SE L’ILIADE CHIEDE DI ESSERE RILETTA, ALLA MATTINA PRESTO-intervista a Mirella Santamato (a cura di B. Davalli e M. Mazzolani)

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“Quando Troia era solo una città” (Uno Editori, 2016) è l’ultimo libro di Mirella Santamato, con la prefazione di Mauro Biglino.

Il libro di Mirella è un percorso, suddiviso in 24 capitoli, nei 24 capitoli dell’Iliade, assunta come celato racconto di un passaggio epocale, quello dal matriarcato al patriarcato. «Ad essere precisi», ci dice Mirella, «non è mai esistita una società Matriarcale vera e propria, in cui le donne “comandassero” come fanno gli uomini in quella Patriarcale. Semmai sono esistite molte società matrilineari, in cui le famiglie e i clan si riconoscevano solo per linea di sangue materno».

Un libro “nato la mattina presto”, come gli altri della stessa autrice.

Un libro nato da curiosità intellettuale.

E dalla curiosità che questo libro ha destato in noi, è nata questa intervista a quattro mani… a due teste… insomma, un dialogo tra tre donne, alla fine, consapevoli della loro diversità, per formazione, occupazione, interessi.

Di seguito le nostre domande e le risposte di Mirella.

 

Mirella tu allora sei una scrittrice del mattino, proprio come il proverbio che recita “il mattino ha l’oro in bocca”?

Sì, questo è un fenomeno “fisico” che ho riscontrato in me, quando un’idea mi si fissa in mente con caparbietà, fino a che non decido di scriverla. Così mi succede con le poesie, che scrivo di getto e che poi limo e limo di nuovo, ma, di base, l’idea rimane quella primigenia. Lo stesso fenomeno quando l’idea, come dico in questo testo, diventa così “lunga” (e, aggiungo, insistente) da “obbligarmi” a scrivere un intero libro.

 

Da quello che scrivi  sembra che la coppia  matrimoniale sia nata  come conseguenza della società patriarcale che prima poteva essere solo di re e regine. È così o quanto affermo è una forzatura?

No, all’inizio del tempo, gli umani hanno creato tanti tipi di società diverse, scegliendo strutture molto differenti l’una dall’altra. Di base tutte, all’origine, si focalizzavano intorno alla figura della Mater ovvero intorno ad una progenitrice che, con il suo stesso grembo, aveva creato quel nucleo famigliare. Poi le cose si sono arricchite di molte sfaccettature e di molte sovrapposizioni, fino a giungere al modello standard che oggi denominiamo “patriarcale”. Solo il modello patriarcale prevede “Re e Regine”, gli altri modelli sociali no.

 

Il tuo lavoro sull’Iliade mi sembra prezioso, perché va dalla parafrasi alla metafora, quindi interpreti anche, mi sembra che tu preferisca la metafora alla descrizione così precisa che hai fatto del mondo acheo, perché?

Spero che questo lavoro, che mi è costato più di un anno di ricerche e di riflessioni, possa aiutare il lettore a capire la differenza sostanziale che c’era tra la società matrilineare antica e quella patriarcale moderna (di cui gli Achei sono stati epitome). Infatti molti compiono l’errore di pensare che siano esistite società matriarcali come esistono oggi quelle patriarcali. Niente di più falso! Invertire il sesso di chi comanda, non cambia il modello piramidale e gerarchico che conosciamo. Non dovrebbe neanche esistere nel vocabolario la parola “matriarcale” perché non è mai esistita nella Storia un tipo di società così. Ecco perché si deve parlare di società “matrilienari” e basta. In queste antiche società le donne erano libere come gli uomini e le famiglie e i clan si riconoscevano solo per linea di sangue materno. I nomi delle donne e delle Dee sono numerosissimi nel poema. Se L’Iliade fosse stata scritta in tempi più recenti, quei nomi non sarebbero più stati ricordati.

 

Non è la prima volta che qualcuno segue alla lettera i contenuti dell’Iliade per ricavarne indicazioni di verità storiche. Come tutti sanno, nel senso che questo viene detto anche a scuola, dobbiamo la scoperta stessa dei resti di Troia (Ilio, Troja, Troië) al fatto che Schliemann caparbiamente perseguisse l’idea che l’Iliade potesse essere un grande poema storico. Tu però ne fai un indicatore di trasformazioni storiche che si sviluppano in migliaia di anni: la tua “ricostruzione dei fatti” risulta quindi un’ipotesi probatoria che potrebbe essere facilmente confutabile. Qual è il tuo rapporto con i lettori (che a quanto pare sono già tanti), ti interessa di più stimolare curiosità, dubbi, pensieri critici, o che ti venga riconosciuto il ruolo di studiosa che riporta conclusioni “vere”? In altre parole, questo libro è, nella tua volontà, più un’opera di letteratura in forma di studio/saggio, o più un saggio con linguaggio letterario?

