Poesie all’epoca del terrore (Gassid Mohammed e Pina Piccolo)

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                                                                                    Per ricordare Iskanderiyah

Adolescenti che non hanno raggiunto l’età della morte
non gli sono spuntate barbe come quelle dei religiosi
né baffi da uomini
parlavano di Messi e di Neymar più che di Dio
e correvano più di quanto non pregassero
alcuni di loro non hanno raggiunto ancora la pubertà
e alcuni non hanno adempiuto alla preghiera
si saranno innamorati di una ragazza o di un pallone
tanto loro non distinguevano ancora tra i due amori
avranno avvisato le loro madri che sarebbero andati
a giocare a calcio
o forse sono andati senza avvisarle
tutto ciò che importava a loro era comprare una divisa sportiva
e svegliarsi il giorno dopo per rincorrere un pallone
E nella loro ultima partita
non era il fischietto dell’arbitro a concludere la partita
ma un uomo che indossava la morte in una cintura
lasciando tra i loro corpicini il pallone
macchiato del loro sangue
di Gassid Mohammed LogoCreativeCommons

 

 

Ombre di Parigi- 7 gennaio 2016

Lamento di boa mi era sembrato

la tromba che piangeva sul lungo Senna

accecata incespicava al passaggio

del bateau ebbro di luci

che le facciate rivelava

alla bramosia di turisti.

 

Stava lì accovacciato su uno sgabello

tra il reticolato di ombre

di platani spogli sovrastanti

e le dimore fluviali ormeggiate

su cui tavoli bianchi attendevano

l’estate capovolti.

 

Era forse l’ombra di Satchmo (*)

stregata da invisibili ondine

da quel marzo del ‘65

Ogni sera ripeteva assolo

quelle note di strazio

che ora afflitte

galleggiavano là bas

sulla Piccola Africa

18th arrondisement

alla base di Montmartre

la Goutte d’Or de le Chateau Rouge.

 

Attaccate, le note, alla pelle

negra di Adama, il maliano

bambara, capo della sicurezza

del museo di antropologia Quai Branly

“fortemente voluto da Jacques Chirac”

che di buon passo

lascia alle spalle

il candore fantasmeggiante

di quel Sacre Couer

che mai la smette di espiare le colpe

di fine diciannovesimo secolo.

 

Inciampando sul materasso

del nouveau clochard Denis,

prima di essere inghiottito

dalle viscere veloci della città

si gira il bambara alla granicola

scoppiettante di suono.

 

E’ ritornata

l’ombra, lo sente nelle ossa,

quella che si proietta

potente e quasi annulla

l’altra quella da cui da secoli

les blancs sono abituati

a distogliere lo sguardo.

 

si manifesta a una frequenza

quasi invisibile alle pupille occidentali

producendo un lieve baluginio

molto percettibile ad “altri” nervi ottici

quella stampata sul muro

dai fucili commerciati

da “suola al vento” Rimbaud

crepitanti vittoria

sulle pendici di Amba Alagi e Adua

mentre i tamburi di Menelik coprivano

le trombe della nivea ritirata.

 

Disdegnosa ora ghigna

l’ombra negletta

e si rifugia nei manoscritti

salvati a Timbuctu, da Mamadou,

cugino di Adama.

Mentre, oggi a Parigi brilla l’altra

l’ombra accecante

nella cintura simulacro rancorosa

e folle stramazza nel conteggio.

 

Eppure si aggira ancora l’ombra trascurata

nei bassifondi del Louvre tra

il nuovo candore del tempio al dio mac

e quello antico di Hathor strappato

in un passato

di campagne gloriose

in groppa a bianchi destrieri impennati.

 

Mentre nel lungo Senna

riprende lamentoso l’assolo

dell’ombra di Satchmo

E nel vibrare dell’onda

danza l’ondina amazzonica

arrivata

un mese fa

nella canoa Sarayaku

per guarire l’acqua.

 

(*) Satchmo è il nomignolo di Louis Armstrong, da “satchel mouth” bocca di cartella.

 

di Pina PiccoloLogoCreativeCommons

 

Foto in evidenza a cura di Gassid Mohammed.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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