Il caso di “Salomè: Donna di valore /Salome: Woman of Valor segue una genesi originale: appare prima su cartaceo come libro bilingue in Italia, e poi viene messo in scena l’anno successivo, con grande successo sia di pubblico che riconoscimenti da parte dei critici in diversi teatri statunitensi e canadesi, a New York City at Memorial Hall Theatre,a Toronto all’Ashkenaz Festival a Harbourfront e a Vancouver al Chutzpah! Festival. Oltre al libretto adattato dalla stessa autrice, la produzione newyorchese è stata arricchita da musiche ispirate alla tradizione ebrea, punjabi e klezmer composte appositamente da Frank London ed eseguite dal percussionista indiano Deep Singh, con alle tastiere Shai Bachar che si ispira alle musiche del medio oriente. La danza eseguita da due tra gli interpreti di danza più acclamati nelle scene di New York Rebecca Margolick and Jesse Zaritt su loro coreografie. Dell’aspetto visivo e del montaggio dei video e delle immagini si è occupata Elizabeth Mak creando montaggi psichedelici sulle immagini del film muto del 1923 “Salomé” di Charles Bryant. La recensione del critico, poeta e biografo Mark Scroggins apparsa in Plume corredata anche di apparato storico sulle fortune di Salomè a livello letterario e di performance, rende l’idea della trasformazione della protagonista da “cattiva” biblica ad eroina delle scene contemporanee. Il critico mette inoltre in evidenza l’apporto delle diverse forme artistiche nel recupero del personaggio in chiave femminista basato sull’uso esperto da parte di Adeena Karasick degli strumenti della critica letteraria, particolarmente la lezione critica di Derrida.
Nota dell’Autrice all’edizione bilingue italiana , CLEUP 2017
Nel trascrivere l’ibridità geo-politica di dinastie erodiane, potere farisaico, genere e riforma giudaica, si nota come Salomé sia inscritta come complesso multilinguistico inter-etnico di culture e codici socio-storici. Non è letta attraverso una logica contaminata di biologismo, razzismo e naturalismo, ma tramite la natura tripartita del suo nome, lei diventa un segreto diasporico iscritto in iterazione e negoziazione allineate lungo siti sincretici di formazione culturale.
Secondo la Storia Ebraica, vi erano tre donne chiamate Salomé: Salomé, figlia di Erodiade e Erode II, (ca. d.C. 14-71), la Regina Salomé, sua prozia (65 a.C. – 10 a.C.), e Salomé Alessandra (139-67 a.C.). Salomé (di Valore) quindi porta il peso sia delle sua linea genealogica che l’eredità culturale del suo nome.
Tra sinonimia, omonimia, ignonimia, eponimia, “Salomé” porta con se non solo la traccia di eredità di sua prozia Salomé I (65 a.C – 10 a.C.), la potente sorella e forza dietro Erode il Grande, Re di Giudea e ri-costruttore del Secondo Tempio, ma anche Salomé Alessandra, Shelomtzion (1319-67 a.C.) che fu l’unica regina regnante ebrea degli Asmonei, in carica dal 75 a.C. fino alla sua morte nel 67 d.C. In quanto figlia di una prominente famiglia di farisei, e moglie del re asmoneo Aristobulo I, aiutò a liberare suo fratello, Alessandro Ianneo, dalla prigione assicurò il sostegno farisaico per la monarchia asmonea, portò i Farisei ad essere prominenti nel governo, e istituì un’epoca d’oro che aprì la strada alla fondazione di una riforma educativa e giuridica nazionali.
Il solo riferimento storico al fatto che il nome della figlia di Erodiade fosse “Salomé” deriva da Flavio Iosefo che non dice altro su di lei – non che danzasse per Erode, né pretese la testa di Giovanni, ma solo che si sposò due volte e visse una vita tranquilla. L’altro riferimento apocrifo è che una ‘figlia’[i] danzò per Erode, così che quest’ultimo perse la testa e uccise Giovanni Battista. Perciò la Salomé conflagrata che appare nel testo teatrale di Wilde, nell’opera di Strauss e in tutte le successive produzioni, è un costrutto amalgamato.
