Quasi perfetta: trama e descrizione dello spettacolo
In scena Giulia Bacchetta ci racconta la storia di Alice, una ragazza che ha vissuto il dramma dell’anoressia ma ormai allontanatasi dall’urgenza del problema. La sua è una vicenda come tante in cui un disagio adolescenziale, apparentemente “nella norma”, si trasforma e si amplifica fino a sfociare in una grave patologia. Intorno ad Alice, evocate dall’attrice stessa, ruotano alcune figure significative: una madre competitiva e poco “accogliente”, un padre pressoché assente, un’amica, Irene, un amore mai corrisposto, Pietro. Infine Adele, la custode del palazzo in cui vive Alice, che grazie al suo calore spontaneo e umano, è l’unica persona in grado di dare alla ragazza affetto, ascolto e comprensione. Il percorso di Alice racconta un dolore, un’inadeguatezza di vivere che, in questo caso, si trasforma in anoressia, ma che può assumere il volto della depressione, dell’alcoolismo, della tossicodipendenza.
In questo “diario” fatto di flash-back, ricordi e immagini, vediamo la sua personalità trasformarsi e i suoi pensieri diventare ossessione; ci addentriamo lentamente nel suo disagio che esordisce – come spesso avviene – in modo subdolo e silenzioso per poi farsi eclatante e disperato. È nella verità delle parole che la protagonista pronuncia alla fine dello spettacolo che scopriamo la risposta: di anoressia si può guarire attraverso un percorso di cura. Alice avrà il coraggio di chiedere aiuto e così troverà la forza che le permetterà di camminare da sola. Quasi perfetta, uno spettacolo sull’anoressia ha debuttato nel febbraio del 2004 e, da allora, ha girato in molte città italiane prima di arrivare a Milano. È stata, questa, una precisa scelta della Compagnia: grazie alla tournée, abbiamo completato un percorso di studio sul pubblico e le sue reazioni per comprendere il tipo di ascolto, di necessità, di attenzione sull’argomento dell’anoressia e dei disturbi alimentari. Fin dall’inizio non ci siamo interessati alle statistiche – non le abbiamo prese in considerazione neppure durante la creazione dello spettacolo – ma ci è sembrato importante confrontarci e sentire quanto e se fosse realmente urgente parlare di un tema scottante ma anche già molto discusso dai giornali e dagli special televisivi. Il nostro intento è quello di parlare del disagio in maniera emotiva, evitando il linguaggio tecnico e specialistico dei nutrizionisti, cercando di prendere decisamente distanza da sottigliezze e disquisizioni psicoanalitiche e lasciando invece che fosse la semplicità a guidarci. La semplicità vuole essere un segno ben preciso dello spettacolo: marca nettamente la vicenda, che in verità si svolge come tante altre nelle quali si verifica una deviazione di percorso. È la storia di una normalità che si trasforma in patologia, in ossessione, in dramma.
Noi per primi siamo consapevoli che la realtà di un percorso come quello di Quasi perfetta sia purtroppo attuale, soprattutto in fasi della vita in cui si attuano dei cambiamenti, la fiducia in se stessi vacilla e le risorse interiori sono più deboli. Abbiamo voluto creare uno spettacolo adatto a tutti i tipi di pubblico, senza confini troppo marcati, in modo che un adolescente potesse trovare uno spunto di riflessione sui disagi tipici della propria crescita e un adulto potesse ricordare una fase importante del proprio vissuto. Ma, soprattutto, volevamo portare in scena l’intimità del dolore che spesso è alimentato da apparenti banalità: la storia di Alice infatti procede a balzi, fra ricordi felici, divertenti o tristi, un racconto partecipato e privo di giudizi morali. Cercare il colpevole e, magari, trovarlo è illusorio. Puntare il dito sui modelli proposti dalla televisione, sull’educazione permissiva o troppo rigida, fare la guerra alle “mode” alimentari dei nostri anni, porta lontano dal vero nodo che crea il disturbo alimentare e che è da sempre – da ancora prima che venissero pronunciate parole come anoressia, bulimia, obesità – il dolore soffocato, l’immensa fame di amore per la quale si arriva anche a morire.
Nelle nostre tournée abbiamo presentato Quasi perfetta davanti a spettatori sempre diversi: ci siamo rivolti ad un pubblico di specialisti (psichiatri e psicologi), di ragazzi delle scuole superiori, di operatori sociali e di genitori. Le reazioni ed i consensi che abbiamo raccolto confermano le infinite possibilità che il Teatro offre perché – e lo diciamo senza retorica – apre veramente il cuore delle persone. Abbiamo trattato l’argomento con estremo pudore e proprio per questo abbiamo scelto di non lavorare con un’attrice anoressica ed abbiamo evitato di svilire un tema tanto delicato e di soddisfare certe morbose curiosità. Ci siamo limitati solo a dare l’idea del corpo magro, perché non abbiamo voluto mettere in mostra il disagio ma evocarlo. Quasi perfetta ha avuto grande successo ovunque, è stata ed è un’esperienza molto particolare per noi che facciamo teatro da tanti anni poiché non ci è mai capitato di ricevere tante parole, confidenze, e-mail, abbracci da persone sconosciute che alla fine delle repliche sentono il bisogno di dimostrare il loro apprezzamento in modo ben diverso dall’applauso.
