Selezione di testi da Volo d’identità (1979 – 1986) di Oscar Limache (Edizioni il Cuscino di Stelle) – traduzione a cura di Claudia Piccinno

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Dalla prefazione di Claudia Piccinno:

Singolare e affascinante è questa silloge di dieci poesie dedicate da Óscar Limache, noto poeta peruviano, alla matematica e astronoma tedesca Maria Reiche che morì a Lima nel 1998 dopo aver studiato per circa 70 anni le linee di Nazca. Ogni componimento ha per titolo una figura costruita dalle stesse, tranne il primo e l’ultimo, che sono prettamente dediche a Maria.

Le linee di Nazca sono geoglifi, linee tracciate sul terreno del deserto di Nazca, un altopiano arido che si estende per una ottantina di chilometri tra le città di Nazca e di Palpa, nel Perù meridionale.

Le oltre 13.000 linee vanno a formare più di 800 disegni, che includono i profili stilizzati di animali comuni nell’area (la balena, il pappagallo, la lucertola lunga più di 180 metri, il colibrì, il condor e l’enorme ragno lungo circa 45 metri).

Il primo riferimento alle figure si deve al conquistador e cronista spagnolo Pedro Cieza de León nel 1547, ma solo nel secolo scorso si iniziò a indagare su origine, datazione, funzione di questi geoglifi. Il primo ad avvistarli fu l’aviatore Toribio Mejía Xesspe nel 1927, durante uno dei primi voli di linea sull’area. A lui sembrarono subito strade, ma gli studiosi negli anni ipotiz-zarono diverse funzioni.

Furono scoperte nel 1928 dalla Reiche insieme all’archeologo statunitense Paul Kosok Nel 1939 l’archeologo americano studiò le linee trapezoidali ma solamente dal 1946, grazie a Maria Reiche, si fecero ricerche approfondite sul loro significato.

Secondo l’astrologa che individuò nel 1954 una nuova figura denominata “la scimmia”, dietro linee e disegni ci sarebbe un calendario astronomico.

Ma varie sono state le interpretazioni degli studiosi nel tempo, alcuni ritenevano fossero state progettate come vie di pellegrinaggio, altri come traccia da seguire durante il percorso rituale di antiche cerimonie religiose.

Comunque i diversi stili con cui furono costruite e le diverse collocazioni delle linee fanno pensare che esse siano frutto dell’ingegno di due popolazioni differenti.

Interpretazioni alternative parlano di un utilizzo come canali per irrigazione, data l’estrema aridità della regione, o come calendari astronomici, dato che alcune delle oltre 800 figure sembrerebbero riferirsi a costellazioni: il ragno gigante, ad esempio, sarebbe la rappresentazione della costellazione di Orione, mentre le tre linee rette che passano sopra il disegno risulterebbero allineate alle tre stelle della cintura di Orione; la scimmia, scoperta appunto da Maria Reiche, dovrebbe invece rappresentare l’Orsa Maggiore.

Tuttavia le linee sono rimaste, preservate dal clima secco e poco ventoso della regione, fino a quando l’uomo moderno con i suoi mezzi di trasporto pesante e le sue attività (come la costruzione della Carretera Panamericana Sur) non hanno iniziato a cancellarle, come capitato alla figura dell’alligatore e c’è addirittura chi pensa si tratti di piste d’atterraggio per extra-terrestri.

Cosa intende fare il poeta? Il nostro ha un intento: con-segnare ai posteri il ricordo di questa donna che attraversò l’Oceano, si stabilì dall’altra parte del mondo e dialogò tutta la vita con le linee di Nazca. Egli condivide la tesi dell’astronoma tedesca.

C’è nella sua poetica uno stretto connubio tra volo e identità, libertà dell’evoluzione e umanità, scoperta e crescita interiore, perché per Oscar le ali non escludono le radici, il progresso non deve offuscare le tradizioni, la storia non può dimenticare le leggende, la scrittura non può ignorare l’oralità.

 

Volo d’identità

“Ora non morirò. Un giorno intero si dispiega davanti a me.”