Innominata[ii] , il suo nome quindi diventa un nome alterato, nascosto, il nome del nome che non può essere incapsulato o compreso. Allora, tra il proprio, l’improprio, l’appropriato, espropriato, Salomé cita il nome innominabile dove il nome dato alla nascita è rinominato come eponimo, criptonimo, cognome, paleonimo, omonimo o anonimo, una “preghiera pura vocativa, non iterabile”.[iii]
Secondo Zohar, la Torah nella sua interezza, è un nome sacro, del quale viene detto “è il suo nome e il suo nome è questo”.[iv] Di conseguenza, tanto quanto il singolo nome -che tutto include- si divide nei suoi elementi individuali e nelle loro diverse combinazioni, che designano forze diverse di emanazione, così Salomé cita soggettività multiple con un’ampiezza di storie, posizioni, quarantene, codici; non un agire unificato di emissione ma una molteplicità di posizioni, azioni, voci, s(tr)ut(t)ure; il tutto raccolto in un contratto controfirmativo, che traccia e ritraccia, si contrae in se stesso in un regno in continua espansione di possibilità e enunciazione.
Portando il nome di tre Salomé nella storia, con questo libro Salomé diventa la depositaria, archivio di una codificazione culturale e genetica palinsestica intra-storica; diventa il nome del nome; il nome che eccede il nome in un processo mnemonico costante di ri-denominazione.
Oppure letta tramite un modello di Korzybski del “Time Binding”[v] per cui il presente è aumentato e trasmesso ad un futuro attraverso un passato che ripete se stesso (aumentando aritmeticamente e avanzando geometricamente), come storica e profeta, Salomé porta il peso del suo nome.
Ma, se secondo Derrida, è impossibile rivendicare il lignaggio, siccome “il lignaggio di un progenitore [] non gli somiglia più”[vi] con continua proliferazione, mutazione e contaminazione, “non si può più contare la propria stirpe o interessi, i suoi supplementi o valori di surplus”, Salomé evidenzia come l’eredità non è come un topoi autonomo localizzabile ma un processo spettrogenico[vii], uno spazio legnoso-non legnoso di visibilità invisibile. (In)finitamente divisibile, porosa, permeabile e indeterminata, e di conseguenza la sua storia come il suo nome rimane un segreto in un segreto che solo un altro segreto può spiegare; un segreto circa un segreto che è velato da un segreto. [viii]
In termini Derridiani, come sito di proiezione fantomatica, introiezione, lei è “il fantasma del fantasma dello spirito-spettro, simulacro dei simulacri senza fine”[ix], e, come tale, è la sineddoche della condizione di iterabilità, che incarna un sito di ripetizione e re-iscrizione. Ri-datata nel tempo, Salomé diventa sia un messaggio cifrato di singolarità che sito di ricorrenza, riuniti insieme in limiti isterici.
Il vero nome di Salomé deve essere letto come una sorta di circoncisione – anche se singolare (come in un evento singolare), è anche metonimica di un attraversamento di confini; un segno che diventa discriminativo decisivo, divisivo di tutto ciò che è inclusivo, esclusivo; significa una cirque-scission – una condizione ri-generata e giocosa di traduzione; un segno di differenza e ritorno.
Mentre si appropria della narrativa coloniale e la rimpiazza, accumula una eredità. E così, tramite il collegamento di storie e referenti modalizzati, Salomé: Donna di Valore rimette in scena temporalità culturali nell’invenzione di tradizione e la storia diventa un legame irriducibile inscritto attraverso un labirinto di urgenze vertiginose, vortice di possibilità e sostituzioni che rende insostenibile qualsiasi affermazione suprematista al dominio culturale.
Seguono frammenti dal libro di Adeena Karasick “Salomè: Donna di valore”, CLEUP 2017, edizione bilingue inglese- Italiano, traduzione italiana di Serena Piccoli e Pina Piccolo. Le foto sono state scattate—-
COME INNOMINABILE NOME
SALOMÈ STA PER
TUTTO QUEL CHE È MANIFESTO E SEGRETO, PRIVATO E PUBBLICO
CELANDO L’INOCCULTABILE, IL RISIGILLABILE, IL VENDIBILE
[IL SALOMEABILE] IL MALLEABILE, L’INALIENABILE
NON NOMINANDOSI DIVENTA SE STESSA
INNOMINATA COME LA MOGLIE DI NOÈ
E LE MOGLI DEI SUOI FIGLI
COME LA MOGLIE DI LOT E LE LORO FIGLIE; INNOMINATA
COME LA MADRE DI SANSONE;
COME LA MOGLIE DI GIOBBE, COME LA
FIGLIA DEL FARAONE
INNOMINATA
SALOME SI EIETTA SI PROIETTA SI TRAIETTA
NÉ IN QUALITÀ DI SOGGETTO NÉ DI OGGETTO
SOTTOLINEANDO LA DIS/IDENTITÀ DI GENERE QUALE SPETTRO
DI COMPLESSITÀ PERMEABILITÀ
FLESSIONI, RIFLESSIONI
UNA CONFLUENZA DI VELOCITÀ
UN INSIEME DI ASSEMBLAGGI RIASSEMBLAGGI
A CUI AFFIDARE SONORITÀ CONIUGATE
SULLA SOGLIA DELLA DISSOCIAZIONE.