Molti, purtroppo, anche coloro che ci hanno portato la loro testimonianza di malati oppure ci hanno raccontato il calvario di chi non ce l’ha fatta: amici, figli, compagni di scuola. Proprio a loro è dedicato lo spettacolo.
Valeria Cavalli e Claudio Intropido
Perfetta 2
VOCE FUORI CAMPO
Dai dai prendila sono solo 95 calorie – su coraggio – cosa vuoi che sia 95 calorie……….
SECONDO ME QUESTE SONO LE PAROLE CHE IL SERPENTE HA DETTO AD EVA PER CONVINCERLA A MANGIARE LA MELA PROIBITA. ED EVA, CHE NON ERA QUESTO GRAN GENIO, CI È CASCATA, E NON SOLO, LEI L’HA FATTA MANGIARE ANCHE AL SUO COMPAGNO, ADAMO, CHE ANCHE LUI, DA QUANDO GLI AVEVANO LEVATO UNA COSTOLA, NON CI STAVA PIÙ TANTO CON LA TESTA. E TUTTI E DUE, COME DUE IMBECILLI, DA QUEL MERAVIGLIOSO PARADISO TERRESTRE, SONO PIOMBATI QUI, IN QUESTO INFERNO, DOVE TUTTO, ACQUA A PARTE, MA COMINCIO A NON ESSERNE PIÙ TANTO SICURA, FA INGRASSARE. E’ UN PROBLEMA. E’ PROPRIO UN BEL PROBLEMA – (si cambia)
Ippopotamo: dal greco ippos (cavallo) potamòs (fiume): grosso e tozzo mammifero africano. In senso figurato: persona corpulenta dai movimenti goffi e impacciati.
Elefante: dal greco: elèfas: mammifero di grandi dimensioni con lunga proboscide. In senso figurato: persona grossa e pesante.
Maiale: mammifero domestico con corpo tozzo e grosso. In senso figurato: persona grassa e ingorda.
Balena: grosso cetaceo dei mari artici. In senso figurato: donna molto grassa.
Alice – io – questa ero io a 12 anni: altezza 1 metro e 47 centimetri – peso 58 kilogrammi – circonferenza vita 72 cm –
Giovanna – la mia mamma – altezza 1 metro e 72 cm – peso 54 kilogrammi – circonferenza vita 60 cm. Come Ava Gardner –
(vado a sedia senza sedermi) – La mia mamma era bellissima. Era la più bella di tutte le sue amiche che erano belle anche loro ma lei era la più bella…anche con addosso un sacchetto della spazzatura era elegante lo stesso. Non era mai stanca, non aveva mai fame, non aveva mai sonno, non aveva mai tempo. Non piangeva mai.
(qui mi siedo e divento mamma)
Alice, ma cosa c’è? Ma cos’hai? Non so, dimmi, parla, apriti, sono la tua mamma. Sei sempre lì con quel muso lungo. Mai un sorriso. Sei lugubre scusa. Ma confidati…io parlo come voi giovani, ogni tanto mi scappa anche una parolaccia. No dico, le tue amiche fanno la coda per confidarsi. Averne di mamme come me. Allegra, sorridente, e non è che non abbia i miei problemi. E poi stai dritta, sembri gobba. Già non sei tanto alta, aiutati un po’. Stai su con le spalle. E non trascinare i piedi quando cammini, sembri un maschio. Cos’è che vuoi fare? Un corso? Una palestra? Un’acquagym? Uno step? Basta dirlo. Pronti! Scusa guarda tua cugina Roberta. Fa tutto lei. Ha vinto le gare di nuoto settimana scorsa. Te l’ha detto? Cosa devo fare con te? E già che ci siamo facciamo qualcosa per quei capelli. Ma non so cos’è quella è una pettinatura? Curali. Usa il mio balsamo. Vai dal parrucchiere. Ti do i soldi tutti i mesi. Come li spendi? In patatine e gelati. Ma guarda la Roby che si è fatta i colpi di sole. Falli anche tu. Un po’ di iniziativa. La mia pazienza ha un limite Alice eh? Ma come, sono qui a perdere il mio tempo con te e tu cosa fai? Sempre con ….sti cosi nelle orecchie. E poi guarda, non è mia abitudine criticare…ma basta con quegli anfibi, con quei pantaloni tutti sformati col cavallo che tocca per terra. Credi di star bene? No. Te lo dico: io non stai bene. Mettiti un abitino. Hai l’armadio pieno. E anche un po’ di colore. Mettiti un bel rosso, un giallo. No lei no nera come ai funerali. E poi Alice, questa è l’ultima volta che te lo dico basta con questo maglione legato in vita. E sempre lo stesso oltretutto.
(diventa Alice)
Si mamma lo so…ho capito che ho sempre il muso. Che sono triste. Che mia cugina è migliore di me. E lo so che ho i brufoli e la pelle brutta. E il naso lungo come quello del papà. E poi ho le gambe a x. E se è per questo ho anche i denti in fuori e tutti mi chiamano Niki Lauda. E no, non lo voglio l’apparecchio. E sai perché tengo il maglione così? Perché ho il culo grosso e a scuola mi gridano cicciabomba.
