

 

 

Mi rostro es una fachada

desmoronada por el dolor,

por los horrores que la sociedad vive

y vivo ansioso saltando

de lo racional a lo animalezco

que es este carnaval sin ficciones.

 

No he olvidado el caminar

disfrutando lo aún posible,

más, en esos andares,

la efímera humanidad

no se atreve a mirar, a mirarme.

 

La locura desatada

es reina de esta vida,

en mi próxima salida,

llevaré una corona de razón

como Nerón, para depositarla

sobre sus endebles ideas

y desvergonzadas frentes.

Il mio viso è una facciata

crollata dal dolore,

dagli orrori che la società vive

e vivo ansioso saltando

dal razionale all’animalesco

che è questo carnevale senza finzioni.

 

Non ho dimenticato il camminare

godendo quanto ancora possibile,

di più, tra quei percorsi,

l’effimera umanità

non osa guardare, guardarmi.

 

La pazzia scatenata

è regina di questa vita,

in una mia prossima uscita,

porterò una corona di ragione

come Nerone, per depositarla

sulle sue deboli idee

e svergognate fronti.

 

 

La rabia es una asesina de sentimientos, nadie posee una pizca de humanidad, los paisanos aquí, ya no lo son más, están contaminados de un racismo tan arraigado como existe en mi ciudad, cuando cualquier indígena se acerca a la puerta de las casas pidiendo trabajo a cambio de un taco y reciben la bofetada del que llegó para adueñarse de su tierra.

Maldita la hora que vivo y que me es pagada con monedas verdes: prados, valles, mesetas desperdiciadas en mi País nos tienen en este que no es el nuestro. Ni hablar de ríos, montañas, mares y entrañas, es más, el pantalón comprado en una tienda, es como el petróleo devuelto con etiqueta en inglés.

Al salir de mi jornada, compraré dos hot dogs y al llegar a casa, abriré una coca cola para después de engullirlos, entonar mi hermoso himno nacional, olvidando un poco la rabia asesina en la que me estoy convirtiendo.

 

 

La rabbia è assassina di sentimenti, nessuno ha un pizzico di umanità, i compaesani qui, ormai non lo sono più, sono contaminati da un razzismo così radicato come è quello della mia città, quando un qualunque indigeno si avvicina alla porta delle case chiedendo lavoro in cambio di un taco e ricevono uno schiaffo da colui che venne a impadronirsi della sua terra.

Maledetta l’ora che vivo e che mi viene pagata con monete verdi: prati, vallate, mesete sprecati nel mio Paese ci mantengono in questo che non è il nostro. Per non parlare di fiumi, montagne, mari e viscere, per di più, il pantalone comprato in un negozio, è come il petrolio restituito con etichetta in inglese.

All’uscita da lavoro, comprerò due hot dogs e al rientro a casa, aprirò una coca cola per poi, dopo averli ingurgitati, intonare il mio bel inno nazionale, dimenticando la rabbia assassina in cui mi sto trasformando.

 

Código 0

 

Úrgeme saber

el por qué

quedarme sentado

en la acera de la espera

extraña huida

cuando sé y no acepto

este genocidio

logrado sólo con mujeres

y sin para cuándo resolver

duerma bajo tierra

inquietando al dolor

que ya no sabe cómo

ni dónde ir a descargar

sus llantos

fin de la espera

sin rumbo

ahora sé hacia qué lugar

dirigir mis letras.

Mi urge sapere

il perchè

del rimanere seduto

sul marciapiede dell’attesa

strana fuga

quando so e non accetto

questo genocidio

ottenuto solo con donne

privo di un quando risolverlo

dormirò sotto terra

inquietando il dolore

che non sa più come

nè dove andare a scaricare

i suoi pianti

fine dell’attesa

senza rotta

ora so verso quale luogo

dirigere la mia scrittura.

 

 

Primero angustia

de no saber nada

pero está ocurriendo

luego temor

paralizado como estatua

enseguida miedo

por continuar ignorante

ante lo que acecha

todo es pánico

mucho pánico

terror que tragar

en este estático país

de pérdidas

demasiadas pérdidas

hasta cuándo

el incesante ulular de sirenas

semejando un festejo

lo ignoran.

Prima l’angoscia

di non sapere nulla

ma sta succedendo

poi timore

paralizzato come una statua

subito dopo paura

di continuare a ignorare

dinanzi alla minaccia

tutto è panico

molto panico

terrore da trangugiare

in questo paese statico

di perdite

troppe perdite

fino a quando

l’incessante ululare di sirene

simile a un festeggiamento

lo ignorano.

 

Arriban así

simplemente desde lo alto

desde lo bajo

no hay preguntas

sólo actúan

en el inmenso teatro

de la zona elegida

atacan

destruyen

buscando

atropellan todo sin escrúpulo alguno

no tiene cabida

ni lo poseen siquiera

aprovechan el desconcierto

entonces como vinieron

se elevan

otros por las calles

en carruajes blindados

esconden entre grosera adrenalina

lo hallado.

Arrivano così

semplicemente dall’alto

dal basso

non ci sono domande

solo agiscono

nell’immenso teatro

della zona scelta

attaccano

distruggono

cercando

travolgono tutto senza nessuno scrupolo

non ha spazio

neppur lo posseggono

si approfittano dello sconcerto

allora così come sono venuti

si elevano

altri per le strade

in autovetture blindate

nascondono in una villana adrenalina

ciò che hanno trovato.

 

Mario Islasáinz, messicano, laureato in Letteratura, Filosofia e Psicologia. Master in Letteratura Spagnola. Pubblica dal 1981 in riviste e supplementi culturali nazionali e internazionali. Nel 1987 ha ottenuto il Premio Estatal de Literatura y Lingüística di Puebla. Coordinatore di laboratori di creazione letteraria per l’INBA dal 1990. Collaboratore del Periódico Excélsior nel supplemento El Búho dal 1991 al 1997. Editore di Letras de Pasto Verde edizioni dal 1993. Ha pubblicato una trentina di libri e gran parte della sua opera poetica è stata tradotta in inglese, francese, italiano, portoghese e náhuatl . Da sempre promotore culturale.

 

Traduzione e commento di Maria Rossi

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Immagine in evidenza di Giulio Rimondi, Padova, Veneto. Dall’antologia Italiana,  Kehrer Verlag Hrildelberg Berlin 2016. Vedi galleria fotografica del numero 8 de www.lamacchinasognante.com

Riguardo il macchinista

Maria Rossi

Sono dottore di ricerca in Culture dei Paesi di Lingue Iberiche e Iberoamericane, ho conseguito il titolo nel 2009 presso L’Università degli Studi di Napoli l’Orientale. Le migrazioni internazionali latinoamericane sono state, per lungo tempo, l’asse centrale della mia ricerca. Sul tema ho scritto vari articoli comparsi in riviste nazionali e internazionali e il libro Napoli barrio latino del 2011. Al taglio sociologico della ricerca ho affiancato quello culturale e letterario, approfondendo gli studi sulla produzione di autori latinoamericani che vivono “altrove”, ovvero gli Sconfinanti, come noi macchinisti li definiamo. Studio l’America latina, le sue culture, le sue identità e i suoi scrittori, con particolare interesse per l’Ecuador, il paese della metà del mondo.

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