Ho conosciuto Silvia Leuzzi come narratrice con la raccolta di racconti “I pensieri di uno stolto e altri racconti” (Aurora Edizioni) che mi hanno colpito per il verismo che emerge dalle pagine e per i sentimenti descritti che non lasciano spazio a voli pindarici in dimensioni eteree. Rimando ai lettori le note e i brani riportati nel Numero 7 di LMS.
Ho letto ora tutte d’un fiato le poesie che compongono la recente raccolta “I temi della poesia” (A.L.A. Associazione Liberi Autori – 2017) e ho ritrovato la stessa intensità trasposta in un linguaggio, quello poetico, che sposta i significati su un piano ancor più lacerante e profondo con l’uso di metafore e analogie originalissime e pregnanti. Il messaggio di Silvia è diretto, ci interroga nel profondo, è come un bisturi preciso che giunge al suo scopo che è primariamente quello di non lasciarci indifferenti, di farci calare nei drammi del mondo per sporcarci le mani e i pensieri con la tanta sofferenza che ci circonda e schierarci senza se e senza ma con i vinti e gli oppressi. L’amore che traspare è un amore che si prende cura, un sentimento concreto capace di cucire e rimarginare.
I° SEZIONE – I TEMI DEL LA POESIA
TERRA SATURA
È satura questa terra d’Arte
si sfarinano le parole come le pietre
macinate da acqua e vento,
sabbia si fanno e nulla resta.
Ci aspetta la nave sul porto fluviale,
la nave senza connotati e senza meta
per arrivare al di là dell’anonimato.
Ci sono strade che hanno una traccia,
ci sono percorsi che ci lasciano monchi,
siamo figli di uno spicchio di spazio
o di tempo e ogni secondo è perduto.
È satura questa terra d’Arte,
per questo non c’è parte
dove ancora splenda il sole
o se splende si riflette
e si confonde tra le ombre
e non c’è luce o calore
che dissipi la fitta nebbia
e si brancola come ubriachi
prima di salpare all’alba.
Dedicata a tutti gli artisti italiani
UNA PREGHIERA STRACCIATA
Solleva questo legno
stagionato che,
da oltre vent’anni,
schianta il mio corpo
affondandolo nel fango!
Non ho più un volto,
il mio si perse
sotto i colpi
della frusta
delle mie stoltezze.
Non c’è più
un’anima
da barattare,
l’ho venduta
al miglior offerente!
Sono nuda
e nella bocca
il sale della sconfitta
ha azzerato
odori e sapori,
non mi rimane
che questa
preghiera stracciata
per salvare il salvabile!
10 gennaio 2012
II° SEZIONE – DOVE MARCISCE LA MEMORIA
DOVE MARCISCE LA MEMORIA
Le lingue di fuoco di biblica memoria
ci lasciano stupiti finanche ai giorni nostri,
noi che senza rostri combattiamo mostri,
cavalcando cavalli senza ali roboanti,
(ma che dico?) inquinanti senza precedenti.
Di quelle strane storie cosa rimane
in questi giorni dove non si legge?
Dove ascoltare è come sbuffare
e la memoria annaspa in un bicchiere?
Cassetti, solo cassetti polverosi
dove la memoria marcisce
per tornare indietro e vedere a strisce
quel cielo che sognammo a schermo intero.
29 ottobre 2013
MORTO COME UN ETTORE MODERNO
Un omaggio a PierPaolo Pasolini
È stato facile ammazzare un frocio
nel 1975 ogni casa ha tirato il fiato,
non si poteva pensare ad altro
con quella parola stridula e quel messaggio.
Con la faccia nella polvere,
morto come un Ettore moderno,
non hai neppure Achille che rivendica,
che si mostra fiero dei tuoi resti;
neppure un Omero che ti canti,
solo vigliacche ombre di potere,
che in questi quarant’anni ha realizzato
ciò che hai scritto, detto e pensato,
per questo t’hanno ammazzato,
condottiero senza corazza
solo una penna, un foglio
neppure una piazza!
Schiacciato il corpo, distrutto il pensiero,
le ossa frantumate come farina d’idee,
la lingua estratta e lasciata al sole seccare,
Troia è perduta, oh amato poeta!
Ci vuole poco ad ammazzare un poeta,
basta aspettarlo di sera in un Idroscalo qualunque
un corpo abbandonato e disosso non mette paura,
è cencio tra cenci deturpati.
È stato facile ammazzare un frocio
nel 1975 ogni casa ha tirato il fiato,
non si poteva pensare ad altro
con quella parola stridula e quel messaggio.
DEL DESERTO NON VEDIAMO I CONFINI
1
L’arancio spento di vecchie carote,
unito al giallo limone
di una sbeccata pattumiera,
contenente resti occidentali,
sono uno spaccato di deserto
illuminato dal sole giallo d’agosto.
Nella sabbia gialla corrono
camionette polverose: losche ombre
e svolazzanti panni neri a vessillo.
Nel nero la paura
acceca la vista al sole
e lascia a terra macerie umane.
Nulla di quel che era, sarà:
la medicina crocefissa,
l’Arte abbattuta con testa
mozzata di studioso (1),
e la faccia sbiadita dell’opulenza
che piange davanti a un piatto,
solo per convenienza.