V
Fuori dall’oscurità sans soleil salomé
Fuori dalla follia leila may
come notte madida di ardore martirizzato
Annegami nella
tua santità limacciosa
macchiata di linfa rugiada saliva. spirito
Annegami nelle
acque d’eccedenza
Acque di balsamo santificato
ruota della sofferenza
festa di speranza, asilo
Acque di labirinti depredati
grida scorticate, orbite sfasciate, le
Acque di radar
che gemono la sporcizia, germogliano ramoscelli e selve
e febbricitanti fantasticherie che annegano
nelle setose cortine di vapore umidi corridoi lastre di pietra dita carnosa revenance, nelle
Acque d’alba risvegliata
DaNzA e bAsTa, DaNZa PeR mE dAnZa
pErcHé rHyThM iS a DAnCeR,
uNa PRiVaTe DaNcEr, DaNzATriCe dI piOgGiA MoOnDaNCe,
sALOmé tU sEi la DaNcInG QuEeN
DAnZa oRa SAlOmÉ vIeNi
daNZaNdO NelLa nOtTe fIaMmA dAnZaNtE cHe dAnzA
sul soffitto, nel buio, mEtTiTi lE sCaRpeTte RoSse e DaNza
pRcHé sei sTatA fAttA PeR dAnZaRe, DaNCiNg IN tHe STreEet
NeL cHiaRo dI lUnA, sALoMÉ VuOi dAnZarE oRa
nELLA TeRra di 1000 DaNze, MUsiC boX DAnCeR,
dANcE mE tO tHe EnD oF LoVe,
dAnzA Su GlaSs, sU uN vUlcAnO DaNzA cOn mE
e NoN diMenTicaRti dI dAnZarE, daNcE tHe NiGhT aWay
JuSt DAnCe litTLe SiSteR, TiNy DaAnCer aNd SAvE tHe Last DaNcE fOr mE
L’ORIGINE DELLA PAROLA “MARTIRE” (MARTUR) È TESTIMONE
NESSUNO RENDE TESTIMONIANZA AL TESTIMONE
CHE TESTIMONIA IL TESTIMONE
CIECA TESTIMONIANZA
X
Attraverso portali ornamenti fuochi di permutazione
M’ardorami Salomè
Danza la danza delle loro combinazioni
perché dentro di loro sta tutta creazione
Come il rabbino Shimon ben Gamliel che fu decapitato e alla cui lingua fu fatta leccare la polvere
Come il rabbino Yishmael ben Elisha, il Kohen Gadol a cui venne spellata la faccia
Come il rabbino Akiva a cui la pelle venne rastrellata con pettini di ferro
Come il rabbino Haninah ben Tradyon che fu avvolto in una pergamena della Torah e arso tra le lettere crepitanti
Come il rabbino Huzpit, l’interprete incenerito dai fuochi della sua conoscenza
Come il rabbino Elazar ben Shamua, giustiziato mentre diceva “Elokim”.
Come il rabbino Hanina ben Hakinai mentre salmodiava “VaYeKadesh – e fu santificato”.
Come il rabbino Yesheivav haSofer, giustiziato a 90 anni mentre pregava e digiunava e che fu poi dato in pasto a cani rabbiosi
Come il rabbino Eleazar ben Damache legato alla coda di un cavallo e trascinato attorno alla città e poi tagliato a pezzettini
Come il rabbino Judah ben Baba penetrato da 300 lance
E attraverso 7 veli carri, cieli e sale del trono
7 palazzi, sigilli e ascensioni:
attraverso 7 acque alte come mura e i corridoi
degli invisibili
mi troverai sul sentiero delle lettere
pronto per la cospiratoria architettura dell’umida reverenza.