Era vero, mi chiamavano proprio così…cicciabomba…palla di lardo….elefantona…..culona…mi prendevano tutti in giro…solo Irene non rideva di me. Irene era la mia amica, anzi…la mia migliore amica….abbiamo anche fatto un giuramento sotto l’albero del mio giardino – IO ALICE E IO IRENE GIURIAMO SOLENNEMENTE DAVANTI ALL’ALBERO GIGANTE CHE RIMARREMO AMICHE PER SEMPRE, CHE NON CI DIREMO MAI BUGIE E CHE NON LITIGHEREMO MAI…..era simpatica Irene. Facevamo tutto insieme. Una volta quando non c’erano i miei è venuta a dormire a casa mia, cioè tante volte, però quella lì me la ricordo bene. Perché Irene…sempre stata un po’ mistica lei ehhh….aveva sentito dire da qualche parte che si possono esprimere i desideri all’universo. Desideri all’universo…ma sei fuori? All’universo? Ma l’universo universo …quello coi pianeti? Ma sì dai l’universo, il cosmo…..ahhhhh…. io ho un desiderio bellissimo…no…zitta….non si possono dire…che se lo dici non si avvera….bisogna scriverlo…..l’universo non ascolta….legge. Bisogna prendere un bel foglio…una bella penna…scrivere in bella calligrafia…firmare e chiudere la lettera. Ma …bisogna essere precisi nelle richieste…perché l’universo è preciso. Poi si prende il foglio lo si brucia, pronunciando una formula magica…e si soffiano le ceneri nell’aria. Allora abbiamo aperto la finestra…solo che …allora se bruci controvento…è ovvio che i lapilli rientrano…infatti sono rientrati tutti…e le tende…..fffffffff …hanno preso fuoco….un casino… fuoco fiamme acqua fumo….pensa mia mamma così precisa com’è…allora prendi le tende e buttale nella pattumiera… e mia mamma il giorno dopo…. “Alice…ma le tende?”….eh mamma son venuti i ladri…che cazzata…ma figurati se adesso i ladri vengono e rubano solo le tende……un’altra volta abbiamo bigiato, cioè tante volte, però quella lì me la ricordo meglio…perché chi ti andiamo a incontrare in centro? La prof. di italiano….quel cesso con gli occhiali spessi così che non vede da qui a lì…però quel giorno ci ha beccato subito….uè voi due…..una sgridata…(gesto mano) …..chiusa in casa lì una settimana …..che due idiote…però che ridere…mi sono divertita un casino con Irene…e le volevo bene…era proprio la mia migliore amica ….era….tanto tempo fa…
(musica . – P. Conte – la petite tendresse) (esco, prendo torta rientro piano – accendo candela – sfilo biglietto – )
“Cara Alice, il 12 giugno è il mio compleanno. Mi piacerebbe che tu partecipassi alla mia festa che si terrà nella casa al lago, a partire dalle 15 fino a notte inoltrata. Fai di tutto per venire. Irene.”
(brucio bigliettino..)
Grazie Irene di avermi invitata alla tua festa. Come sei gentile. Che cuoricino d’oro. Quanto tempo è che non ci vediamo. Sei…no no aspetta sette anni…anzi otto per la precisione…e in tutto questo neanche una telefonatina alla tua amica Alice. Eh ma hai avuto tanto da fare. Sì sì capisco gli esami, l’università…gli impegni…certo….e adesso…improvvisamente ti è ritornata la memoria. Ma guarda. E ti presenti con questo bel bigliettino. Auguroni. (soffia)…”Tanti auguri a te, tanti auguri a te…” (tolta candela torta in faccia) ma io alla tua festa non ci posso venire…perché io non sono come tutti gli altri. Io ho le mie regole. Le mie tabelle. Non posso permettermi di sgarrare. Figurati se vengo lì…fra montagne di pasticcini, pizzette…torte e tortine….cioccolatini…coca cole…..schwepeesssss……e poi chi altri hai invitato, eh vediamo…chi? La Marina ….quella coi capelli ossigenati e il culo a mandolino?…e il Marco…..ahhhh ahhhh ahhhhh che ride sempre sempre anche quando non c’è un cazzo da ridere…e Philippe le francais….che avec la baguette sott le brascion…il prend l’avion de lyon ….(braccio) appost per il feston de l’Irenon….ma che sorpreson…… ma bravi…ma che bella gente…..che bella compa…tutti lì.. a ridere e scherzare….e parlar male di tutti…come a scuola…adesso tutti universitari modello…ma sempre con lo stesso vizio…prendere per il culo tutti…come facevate con me….e la mamma aveva un bel dire…..eh ma dai Alice un po’ di senso dell’umorismo….scherzano!
