“Posto di blocco” e “Paradigmi imprevisti” due poesie di Julio Monteiro Martins

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POSTO DI BLOCCO

 

Walter Benjamin,
che si è ucciso
davanti alla sbarra del confine
chiuso a Port Bou
il giorno prima del suo arrivo:
l’ultima beffa della Storia.
Aveva pensieri straordinari,
pensieri
che alla fine
di quella stessa notte
di passione
sono volati sopra tutte le sbarre
e si sono posati oltre ogni confine.

 

Per loro non esiste:
è vietato oltrepassare.

 

Ma qui non parliamo
delle idee di quest’uomo
– luce sul presente,
traduzione del futuro –,
parliamo della sua umile morte
del suo discreto e silenzioso
avvelenamento.
Rinchiuso fuori
dalle porte del paradiso,
mentre fissava
il legno immobile
protetto dai mitra,
il no orizzontale
a crocifiggere
l’ultimo suo giorno
verticale.

 

Immersi nel nuovo secolo,
respirando il suo veleno,
la sua morfina
diffusa nell’aria,
storditi
dalla sua tossicità,
in milioni periscono
davanti alle sbarre chiuse
fatte non più di legno
ma di parole dure.
Di idee irrespirabili.
Di rifiuti di soggiorno.
Di lager per gli stranieri.

 

Ogni frontiera una sfinge
Ogni doganiere una cassandra
Ogni passaporto un vaticinio.

 

Agli amici, tutto.
Ai nemici, la legge.

 

La morte dimessa
di Walter Benjamin
accasciato a terra
sulla terra di nessuno,
terrorizzato dall’alba,
è la morte sorella
del fratello Gramsci,
rannicchiato sulla branda
di una clinica,
sguardo fisso
sulle grate verticali.

 

Sono morti emblematiche,
premonitrici
di una condizione umana
rovesciata,
metafore in carne viva,
non di un mondo che finiva
nel veleno,
ma di un altro
che nasceva proprio lì
sul confine di Port Bou:
quello che conosciamo,
rigato da recinzioni abiette,
da muri e da fossati,
da ogni sorta di divisorio
strettamente sorvegliato.

 

Un mondo sotto il segno
della morte per esclusione.

 

Bisogna abituarcisi.
Non è forse
la morte stessa
una transenna
insormontabile?

 

 

 

I PARADIGMI IMPREVISTI

Un critico letterario di São Paulo,
ragionando sulla canzone brasiliana
del Ventesimo secolo
diceva che il segreto
del suo successo popolare
era la nutrita presenza
dei paradigmi imprevisti
nelle parole.

 

L’accostamento insolito,
sorprendente,
e a volte anche bizzarro
di due sostantivi, di due cose
che non dovrebbero mai
comparire insieme
come il tumore e il diamante,
il petalo e il piombo.

 

Ognuno di questi paradigmi
potrebbe causare
un breve e benevolo
cortocircuito mentale.

 

Allora penso al nuovo secolo,
quello delle guerre preventive,
dello stato canaglia,
delle bombe esplose
per la libertà.

 

Benvenuti nel regno
dei paradigmi imprevisti!
Accomodatevi pure,
culo e metafisica,
per favore, larghi
sulle caste lenzuola di fango.

 

Vi aspettano sassi
e febbri mascherati,
vi saranno sottratti
ipotalami e arpioni
fino all’esaurimento scorta
della pura stagione del dolore.

 

Povera canzone brasiliana,
poveri Chico Buarque,
Gil,
Noel Rosa e Caetano,
Jobim,
João Gilberto.
La loro strategia
retorica vincente
è diventata
il cane quotidiano
della nuova sensibilità.

 

Ma il gioco non si ferma.
Sono infinite
le cospirazioni possibili.
Rimescoliamo le parole
ancora una volta:
La strategia del tumore
del nutrito Chico Buarque
è diventata
l’arpione di piombo
della casta libertà.
I sostantivi canaglie
del secolo cortocircuito
sono sassi imprevisti,
sono puro fango mentale
mascherato
di diamanti retorici.

Ripubblicate per gentile concessione degli eredi, dalla raccolta “La grazia di casa mia”, Rediviva 2013.

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JULIO MONTEIRO MARTINS (1955-2014) è nato a Niterói (Brasile). È stato professore di scrittura creativa al Goddard College (Vermont) dal 1979 al 1980, all’Oficina Literária Afrânio Coutinho (Rio de Janeiro) dal 1982 al 1989, all’Istituto Camões di Lisbona nel 1994 e alla Pontifícia Universidade Católica di Rio de Janeiro nel 1995. Ha ricevuto il titolo di “Honorary Fellow in Writing” dall’Università di Iowa (International Writing Program) nel 1979. Ha insegnato Lingua Portoghese e Traduzione Letteraria all’Università Degli Studi di Pisa e diretto il Laboratorio di Narrativa, parte del Master della Scuola Sagarana, a Pistoia. Tra i fondatori del partito verde brasiliano e del movimento ambientalista “Os Verdes”, avvocato per i Diritti umani per la difesa dei meninos de rua dopo la Strage della Candelaria. Fondatore e direttore della casa editrice Anima, a Rio de Janeiro, che ha pubblicato il maggior numero di opere prime di autori brasiliani tra il 1983 e i 1987 e di numerose traduzioni di testi inediti e rari. Giunto in Italia, ha continuato questo lavoro di scavo fondando la rivista online di letteraturaSagarana. In Brasile ha pubblicato raccolte di racconti, romanzi e saggi: Torpalium, Sabe quem dançou? (Sai chi hanno beccato stavolta?), Artérias e becos (Arterie e vicoli ciechi), Bárbara, A oeste de nada (A ovest di niente),As forças desarmadas (Le forze disarmate), O livro das Diretas (Il libro della democrazia ritrovata), Muamba e O espaço imaginário (Lo spazio immaginario). In Italia ha pubblicato Il percorso dell’idea (1998), Racconti italiani(2000), La passione del vuoto (2003), madrelingua (2005), L’amore scritto (2007). Con Antonio Tabucchi, Bernardo Bertolucci, Dario Fo, Erri de Luca e Gianni Vattimo ha pubblicato inoltre il volume Non siamo in vendita – voci contro il regime (2001). È stato anche autore di opere teatrali (L’isteria del marmoPer motivi di forza maggioreAula magnaHitler e Chaplin). Le sue poesie sono state pubblicate su varie riviste, fra cui il quadrimestrale di poesia internazionale Pagine e la rivista online El Ghibli, e nelle antologie I confini del verso. Poesia della migrazione in italiano (2006) e A New Map: the Poetry of Migrant Writers in Italy (Los Angeles, Green Integer 2006). Nel 2011 è stata pubblicata la monografia sulla sua opera Un mare così ampio: I racconti-in-romanzo di Julio Monteiro Martins, di Rosanna Morace. Nel dicembre 2013 è stata pubblicata la sua raccolta poetica La grazia di casa mia. Tra i libri postumi La Macchina sognante (Besa, editrice, 2015), già al centro del convegno “Tenere accesa la macchina sognante: omaggio a Julio Monteiro Martins” curato a Bologna dal collettivo Multiversi.

Foto dell’autore, a cura degli eredi.

Immagine in evidenza: Foto di quadro di  Giacomo Cuttone, per la galleria delle sue opere, consultare il sito  http://www.cuttone.altervista.org

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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