La nostra storia inizia in una di quelle valli della Romagna, stretta e breve, con un torrente fancazzista nel fondo che d’estate smette di averne voglia e non tira più.
È aprile, e nonostante sul calendario sia segnato che la primavera iniziava dieci giorni fa, il tempo, come le persone, fa il chissenefrega ed oggi fa un freddo bestia.
Io sono nato il primo d’aprile… magari è oggi… chi si ricorda. So solo che si sta facendo sera, ed io sono immerso sgarbatamente in questo torrente da ieri.
C’è una foglia secca che da un po’ sta girando nel mulinello che l’acqua fa tra le mie gambe. Fa girare la testa se la fisso, ed ho provato a convincerla che non è proprio giusto che lei stia lì. Ma nulla. È tenace e continua a girarmi attorno.
Geplò: questa mattina sono passati con i cani, tedeschi anche loro. Ho sentito il loro respiro affannato, il loro strappare mentre stavano cercando.
Il più piccolo deve aver tirato il guinzaglio. È spuntato da dietro un pioppo e mi ha guardato. Aveva due occhi bruni come i tuoi ed un musetto arancione.
Ci siamo capiti subito subito. Lui mi guardava e non sapeva se abbaiare dove fossi. Io avrei voluto chiamarlo, prenderlo e farlo venire a giocare nell’acqua con me.
Siamo stati buoni. Entrambi. Un bravo cane alla fine.
Quando nasce Giovanni bisogna che un cane lo prenda a casa.
Cà…. Ci hanno mandato via con la piè sulla piastra, con quella maledetta raganella e raush raush fuori.
La tessera del partito! Nemico della patria!
Mi hanno guardato con occhi più dolci i tedeschi che quei bordelli. Però la piadina se la sono mangiata. Hanno fame anche loro.
Questa maledetta foglia non se ne va, e mi si ghiacciano i piedi. Fa freddo. Ti entra nelle gambe e se le mangia. Le ginocchia domani mi terranno ancora su. Quando diventerò nonno ci penserò.
Stanotte questa la devo raccontare. Vado su e prendo Rita, la metto sulle gambe e le parlo del rio, dell’acqua e di quel cane che è venuto a nasare qui, mi ha guardato negli occhi ed ha capito quanto siamo bestie noi!
Dormo un po’. Spero di non addormentarmi. E troppo freddo per dormire.
Stasera sono da te.
Immagine in evidenza: foto dall’archivio di Giovanni Sani.