4.
C’est pas grave! Dicevi sempre tu
Ed io facevo finta di crederti
Siamo giovani
La morte sola è grave
(la malattia no?)
Si, anch’essa ammettevi
Siamo giovani dicevi e io:
ancor per poco.
Il tempo già ti dà ragione
C’était pas grave! Diremo
Sarà lo sciogliersi dei nostri labbri
Nel riso più sincero
A darcene conferma.
Ma a me ugualmente
Darà ragione
Ci toccherà accorgerci
Una sera più fatua delle altre
(Com’eri fatua e dolce tu
Tessuta
Di rame all’imbrunire
Com’erano i tuoi capelli
Quando io non li vedevo)
Che la giovinezza non è più a noi
Della spiaggia scorta un giorno
Limitando in treno
A strapiombo le riviere
E che ci piacque
Ma che ora soli
Non sapremmo ritrovare.
13.
Presi la rincorsa
Per saltare alto, scavalcare
Il muro secco e crepato:
E come il cane quando deve saltare un ostacolo esita,
A lungo, e mai
Lo fa se il ricordo d’un dolore passato
Lo trattiene o
Se al di là non lo incita
Nessuno.
Così io
Presi la rincorsa ma non saltai
Non mi ero mai fatto male
Ma lo temevo e
Nessuno m’aspettava
Di là dal muro,
Solo case di lucertole
Spiagge rocciose
Grondanti di luce, echi
Lontani d’una terra cava.
Mai più potrò
Tornare indietro, anche
Di pochi passi,
Per prendere di nuovo
La rincorsa.
Arrampicandomi, a fatica,
(Mi brucerò di suolo riarso
Occhi e labbra rimanendone
Mutamente cieco) giungerò in vetta
Dove tinge il sole d’arancio
Le voci delle cicale e forse
Da li non avrò cuore
Di scendere giù.
19.
Trent’anni
Ti si son richiusi addosso
Di soppiatto
O violenti forse
Come la risacca
Che t’impediva lo scoglio
Dove io stavo e t’attendevo.
Perfino allora, spaurita, ridevi.
Non una nube era in cielo
S’alzava il vento
Per richiamar chi vive a ripararsi.
La tempesta verrà
E tu sei già dall’altra parte
In salvo, gli occhi ti rimangon chiusi
Non ti sei accorta di nulla.
Resterò adagiato alla parete
Privo d’appiglio
L’agave materna sopra al capo
Che mira altrove,
troppo debole per raggiungerti
Con delle bacche di pitosforo
A guisa di sassolini
Per richiamare la tua attenzione.
Il freddo d’acqua che
Mi scrollo dal dorso altro non è
Che l’intirizzito peso del nulla.
I tuoi trent’anni
Ti sono esplosi davanti
E ora non guardi che a loro.
E dire che ti portai a veder
Le rose al parco.
L’estate è alle porte
Lontana ancora la bufera
(ma in linea retta, viene prima di te)
Con tutto il mio amore
Ci riempirò i barattoli da conserve.
31.
Scendendo la collina
Giungerò certo al mare
Mi lascerò alle spalle
Le faide dei gatti, le loro grida
Di battaglia.
Il sole ha deterso le strade
L’arsura d’intorno mi strema
La pelle mi ricopre
Veste gloriosa l’anima incompleta
Immobile come un sudario
E lo so, guardare indietro, guardare
In alto, vorrebbe dire concedersi
Ad un nuovo dolore.
Ma ecco, lo senti? le navi
In partenza muggiscono
Mi chiamano a lidi lontani.
Si, la salvezza è laggiù, scendere
E guardare da pari
A pari l’orizzonte.
Gli uccelli isterici elencheranno
L’apparire degli alberi sul mio
Cammino (perdermi
È ormai la sola opzione
O il ramo d’un fico che m’aprirà
La fronte).
Al mare dunque.
Mercurio stasera alla mia destra
Mi guiderà fuga.
Declino verso ciò che è meno
Il vuoto, l’errore, il difetto;
Forse l’occhio potrà
Infine riposarsi
Nella penombra fresca.
Sono troppo stanco ma lo farò
A costo di lasciarmi rotolare
Giù per il pendio tra i sassi scemi
E lo stupore generale.
Raschiatemi via la pupilla con il rovo
Annaspi come il pesce afono
La mia cupidigia.
Se il mare mi vorrà
Affogare come tutti gli altri
Tanto meglio.
Il sale mi sarà da tomba
Mi piangeranno le meduse
Préfiche mi saranno le murene
Il bagliore lancinante delle acque
Non mi disdegnerà.
Il male è ovunque.
Franco Costantini nasce a Genova il 6 febbraio 1990; dopo il liceo classico si laurea in lettere con una tesi in letteratura greca sulla poesia di Ibico. Gli studi magistrali, un doppio diploma Erasmus Mundus in Culture Letterarie Europee, lo portano a vivere dapprima a Bologna poi a Strasburgo, dove apprende il francese, infine a Salonicco, dove discute una tesi sull’opera di C. E. Gadda e L. F. Céline. Tra l’Italia e la Francia ha l’occasione di conoscere giovani autori e artisti di diverse nazionalità, con i quali stringe profonde amicizie e avvia collaborazioni di vario genere.« Contrattempi » è la sua prima raccolta poetica, che riunisce una scelta di testi composti tra l’Italia, la Francia, la Spagna e la Grecia e che cerca di esplorare differenti momenti della relazione con l’immagine dell’altro. Attualmente vive a Parigi dove studia e svolge funzioni di tutorato alla Sorbona.
Foto in evidenza di Melina Piccolo.
Foto dell’autore a cura di Franco Costantini.