Introduzione di Pina Piccolo
Per assaporare in pieno lo spessore dei versi di Per un’appendice ad una corona di Reginaldo Cerolini, poeta, critico e redattore de La Macchina Sognante, bisognerebbe compiere uno sforzo di visualizzazione e un esercizio auditivo, cioè immaginare la sua persona fisica, il luogo in cui sono stati scritti e percepire la sua voce, che a prima vista potrebbe sembrare quella di una persona maggiore dei suoi veri anni. Il nome potrebbe trarre in inganno- non si tratta di un attempato signore lombardo ma di un aitante ragazzo (perché così verrebbe classificato in Italia) di qualche anno sotto i quaranta, queer afrobrasiliano adottato da una famiglia italiana bianca benestante – lombarda, dopo un’infanzia segnata da situazioni traumatiche, una mente sagace e inquieta, nutrita di antropologia, letteratura, teatro, viaggi e vicissitudini umane. Con una gran fame di conoscenza del mondo che si rifiuta di accettare quello che appare in superficie o farsi trascinare da mode e correnti pur riservando loro una grande curiosità e sforzi di ricerca (non a caso ne la Macchina Sognante è il nostro esperto del mondo di YouTube, del rap e dei generi minori). Bisogna anche immaginarsi il luogo in cui questi versi sono stati scritti: una comunità di recupero dalla tossicodipendenza, nella notte tra il 31 luglio e il primo agosto di questo anno mirabilis 2020, cioè mentre un’Italia ‘liberata’ a diverse riprese dal lockdown faceva grandi sforzi, per riforgiare ‘la normalità del passato’ il poeta, si trovava invece sotto le restrizioni comunitarie volte a garantire una tranquillità che consentisse di effettuare lo scavo interiore. È da quel lavorio che nascono i versi che seguono.
PER UN’APPENDICE AD UN CORONA
a me stesso, alla vita (di tutti gli esseri)
Incipit o Cosmogonia Umana
Si era sentito per un attimo
– solo un attimo è eterno –
un silenzio incalcolabile
e il dubbio infrangere la certezza
con piena luce.
Il mare aveva per un attimo
svelato i suoi segreti
il cielo ovviamente
in simpatia dismesso gli arcani
per tutti – proprio tutti – c’era stata
possibilità di vivere immensamente
l’erranza. I migranti
popolo avveduto di colori e carne
già da tempo smuovevano
dimensioni e confini con rabbia,
speranza e tenerezza cronica
per l’avvenire. Le News
parlavano di questo avvallamento
della sicurezza con disperata ignoranza
(che molti scambiavano per sagacia).
Le cattedrali della Scienza
le titubanze della fede
i feudi della legge
guardavano all’avvenire con fronte corrucciata
o francamente si cagavano sotto
loro che senza l’illusione del potere sono niente
ma i fiori – stranamente!? –
non smettevano di fiorire
nei mari i delfini di respirare
o di volare nel cielo gli aironi.
Così la vita aperta all’incertezza
continuava ad insegnare se stessa
con la saggezza sottile del sudore
o della fresca rugiada.
La solitudine si era – finalmente –
scoperta moltitudine e dolce
persino comica – a volte – e infatti
dicono che sia per questo che un Corona
(il Corona, la Corona, le Corona!? Il, lo, le, la!)
si sia reciso da una testa o una testa
staccata dalla Corona e che comunque – insomma –
tra fibra muscolare e scintillio avesse continuato
a ruzzolare. Eppure nessuno ricorda
quel suono secco, il rumore poderoso
che pretendeva rispetto. Tutti – proprio tutti – però
si ricordavano del silenzio. Solo il silenzio.
I
La vita si scopre
come un piccolo cerchio
con attorno cerchi
più grandi
II
Occasione mancata
fare dell’ansia
speranza!
III
L’io, aspetta
ma quale io!?
Il corpo diciamo
o la mente
no – ecco – accontentiamoci
della persona
incastonata nell’infinito
IV
Io in fondo
aspetto sempre qualcosa
né piccola né grande
ma serenamente esatta!
V
Il mondo fischia superbamente
nelle orecchie con l’ansia
piena dell’estate
ha covato tumori grandi
come pompelmi
colpe distratte oppure sbavate
per dire con il cinismo
che gli conviene
ogni volta che muore
di arroganza urbana
…ma io in fondo non ho colpa
– e dunque chi se ne fotte! –
VI
La televisione ha spento
le rime nelle giornate
ora un caldo padrone
con fantasie sadiche
tracima le carni
i sudori ed ansie
qualcuno dice che è solo estate
– torrida e tropicale –
mentre una mente
sapientemente catastrofica
suggerisce – forse – che si tratti
di collettiva espiazione.
Le ore si tingono di cronache
sporadiche dove chi tenta il quotidiano
non si ammala, non muore
ma con insistenza tragica
tenta una rapina
uno stupro
una frase azzardata sulle razze
una follia a colpi di mitra e di fucile
o, chi ha più spirito, una semplice
evasione e il resto del popolame
– supinamente umano – con insistenza
e senza troppo rumore
vive.
VII
Mia madre
sola da mesi
– sola con un cane –
si badi bene “con” e non “come”
rima lo spazio
con un respiro ottuagenario
che in ogni istante
eternamente (si capisce!)
vince il tempo. So bene
che come lei prolificano
nei giardini cittadini come ortiche
altre vegliarde e vegliardi
coriacei e fendenti
come sciabolate di sole. Di lei però
con un dilagante affetto filiale
(lo so un po’ stucchevole e ovviamente circostanziale)
mi domando quale sia il segreto
dell’esistere, cioè come componga
nei gesti, nelle faccende, nel corpo
e nei pensieri questa somma sottile
ed infinita dei giorni. Ovviamente
non so rispondere ma so che il cane
ogni volta per lei muove la coda con tenerezza
per farla sorridere. Una donna e un cane
possono vincere le ansie del mondo
o semplicemente vivere!?
r.c (notte tra 31 Luglio e 1 Agosto 2020, Belgioioso, Saman-Anteo)
Immagine di copertina: Foto di Gin Angri.