“Può accadere che un urlo vi sorprenda nel sonno”, poesie da “Io No (ex io) di Valeria Raimondi, commento di Benedetta Davalli

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IO NO (ex io) di Valeria Raimondi ed. Pellicano 2015

 

Le poesie di Valeria Raimondi mi hanno suscitato lo stupore, una sorta di riverbero interno tale da suggerirmi sensazioni fulminee di paura e di ebbrezza, di terrore e di ineffabilità, tanto che mi sono ritrovata con questa riflessione in mente: si può attraversare la morte che abbiamo dentro di noi anche mettendoci in pericolo. Siamo entrati così in un tema che non è solo letterario, ma della vita o meglio riguarda il nostro vivere con il desiderio dell’essere presenti innanzitutto a noi stessi. Si tratta quindi di un percorso di navigazione nell’oceano poesia, le cui onde seguono ritmi e cadenze ancestrali in una relazione fra noi il cielo e la terra che è anche imprevedibile perché entra nel terrore della bellezza. Bellezza è una parola forte, leggendo i versi di IO NO, la bellezza ti porta nei precipizi dell’angoscia o nella beatitudine gustata dopo tanto dolore. Quando Valeria Raimondi scrive: “una bestemmia al cielo questo desiderare” mi spinge ad interrogarmi sul desiderio e sulla bestemmia, perché il desiderio è vita e se è così non esiste un desiderio che sia bestemmia, esiste un nostro sentire drammatico che ci immerge nei bruciori del nostro vivere ed essere. La parola bruciori mi trascina negli attriti che si incontrano leggendo questa raccolta, alcuni sono davvero illuminanti come: “fuori gioco/ fuori mercato/ fuori classe/ fuori dall’economia globale dei corpi/ fuori dai traffici sporchi della carne.” La parola ‘fuori’ mi costringe a pensare, a sentire… sembra trasformarsi in un gesto, in una ricerca dove l’urto è il movimento sensoriale che suggerisce la parola ‘fuori’. C’è una carnalità nel linguaggio dell’autrice che fa sentire-toccare le parole. Scrive P. Vicinelli: “Disse che anche la poesia andava letta in un altro modo, perché servisse ad altre schiere, e perché diventasse movimento attivo senza ritorno, ogni volta che il desiderio avesse preso una forma (…)” E il desiderio dell’autrice sembra quello di cercare altro, e forse qui si innesta un’ambivalenza fra desiderio e bisogno, perché leggere e ascoltare i suoi versi assomiglia allo scorrere delle rapide dove la dolcezza del movimento ti salva da un urto che un istante dopo diventa impatto inevitabile e produce un tonfo al cuore. Infatti Valeria Raimondi scrive:

Proteggimi la vista Signore/ ho occhi più grandi di voi/ e meglio di voi percepisco i rumori, gli umori/ Gli amori lontano dal pianeta o io sulla luna?/ Distante, distante a guardarvi sprezzante.”

Oppure ancora:

“Oggi desidero sognare i vostri sogni/ invidiarvi la vita, immaginare un ricambio./ Ma con occhi troppo aperti/ torno ogni volta ‘al di qua’/ ogni volta richiudo la porta/ sul vostro sguardo, verso il mio verticale. “All’amarezza dell’invidia segue il ritiro in un “al di qua” segreto che contiene uno sguardo verticale che distingue e fa pensare alla verticalità del cielo, ai mondi a noi nascosti, alle comete, sicché ora vorrei chiedere a Valeria Raimondi: Come si chiama la cometa che ti guida nel tuo navigare l’oceano poesia? Da ultimo grazie per il linguaggio scarno ma essenziale per gustare armonie.

 

 

1

 

Dentro il cerchio di fuoco mi curo, non vede.

Mi curo dottore.

Non la pago per questo, la paga mia madre

ma per darmi un elenco di cose da fare.

Davvero non la pago per questo dottore,

la paga mia madre

per sgranare rosari

ricordarsi com’ero

quand’ero normale.

 

8

Ho un amo sepolto

tra la spalla e il respiro:

cavalli bizzarri tirano funi annodate

all’albero sacro nella terra riarsa

Non sento dolore

Non provo piacere

danza del sole

anestesia cerebrale.

 

9

me ne vado in giro

protetta dal mio burqa personale

geneticamente modificata, non identificabile.

 

13

 

Siamo tutti innocenti

e marchiati col fuoco.

Eppure chirurgie trapiantano organi

ricostruiscono arti, sigillano margini

ma non le cicatrici

che torturi in lavorio ostinato

 

 

per restare viva, ancora.

