Palinsesto d’amore- poesie di Hugo Dominguez Silva

Hugo1Senza titolo

Tessuto damascato

 

Tessuto damascato

venduto a Catanzaro

effetto mezzo opaco

sei così pregiato.

 

Disegni stilizzati

composti di filati

di fibre artificiali

nelle mura dei palazzi.

 

Speciale lucentezza

esultante finezza

usato nella chiesa

di elegante bellezza.

 

Di un solo ordito

uscito dal telaio

di oro impreziosito

nell’arredo sacro.

 

Un filo di cotone

di differente torsione

un filo di seta

ecco la storia perfetta.

 

si sono innamorati

materiali inseparabili

cotone e seta

nei paramenti della reggia.

 

Stoffa di colori

motivi floreali

armatura di raso

nello stesso spazio.

 

Bottega dell’artigiano

artefice insuperabile

hai creato un’unione

di un amore impareggiabile.

 

 

Magari pensai

mi piace assai

ma non è troppo perfetta

tutta questa schifezza?

 

Mi sembra eccessivo

sfarzoso, pomposo

merita disgregazione

tale associazione.

 

Legame eccezionale

congiunzione orribile

materiale eccelso

di un risultato indegno.

 

Tessuto damascato

di buon gusto, raffinato

ora mi sembra pacchiano

indecente, sfortunato.

 

Sembrava sufficiente

manufatto sovrabbondante

ma è risultato esorbitante

vanità traboccante.

 

Maledetta l’ora

povero cotone

hai sbagliato a scegliere

una seta sconveniente.

 

Io come te,

tradito sono stato

condannato a rimanere

l’uno insieme all’altro.

 

Broccato ricercato

dal mercante genovese

rimpiango di aver conosciuto

quel tessuto catanzerese.

 

 

 

 

Palinsesto sesquipedale

 

Palinsesto d’amore,

manoscritto che conserva

le tracce di una storia anteriore,

sulla stessa superficie,

ma cancellata, a stento,

per dare luogo

a quella che ora vedo;

sesquipedale,

perché un piede e mezzo .                                                                 Hugo1Senza titolo

misura questa pergamena,

questa sofferenza,

per un documento intero.

 

Pratica di economia

per risparmiare il costoso papiro,

lettura perspicua perduta,

testo riscritto, sovrapposto,

preziosa cancellatura,

si mostra ancora predisposto

a lasciare leggere qualcosa,

messaggio, infame, macchinoso,

resiste l’effetto dell’ammoniaca,

discorso, arduo, pretenzioso,

tinta di nuovo perspicua,

amore che non è morto.

 

Parole farraginose

rimangono in modo ricorrente,

carta stracciata,

io dopo le tue sciocchezze,

archivio antico, innocuo,

espunge inevitabilmente

quello che mi avevi detto,

(provo a toglierlo della mente),

prima di lasciarmi da solo:

«ti voglio un mondo di bene»,

fascicolo sovraccarico

di una menzogna indelebile.

 

 

 

Pagina medievale,

materiale spendibile,

non come il mio cuore

che è arrivato al suo limite,

scritta con tintura di bile,

si avverte un verso dell’Iliade;

Achille l’eroe invincibile,

tradito in modo orribile,

piange la morte del suo amante,

compagno irriducibile,

defezione imprevedibile,

di un amore indescrivibile.

 

Palinsesto sesquipedale,

poema di parole intrecciate,

che rivela come Patroclo

subì un amore scontroso,

una storia complessa

di un una triste promessa:

«partirò all’Ade,

dove mi potrai incontrare»,

giuramento inattendibile

che non è stato possibile

perché all’Inferno sono andato

e di là non sono più tornato.

 

 

   

Cemento 

 

Due torri dalla mia finestra vedo,

la luna in mezzo si alza,

la notte si abbassa,

per contemplarla.

 

Torri di mattoni sono state costruite,

dicono che neanche l’uragano più forte

le potrà mai

demolire.

 

L’amore che si professano è plasmato

sul dominio intorno che le accetta,

felici di essere insieme,

in piedi, sulla terra.