[i]. Secondo la mitologia cristiana, Salomé viene citata in Matteo 9:24 e 25 e Marco 5:41 (“Prendendo la bimba in mano, Lui le disse, “Talitha kumi!” (“Ragazzina, ti dico, alzati!”). Afferma anche che lei avesse dodici anni (Marco 5:42; Luca 8:42) (Immediatamente la ragazzina si alzò e iniziò a camminare, poiché aveva dodici anni. E immediatamente furono completamente senza parole”. L’altro riferimento del Nuovo Testamento la vede come figlia di Erodiade. (Matteo 14:1-12; Marco 6:1-29): “Sollecitata dalla madre, lei * disse, “Portami su un vassoio la testa di Giovanni il Battista.” Ma, secondo la storia ebraica, sebbene Iosefo nelle “Antichità ebraiche” la nomini, non vi è menzione di lei che balla o ha qualsiasi relazione con Giovanni Battista.
[ii]. Salomé Alessandra (Shelomtzion) fu una sostenitrice dei Farisei. Iosefo anche lo fu dei Farisei che furono attaccati da Iokhanan e Gesù. Per questo l’antagonismo contro Salomé può essere visto anche come attacco subliminale non solo su di lei o le donne o gli ebrei, ma sul supporto dell’escatologia dei Farisei che porta al sostegno del Giudaismo Rabbinico.
[iii]. Jacques Derrida, “How to Avoid Speaking: Denials”, trad. Ken Frieden, in Languages of the Unsayable: The Play of Negativity on Literature and Literary Theory, Sanford Budick e Wolfgang Iser (New York: Columbia University Press, 1989), pp.xxx-xxxi.
[iv]. Wisdom of the Zohar Vol. I, a cura di F. Lachower and I. Tishby. Introduzioni e spiegazioni di I. Tishby. Tradotto da D. Goldstein. Oxford: Oxford University Press for The Littman Library, 1989.
[v]. Vedasi Alfred Korzybski, Manhood of Humanity: The Science and Art of Human Engineering, E. P Dutton and Co, New York, 1921), anche Lance Strate, On The Binding Biases of Time (The New Non-Aristotelian Library, Institute of General Semantics, Texas, 2011).
[vi]. Jacques Derrida, Specters of Marx: The State of the Debt, the Work of Mourning, and the New International, Tradotto da Peggy Kamuf (New York: Routledge, 1994, p.152).
[vii]. ibid., p.138.
- x. Ja far as-Sadiq, Sixth Imam citato da Umberto Eco, Foucault’s Pendulum, trad. William Weaver (New York: Ballantine Books, 1988), p.480.
[ix]. Jacques Derrida, Specters of Marx: The State of the Debt, the Work of Mourning, p.126.
Adeena Karasick è poeta, teorica culturale e autrice di 7 libri di poesia e teoria poetica che hanno ottenuto grandi elogi da parte della critica. Nata in Canada da una famiglia di emigrati russi ebrei e residente a New York, è’ attualmente Professore di Teoria della Comunicazione e dei Media alla Fordham University. La sua scrittura è stata definita “elettricità nella lingua” capace di eseguire ”una fertilizzazione trasversale tra motti di spirito e conoscenza, teatro e teoria”. La sua poetica è contraddistinta da un’estetica urbana, ebrea e femminista che sfida costantemente le modalità normativa di significazione e confonde i confini tra cultura popolare e discorso accademico. Karasick ha tenuto conferenze e performance in tutto il mondo, partecipando a numerosissimi festival, simposi, e colloqui telepoetici. Pubblica regolarmente articoli, recensioni, e dialoghi su poesia contemporanea, e teoria poetica/culturale e semiotica. Ha prodotto videopoesie e registrazioni delle sue opere che mettono in luce la radicalità della sua performance. Vincitrice della MPS Mobile Award è conosciuta come “la poeta del cellulare” perché il suo lavoro è disponibile su dispositivi mobili quali cellulari e smart-phones. La sua ultima opera Salomè – Donna di Valore/ Salome- Woman of Valor, in edizione bilingue, con traduzione italiana di Serena Piccoli e Pina Piccolo è stata pubblicata da CLEU nel 2017.