Poesie sull’Ucraina “Fingo che la morte non esista.” – Iryna Shuvalova (a cura di Amelia Glaser)

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Questa è la quinta parte di una serie sulla poesia ucraina contemporanea pubblicata nel sito di letteratura in lingua inglese Lit Hub il 24 marzo con il titolo “I pretend death doesn’t exist.” New Poetry From Uktraine by Iryna Shuvalova, articolo introduttivo di Amelia Glaser, traduzione dall’ucraino in inglese di Amelia Glaser e Yuliya Ilchuk, traduzione dall’inglese all’italiano di Pina Piccolo, per gentile concessione dell’autrice.

*

Kyiv-Nanchino
(ai miei cari)

  1. l’indicibile

guardate guardate guardate
qui qui
giace
l’indicibile

pesante
come il cadavere
di una persona cara

lungo
come la notte
quando bombardano

afferrate l’indicibile
sotto le sue braccia intrise di sangue
trascinatelo
lasciate tracce

che al mattino
queste tracce rosse
possano essere viste
da lontano

 

  1. chi è poeta non può scrivere di guerra

né vittima
né partecipante
né difensore
né osservatore
né estraneo
quindi chi

la guerra ha dato a tutti un ruolo, qual è il tuo?
coprirti la bocca con il palmo della mano?

scrivi scrivi
la signorina che-non-riesce-a-trattenere-la-lingua
all’improvviso si è zittita proprio quando sembrava
il momento di parlare ma

cosa si può dire quando laggiù
ovunque tutti urlano
sirene che urlano
fumo che crepita verso l’alto
ruote dell’evacuabagagli che scricchiolano
bocche storte di finestre in frantumi
ululano disperatamente

lei ti scrive
“Posso sentire esplosioni nelle vicinanze,
aerei da combattimento che sorvolano”

non sai
come rispondere.

 

  1. primavera

nel mio
paese-qualunque

una donna che rimarrà senza nome
attende la primavera e la guerra

tira fuori dall’armadio il nostro futuro comune
se lo prova davanti allo specchio
sorridendo

e solo quando, in sottofondo,
suonano le sirene dei raid aerei
svanisce il suo sorriso

con riluttanza abbassa le mani
si toglie il nostro futuro
lo nasconde nell’armadio
si siede attendendo la fine dell’attacco aereo
sul pavimento del bagno

non è la stagione giusta

 

  1. divinità di legno

cosa sapevate miei piccoli dei di legno,
mie astute volpi dorate

quando il mio aereo
si lasciò dietro il campo
grigio-nero-rosso di novembre oltre Boryspil
gli specchi delle pozze d’acqua autunnale

cosa avete visto
dal vostro posto polveroso
sulla mia libreria quando
vi ho portato
pigne foglie ciottoli
per ringraziarvi

pensavo
un nuovo lavoro
un trasferimento di successo
il visto finalmente rilasciato
ma a quanto pare era

per una serata senza spari
per una città senza carri armati
per il fatto che la mia figlia

quasi diciottenne non dovrà uccidere nessuno
non dovrà morire

 

  1. ecco che aspetto ha una faccia

ecco che aspetto ha la faccia di mia figlia
quando sta per dire
mamma hai letto il notiziario
mamma, è guerra

ecco che aspetto ha la faccia
di un adolescente coreano
che chiede “Prof, sta bene?”
che chiede “Prof, come stanno tutti a casa?”

che chiede
“Prof, è il ventunesimo secolo
ma che cazzo?”

 

  1. volontario

il padre di mia figlia
è in fila
per arruolarsi come volontario
nello squadrone di difesa della città

normalmente non ci parliamo molto
ma ora…
ma ora.

c’è una lunga fila
è tutta la mattina che aspetta
la sua voce al telefono è vivace
quasi allegra

ma come farai…?
costantemente torturato dalla tua ulcera
non sei neppure capace di riscaldarti la zuppa
o di martellare un chiodo portare fuori la spazzatura
dare l’acqua alle piante quando si deve
o impedire al gatto di graffiare il divano

come farai a impugnare un’arma
come sparerai ai
dannati ragazzi di Perm
i dannati ragazzi da fuori Irkutsk
ragazzi addestrati per uccidere

so
che sarai un buon tiratore

  1. orecchini

preparandomi per andare al lavoro
mi sorprendo improvvisamente a chiedermi
che non sia il caso di indossare
orecchini più semplici