 

 

15

 

Trafitta da punta di spada

In questo sputo di vita

Sono in punto di morte

Un deserto, un cammello assetato

Sono la nube grigiastra che migra, vi segue

 

Così, inquieta, dissociata,

(r)esisto.

 

 

18

 

Può accadere che un urlo vi sorprenda nel sonno:

son io che vi sogno, scompaio e riappaio

 

inquietante ancora per voi ballo

inquieta la mia macabra danza

 

19

 

Giù in strada siete ancora tutti vivi. Strano.

Credevo di avervi lasciati morenti.

ma lo show deve continuare.

 

mi spingo così sulle strade

mi spalmo ai marciapiedi

mi mescolo ai traffici del mondo

 

e mi vedo vedervi

e mi sento ascoltarvi

 

Cassandra condannata allo sguardo su un mondo di spettri

sopravvissuta, unica, io,

 

sfido il sole sfacciato

profano il creato

ancor stupro il disegno di dio

 

 

12

 

Oggi lascio uscire le parole

poi plano sopra un fiore,

farfalla gialla stanca

nata con l’aurore

morta all’imbrunire,

caduta come foglia,

andata al suo destino

che oggi si nasconde

tra poche rade fronde

di questa sporca strada.

 

 

5

 

Raggelano i pensieri

di me del mondo

che lo stesso pesto sguardo.

Gli occhi rasenti al fosso.

Al di là del muro

della nebbia

delle ombre

si cela il Nulla

dentro il nero

il bianco latte dell’Assenza.

la faccia vera della luna

questa notte le sue forme cela

 

E su pensieri radi

un umor nero

e il flebile miraggio

di un appannato sole

dietro gli occhi solo resta

 

 

COSI’ L’AUTRICE

 

Ti ho curata

osservata

cresciuta

Parole tante a ridarti la carne

a nutrirti un po’ l’anima

Ti chiedo perdono

non detengo diritti

 

Ti regalo una Voce

Vorrei salvarti ma non è in mio potere

Perduta io stessa

ho composto una canzone senza musica

ho usato parole per dire l’indicibile

Che tu possa perdonarmi

e così la Poesia

 

Recensione inedita per gentile concessione di Benedetta Davalli LogoCC

Poesie pubblicate in “Io No (ex io) e ripubblicate qui per gentile concessione dell’autrice.

 

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Valeria Raimondi: Vive a  Brescia e fa parte dell’ associazione culturale MovimentodalSottosuolo, promotrice nel 2015 dei Festival Poesia VIRGILIO di Mantova e SIRMIOFESTIVAL. Ideatrice di reading, microfoni aperti, incontri letterari collabora con realtà legate all’ intercultura,  alla libera espressione, ai diritti e ambiente. Nel 2013 cura “SCONFINA(te)MENTI”, festival per il gemellaggio culturale con l’Università di Kragujevac. Con il collettivo Donne A(t)traverso propone il recital narrativo- teatrale “Prigioniere delle trame, liberate dalle Reti”. Sue poesie sono nelle antologie “Sotto il cielo di Lampedusa” Vol. 1, “Voci dell’Aria”, “Signornò, voci contro la guerra”. Nel 2011 esce IO NO (Ex-io), Thauma, silloge rieditata nel 2015 presso Pellicanolibri. Nel 2014 “Debito il Tempo”, Fusibilia,  è raccolta poetica vincitrice  Primo Premio “Eros e Kaìros”. Nel 2016 è tradotta in lingua albanese con Beppe Costa e J. Hirschman, Potre II, Gilgamesh ed.

 

Foto in evidenza di melina Piccolo.

Foto dell’autore a cura di Valeria Raimondi.

 

 

Riguardo il macchinista

Benedetta Davalli

Benedetta Davalli Leoncini (Budrio 1944 - 2017), è stata cofondatrice de lamacchinasognante.com. Laureata a Bologna, ha esercitato la professione di psicologa e psicoterapeuta. Ha pubblicato "La penna ferita" (1992) "Luci e colori "(1997) "Voca voce" (2006). Ha fatto parte della Società poetica, arte della lingua materna di Ravenna ed ha curato il volume collettaneo "La lingua che accade "assieme a M.L. Antonellini e M. Collinelli. E' presente in diverse antologie della poesia italiana compreso le diverse edizioni di Poeti romagnoli d'oggi a cura di F. Pollini. Interessata allo studio della parola poetica ha sperimentato nei suoi testi una ricerca appassionata di significati, timbri vocali e immagini. ha fatto parte di multiVERSI.

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