L’unica che mi capiva era l’Adele, la mia portinaia (mi vado a sedere) che era zoppa e si dice che chi è zoppo sa la verità…..(gamba)…te ghe resun Nani…lassà perd….quei quater stupidottt…piang no dai Nani…..ca ven chi dai….che ti faccio la cioccolata….(via gamba)…la cioccolata dell’Adele era la migliore del mondo e poi lei ma la serviva nella tazza del servizio bello, con la zuccheriera d’argento e io mi sentivo importante….e intanto l’Adele mi raccontava una delle sue storie……Nani…la sai quella del Sigismondo e della Severina….che erano insci’ poveri ma insci’ poveri che solo a nominarli vien voglia di regalare tutto ai poveri…..ah no ma quella te l’ho già raccontata….e quella della bambina cieca che l’è andada nel bosco col cane dei ciechi al guinzaglio e il cane l’ha ciapa’ un ramo in del oecc e lè diventato cieco anche lui….no ma quella fa paura dopo te dormet no….uhhhh Nani….questa è inedita….allora…sta atenta…c’era una volta un re.…ma non un re normale…un re dell’Arabia…come se dis…un sultano ecco…..e questo sultano viveva nel deserto….hai presente il deserto?…con tuta quela sabbia messa giù bene….e abitava in una tenda….ma non una tenda come quelle del camping…una tenda tutta d’ora…con anche i rubinetti d’oro…e anche i sanitari d’oro….e anche lui il sultano…era tutto dipinto d’oro anche lui ch’el pareva la madunina…..el g’aveva tanti danè ma tanti ma insci’ tanti che poteva comprarsi tutte le mogli che voleva….e infatti ne aveva 99, ciumbia….ma la sua preferita l’era la piu’ giuvina …che la se ciamava Cabira….e la Cabira, Nani sai dove l’aveva conosciuta il sultano? Va che qui viene il bello. L’aveva conosciuta in un circo. Perché lei, le faseva la funambola. Sai chi sono i funamboli? Sono quelli che van su sul filo e stanno in equilibrio e allora tutte le sere la Cabira el ghe faseva lo spetaculin al sultano. (filo – equilibrismo…) Le passeggiava su sul filo avanti e indrè, e lui dal basso la guardava e lei dall’altro lo guardava e si mandavano i baci…com’era romantico! E intanto che le passeggiava in equilibrio la Cabira gli declamava el sultano le poesie d’amore. No dico, Nani c’hai presente? Son quelle che parlano dei baci, dei sentimenti, com’era brava la Cabira a recitare…
Poesia
Se vuoi amarmi
Per null’altro sia
Se non per amore
Mai non dire:
“l’amo per il sorriso e per la chioma
e per le dolci parole
ed i pensieri
che somigliano ai miei
che oggi m’han dato
un dolce sentimento di quiete
poiché possono tali cose
o amato
per se stesse cambiare
e in te l’amore così sorto morrebbe
e non amarmi
per asciugare il pianto alle mie ciglia
potrebbe non più piangere chi ebbe il tuo conforto
e ne morrebbe amore
amami solo per amore
s’ama così
per sempre
per l’eternità
Pietro – la prima volta che l’ho visto mi ha folgorata. Un leader naturale – di una bellezza da togliere il fiato. Nessuno mi ha mai più fatto battere il cuore così. Quelle mani, quell’aria svagata, quegli occhi ….strani…oddio a essere realisti quegli occhi li usava per guardare in tutte le direzioni tranne che nella mia – sorrideva a questa e a quella – ……e io….ou’….poi un giorno… magicamente….. ahhhh……mi ha sorriso…. – vuoi vedere che i desideri all’universo funzionano? – e non era finita lì…mi ha fermato all’uscita di scuola… “ehi ciao come ti chiami?” Io, Alice. “Sei libera sabato?”…no…si…bohhh…non so se ho l’abbigliamento adatto…(gesto)…che stronzata! Ma che risposta è?…e lui meraviglioso “sabato andiamo a ballare vuoi venire? Ci vediamo alle tre davanti alla discoteca…ah dillo anche alla tua amica…quella bionda come si chiama?”… pronto Irene? Ho una notiziona. I desideri all’universo funzionano. Ne ho la prova. Mi ha invitato a uscire. Come chi? Pietro. Ma ti rendi conto? Madonna che ansia …non riesco a star ferma….cosa faccio…no dico…cosa mi metto…mi presti qualcosa tu? Ma no dai …Tu sei uno stecchino, le tue cose non mi stanno….cosa faccio mi trucco?….ma non sono capace….e i capelli ….ah vieni a farmeli tu….e cosa gli dico? Ma no la prima parola…..Madonna mi sento svenire….e si respira respira…respiro ma urca….ma lo sai che quando me l’ha chiesto ho fatto una figura troppo di merda….gli ho dato una risposta che …guarda non te la dico neanche….ah senti mi ha detto se volevi venire anche tu. Vieni? Dai ti prego vieni…che da sola non ce la faccio…Adele….dovresti vederlo….è bellissimo …ma non bello normale…..di più….bello da morire…..e mi ha invitato fuori….taaas Nani…di’ nient…u’ già capi’……..(davanti)…no perché anche a mi quand seri giuina me invitavan a bala’ ne’….ma il mio preferito l’era il Giuan…che dopo me lo sono sposato…che l’era bel come un attore del cinematografo…distinto… elegante…..sempre con la sua bella cravatta…cunt el capel sulle 23…se scherza minga eh…..be’ morale…il Giovanni un giorno arriva li’ e mi fa’.. “signorina Adele, vuole venire al dancing con me…ciumbia…e mi alura…tuta vestita come una regina …la collana di perle di mia mamma…e con tuta un’impalcatura in testa che sembravo la Moira Orfei…sono entrata nella sala da ball…..e il Giuan …m’ha preso la mano….o Gesu’ d’amor acesss….e mi ha portato nel centro della pista…non mi ricordo neanche più se gera altra gent……..(STACCO VALZER – DISCOTECA – )
