SCRITTI MINORI (1) Dei Togu (16 anni) – intervista di Reginaldo Cerolini

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Dei Togu (nome fittizio) viene dalla Costa D’Avorio e vive da quasi due anni in una piccola città del nord Italia. Una città con molti giovani ed un numero nutrito di migranti di tutte le età. Il luogo di incontro fra stranieri ed italiani è la stazione e la larga via signorile che si allunga davanti ad essa. Lì a gruppi di 3, 5, o di 10, 15 principalmente adolescenti, ma anche adulti si incontrano tra sorrisi, pacche, sberleffi, sguardi intrigati, risate sguaiate, musiche portate con casse inserite negli zaini. È bello osservare quest’Italia multietnica e sfaccettata.

Io incontro Dei Togu, nella sua comunità, una villetta, importante, che unisce lo stile futurista della scuola carioca brasiliana, col suo estendersi di vetri e metalli al razionalismo algido e trionfale della scuola milanese. È una struttura calma e bella.

Dei Togu, quando gli domando se è favorevole a far parte di un articolo dove lascio che si raccontino le vite dei minori migranti, mi risponde un sì cortese e frettoloso, forse più per educazione, dal momento che sta friggendo le melanzane per una Pasta alla Norma, dando indicazioni per la tavola e sfornando le patate al forno. È infatti il cuoco di turno, per la gioia di educatori e ragazzi che amano la sua cucina.

Un’ora dopo trova una sala appartata per la nostra intervista. Lo guardo, è un bel ragazzo dalla corporatura atletica, la pelle nera come l’ebano, gli occhi veloci e dimostra almeno due anni in più di quelli che ha. La sua  voce è placida e allegra, con un tono di spontanea umiltà. Fatica a tenere gli occhi fissi sull’interlocutore ma quando lo fa si accende un lampo di consapevolezza che lascia spiazzati. Io lo guardo emozionato pensando alla sua umanità, alla forza migrante ed alla dignità che traspare per intero dalla sua persona.

Ho lasciato nello scritto il ritmo della sua parlata e le sue modalità espressive intatte perché, anche queste sono caratteristiche di ricchezza e testimoniano lo sforzo di comunicazione ed integrazione nel nostro contesto italiano.

Mi chiamo Dei Togu, ho 16 anni e sono nato in Costa d’Avorio. Andavo a scuola normalmente come tutti gli altri… ad un certo punto mi sono detto, visto che in Africa, anche andando a scuola se i tuoi non hanno soldi e conoscenze per portarti avanti non hai un futuro, mi sono detto che dovevo anch’io provare ed aspettare un futuro migliore.  Sapevo che gente più grande di me veniva in Italia e allora mi sono detto, ormai a quasi 14 anni di età, vediamo cosa potrà succedere ed ho deciso di partire con mio zio, mio fratello ed un gruppo di amici.

Sono arrivato in Italia nel 2016, a maggio (il 16), il viaggio è stato pesante, anzi diciamo molto pesante, e ci sono stati molti momenti difficili. Quelli più difficili sono stati in Libia perché eravamo in un luogo che nessuno di noi conosceva, mangiavamo una volta al giorno, ed eravamo chiusi in questo posto senza poter uscire. Siccome avevamo fatto un mese lì e sapevamo che c’era la guerra, con il mio gruppo di amici avevamo pensato che restare senza andare avanti non aveva senso, perché dovevamo andare avanti col nostro viaggio senza essere costretti a non avere informazioni ed a stare a mangiare le schifezze che fanno, così abbiamo risolto di fuggire perché non credevamo alle loro bugie, e sentivamo di non poter più rimanere. Siamo quindi scappati per tornare al punto di partenza, sempre in Libia, prima che ci prendessero per riprendere il viaggio che ci avrebbe portati in Europa. Tornare indietro ci ha fatto rischiare molto perché sai com’è… la situazione dello stato e come eravamo noi (clandestini), era molto pericoloso. In quel punto siamo dovuti stare per circa due mesi, attenti a non farci scoprire e a capire come fare per proseguire in avanti, sempre in avanti il nostro viaggio. Poi ci siamo avvicinati al mare, siamo andati lì dove sapevamo di poter proseguire e … siamo partiti.

