Il 22 giugno alle Nazioni Unite, Elizabeth O’Casey, direttore del comitato di difesa della International Humanist and Ethical Union (IHEU) ha letto davanti alla delegazione saudita e al resto del Consiglio per i Diritti Umani una poesia di Ashraf Fayadh, il poeta palestinese condannato a 8 anni di reclusione e 800 frustate in Arabia Saudita.
Secondo l’articolo pubblicato in rete dalla IHEU, “O’Casey ha affermato che il suo intervento avvenuto nel corso di un dibattito su “situazioni preoccupanti per i diritti umani” mirava ad utilizzare le parole dello stesso Fayadh, dal momento che gli è stato proibito parlare in Arabia Saudita, paese in cui risiede.
“ Non solo desideriamo porre l’accento sul suo caso e dargli voce”, ha affermato O’Casey, “ma volevamo anche vedere se l’Arabia Saudita avrebbe tollerato che le parole ‘blasfeme’ per le quali lo hanno punito così severamente nel loro paese, fossero pronunciate senza interruzione all’ONU.”.
La sua dichiarazione è riportata integralmente nel sito della IHEU http://iheu.org/iheu-reads-poem-banned-in-saudi-for-apostasy-to-delegates-at-un/
32esima sessione del Consiglio ONU per i Diritti Umani (13 giugno – 1 luglio 2016) Dibattito generale sul punto 4 – Situazioni preoccupanti per i diritti umani, intervento di Elizabeth O’Casey
Ashraf Fayadh è un poeta palestinese attualmente detenuto in Arabia Saudita – paese in cui gli atei sono definiti, dal punto di vista legale, terroristi. E’ stato accusato di “diffondere l’ateismo” e di recare offesa “ al sé divino” e di obiettare ai concetti di destino come atti di Dio.” E’ stato anche associato alla denuncia di atti di brutalità da parte della polizia religiosa saudita. Per questi motivi è stato condannato a morte per “apostasia”, da eseguire tramite decapitazione con la spada. Nei primi mesi dell’anno, la sua condanna a morte è stata commutata a 8 anni di reclusione e 800 frustate. Naturalmente anche in precedenza abbiamo portato all’attenzione del Consiglio il caso di Fayadh, come pure i casi di Raif Badawi, Waleed Abulkhair, Ali al-Nimr e altri. Abbiamo ripetutamente sostenuto che, come membri di questo Consiglio, il più importante organo con il compito di proteggere e promuovere i diritti umani, l’Arabia Saudita ha a chiara e incontestabile responsabilità di sostenere gli standard più alti dei diritti umani.
Ma le nostre argomentazioni e parole non hanno ricevuto ascolto. Non ci sono stati cambiamenti.
Quindi, oggi concludiamo il nostro intervento con le parole dello stesso Fayadh attualmente detenuto in Arabia Saudita, e per qualche tempo minacciato di assassinio da parte dello stato.
Dal momento che Ashraf Fayadh non può parlare nel paese nel quale risiede, sono sicura di potere leggere le sue parole qui, nel foro creato per promuovere tutti i diritti – compresa la libertà di parole e di credo- promuovere tutti i diritti in maniera universale e senza vergogna con la libertà Fayadh stesso merita come essere umano che cerca solo di aggiungere un po’ di ragione e bellezza al mondo:
I profeti sono andati in pensione
non aspettate dunque un profeta inviato a voi … e per voi
per voi gli osservatori presentano i resoconti giornalieri
e ottengono alti stipendi
quant’è necessario il denaro
per una vita dignitosa!
Traduzione di Pina Piccolo. dall’originale inglese https://arablit.org/2016/06/23/ashraf-fayadh-poem-read-before-un-human-rights-council/