2
La carne umana quando brucia
ha lo stesso odore del pollo arrosto,
ma del pollo non la stessa fortuna
di bruciare da morto,
in una padella profumata
tra spezie e sguardi divertiti,
voci squillanti e stomaci affamati.
3
Del deserto non vediamo i confini,
solo giallo a perdita d’occhio
ma senza girasoli a compendio
del misero sguardo umano.
Del deserto sentiamo il vento
sibilare nelle orecchie chiuse
e la sabbia che ottura i pori della pelle
e il gelo della notte che gela le ossa.
Del deserto sentiamo le urla
di migliaia di bambini frantumati
come bambole di pezza e allineati
con un numero in fronte senza identità, senza storia.
Del deserto noi abbiamo i nostri morti,(2)
senza nome e senza storia,
stroncati dal sole impietoso
su campi caporali occupati.
4
Vorrei ascoltare il canto dei grilli
abbracciata alla luna,
abbaiando come un cane!
III SEZIONE – COLLOQUI
POVERO VECCHIO CRISTO
Povero vecchio Cristo d’infanzia,
quello che pendevi sul mio letto
per la futura memoria
di chi sa sempre prima il dopo.
Hai perso il solenne rosario.
S’è consumato il legno della croce
è rimasto il tuo corpo di metallo,
fino e lacero che si contorce,
come se anche la materia
conoscesse il dolore.
Stai ammassato
fra vecchie cianfrusaglie di ricordi,
spezzati e contorti come i sogni,
tra rimasugli di legno
di quel che era la tua croce
che forse hai passato a me.
Ma questo non mi piace.
Non te ne avere!
28 settembre 2014
IV SEZIONE A PROPOSITO DELL’AMORE
L’ALTRA FACCIA DELL’AMORE
So che son baci
anche se,
per l’altrui occhio,
cazzotti e testate.
So che son baci
quelle gambe
che scalciano spasmodiche.
So che son versi d’amore
sussurrati all’orecchio
i tuoi urli laceranti
So che l’impotenza mia,
la rabbia, la tristezza,
la speranza e la stanchezza
sono amore sconfinato
non espresso.
Dedicato a M. P., madre di due figli affetti dalla Sindrome dell’X Fragile.
10 febraio 2011
CON LA SAPIENZA DI UN MAGO DI MONTAGNA
Non ti ho mai lesinato
la dolcezza del loto
che di anno in anno
ho imparato a cucinare meglio.
Ne mangiamo a scorpacciate
per non farlo avariare dietro
quelle tende grigie,
che strane streghe
dipinsero per noi.
Non ti ho mai lesinato
la dolcezza del loto,
perché mai te ne cibasti da solo.
Con la sapienza
di un vecchio mago di montagna
scardinasti lucchetti e chiavistelli
devastati da ruggine di dolore,
facendo entrare sole e ardore.
Al mio grande amore, mio marito
29 luglio 2013
VI SEZIONE – BALLATA PER LE DONNE
VOLEVO LA BICICLETTA ROSSA
Volevo la bicicletta rossa,
strizzavo gli occhi
immaginando la felicità,
che arrivava al bimbo accanto,
quello che poi piangeva tanto.
Volevo la bicicletta rossa,
quella che sprizzava allegria,
quella che avrebbe strappato
un sorriso a mamma mia.
Volevo la bicicletta rossa
anche quel mattino
che la mamma si afflosciò
come fosse un manichino,
non c’erano lacrime
su quel bastimento di bimba
solo vuoto e sgomento.
Volevo la bicicletta rossa,
bianca, azzurra ma rossa mai.
15 marzo 2103
TRE MADRI
quasi un quadro
Tre madri abbandonate
su sedie di paglia stinta.
tre donne
intorno a un desco sfatto;
tre uteri
pieni di sogni
finiti nel sugo avanzato.
Tre essere umani
dai volti arrossati
dai fiori di tovaglie
dal sole illuminate;
tre sigarette,
fumo solitario
che volteggia in cerchi
concentrici di pensiero.
Tre caffè
caldi e scuri
come nascosti capezzoli;
tre madri
confronto d’ansie
specchiate nei raggi pungenti
di un sole feroce,
maschio anch’egli!
19 giugno 2012
(1) Il riferimento è alla distruzione del sito archeologico di Palmira e all’uccisione del suo ex direttore il prof. Khaleed Assad, a cui è stata tagliata la testa e ai recenti episodi di medici crocifissi in Siria e in Libia.
(2)Il riferimento è alla morte di numerosi lavoratori dei campi, sottopagati e sfruttati da caporali e datori di lavoro senza scrupoli.
Nota biografica
Scrive di lei nel suo blog Terzobinario – Sono Silvia Leuzzi ho un diploma magistrale e lavoro come impiegata nella scuola pubblica da oltre vent’anni. Ho 53 anni, sono sposata con due figli, di cui uno gravemente disabile psichico. Attualmente lavoro al liceo Pertini di Ladispoli, sono impegnata in campo sindacale come RSU del liceo. Sono impegnata nella politica e nel sociale in quanto genitore di un portatore di handicap. Scrivo per diletto ed ho al mio attivo, pur avendo ripreso questa attività da pochi anni, quattro premi come finalista, un secondo posto per la poesia e una menzione d’onore per la narrativa.
Immagine in evidenza di Tracy Allen.