“Prefiche mi saranno le murene” poesie di Franco Costantini

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4.

 

C’est pas grave! Dicevi sempre tu

Ed io facevo finta di crederti

Siamo giovani

La morte sola è grave

(la malattia no?)

Si, anch’essa ammettevi

Siamo giovani dicevi e io:

ancor per poco.

Il tempo già ti dà ragione

C’était pas grave! Diremo

Sarà lo sciogliersi dei nostri labbri

Nel riso più sincero

A darcene conferma.

Ma a me ugualmente

Darà ragione

Ci toccherà accorgerci

Una sera più fatua delle altre

(Com’eri fatua e dolce tu

Tessuta

Di rame all’imbrunire

Com’erano i tuoi capelli

Quando io non li vedevo)

Che la giovinezza non è più a noi

Della spiaggia scorta un giorno

Limitando in treno

A strapiombo le riviere

E che ci piacque

Ma che ora soli

Non sapremmo ritrovare.

 

 

13.

 

Presi la rincorsa

Per saltare alto, scavalcare

Il muro secco e crepato:

E come il cane quando deve saltare un ostacolo esita,

A lungo, e mai

Lo fa se il ricordo d’un dolore passato

Lo trattiene o

Se al di là non lo incita

Nessuno.

Così io

Presi la rincorsa ma non saltai

Non mi ero mai fatto male

Ma lo temevo e

Nessuno m’aspettava

Di là dal muro,

Solo case di lucertole

Spiagge rocciose

Grondanti di luce, echi

Lontani d’una terra cava.

Mai più potrò

Tornare indietro, anche

Di pochi passi,

Per prendere di nuovo

La rincorsa.

Arrampicandomi, a fatica,

(Mi brucerò di suolo riarso

Occhi e labbra rimanendone

Mutamente cieco) giungerò in vetta

Dove tinge il sole d’arancio

Le voci delle cicale e forse

Da li non avrò cuore

Di scendere giù.

 

 

 

 

19.

 

Trent’anni

Ti si son richiusi addosso

Di soppiatto

O violenti forse

Come la risacca

Che t’impediva lo scoglio

Dove io stavo e t’attendevo.

Perfino allora, spaurita, ridevi.

Non una nube era in cielo

S’alzava il vento

Per richiamar chi vive a ripararsi.

La tempesta verrà

E tu sei già dall’altra parte

In salvo, gli occhi ti rimangon chiusi

Non ti sei accorta di nulla.

Resterò adagiato alla parete

Privo d’appiglio

L’agave materna sopra al capo

Che mira altrove,

troppo debole per raggiungerti

Con delle bacche di pitosforo

A guisa di sassolini

Per richiamare la tua attenzione.

Il freddo d’acqua che

Mi scrollo dal dorso altro non è

Che l’intirizzito peso del nulla.

I tuoi trent’anni

Ti sono esplosi davanti

E ora non guardi che a loro.

E dire che ti portai a veder

Le rose al parco.

L’estate è alle porte

Lontana ancora la bufera

(ma in linea retta, viene prima di te)

Con tutto il mio amore

Ci riempirò i barattoli da conserve.

 

 

 

31.

 

Scendendo la collina

Giungerò certo al mare

Mi lascerò alle spalle

Le faide dei gatti, le loro grida

Di battaglia.

Il sole ha deterso le strade

L’arsura d’intorno mi strema

La pelle mi ricopre

Veste gloriosa l’anima incompleta

Immobile come un sudario

E lo so, guardare indietro, guardare

In alto, vorrebbe dire concedersi

Ad un nuovo dolore.

Ma ecco, lo senti? le navi

In partenza muggiscono

Mi chiamano a lidi lontani.

Si, la salvezza è laggiù, scendere

E guardare da pari

A pari l’orizzonte.

Gli uccelli isterici elencheranno

L’apparire degli alberi sul mio

Cammino (perdermi

È ormai la sola opzione

O il ramo d’un fico che m’aprirà

La fronte).

Al mare dunque.

Mercurio stasera alla mia destra

Mi guiderà fuga.

Declino verso ciò che è meno

Il vuoto, l’errore, il difetto;

Forse l’occhio potrà

Infine riposarsi

Nella penombra fresca.

Sono troppo stanco ma lo farò

A costo di lasciarmi rotolare

Giù per il pendio tra i sassi scemi

E lo stupore generale.

Raschiatemi via la pupilla con il rovo

Annaspi come il pesce afono

La mia cupidigia.

Se il mare mi vorrà

Affogare come tutti gli altri

Tanto meglio.

Il sale mi sarà da tomba

Mi piangeranno le meduse

Préfiche mi saranno le murene

Il bagliore lancinante delle acque

Non mi disdegnerà.

 

Il male è ovunque.

 

 

Franco Costantini

Franco Costantini nasce a Genova il 6 febbraio 1990; dopo il liceo classico si laurea in lettere con una tesi in letteratura greca sulla poesia di Ibico. Gli studi magistrali, un doppio diploma Erasmus Mundus in Culture Letterarie Europee, lo portano a vivere dapprima a Bologna poi a Strasburgo, dove apprende il francese, infine a Salonicco, dove discute una tesi sull’opera di C. E. Gadda e L. F. Céline. Tra l’Italia e la Francia ha l’occasione di conoscere giovani autori e artisti di diverse nazionalità, con i quali stringe profonde amicizie e avvia collaborazioni di vario genere.« Contrattempi » è la sua prima raccolta poetica, che riunisce una scelta di testi composti tra l’Italia, la Francia, la Spagna e la Grecia e che cerca di esplorare differenti momenti della relazione con l’immagine dell’altro. Attualmente vive a Parigi dove studia e svolge funzioni di tutorato alla Sorbona.

Foto in evidenza di Melina Piccolo.

Foto dell’autore a cura di Franco Costantini.

Riguardo il macchinista

Gassid Mohammed

Gassid Mohammed è uno dei macchinisti fondatori de lamacchinasognante.com. Ha contribuito fino al numero 4 e si è ritirato a dicembre del 2016. Un grande bambino che insegue le farfalle da una vita. È nato a Babilonia, a qualche passo dell’Eufrate. Casa sua è eretta sulle basi della Torre di Babele, nessuno ci crede ma è così. È cresciuto in un piccolo paesino in campagna, con le pecore, le mucche, le galline, le farfalle, le api e tutti gli animali e gli insetti. Tutto il suo corpo è costituito dall’Eufrate, non solo perché ci faceva il bagno ogni giorno per tante ore, ma anche perché le piante e le verdure che piantava e faceva crescere erano irrigate dall’Eufrate. Gli piace molto la natura perché ha passato la sua infanzia e l’adolescenza negli orti e nei campi. Il suo orto aveva una collina coperta di erbe e fiori, a lui sembrava fosse il resto dei giardini pensili. Ovviamente nessuno ci crede, ma c’è poco da fare. Da bambino aveva sempre inseguito le farfalle, e le insegue tuttora, e lo farà per sempre.

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