1
Una casa avrà i vecchi e gli allettati
allineati per orizzontale e composti
gli uni sugli altri, alternati da strati
di badanti polacche e moldave,
per il sostentamento disposte ad incastro,
a spina di pesce, coi centenari montanari
a triplo vincolo, le vecchissime vergare
marchigiane usate a mo’ di foratelle,
gli intubati sussunti nel grande disegno,
le fantesche innestate come impianti,
i curati e i curanti, i validi e gli invalidi,
canterti delle nuove anti-sismiche,
anti-abitanti, senza bisogno.
2
Una casa sarà fatta di tutte le frasi
le belle frasi, le frasi tipo, frasi-struttura,
“la memoria di quanto accaduto”
“la prevenzione nelle zone ad alto rischio”
“per prime le scuole dovranno”
architettura di frasi ad alto rendimento,
a basso costo, senza tema di risparmio di frasi,
anzi sondando
i corpora delle più pronunciate
frasi dopo il disastro.
Sarà una casa inattaccabile,
leggera come il fiato della frase,
modulare, prefabbricata, ecologica,
con i “nessuno sarà lasciato solo” accanto ai
“prendiamo a modello il Giappone”.
Grazie alla forza intrinseca della materia prima più diffusa
ecco la casa altro che popolare: casa in prosa, casa fonetica!
Con tanti rappresentanti e funzionari e urbanisti
ma anche i sognatori e la gente comune senza le lauree,
tutti quanti in prima linea, in maniche di camicia
arrotolate sopra il gomito, i muscoli delle braccia
tesi mentre tengono le mani a megafono
tutti rivolti a sud-ovest a gridare frasi
bellissime, indistruttibili.
Qualche burlone griderà “forza Juve” o “viva la fica”.
Poi ci saranno pure quelli senza voglia di gridare,
i soliti sfaticati rimasti senza casa, peggio per loro.
3
Una casa scava la terra
scava un buco, una buca,
una tana, una nicchia,
una fossa, un fossato,
una cava, un crepaccio,
burrone, precipizio
un un,
un abisso
e al centro vi posa la terra
scavata riempie di terra
la terra svuotata
riempie le case
di assenza di
casa la vuot
a riempita
di posa la ari
a di ca ass
la senza
di ca
d
e
s
s
4
Questa è la casa fatta di futuro
la riconosci dalla presenza del bambino,
bambino bello col gioco didattico in pannolone,
neonato-occhioni a pancia in sotto sul letto,
bambino più grandicello con il pallone in cortile,
bambina che maneggia cose arrotondate,
mangia tonnellate di budino arricchito con omega tre
la squadra mangia, l’asilo mangia, la scolaresca mangia,
mangime di bambini, fondamenta del futuro,
cosa offriremo ai nostri ecc.ecc.?
mastica con le gengive dure come sassi ogni domanda,
ammorbidisce: non siamo stati tutti bambini una volta?
non c’è rimasto bambo nel nostro cuore di matrioska?
bambini accompagnati da altri suffissi
e maggiori dimostrazioni di speranza,
anche alcuni feti, come attestazioni che la vita non finisce,
va avanti, i bambini ce lo provano
possiamo sempre ricominciare dall’inizio,
fare tantissimi bambini,
tantissimo futuro, la grande casa del futuro
è tutta aperta, come fontanelle sui crani dei bambini,
è proprio un futuro a fontanella, cascata di futuro, senza osso,
bambini molli che scorrono ovunque per casa,
bava
Per gentile concessione dell’autrice, da “Anti-sismiche”, in Renata Morresi, Terzo paesaggio (Aragno 2019)
Renata Morresi ha pubblicato poesia su varie riviste e antologie e nelle raccolte Cuore comune (peQuod 2010), Bagnanti (Perrone 2013), La signora W. (Camera verde 2013). È nella redazione del lit-blog Nazione Indiana. Si occupa di traduzione e letteratura anglo-americana. Nel 2015 ha vinto il premio del Ministero dei Beni Culturali per la traduzione di poeti americani moderni e post-moderni. Del 2017 è Sei nessuno anche tu?, una scelta di testi in traduzione di Emily Dickinson, accompagnati dalle foto di Mario Giacomelli. Collabora con Arcipelago Itaca Edizioni, per cui cura la collana Lacustrine.
Immagine di copertina: Dipinto del pittore iracheno Sadiq Toma.