Io rifuggo, per mia natura, da codificazioni già accettate. Sono sempre alla ricerca del “perché” delle cose e, come un piccolo Diogene, mi avventuro sempre su strade inesplorate, armata della mia piccola lanterna interiore. Al fondo di ogni mia ricerca ci sono sempre le fatidiche domande “perché il mondo è così? Perché la gente pensa in questo modo e non in un altro? È sempre stato così o ci sono state epoche in cui questi concetti non esistevano proprio?”

I miei lettori sono, di solito, persone curiose come me e amano avventurarsi in campi inesplorati. Su quale sia la definizione più appropriata del mio libro, lascio ai lettori l’ardua sentenza, perché io non amo né le definizioni né le etichette.

 

Proseguo nel confronto con Schliemann. Schliemann affonda il primo colpo di piccone nel luogo giusto, la collina di Hissarlik che domina la pianura della Troade fino alla costa dei Dardanelli, nell’aprile del 1870, senza licenza di scavo da parte del governo turco. Anche tu, Mirella, mi sembri “senza licenza”. Più esattamente mi sembra che le licenze te le prenda da sola, avventurandoti in ambiti dove altri e soprattutto altre, potrebbero vantare competenze riconosciute, titoli, vantaggi di posizione ottenuti da permanenze sul campo, ad esempio quello del femminismo. Tu sei un outsider, o sbaglio? Il tuo percorso di analisi, che poi significa farsi domande, è molto originale, molto personale, va dal tema dell’handicap alle fiabe iniziatiche, ragionando sui meccanismi basilari dell’amore (o della mancanza d’amore), per portarci, ora, dopo molti anni, fino a Troia. Vuoi dirci qualcosa sulla tua libertà di pensiero?

 Sì, il mio pensiero è sempre stato, come viene definito oggigiorno dalla moderna fisica “obliquo”, cioè un pensiero che sfugge i modelli standard, che vede e analizzala realtà da un punto di vista originale, non omologato, non accademico. Sono convinta che i poeti e i sognatori siano molto più vicini alla verità di quanto lo siano i professori di Storia.

Infatti i poeti e i sognatori vedono oltre il visibile, in modo “obliquo” appunto. A mio parere c’è più verità in Dante o in Omero che in una formula matematica, almeno per quanto riguarda lo spirito umano, sempre teso verso la Conoscenza.

L’Accademia, per sua natura, ripete il già conosciuto, il poeta e il sognatore esplorano mondi non ancora conosciuti e solo loro, improvvisamente, come fece Schliemann, trovano prove della propria visone. Io non mi arrogo il diritto di parlare di verità, come non dovrebbe fare nessuno (neanche i teologi o li storici ufficiali) ma mi arrogo il diritto di formulare una ipotesi molto “verosimile” e che trova riscontro nel poema omerico. Poi giudicheranno i lettori che, alla fine, sono molto numerosi, visto che il libro è già entrato in classifica.

 

Schliemann pubblica a sue spese i resoconti delle ricerche che vengono accolti con scetticismo e respinti dagli accademici per i metodi poco ortodossi usati negli scavi. Noti qualche parallelo, con te stessa?

Sì, ma alla fine aveva ragione lui. E così spero che per i lettori il mio libro sia un bel viaggio tra antichità e presente. Ogni libro può rappresentare o una narrazione del mondo già nota o una narrazione del mondo nuova e sorprendente. Per cambiare il mondo dobbiamo cominciare a cambiare il modo con cui lo raccontiamo. Il viaggio meraviglioso comincia…

 

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Mirella Santamato: scrittrice, poetessa, giornalista. Laureata presso l’Università di Bologna, iscritta all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, ha collaborato per anni con alcuni settimanali e mensili a diffusione nazionale. Ha vinto numerosi premi di poesia, ha partecipato a vari programmi Rai e Mediaset. Conduce seminari di riequilibrio tra le energie maschili e femminili e di ricerca della felicità. Tiene conferenze e incontri in tutta Italia. Ha pubblicato i seguenti libri: L’altro centesimo del Cielo (Inedit 1993); Io sirena fuor d’acqua (Mondadori 1995); The Texas death Row Hotel (Phoebus, seconda edizione 2002); La Trappola Invisibile (M.I.R., seconda edizione 2000); Il Segreto della Vita (Hobby & Work, 2004); L’Uomo che non c’è – Perché l’uomo non c’è? – (Equilibrisospesi, 2005); Le Principesse ignoranti – I codici segreti delle Fiabe iniziatiche (La Nuova, 2008).

Per contatti www.viverefeliciecontenti.it.

Per acquistare il libro on line: http://www.macrolibrarsi.it/libri/__quando-troia-era-solo-una-citta-libro.php?wishlist

Acquistabile in tutte le librerie di Italia.

Trailer del libro: Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=o6FfkzwFa34

Riguardo il macchinista

Marina Mazzolani

Marina Mazzolani Vive a Imola. Laureata in Architettura a Venezia, si occupa di teatro dal 1977. E’ attrice, regista, drammaturga, ideatrice e organizzatrice di eventi culturali, direttore artistico. Scrive poesie e altro. Progetta azioni e percorsi teatrali ed artistici con forti valenze sociali, come induttori di movimento (motus contra status quo). Collabora o partecipa a progetti di altri.

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