Ciao – sono io – ti ricordi? Alice…3 d…..sono arrivata…sono in orario….?….cosa? la mia amica…ma non so era qui…dev’essere qui in giro…….mi hanno detto che giochi a basket…è il mio sport preferito….ho detto che è il mio sport preferito….io faccio nuoto…e acquagym….come …no non ho caldo…sto bene col maglione…cosa? Vai a cercare Irene? Vuoi che vada io….ah va bene allora aspetto qui……sto qui…non mi muovo…aspetto qui….(mi fermo – guardo un po’ in giro – balletto piccolo – in avanti – prendo biglietto dalla tasca – cambio emozione)
- Cara Alice, scusa se non te ne parlo a voce come due vere amiche dovrebbero fare, ma questa volta penso sia meglio così. Volevo solo dirti che ieri in discoteca Pietro mi ha invitata al cinema e io ho accettato. Questo non significa assolutamente nulla. Pietro è molto carino però un cinema è un cinema cosa vuoi che sia. Pensa che ieri mentre mi accompagnava a casa abbiamo anche parlato di te. Ha detto che sei simpatica e magari diventerete amici. Non te la prendere Alice d’altra parte non è colpa di nessuno se lui preferisce me a te. Con affetto. La tua amica Irene. –
Svuotamento – ma come…ma Pietro l’ho conosciuto prima io…è a me che ha chiesto di uscire…e tu Irene…io ti ho chiesto di venire con me perché sei la mia migliore amica…lo sapevi benissimo che mi piaceva….e adesso tu e lui al cinema …e io?…ma allora non è vero niente…le migliori amiche…il patto sotto l’albero gigante…io ci credevo…..e mi dici che non è colpa di nessuno? E no che non è colpa di nessuno…ma neanche mia però…io non te l’avrei mai fatto…ma tu? Eh? Tu?
(APRE FINESTRA) – UNIVERSOOO…POSSO ESPRIMERE UN DESIDERIO??? VOGLIO DIVENTARE UN ASTRONAUTA. PERCHE’???…PRIMO PERCHE’ NELLO SPAZIO NON C’E’ NESSUNO NEANCHE LE MIGLIORI AMICHE. SECONDO – PERCHE’ NON C’E’ LA FORZA DI GRAVITA’ –TERZO PERCHE’ GLI ASTRONAUTI INGOIANO SOLO PILLOLE – QUARTO – PERCHE’ NON SONO NEANCHE SICURA CHE NELLO SPAZIO CI SIANO LE BILANCE – E QUINTO PERCHE’ GLI ASTRONAUTI HANNO QUELLE MERAVIGLIOSE TUTE BIANCHE CHE COPRONO DA QUI A QUI –
VOGLIO ANDARE SULLA LUNA.
VOGLIO DIVENTARE LEGGERA.
COME SI FA A SPARIREEE
(CAMBIO ATMOSFERA)
Io avevo solo voglia di vomitare tutto questo. L’idea del vomito mi girava nella testa da qualche giorno. Avevo già provato a mettere due dita in gola ma non era venuta fuori che un po’ di saliva. Piangevo per ore seduta sul bordo della vasca da bagno. Mi sentivo soffocare. Avevo paura. Mi sentivo in colpa. Ero triste, Ero grassa. Ero sola.
VA INDIETRO
Alice ma allora vuoi uscire di lì si o no? No dico è mezz’ora che sei chiusa in bagno. Ed è la terza volta nella giornata. Basta adesso eh. Almeno vieni fuori e parliamo. Cos’è non ti piace la tua stanza? Vuoi che cambiamo la disposizione dei mobili? Ma si hai ragione tesoro. Forse è una camera troppo da bambina. Tu sei una ragazza hai le tue esigenze. La mia piccolina è diventata grande. Oddio guarda che stupida mi commuovo. Vedi che mamma sensibile cha hai. Però Alice, mi spieghi come si fa a parlare con una porta chiusa. E poi te l’ho già detto mille volte. Non chiuderti a chiave. Ma sei lì? sei ancora viva? Alice… mi fai agitare, ho la tachicardia – non mi fa bene….guarda che l’ho detto anche al papa’ eh…di questa bella novità di passare ore e ore in bagno. Ma cos’è…..ahhhhh è per quel ragazzo…..eh vabbe’ Alice, dai su che sei giovane. Sai cosa ti dico? Primo: il mondo è pieno di uomini. Secondo: si chiude una porta si apre un portone. E’ così, matematico…..guarda me…anch’io ho avuto le mie delusioni….ma poi si gira pagina e si va avanti….ahhhh è per quei tre chili in più….ti porto da un nutrizionista…ti mette giù una bella dieta…..però adesso apri eh. Non mi costringere a prendere drastiche decisioni. Perché insomma sono stata adolescente anch’io ma non mi chiudevo a chiave. È un modo veramente sciocco di risolvere le questioni. Troppo comodo. Lei si chiude dentro e fine, eh. Ah ma non finisce qui eh…Alice apri, apri questa porta…(musica dode che parte con bussata….) (secchio con pelati) (vomitata)
E dopo più niente. Dopo non provi più niente. Dentro sei vuota pulita pura. Sei liscia, scavata, tutto entra ed esce da te con facilità. Entra ed esce. Scivola fuori, non si può fermare. Entra e quando stai per scoppiare ti svuoti. Via tutto quel peso, l’eccesso, quello che non serve, quello che se resta lì diventa la parte brutta di te. Invece così stai bene, vuota, leggera, che ti pare di volare.