se oggi
qualcuno lì muore
cosa farò

una sciocca
indifesa
arrabbiata
in lacrime

con addosso queste cose allegre
con addosso queste cose colorate

  1. mentre dormi

per me è più facile quando dormi
perché mi sembra che mentre dormi
non puoi morire

dopotutto, addormentato,
sei già così vicino
all’altro mondo
dove non si spara più

e anche perché mentre tu dormi
io non dormo
e quindi in un certo senso
sto di guardia

se non ti proteggo
(sei così lontano)
allora questo giorno
questa luce

sei ore avanti
porto questo sole mattutino come uno stendardo
che sventola

sulla terra dei vivi
e sulla terra dei morti

le loro guardie di frontiera
hanno appeso i fucili agli alberi
e si sdraiano oziosi sull’erba

questi due paesi
non hanno ancora interrotto
i legami diplomatici

 

  1. febbraio

avevamo programmato di superare febbraio
come qualsiasi altro mese—
solo più breve

attraversarlo come si guada un ruscello
giorno dopo giorno
pietra dopo pietra

starsene, dopo averlo attraversato,
sulla sponda verde della primavera

ma invece il fiume ruggisce e ci afferra per le gambe
questa spuma rossa e scivolosa
di un febbraio furioso

nel buio fino alle ginocchia
ci affrettiamo a costruire zattere

i nostri pantaloni arrotolati
s’appesantiscono
inzuppandosi d’acqua

o forse di trionfo
o forse di morte

  1. un panino

vicino al fiume, un panino tra le mani
fingo che la morte non esista

la primavera sta arrivando ronzando sui susini
la primavera sta arrivando è già primavera a nanchino
i convogli si stanno dirigendo verso kyiv convogli militari
sul fiume, un panino tra le mie mani
faccio finta che la morte non esista

ma la morte sta arrivando e la morte ronza
sui susini sui ciliegi e sulle mele cotogne
il pungiglione spietato delle api metalliche
la primavera sta arrivando è già primavera a nanchino
i convogli si muovono verso i convogli militari di kyiv

Leggo le notizie
e piango direttamente nel mio panino

  1. preoccupazione

la preoccupazione
è seduta sul mio collo
come un diavolo peloso

un diavolo dal volto umano

un diavolo con la faccia di un ometto
con una grande ombra scura
che si estende su mezza Europa

sono tempi gogoliani dostoevskiani
tempi travagliati di asce insanguinate
una piaga alla soglia, il nemico al varco

l’Europa fa marcia indietro
l’ Europa si fa cautamente da parte

cercando, confusa,
di asciugarsi gli schizzi rossi
sulle scarpe di vernice

  1. il tuo

a prima vista ogni casa bombardata nella foto
ti sembra la tua

ogni bambino che dorme nella metropolitana di kyiv
ha il volto
di tua figlia

gli aggiornamenti dei notiziari non succedono a noi
succedono a noi

la donna nella foto
che disperata con il palmo della mano
copre la bocca contorta e piangente

non conosco questa donna
conosco questa donna

Tradotto dall’ucraino da Amelia Glaser e Yuliya Ilchuk, in consultazione con l’autrice, traduzione italiana di Pina Piccolo dall’inglese. In attesa di approvazione.

 

 

Essere ucraini all’estero ed essere ucraini nel proprio Paese oggi rappresentano due diversi tipi di dolore. Iryna Shuvalova, poeta e studiosa di letteratura ucraina, ha intrapreso il suo viaggio dalla città natale Kyiv alla Cina, dove lavora come consulente universitaria, proprio mentre i carri armati iniziavano ad apparire ai confini dell’Ucraina.

Faccio finta che la morte non esista
ma la morte sta arrivando e la morte ronza
sui susini sui ciliegi e sulle mele cotogne
lo spietato pungiglione delle api metalliche
la primavera sta arrivando è già primavera a nanchino
i convogli si muovono verso i convogli militari di kyiv

Ho letto gli aggiornamenti del notiziario

Mentre la maggior parte delle poesie ucraine riportate nelle prime puntate del progetto di  Lit Hub dedicato all’Ucraina sono state scritte durante i primi otto anni della guerra del Donbass, qui pubblichiamo una serie di poesie di Iryna Shuvalova, scritta lontana dai bombardamenti, a Nanchino, in Cina, in seguito all’invasione del 24 febbraio di Ucraina. Il nome ucraino per febbraio è liutyi, che letteralmente significa “furioso/feroce” e, come scrive Shuvalova, il mese si è rivelato furioso. Le poesie di Shuvalova riproducono gli aggiornamenti dei notiziari, i testi e le telefonate che colmano e aggravano la distanza tra l’Ucraina in guerra e gli ucraini all’estero.