(Drummond de Andrade)

 

María Reiche

ci ha visto

cadere in volo

sotto il cielo di sabbia

 

Nazca fu la nostra morte

 

Sui sacchetti di plastica

i nostri corpi

si allinearono in blu

senza conoscersi

il cranio stupito

le cosce carbonizzate

tra le gambe sanguinanti

 

Gli esperti

hanno identificato

i nostri denti

le cavità oculari senza palpebre

le ore digitali

le nostre linee terrestri

 

schegge

d’aria tra le braccia

documenti atrofizzati

geometria dello spazio

senza vestiti

senza mani

imparentati con gli uccelli.

 

L’arte del tessere

“E ho pensato ai suoi occhi invisibili

i piloti fatali del ragno”

(Fernando Vallejo)

 

Il ragno

tesse fessure

sul sottosuolo giallo

rete di strade

che la rugiada

riassume in nodi

nervature di saliva

dove curvata

scivola la noia

(Celeste trama di stella setosa)

Il ragno

trita venti

tra i suoi tentacoli di filo di ferro

Incoraggia spirali di terra

illumina nuovi millenni

intreccia le trachee e le arterie

(Attento telaio del tempo a otto piedi di altezza)

 

Il ragno

concepisce le ali

che districano i fili

della sua tela dispersa.

 

Mare corrente

“… si ode il mare che studia per essere infinito”

(Fernando Vallejo)

 

Le acque

i pesci

fiumi rasi dai molluschi

serpentine di polipi

giungle di anemoni

scogli di galeoni tardivi

remi di rèmore

tessuto di plancton

mantello dove il sole spezza lance

voci bianche delle balene

materia grigia dei calamari

baie di cirripedi

grida piane di gabbiani

pianto di meduse

che corrono tra le reti

grotte dove le alghe

ingoiano la pena

dei lupi marini

stormi di trampolieri

che si incastonano rosa

nella sfera dei loro nidi

telai di sirene

che piovono

fini canti

sulle rocce

come anguille che si estinguono

col vento

le nubi

le acque

i pesci

 

La spirale del tempo

“Contro quel tempo io qui mi nascondo

entro la conoscenza del mio deserto”

(W. Shakespeare)

 

Albeggia

La scimmia arrotola la coda

e nasconde la sua chiocciola

Intrisa di sabbia

I giorni portano visioni

per districare le reti

e riprendere le onde

La luce si reca al mare

Con il vento

presentimmo i soli

che sbiadirono i tuoi capelli

fino a farli colline

La tua faccia albeggia

Nasci un’altra volta tra di noi

poiché sei riuscita a trascendere

la sempre incerta età

dei futuri esseri

 

Copertina Volo d'identità

Oscar Limache, Nato a Lima, 1958. Poeta, educatore e traduttore peruviano. Vincitore del Premio di Poesia Copé nel 1988, ha pubblicato i seguenti libri di poesia Viaggio nella lingua del porcospino (1989), Volo d’identità (2004), Un año con trece lunas. El cine visto por los poetas peruanos e Selección nacional  (1999), tra gli altri libri. Le sue poesie sono apparse in riviste e antologie del Perù, del Messico, di Cuba, del Brasile e dell’Uruguay. Fondatore del “Progetto Tabatinga di Traduzione Letteraria” (2006), ha pubblicato traduzioni dei poeti brasiliani Mario Quintana, Manuel Bandeira, Carlos Drummond de Andrade, João Cabral de Melo Neto, Manoel de Barros, Mario de Andrade e Roberto Piva.

Traduttore delle opere Preparativos de viaje, di Mario Quintana (2009); Dalla rugiada che accresce il Ganges, di Ademir Demarchi (2011), Memoria futura, di Paulo Franchetti (2012), Pájaros extraviados  di Rabindranath Tagore (2013) e  Doce nocturnos de Holanda, di Cecília Meireles (2016).

Vicepresidente di “LEAMOS. Associazione Peruviana per lo sviluppo della lettura”, attualmente dirige la rivista “Dente di leone ” ed il Centro Culturale Trilce.

 

Immagine in evidenza: Dipinto di Hu Huiming.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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