Da piccola ero una bambina buonissima, un angioletto mi chiamava mio papà. Stavo zitta, ferma, tranquilla. Ubbidivo, dove mi mettevano io stavo. Come quella volta che mio padre mi ha portato nel suo ufficio. Era la prima volta. Che emozione. Mi ha fatto accomodare sulla sua poltrona e mi ha detto: “Alice mi raccomando, stai lì buona, non toccare niente, torno subito. Subito. È passata un’ora, lo so perché guardavo la lancetta dell’orologio sulla sua scrivania. E io lì ferma. Se è per questo un giorno si è dimenticato di venirmi a prendere a scuola. Me l’aveva promesso io lo aspettavo e ha mandato l’Adele. E anche alla maturità… “Papà mi raccomando eh, almeno questa volta”… “Alice tesoro….non mancherei per tutto l’oro del mondo…la maturità” infatti un bel telegramma….”IMPEGNI INDEROGABILI IMPEDISCONO MIA PRESENZA. TI SONO VICINO CON TUTTO IL CUORE – PAPA’”. E io sempre buona e zitta. Perché sapevo che se chiedevo, se avevo qualcosa da ridire…davo un po’ di fastidio…ero noiosa.
Perché gli alberi non si muovono mamma? Perché hanno le radici. E cosa sono le radici? Sono dei rami che stanno sottoterra. E perché gli uomini non le hanno? Oh quante domande. Chiedilo a tuo padre. Papà, papà le nuvole quando non sono in cielo dove vanno? Vanno dove devono andare Alice. Mamma chi soffia il vento? Sono al telefono, te lo dico dopo. Papà se non respiro più quanto ci metto a morire? Ma che domanda è? Dai che ho fretta devo andare in ufficio. Papà è vero che non sono figlia vostra? Che mi avete preso in un circo? Alice ma che fantasie sono? Mamma non è che tu metti il veleno nella minestra perché vuoi avere il papà tutto per te? Ehhhhh. Mamma. Ma mi rispondi? C’è qualcuno che mi può rispondere? C’è qualcuno che mi può ascoltare? C’è qualcuno che mi ascolta?…NO (mi alzo tengo sguardo su me bambina e gesto punizione – vado verso zona neutra)
E allora volevo che si dimenticassero di me. Che si dimenticassero di avere una figlia. Volevo scivolare fuori dai loro pensieri. Che mi lasciassero chiusa in bagno quanto volevo senza chiedere continuamente cosa stessi facendo. E che cosa facevo? Mi specchiavo (gesto specchio) di fronte di profilo trattenendo il respiro. Ecco così. Le costole. Le ginocchia a punta. Le braccia scarne. Le clavicole bene in evidenza. Le scapole in fuori. Solo sentendo le ossa del mio scheletro ero tranquilla. Nell’ora di scienze studiavamo com’erano fatti gli animali. Un gabbiano…sembrava il quadro di un pittore astratto, linee perfette, che coincidevano l’una con l’altra, forme geometriche che si univano per formarne altre. Linee dritte, precise, nette, senza sbavature, senza contorni morbidi e rotondi, solo angoli, spigoli pungenti, quasi acuminati come la punta di un coltello. E con quell’impalcatura rigida il gabbiano poteva volare, seguire le correnti dei venti sbattendo le ali, ossa, pelle e piume. Solo ossa pelle e piume.
Eh già solo ossa pelle e piume – si – ero orgogliosa di me – dei chili persi – ero orgogliosa delle mie ossa che pungevano la pelle – ero orgogliosa dei pantaloni che mi stavano sempre più larghi – ero orgogliosa dei vestiti che mi stavano appesi addosso, di un corpo tanto sottile da essere quasi invisibile, e non mi accorgevo che invece di volare stavo precipitando.
(prendo cartello) – sono orgogliosa di queste occhiaie nere – dei capelli che perdo a ciocche e di questo colorito giallastro – mi vanto delle mie gengive doloranti – dei denti che si cariano – delle mestruazioni che da mesi non ho più – sono orgogliosa della mia pelle rugosa e secca – di questo stomaco che si contrae sempre fino a farmi mancare il respiro – e mi vanto dei succhi gastrici che mi riempiono la bocca – sono il mio vanto questa stanchezza – il respiro corto e affannoso – questo mio viso senza sorriso senza espressione – sono orgogliosa di questo mio aspetto simile a una pianta senz’acqua – sono orgogliosa dei miei 39 chili . (delirio)
Tutti mi guardavano. Eh beh, ero diventata strana. Prima per qualcuno, poi per qualcun’altro e poi alla fine per tutti. Ma guarda com’è diventata strana Alice. Strana! Davvero strana quella ragazza. Strana. Anzi – stranissima! Anche per mia madre che, per non smentirsi aveva preso per me un appuntamento dal professor Tal dei Tali, luminare, specialista in tutto e anche di più, il quale mi aveva prescritto una sfilza interminabile di vitamine e integratori. Che intuito! E così, mentre mia madre si vantava al telefono con le sue amiche di come era stata brava, di come stava gestendo bene la situazione, vitamine e integratori…finivano nel water. Troppo calorici! La mia giornata era piena di impegni, regole, tabelle. 300 addominali mattino e sera e poi la sauna, la palestra, la piscina e la corsa. Io non mi fermavo mai! Non me lo potevo permettere!
