Ragni Neri Nazionalizzati Pompieri: tragedia in Quattro atti (Reginaldo Cerolini)

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Personaggi

L’Eroe-Ragno (il giusto)

La neonata (il fato)

I media (la borghesia ambigua)

Likers and Haters (il popolo dimensionale)

Il Potere Nazionale (il burocrate cerimoniere)

I rapaci (le nazioni europee)

Il folle (una visione diversa)

Eco dei vinti (migranti)

                                                                                         I

Scena: Il balcone

Ammetto che guardare quei secondi in cui Mamoudou Gassama si arrampicava, piano per piano, per salvare al quarto piano la neonata, mi ha tenuto letteralmente annaspante, trepidante. La pelle mi è diventata d’oca, percossa millimetro per millimetro da un’elettro-chimica paralizzante, finché con l’avvenuto salvataggio dell’infante il cuore all’unisono con i polmoni, il diaframma, il petto, i capelli, la gola ed il ventre è esploso in un moto di gioia che era insieme l’esplosione della vita, dell’umanità e dell’opportunità attraverso una cam da telefonino (sic ! Oh! Andiamo, sono i nostri tempi per diamine!) di partecipare alla bellezza di un grande momento che cambia tutto. O quasi.

                                                                                             II

                                                                       Scena: Il rettangolo in HD

Sentire il commento trionfante del telegiornale, quasi gongolante, e l’assenso popolare della pronta nazionalizzazione francese del giovane eroe con avvenuta medaglia d’onore al valore, mi ha messo invece qualche riserva cognitiva. Primo perché io non so salire un balcone, figuriamoci 4 piani, poi perché non sono così sicuro che la mia empatia arrivi a superare il timore della perdita della mia miserrima vita in favore di un’altra, e poi perché anche facendolo magari morirei o mi ferirei in modo grave – come è successo e succede a tanti- tanto da non saperla più gustare o valorizzare. Insomma io non sono l’uomo ragno e nemmeno un eroe.

 

                                                                                   III

                                                             Scena: La sala delle maschere

Non mi piace il concetto da tragedia greca, da dramma, da opera, da fumetto, da stato totalitario, da serie televisiva o da kolossal hollywoodiano che esige un eroe per il popolo. Non si addice alla realtà (o quasi mai). Questa faticità eroica nasconde come dicevo il tragico e si sa il tragico è … tragico. Così dietro il migrante (clandestino?) che in un impeto esistenziale di empatia, abnegazione ed altruismo si immola per una causa, ci si dimentica e non si entra in empatia con i lottatori (eroici sì ma fatti di tenacia, fibra resistenza ed istinto) del quotidiano, e sono a migliaia che attraversano strade, deserti, mari, boschi, montagne, periferie e confini militarizzati in cerca di una nuova vita soccombono, altri invece riescono per soccombere poco dopo o magari piegarsi a quello che molti credono che non farebbero in estrema condizione di difficoltà (e cioè rubare, entrare nella criminalità, diventare spacciatori, prostituirsi, diventare violenti), mentre altri ancora più resistenti, con più risorse o forse casualmente più fortunati continuano a lottare per non perdere il diritto umano di vivere e di non perdere la propria dignità.

 

 

IV

                                                             Scena: a) Il mare b) L’Eliseo

a)

Per me, se dai la medaglia, la nazionalità e la gratuita possibilità d’istruzione e lavoro ad un migrante perché gli riconosci i canoni della straordinarietà, stai nascondendo ed uccidendo con quell’atto tutti gli altri, ovvero la modestia estrema del loro vivere la vita da una prospettiva nettamente difficile e i gesti tentati da tutti gli altri seppelliti da mitra, sabbia, foglie, raggi di sole, salsedine, carcere, mazzette di soldi e parole in fottuti luoghi dimenticati o anche troppo conosciuti.

b)

Mostri il volto benevolo della gloriosa eccezione palesando che un mondo di paria esiste anche in Europa. Li chiami Eroi, dai loro i quindici minuti di gloria warholiana (con estensione YouTube), gli estendi la magnificenza della tua saggezza compensatrice (terribilmente imperialista) di una medaglia dorata, e l’accesso a quello che per molti oggi e un pio miraggio, istruzione e lavoro (uno qualsiasi basta che si possa pagare l’affitto, il cibo e il bollo dell’auto, ecco…) e per un’ora (ma i media lo faranno sembrare di più estendendo quei momenti in un infinito che tende fino all’insignificante oblio) fingi di non sapere che sono gli stessi negri non ancora naturalizzati, che accusavi a migliaia come terribili stranieri, migranti irregolari, invasori con puzza di Isis, voglia di stupri e violenza malvagia.

Bisogna proprio essere tragici, per non essere realisti, perché premiandoli sopprimi la superiorità -forgiata dalla sofferenza- che vedi in loro ma non la riconosci che per gli eccessi improvvisi e casuali da cui tu solo Occidente trai beneficio. E mentre l’eroe giustamente si alza al tuo banchetto di luci, fra gli applausi degli Stati europei invidiosi e riderecci, migliaia di migranti soccombono nella speranza di diventare – in ogni modo! – cittadini: alias la sola dignità plausibile. Le loro voci sono vento!

 

Reginaldo Cerolini notte tra 30 e 31 Maggio 2018 Arese (00.29)

 

Immagine in evidenza: Foto a cura di Mujeres en travesìa scattate nel corso della mostra “Sotto le suole” progetto dell’artista Ximena Soza,  nell’ambito di Imola in musica, tamburi africani  a cura  da Associazione Senegalesi Imola.

 

Riguardo il macchinista

Reginaldo Cerolini

Nato in Brasile 1981, Reginaldo Cerolini si trasferisce in Italia (con famiglia italiana) divenendo ‘italico’. Laureato in Antropologia (tesi sull’antropologia razzista italiana), Specializzazione in Antropologia delle Religioni (Cristianesimo e Spiritismo,Vipassena). Ha collaborato per le riviste Luce e Ombra, Religoni e Società, Il Foglio (AiBi), Sagarana, El Ghibli . Fondatore dell’Associazione culturale Bolognese Beija Flor, e Regista dei documentari Una voce da Bologna (2010) e Gregorio delle Moline. Master in Sceneggiatura alla New York Film Academy e produttore teatrale presso il National Black Theatre. Fondatore della CineQuartiere Società di Produzione Cinematografica e Teatrale di cui è (udite, udite) direttore artistico. Ha fatto il traduttore, il lettore per case editrice, il cameriere, scritto un libro comico con pseudonimo, l’aiuto cuoco, conferenziere, il commesso e viaggiato in Africa, Asia, Americhe ed Europa.

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