Ognuno sta solo nel cuore degli acquisti… Parte III – Irene De Matteis

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Sono approdata ai supermercati. Luoghi pieni d’indifferenza. Nella strada dove abito a Berlino le vittime dell’acquisto passivo si distribuiscono lungo un solo kilometro in almeno 10 diversi punti vendita. Tutto è ripartito dal reparto ortofrutta, guardando delle mele rosse che per farne una ce ne vogliono 3 dell’albero del nonno. Si entra nel supermercato con un desiderio e si rimane soli, attraverso trappole a reparti, tentazioni in plastica, acquisti obbligati. Qua in Germania non c’è neppure la voce mediatrice di un gastronomo, un macellaio od un fornaio; per trovare presenze umane che ti porgano con cura le tue voglie etichettate e impacchettate devi andare in supermercati di lusso. Ho iniziato a guardare dritto negli occhi i cassieri e chiedere con entusiasmo “Wie geht’s?” Stanno tutti bene, anzi immer gut, che vuol dire sempre bene. Qua per ogni lavoro c’è una formazione e per ogni formazione c’è un lavoro. Devono aver istruito i cassieri a rispondere senza mettere in dubbio la loro soddisfazione. Ma uno di questi giorni ne incontrerò uno per strada, fuori dallo spazio controllato e chiuso del supermercato e vorrò vedere se proverà ad essere sincero. Ho iniziato a fermare le persone per strada e a parlare del loro rapporto col supermercato. Al momento ho fatto le seguenti scoperte: ad ognuno il suo carrello. Dimmi cosa compri e ti dirò chi sei. Ognuno sta solo nel cuore degli acquisti trafitto da un’offerta o un 3X2. Ed è subito spesa. Ognuno cresce dentro il supermercato. I bambini sperimentano le prime responsabilità, quando la mamma li lascia ad aspettare il proprio turno al reparto gastronomia, od in fila alle casse per prendere al volo l’ultima cosa dimenticata. A quel punto per un bambino è molto facile cadere in panico, immaginare che la mamma non tornerà più e che si troverà faccia a faccia col cassiere con la spesa che scorre inarrestabile e lui senza soldi. Ho scoperto che Brenda un giorno ha guardato a lungo lo scaffale della frutta secca. Molte etichette, svariate promozioni, stravaganti mix. È uscita dal supermercato senza aver acquistato niente. Brenda spesso guarda le proposte musicali del fine settimane. Ce ne sono per tutti i gusti. Brenda spesso decide di stare a casa il fine settimana. Sua sorella ha un ukulele, per tutta la sera cantano canzoni tradizionali messicane, ridono e mangiano biscotti al burro. Alma va in ansia quando deve imbustare velocemente i prodotti alla cassa, insieme pagare, insieme ringraziare e rispondere prontamente alla domanda “vuoi lo scontrino?”. Klara compra prodotti esclusivamente bio ed almeno un pacco di patatine rigorosamente piene di additivi e coloranti, da mangiare appena torna a casa quando nessuno la vede. Si ritrova spesso a dialogare con i signori anziani in fila alle casse. Commentano la qualità dei prodotti che aspettano il loro turno per essere bippati dalla cassiera. Ed ecco l’idea, mentre faccio questa passeggiata… il lato ovest di Plotzen See è costeggiato da una strada asfaltata. Non ho trovato l’accesso per raggiungere l’acqua. Ho avuto la tentazione di tornare indietro, congiungermi al sentiero che già conoscevo, ma ho deciso di percorrere fino alla fine quella parte ancora inesplorata. La strada asfaltata non è molto trafficata, anche se porta verso l’autostrada. Da questo lato del lago vi sono grandi campi e piccole casette. Oltre un cancello il rumore di uno strumento. Mi avvicino. Il campo è pieno di lapidi. Un uomo sta lavorando di schiena; quando interrompe il suo lavoro mi faccio sentire. Daniel iscrive lapidi e comincio da qui. Da ciò che facevano i miei avi paterni, sì, anche loro erano esperti in epitaffi e decorazioni funebri. Quello che voglio fare io adesso cerco di capirlo io stessa mentre tento di spiegarlo a Daniel, con il mio tedesco inceppato; Daniel non sa l’inglese perché lui ha a che fare con la morte e l’inglese non gli serve. Quando inizio ad utilizzare la pantomima Daniel mi fa cenno di seguirlo. Penso “lo avrò veramente scocciato, vorrà continuare a lavorare in pace”; invece Daniel mi traghetta da Caroline, una ragazza che l’inglese lo parla molto bene. E sta lì, ad ascoltare tutto quello che non capisce, poi interroga Caroline per capire bene. E parliamo, parliamo a lungo e ci salutiamo con un lungo abbraccio. E due pezzetti di carta che lascio loro in custodia. Inizia a prendere forma concreta ciò che prima era un’astrazione nella mia testa. E questa forma concreta mi pone domande a cui ancora non avevo pensato e procederò così, via via che raccoglierò domande troverò anche le risposte. Poi incontro Philippe. Philippe studia, si considera una persona libera, non vuole pensare al futuro ma ha l’aria attenta di chi vuole capire. Per qualche anno, per superare la noia e la passività degli acquisti nel supermarket, targava tutti i prodotti con un pennarello. Anche a lui ho chiesto di scrivere la lista di ciò che non può comprare in un supermercato, di metterla poi dentro un prodotto. Lo farà. I will support you, mi ha detto, e mi ha fatto bene sentirmelo dire. Hanno capito bene Daniel, Caroline e Philippe. Partire da un punto e generare un’onda; un big bang, un’esplosione che ha il suo epicentro ovunque. Ed eccoci tornati a quello che successe in Calabria; perché questo è veramente successo questa estate a Borghinfiore, il festival di Placanica dove siamo stati con Pina. È avvenuto spontaneamente senza che ci fosse un vero capo direttivo. Come le piante, che non possono spostarsi, noi eravamo lì, in quel borgo sospeso tra terra e cielo; noi artisti, attivisti, noi presenze presenti abbiamo imparato a comunicarci i nostri bisogni e ci siamo sostenuti, fatti spazio, uniti per far vivere più a lungo le serate del festival. Ed io credo che sarà così il futuro, sarà tre volte Carnevale e ci organizzeremo con intelligenza vegetale, senza un centro di comando, strutture piramidali o centri commerciali.

 

Immagine in evidenza: foto di Mario Bellizzi.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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