Dichiaro che non esiste altro Essere umano
All’infuori di Colui che combatte senza tregua l’Odio
In lui e intorno a lui
Colui che fin dal momento in cui apre gli occhi al mattino
Si pone la domanda:
cosa farò oggi per non perdere
la mia qualità e la mia fierezza
di essere uomo?
(Dichiaro)
Sul filo della speranza è una raccolta poetica, dal titolo francese L’Espoir à l’arraché, tradotta da Carolina Paolicchi e pubblicata da Astarte edizioni nel 2020. In quest’opera, divisa in cinque sezioni armoniose, emerge la maturità del poeta con una scrittura in continuo rinnovamento e apertura alle questioni umane e universali. Si denotano in tutte le sezioni della raccolta la partecipazione attiva ai fenomeni contemporanei della società e lo sguardo dell’intellettuale militante che abbraccia l’esperienza dell’attualità. Lo sguardo è quello di un osservatore, non passivo, che freme dinanzi alle ingiustizie e che non smette di denunciare assumendo toni placati, calmi e quasi a bassa voce. Lo sguardo è teso verso la contemporaneità e verso l’epoca in cui viviamo. La tragedia siriana, ad esempio, è presente in tantissime poesie, come ad esempio “Aleppo”:
non una parola su Aleppo
non puoi
non sei che uno spettatore
impotente
morto di vergogna
intrappolato in questo sordido lupanare
che è diventata la lingua
Testimoniare
Denunciare
Continuerai a riempirtici la bocca?
Ti dico
non una parola su Aleppo
Non puoi
o ancora, “Aylan di Siria”:
non ho scritto niente
quando bisognava
su Aylan
Confesso che fino ad oggi
Questa mancanza
Mi ha perseguitato
Come se io fossi Caino
Nell’opera non manca la contestazione del fanatismo e delle ideologie religiose manipolate. Così come non manca la condanna dell’oppressione intellettuale e della libertà di pensiero.
Nei versi sopra citati (“Dichiaro”) si legge sin da subito l’esigenza che il poeta ha di definirsi nell’umano e di appartenere semplicemente e con fierezza all’Uomo. Abdellatif Laâbi dichiara e attesta di identificarsi con l’uomo e le sue tragedie, e questo è un tema molto sentito in tutta la sua opera impegnata.
La dimensione universale si intreccia armoniosamente con un secondo piano in cui emerge anche l’esperienza individuale del poeta il cui io è molto presente. Infatti in alcuni testi il poeta evoca la propria storia e l’esperienza della prigionia. Laâbi viene arrestato nel 1972 accusato di sovversione e di aver complottato contro il regime e nel 1973 viene condannato a 10 anni di prigione, poi viene liberato dopo 8 anni e mezzo grazie ad una campagna internazionale a suo favore. Ma questa spietata esperienza non gli fa perdere lo slancio verso l’umanità e il continuo interrogarsi sulle questioni esistenziali. La prigione è una lezione di trasparenza e di consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti. Il carceriere non riuscirà mai ad umiliarlo né a spegnere la sua capacità di rivolta e di libertà come si legge in “Mi ricordo”, parlando proprio del torturatore:
e malgrado la follia del dolore
in cui mi aveva sprofondato
continuavo a leggere
nei suoi occhi spalancati
lo stesso stupore
ciò detto
mai
in nessun momento
mi ha umiliato
anche il ruolo della poesia è centrale nella raccolta. La poesia è testimonianza, è portavoce dei fenomeni che ci circondano. La poesia dà parole alle cose che non hanno voce, evoca i dettagli del quotidiano e delle piccole faccende. La poesia è totalità, solo lei conta come recitano i versi di “A lei appartengo”:
E ora
Solo la poesia conta
…
A lei appartengo
E a lei
ritorno
Sul filo della speranza è anche un inno alla poesia.
Carolina Paolicchi è nata a Pisa nel 1993. Ha conseguito con lode la laurea magistrale in Linguistica e Traduzione, con un doppio diploma con l’università di Aix-Marseille, con una tesi dal titolo: “Abdellatif Laâbi, L’Espoir à l’arraché. Traduction et commentaire entre poétique et éthique”. Nel 2019 ha fondato Astarte Edizioni assieme ad Anita Paolicchi e a Francesca Mannocci. Mentre continua il suo lavoro di editrice e traduttrice, prosegue la sua formazione focalizzandosi sull’area MENA e sul tema delle migrazioni.
Abdellatif Laâbi è un poeta marocchino, nato a Fez nel 1942. Nel 1966, nel suo paese, dove era insegnante di francese, ha fondato con altri poeti l’importante rivista letteraria Souffles, considerata punto d’incontro per poeti che sentivano l’emergere della necessità di una presa di posizione poetica e del suo rinnovamento. La rivista ben presto servì a cristallizzare tutte le energie creative marocchine comprese quelle di pittori, registi, operatori teatrali, ricercatori e intellettuali. La rivista venne messa al bando nel 1972 , ma per tutto il periodo della sua breve esistenza aprì la vita artistica del paese alle esperienze culturali di altri paesi sia del Maghreb che del Terzo Mondo. A causa delle sue convinzioni politiche e dei suoi scritti, Abdellatif Laâbi fu incarcerato, torturato e condannato a dieci anni di prigione per “reati di opinione” che scontò tra il 1972 e il 1980. Nel 1985 fu costretto all’esilio in Francia.