Le poesie di Shuvalova hanno iniziato ad attirare l’attenzione di critici e lettori negli anni 2000, l’autrice veniva percepita  come giovane poeta lirica in un certo senso, erede della tradizione metafisica dei poeti ucraini degli anni ’80 come Oleh Lysheha e Vasyl Stus. Ma a questa tradizione aggiunge le mutevoli relazioni tra gli individui, l’ambiente, la tecnologia e la cultura post-sovietica. Shuvalova intreccia metafore naturali con quelle corporee. Scrive spesso in cicli poetici con temi internamente sovrapposti e immagini ricorrenti che espongono un ampio spettro di stati emotivi e fisici codificati in riferimenti mitologici, biblici e artistici.

“L’essenza della poesia è parlare a più voci attraverso un’unica voce”, ha scritto Shuvalova della sua raccolta di poesie più recente. Il linguaggio di Shuvalova è melodico, ritmico e ingannevolmente semplice, talvolta la sua poesia conserva il ritmo di una canzone d’amore, a volte ha il sapore di una profezia. Passa senza soluzione di continuità dal linguaggio colloquiale a parole composte di sua invenzione. I rifugiati trasportano “evacubagagli” ( evakvaliz ). Ha intitolato la raccolta pubblicata nel 2020 Sassofruttetobosco ( Kaminsadlis ). Il titolo composto del libro suggerisce che i vari elementi in esso contenuti sono mescolati alchemicamente l’uno con l’altro, forgiando qualcosa di nuovo.

Anche i personaggi che animano le poesie di Shuvalova si suddividono in elementi e il mondo degli oggetti inanimati può improvvisamente prendere vita con voci umane. Colmando il divario non solo tra le parole ma anche tra le cose, Shuvalova esplora il fenomeno della memoria ai livelli più profondi e organici, in cui la famiglia e gli amici sono intrecciati con i sistemi circolatori come gli alberi dalle radici. In una poesia del 2020, “Ti meriti di più”, Shuvalova scrive:

a volte la luce cambia e si ripiega
come una tovaglia i bambini si nascondono sotto
una membrana dietro cui qualcosa trema
le viscere sensibili del loro mondo segreto dove
il mondo dura per sempre
vaporoso agile immutabile

(Tradotto dall’ucraino da Anand Dibble.)

Anche nel suo nuovo ciclo sulla guerra, Shuvalova ci regala poesie sul desiderio di definirsi parte di un mondo fondamentalmente interconnesso. Ricordi, congetture, conoscenti e amici senza nome, sogni sfocati e sentimenti costituiscono il tessuto delle sue poesie e descrivono il suo universo personale. Ma qui, la distanza tra bellezza e guerra, sicurezza e casa, è dolorosa nella sua grandezza. Come si può rispondere ai messaggi di un amico sugli aerei da combattimento? È giusto indossare orecchini vivaci durante la guerra?

 

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Iryna Shuvalova (nata nel 1986) è una poeta, traduttrice e studiosa originaria di Kyiv. Ha conseguito il Master in Letteratura Comparata presso il Dartmouth College (2014) e il dottorato in Studi slavi presso l’Università di Cambridge (2020). Iryna è autrice di cinque raccolte di poesia: Ran , Os , Az , le raccolte bilingue Pray to the Empty Wells e Stoneorchardwoods . La sua poesia è stata anche antologizzata e pubblicata su riviste in Ucraina e in oltre nove lingue, tra cui Modern Poetry in Translation, International Poetry Review, Podium Literature, Radar .

 

Amelia Glaser è professoressa associata di letteratura russa e comparata presso la University of California San Diego. È autrice di Jews and Ukrainians in Russia’s Literary Borderlands  (2012) e Songs in Dark Times: Yiddish Poetry of Struggle from Scottsboro to Palestine (2020). Attualmente è ricercatrice presso il Radcliffe Institute for Advanced Study.

Yuliya Ilchuk è Assistant Professor di lingue e letterature slave presso la Stanford University. È autrice del libro  Nikolai Gogol: Performing Hybrid Identity (2021). Attualmente conduce ricerche su memoria e identità nella letteratura russa e ucraina post-sovietica.

 

Immagine di copertina:

Vasily Ryabchenko. Princess, 194 x 296 cm, oil on canvas, 2010-2021, dall’articolo in Odessa Journal https://odessa-journal.com/landscape-and-poetics-in-contemporary-ukrainian-art-in-silkeborg-denmark/

 

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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