 

Palazzi capitalisti,

abitati da famiglie mezze ricche,

piene di sogni,

con diverse uscite.                                                                                    Hugo2Senza titolo

 

Terremoti, pioggia e vento,

nessuno riesce a farle cadere,

l’affitto sempre più caro

continuano a volersi bene.

 

C’è confusione nel condominio,

discussioni, controversie.

I problemi si concatenano,

un amore pieno di schegge immerse.

 

Un certo giorno d’estate

arrivò un ingegnere edile,

dicendo che le torri erano vecchie,

poco futuriste.

 

Questi soldi ti diamo

se riesci a rinnovarle,

i lavori puoi cominciare,

fa attenzione sono diventate delicate.

 

 

Maledetto l’architetto

che orchestrò tale rovina,

una delle torri era caduta,

sulla strada, senza vita.

 

Tutto era una truffa

un imbroglio, un’insidia,

solo voleva approfittare

senza disagio, con ignominia.

 

Due torri dalla mia finestra vedo,

una in alto, l’altra sul pavimento,

in attesa di essere ritirata,

il manovale la porta indietro.

 

Come il mio cuore

che aspetta di essere raccolto,

dalla separazione sofferta,

una torre senza ritorno.

 

Troppa gioia era,

per quei muri di cemento,

ora solo mi resta

di aspettare il prossimo progetto.

 

Il prossimo tormento.

 

 

 

 

Un nuovo libro ho imparato a scrivere

 

Non vivo, sono gelido, sono vuoto.

Molto tempo ho passato

senza i tuoi occhi.

Il desiderio si è perso,

si è annegato.

I rimpianti che mi inferisco

sono molti.

 

Lungo pensavo sarebbe stato il nostro cammino,

sbagliavo.

Più corto che un sospiro il nostro rapporto

è durato.

 

Godevo l’aroma del tuo collo,

dei tuoi capelli.

Ora godo l’aroma della mia tristezza,

dei miei pensieri.

 

 

Sorridevi alla mia voce.                                                                           Hugo3Senza titolo

Ti piaceva il mio umore.

Ti presentavo i miei amici.

Mi dicevi che eri felice.

Non credevo come il cielo

mi avesse fatto incontrare il tuo sentiero.

I miei lamenti sono pronti,

solo desidero la mia morte.

 

Un bel romanzo ho vissuto,

sono muto.

Lo spettro della tua presenza

mi perseguita, mi tormenta.

Ora piango la tua assenza,

la tua partenza.

 

Un libro del passato

ho bruciato.

Una pagina in bianco

ho strappato.

Il capitolo finale non è ancora

terminato.

 

La vita è grigia, è nera.

Nel frattempo ho perso la mia giovinezza.

Spaventoso è ancora di più

il mio futuro, la mia

ubriachezza.

Solo aspetto l’ultima parte, la mia salvezza.

 

Non vivo, sono gelido,

sono rotto.

Molto tempo ho passato

senza i tuoi complimenti.

Il desiderio si è perso,

è morto.

Gli errori che ho commesso

sono troppi.

 

Un libro nuovo ho cominciato

a scrivere.

La prima pagina ce l’ho qua,

in tasca.

Al libro vecchio appartiene,

la bastarda.

Questa volta non riinizierò

a fallire.

Ora ho cominciato di nuovo

a vivere.

Un nuovo libro ho imparato

a scrivere.

 

 

 

Tanta disperazione e odio sentivo

 

Tanta disperazione e odio sentivo
che chiamai il cavallo della Morte.
— La mia vita in cambio del finale sospiro,
mi arrendo davanti alla tua corte.

 

Sdegnoso arrivò il vil Signore,                                                          Hugo4Senza titolo
trapassandomi un agghiacciante brivido
— Ecco qua il mio cuore,
vattene e portalo insieme al tuo grido.

 

Tra le ombre buie il Signor cavalca,
trascinandosi la mia anima.
Si gira e mi guarda in faccia,
temo sia una cattiva minaccia.

 

— Ti prego non aspettare,
vivere già non mi piace,
il cavallo deve andarsene,
altrimenti non saprei cosa fare.