Un giorno, uscendo dalla palestra…Toh, ma guarda che sorpresa chi si vede…Irene…e non è sola! C’è anche suo marito, Pietro! Quanto tempo, che sorpresa…gentili…mi invitano a prendere un aperitivo con loro…un aperitivo! Un happy hour…ora felice!…Tutti giù a ridere ah ah ah, che bello! E bla bla bla parlano parlano parlano e più parlano, più io sento che le parole mi vanno dietro! Irene è lì…col suo bel prosecchino…lui invece ha ordinato un Mojito – vuol fare il figo! Eh beh, d’altra parte è diventato consulente … per me…un succo d’ananas, anzi no una spremuta di pompelmo, anzi no un bicchiere d’acqua naturale…anzi no mi scusi, abbia pazienza…niente! Grazie davvero sto bene così. Che tristezza! Restiamo in silenzio per un po’…eh beh non abbiamo proprio niente da dirci. Poi, ad un certo punto Irene si alza, ha fretta di andarsene. Beh come non capirla, la situazione è un po’ imbarazzante. E lui? Dietro. Sempre con quel bel sorriso ebete…beh Alice allora magari ci si vede una di queste sere eh? Eh come no, sì ci si vede quando? Mercoledì no…mercoledì non posso, nemmeno giovedì no…neanche venerdì, io…guarda, fino alla fine della prossima settimana non ho un’ora libera, anzi fino alla fine del mese…no Irene no…non chiamarmi…ho il telefono rotto…chiamo io…sì chiamo io…no io non ho bisogno che mi accompagni da nessuna parte, sto benissimo. Sono solo molto stanca, lavoro tanto…no, non ti posso far salire a casa mia perché, vedi, devo fare una relazione per domani mattina. Adesso basta insistere però eh, dopo un po’ mi da fastidio se dico no è no…anche tu Adele smettila di insistere, non la voglio la cioccolata, no nemmeno i biscotti – sono allergica. Sì, sono diventata allergica. No mamma, io mangio dopo da sola in camera mia, sì preferisco…no papà, la pizza ti prego…no non posso venire al cinema, devo fare una relazione…no, in discoteca no, mi devo allenare…no grazie non posso…sono stanca…no…BASTA! Smettetela di dirmi tutti quello che devo fare! No dottore, assolutamente no! Non ho nessun problema. Mangio regolarmente e non sono dimagrita nemmeno di un etto. Sono solo molto stanca. Lavoro troppo. Ah, gli esami del sangue sballati? Ma io le posso spiegare. E’ perché li ho fatti dopo l’influenza. L’avevo detto a mia madre che non era il momento giusto, ma lei ha insistito! Lei sa dottore come sono fatti i miei – si preoccupano. Mia madre poi è meglio che stia zitta visto che mangia solo tre pomodori al giorno e mio padre cosa ne sa lui? Non c’è mai!! Come? Un ricostituente – e perché scusi? Io non ho bisogno di nessun ricostituente – sto benissimo! Cosa? Vado troppo in palestra?? Ah questa poi! Ma se fa bene andare in palestra, lo dite anche voi medici che l’attività fisica fa bene e comunque a me fa bene! Ma guarda! Mi scarica! E già che ci siamo dottore, mi fa la cortesia di dire ai miei di smetterla di ossessionarmi con questa storia del peso. E con i loro continui “cosa c’è che non va?” Niente! Non c’è niente che non va. Solo io non sono come tutti gli altri. Ho le mie regole – le mie tabelle. E non posso permettermi di sgarrare. Voglio restare sola. Voglio che mi lasciate in pace. Andate via. Tutti!!
Da un po’ di notti faccio sempre lo stesso sogno. Sono su una spiaggia, il cielo nero, da temporale. A un certo punto si alza un vento fortissimo che mi spinge in alto. Mi porta su come un petalo, una foglia, un palloncino, leggera leggerissima, sempre più su più su fino a diventare un puntino invisibile – fino a scomparire.
Nani…te me paret un po’ pallidina eh…ma mangi?…cos’è..c’avrai mica la stupidera delle ragazze di adesso?….mica mi diventi uno stecchino eh? Va’ che ti vengono le malattie….va’ che te se minga bela con tutte le ossa di fuori …nani sto già minga ben mi…che cio’ il cuore che fa’ i capricci…fa’ minga stremi’…almeno te fa la brava che mi sto minga ben.
E infatti no che non stava bene – povera Adele – qualche tempo dopo tornando a casa una sera ho visto un’ambulanza davanti al portone. La stavano portando in ospedale. E il Giovanni che di solito era un po’ burbero…mi viene incontro con gli occhi rossi, mi dice di star tranquilla che non è niente di grave, mi da’ un pacchettino da parte dell’Adele e mi dice di aprirlo solo il giorno del mio compleanno.