Sono arrivato in Italia a Crotone, siamo stati portati lì, poi ci hanno trasferiti a Milano e da lì ci hanno divisi in vari paesi del nord Italia. Da quando mi hanno portato in questa cittadina, sono rimasto qua. L’inizio, soprattutto il primo giorno è stato per me difficile, perché sentivo che mi mancava mia mamma, le coccole che mi faceva e questo è stato così per tutti i primi mesi. I primi mesi sono stati molto difficili. Anche se non mi scendevano lacrime, mi mettevo a piangere. Piangevo veramente dentro di me.

Qui ho poi conosciuto un altro zio che abita qui e suo figlio che ha a sua volta dei figli che hanno la mia età e ho potuto parlare con loro in francese ed è stato bello avere qualcuno con cui ci si poteva capire facilmente. Poi ho incominciato anche ad avere degli amici.

Sto facendo la scuola dell ‘Alberghiero dove ti insegnano a preparare diversi piatti, pasticceria e varie cose. Mi piace molto la cucina e gastronomia ma sono tante le cose che impariamo a fare. Io ho due cose che mi piacciono molto come la pasticceria e il cuoco.

Io faccio anche atletica e vado molto bene, anzi benissimo. Mi alleno 3, 4 volte alla settimana per due ore l’una.

Oggi direi che va tutto alla grande, veramente, e ringrazio la comunità in cui mi trovo perché mi hanno accolto in un modo così grande che io non so come ringraziarli. Mi hanno portato a scuola e poi quest’anno la pagella è risultata molto buona, anzi ottima. Le materie dove vado meglio sono Scienza Alimentare,  Laboratorio e in Educazione Fisica. A breve inizierò anche a fare lo stage, stando molto tempo in cucina dove mi piace.

Nei mei confronti non sento pregiudizi, perché non faccio cazzate. Ma vedo che Salvini sta prendendo le cose in mano dicendo che tutta l’Africa non ci sta in Italia e da una parte ha ragione, però dall’altra generalizzando su tutto non ha ragione. Dicendo che i neri o gli africani vengono qua ha rubare il lavoro, questo invece non è vero, perché ci sono degli italiani a cui non piace lavorare. A me fa soffrire sentire generalizzazioni quando si dice che i neri, gli africani e gli stranieri sono falsi, non dovrebbero dire queste cose senza conoscerci.

Il mio rapporto con gli italiani è ottimo e gli amici italiani che ho mi considerano come un loro fratello.

Vedo il mio futuro molto bene, perché vedo che sto andando alla grande e così ringrazio Dio e la comunità. Se va tutto bene spero di tornare in Africa nel 2021 per vedere mia madre che mi manca molto.

 

Immagine in evidenza: Foto di Mario Bellizzi.

Riguardo il macchinista

Reginaldo Cerolini

Nato in Brasile 1981, Reginaldo Cerolini si trasferisce in Italia (con famiglia italiana) divenendo ‘italico’. Laureato in Antropologia (tesi sull’antropologia razzista italiana), Specializzazione in Antropologia delle Religioni (Cristianesimo e Spiritismo,Vipassena). Ha collaborato per le riviste Luce e Ombra, Religoni e Società, Il Foglio (AiBi), Sagarana, El Ghibli . Fondatore dell’Associazione culturale Bolognese Beija Flor, e Regista dei documentari Una voce da Bologna (2010) e Gregorio delle Moline. Master in Sceneggiatura alla New York Film Academy e produttore teatrale presso il National Black Theatre. Fondatore della CineQuartiere Società di Produzione Cinematografica e Teatrale di cui è (udite, udite) direttore artistico. Ha fatto il traduttore, il lettore per case editrice, il cameriere, scritto un libro comico con pseudonimo, l’aiuto cuoco, conferenziere, il commesso e viaggiato in Africa, Asia, Americhe ed Europa.

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