 

— Dolore e sofferenza hai vissuto
e diventerai schiavo mio.
Ma non sei pronto per andare al cimitero,
il tuo percorso non è finito.

 

— Rimanere sarebbe un incubo,
non è quello che desidero.
Ti imploro andare al tuo nido,
solo ti chiedo il mio suicidio.

 

— Sono io che decido,
quando devi partire.
Ci sono ancora tante cose,
sul tuo destino scritte.

 

— Queste cose non mi interessano,
per me niente ha più senso.
Non ho voglia di sapere,
quello che ancora devo vedere.

 

— L’amor credi di aver perso,
senti rabbia, odio e disprezzo.
Aspetti il mio cavallo con sollievo,
non sai l’errore che hai commesso.

 

— Il mio cuore è spezzato,
sono rimasto senza fiato.
Non troverò più la forza,
per vivere in questo mondo senza gioia.

 

— Ancora c’è una persona
che ti può ridare la forza.
Solo devi credere nel tuo destino,
ci rivedremo presto, ora addio, schiavo mio.

 

 

 

Ottobre s’avvicina

Una stazione di treno.

Un treno che si avvia.

Un avviarsi sottile.

Una carrozza che si stacca.

 

Una stazione chiassosa.

Una goccia d’acqua.

Un uomo seduto da solo.

Una banchina occupata.

 

Un astio esistenziale.

Hugo5Senza titolo

Una noia senza pari.

Una stanchezza evanescente.

Un disgusto colossale.

 

Io sono qui,

con il libro tra le gambe,

aspettando la vita che passa,

un invito che non arriva,

questa volta non accade,

sopportando gli sguardi,

una commedia senza fine,

così triste, così distante.

 

La gente si ferma, mi guarda, mi fissa, mi stanca.

 

Una stazione di legno.

Due gocce d’acqua.

Un cielo pieno di nuvole.

Un uomo che si arrabbia.

 

Una sagoma di persona.

Forse devo sbrigarmi,

si è fatto un po’ tardi,

l’ultimo treno parte ora,

non vorrei rimanere,

qua fuori, sotto la pioggia.

 

 

 

 

Il binario che si allontana.

Una carrozza piena d’anime.

una puzza così mi ammazza,

non ce la posso proprio fare.

 

Un giorno come gli altri,

o quello pensavo in quell’istante,

tutto andava come di solito,

fino quando la vidi lí,

così bella, così mi pare.

 

Non mi ero ancora accorto,

avevo letto troppo,

posso avere l’ora?

da stamattina l’orologio non funziona.

 

Sono le dieci meno un quarto.

La ringrazio, sono in ritardo.

non conosco l’orario

mi sembra questo sia l’ultimo sul binario.

 

Prego, sembra stanco,

si sieda al mio fianco.

Credo di aver capito,

quello che c’è scritto

qua, sul vetro dal lato sinistro.

 

I libri ne parlano spesso

e non l’avevo mai capito

Le emozioni che si rasentano

come se tu fossi ferrovia e io treno.

 

Ottobre s’avvicina,

credo sia la frase scritta,

un riferimento comunista,

in quel momento sulla vetrina.

 

Per gentile concessione dell’autore.

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Hugo Domínguez Silva è nato a Vigo (Spagna) nel 1991. Si è laureato in Traduzione e Interpretazione e ha conseguito la magistrale in Lingua e Cultura italiana per stranieri (Filologia moderna) presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Ha vissuto in Francia, dove ha studiato e lavorato come traduttore e professore di spagnolo. Attualmente vive in Brasile, dove insegna lingua gallega all’Università Federale di Minas Gerais. Parla 7 lingue: spagnolo, gallego, catalano, italiano, francese, inglese e portoghese. Amante della letteratura e dei viaggi, si sta specializzando nella traduzione di João Guimarães Rosa, principale autore della letteratura brasiliana contemporanea. Condivide con il grande scrittore mineiro che si firmava con lo pseudonimo di “viator” (viaggiatore in latino) la voglia di conoscere altre culture e di viaggiare.

 

 

 

L’immagine di copertina e i disegni contenuti nel testo sono a cura dell’autore.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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