Alice, per favore almeno un pezzettino. Sono a chiedertelo anche a nome del Papà. In questa casa nessuno ti ha mai obbligata a fare niente ma adesso stiamo esagerando. C’è un limite a tutto. Dove vogliamo arrivare, sei perfino più magra di me. Poi cosa credi, non sono mica scema. Ho capito benissimo cosa fai tutte quelle ore chiusa nel bagno. Fumi! Te l’ho detto mille volte che le sigarette fanno male. C’è scritto anche sul pacchetto. Alice ti ricordo che tu vivi ancora con noi quindi sei pregata di rispettare delle regole – se vuoi andare, vai! Ma se resti qui per favore cerca di venirci incontro visto che oltretutto io e il papà non siamo più giovanissimi e non ci fa bene preoccuparci sempre per te – smettila di sezionare il cibo in parti piccolissime. Mi innervosisci. Alice per favore non costringermi a usare le maniere forti – fallo per la mamma. Fallo per il papà. Almeno un pezzetto Alice, un pezzetto piccolo. Ma per favore – mangia!
C’era una volta una bambina che era odiata dalla sua matrigna, invidiosa della sua giovinezza. Ogni sera la matrigna consultava il suo specchio magico “specchio delle mie brame…chi è la più bella del reame?” … “ahimé mia regina…la tua figlioletta è assai più bella di te e la matrigna era sempre più arrabbiata. Così un bel giorno preparò una mela avvelenata per la ragazzina. “tieni cara, guarda com’è bella succosa dolce e buona…mangia la mela…vedrai ti farà bene. Mangia la mela. Coraggio” ma la ragazzina che era furba e aveva capito tutto ebbe un’idea. Tagliò la mela in pezzetti minuscoli, tanto sottili da sembrare fogli di carta, cosicché mangiando solo un pezzettino al giorno il veleno che stava nella mela non l’avrebbe uccisa e la matrigna sconfitta dalla rabbia si gonfiò, si gonfiò, si gonfiò fino a scoppiare. Buuuum.
Preparo sedia – C’ero quasi. Stavo per spiccare il volo. Ero diventata leggera, leggerissima come nel mio sogno. Ero quasi perfetta. E invece per non farmi volare mi hanno ancorata qui a terra, legata a questo letto e io ho dovuto arrendermi perché non ho più la forza di fare niente. Guardo fuori. Sta piovendo. È una giornata grigia e triste. Anch’io sono grigia e triste e anche tu mamma, sei grigia e triste. Seduta lì accanto al letto. Hai le rughe. La mia bellissima mamma ha le rughe. E ti stanno bene. Veramente. E tu papà sembri sorpreso. E’ proprio tua figlia quella lì distesa? lo so ti conosco, minimizzerai facendo finta come sempre che tu tanto non sei affatto preoccupato, che hai la situazione sotto controllo, come sempre. Dirai che è l’aria di Milano, lo smog e scriverai una lettera al sindaco perché così non si può andare avanti. Guarderai l’orologio e dirai: “tesoro ora devo andare, sai com’è, l’ufficio” e vai, vai pure papà cosa vuoi che ti dica…che per anni interi mentre tu guardavi l’orologio io ero infelice al punto di lasciarsi morire di fame….mamma….mamma …..tu mi guardi….mi sorridi….cerchi di incoraggiarmi….mi domandi con gli occhi…..mi chiedi risposte che io proprio non so darti….mi fai tenerezza poverina anche tu……dammi la mano…ma tu hai quasi paura a stringerla questa manina piccola, livida, con le unghie violacee, la pelle ruvida e secca. Pare una mano non finita questa. La mano di un feto.
(MUSICA) prende carrillon – L’ultimo pensiero dell’Adele prima di morire è stato per me.
Nani, è un po’ di tempo che me senti minga ben. Sai…la mia pressione alta ….e il dutur mi ha detto che mi devo curare. La vita l’è fata inscì. Nani, non ho più avuto il coraggio di parlare con te, che mi sembra che sei diversa e che neanche ciavevi più voglia di raccontarmi le tue cose….è successo qualcosa Nani….che mi su no’ cos’è perché sono ignorante, non sono andata a scuola come voialtri. Ma sono preoccupata. La cioccolata, le mie storie non ti interessano più e nemmeno i vestiti che ti facevo per le bambole, te li ricordi? Io divento sempre più vecchia ma te’ Nani…te’ che sei giovine….sta’ atenta…che la vita è preziosa…..e che se po’ minga buttarla via così. Quello che stai facendo…su no come se ciama…ma so che l’è minga giust, che stai prendendo una strada sbagliata, che ti stai facendo male…e la mia bambina io la voglio vedere sempre col sorriso, come quando ti raccontavo la storia della Cabira. Io non ho studiato e quello che ti dico viene solo dal cuore. Mi poedi’ minga turna’ indrè, ma ti si. Nani, guarda che io ti aspetto, ma fai in fretta perché il dottore dice che il mio cuore fa’ un po’ il matto e speriamo che non impazzisce del tutto.
Io sapevo benissimo che cosa avevo. Io ero malata. Ero anoressica. E di anoressia si può morire. Dovevo fare qualcosa, dovevo chiedere aiuto, ma dovevo essere io a farlo. E l’ho fatto. (DESCRIZIONE – CAMBIAMENTO – VESTIZIONE)
di Valeria Cavalli e Claudio Intropido. Versione integrale pubblicata per gentile concessione degli autori,
Per saperne di più su Valeria Cavalli e Claudio Intropido, vedi intervista http://colomboandrea.altervista.org/valeria-cavalli/ e articolo di Wikipedia su quelli di Grock https://it.wikipedia.org/wiki/Quelli_di_Grock
Tutte le foto a cura dell’archivio di Quelli di Grock.




