Poesia e Caso – Lettere non spedite: Oksana Stomina dall’Ucraina, trad. di Marina Sorina

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Voglio raccontarvi una storia di speranza.

Una storia che dimostra come la Poesia e il Caso possono alleggerire la sofferenza.
Oksana Stomina è una poeta di Mariupol. Lei è fuggita in tempo perché suo marito l’ha convinta ad andar via, anche se lei non voleva abbandonarlo. Lui non è partito. Era fra i difensori di Azovstal. Insieme ad altri, è stato imprigionato e portato in direzione ignota dagli orchi russi.
Oksana non aveva avuto notizie di lui. Ha scritto però una poesia, e l’ha pubblicata il 14 luglio su FB.
La sua poesia, dedicata al marito, è piaciuta ed è stata condivisa su FB molte volte. Una di queste condivisioni è stata vista da uno dei prigionieri di Azovstal, liberato di recente con uno scambio. Lui ha contattato Oksana e le ha detto che era detenuto insieme al suo marito.
Così grazie alla poesia, Oksana ha potuto sapere che lui è vivo e sta bene.
Un dettaglio importante: la sua poesia potrebbe sembrare solo una meditazione romantica sulla separazione dall’amato, se per un’attimo dimentichiamo il contesto. Ma era corredata da una nota importante, che vi riporto in calce alla mia traduzione:

 

Lettere non spedite,

per chi è nella prigionia
Dedicato a mio marito…
Ci scriviamo queste lettere. Pure e trasparenti.
Non parlano di cannoni, carri o posti di blocco,
ma di albe color ciliegia,
di un bel nido sotto i pini,
di felicità e di vittoria.
Scriviamo d’amore. Può mai mancare?
Parliamo poco di dove sei e di come sto senza te.
Scriviamo ancora e ancora le lettere e le lanciamo nel cielo.
Scriviamo ancora e ancora le parole e le lasciamo cadere nell’acqua.
Perché non abbiamo un’altra via d’uscita, né di entrata.
Perché non abbiamo indirizzi, né strade, palazzi, città.
Allora saranno le voci rimate a creare il ponte fra noi.
Perché solo Marte o Venere sono più lontani del mio destinatario.
Allora… Bacio la tua fronte e lascio questo sulla carta.

luglio triste, anno 2022

“I prigionieri di guerra saranno autorizzati a spedire e a ricevere lettere e cartoline. Se la Potenza detentrice reputa necessario limitare questa corrispondenza, essa dovrà autorizzare almeno l’invio di due lettere e quattro cartoline al mese”.
Convenzione di Ginevra relativa al trattamento dei prigionieri di guerra, art. 71.
Nota della autrice: Questo articolo non viene osservato in russia nei confronti dei prigionieri di guerra.
Nota della traduttrice: scrivere il nome del paese aggressore con la prima lettera minuscola è una prassi diffusa in Ucraina attualmente, applicata non solo nei social, ma anche su carta stampata, ad esempio dei giornali locali. E’ l’espressione del nostro disprezzo verso il paese che calpesta vite umane e accordi internazionali. Non è un paese come altri, per cui il suo nome è scritto in modo diverso. Potremmo usare tanti eufemismi o nomignoli offensivi, – e lo facciamo a volte, – ma non c’è nulla da nascondere: il paese criminale è proprio la russia.
P.S. La foto è mia, scattata una settimana fa a Lviv. Il dolore della separazione, a cui nessuno può sottrarsi, è lenito solo dalla speranza della vittoria.
Per gentile concessione di Marina Sorina, da un post nel suo profilo di Facebook.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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