Qualche considerazione sul metodo, di Gaius Tsaamo

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È spesso interessante osservare un quadro, un’opera d’arte e cercare di capire il suo significato profondo. Cercare di vedere quello che voleva esprimere l’autore e anche quello che l’opera riesce a suscitare in noi come emozione.

La verità è che al di là dell’effetto voluto dall’autore, un’opera d’arte provoca in noi emozioni vari che dipendono dalla nostra sensibilità e dalla nostra capacità di percepire o anche di capire la portata di quello che stiamo guardando.

A questo punto, è possibile porsi diverse domande : è possibile separare un’opera d’arte dal suo autore? Bisogna per forza percepire la stessa cosa che percepisce l’autore quando si trova davanti alla sua stessa opera?  E che cosa fa la differenza tra una semplice opera d’arte e quello che viene considerato un capolavoro?

Il punto è che se è difficile separare un’opera d’arte dal suo autore, è altrettanto difficile cercare di capirla senza capire lo stesso; non a livello di tecnica usata, ma piuttosto a livello dell’espressione generale e di emozioni. Allora forse tutto non dipende solo dalla tecnica, o dal metodo, forse bisogna andare a leggere tra le righe e cercare di capire le sfumature; che probabilmente sono quelle che riescono meglio a creare il legame tra l’autore e la sua opera facendoli diventare una cosa sola… come il chiaroscuro di Caravaggio o le linee morbide quasi realistiche di Da Vinci.

 

Allora la difficoltà di capire o di spiegare un’opera d’arte o il suo autore diventa ancora più evidente se, in un paragone non molto realistico, ma comunque possibile, consideriamo le azioni di un individuo come le sue opere d’arte; allora le domande che sorgono potrebbero essere: è possibile definire una persona partendo soltanto da una sua unica azione? Oppure l’insieme delle sue azioni possono portare a capire in modo definitivo una persona o anche lì bisogna andare a cercare nelle diverse sfumature?

Nel suo libro, Discorso sul metodo, Renato Cartesio affermava che: “ la diversità delle nostre opinioni non deriva dal fatto che alcuni siano più ragionevoli degli altri, ma piuttosto dal fatto che facciamo andare i nostri pensieri per strade diverse e non consideriamo le stesse cose”. Partendo da questo presupposto, forse le considerazioni da fare non sono cercare di capire la direzione o il senso dei nostri pensieri oppure ciò che consideriamo o meno, non che non siano importanti, ma sono invece, principalmente il Metodo.

Questo semplicemente perché il pensiero, che può essere definito come la facoltà relativa alla formazione dei contenuti mentali, può avere origini diverse: “origine inteso cui come l’insieme delle azioni, delle percezioni e anche dei sentimenti che portano alla formulazione di un pensiero”. Così come può avere sensi e direzioni diversi; e cioè le stesse azioni, le stesse percezioni o anche le stesse emozioni non portano sempre alla formulazione dello stesso pensiero tra individui diversi.

 

È quindi evidente che, di fronte ad una determinata informazione, le nostre reazioni non possono essere tutti completamente uguali in quanto tendiamo ad usare quello che viene comunemente chiamato il buon senso.

Ma può esistere il buon senso senza una determinata base di conoscenze? Il nostro buon senso può essere considerato sempre affidabile?

Secondo Cartesio, il buon senso (che considera essere la nostra capacità di distinguere il vero dal falso),  “è fra le cose al mondo quella  più equamente distribuito“, e aggiunge però che, ” ognuno pensa di esserne così ben dotato, che perfino quelli che sono più difficili da soddisfare riguardo a ogni altro bene, non sogliono desiderarne più di quanto ne abbiano“.

 

In pratica se il buon senso può essere considera una guida abbastanza affidabile nel fare delle considerazioni o nell’affrontare argomenti vari,  non è possibile però affermare, a priori e con assoluta certezza, se uno è provvisto o meno di buon senso; oppure in quale “percentuale” si è presente in un individuo.

 

Nelle sue considerazioni per cercare di affrontare ogni tipo di argomenti nel modo più oggettivo possibile, Renato Cartesio sceglie di affidarsi ad una serie di regole:

 

  • La prima regola era di non accettare mai nulla per vero, senza conoscerlo evidentemente come tale: cioè di evitare scrupolosamente la precipitazione e la prevenzione; e di non comprendere nei miei giudizi niente più di quanto si fosse presentato alla mia ragione tanto chiaramente e distintamente da non lasciarmi nessuna occasione di dubitarne.

 

  • La seconda, di dividere ogni problema preso in esame in tante parti quanto fosse possibile e richiesto per risolverlo più agevolmente.

 

  • La terza, di condurre ordinatamente i miei pensieri cominciando dalle cose più semplici e più facili a conoscersi, per salire a poco a poco, come per gradi, sino alla conoscenza delle più complesse; supponendo altresì un ordine tra quelle che non si precedono naturalmente l’un l’altra.

 

  • E l’ultima, di fare in tutti i casi enumerazioni tanto perfette e rassegne tanto complete, da essere sicuro di non omettere nulla.

 

 

 

In questa serie di regole,  si può evidenziare quello che è stato chiamato scetticismo metodologico o più comunemente dubbio cartesiano; e cioè cercare di non prendere nulla per “vero” o per “non vero” senza aver fatto le dovute verifiche andando ad approfondire l’argomento; in seguito, cercare di avere una progressione metodologica, e di suddividere in elementi più piccoli o più semplici per poi organizzare quegli elementi in modo da poterli mettere in ordine preciso e più facile da comprendere.

 

Immagine di copertina: Foto di Gin Angri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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