Non dirmi di tutti i tuoi bambini fantasmi – Poesie per la Siria, di Valentina Meloni

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Supplica

 

dirò quello che mi hanno fatto

lo dirò a Dio – quando lo vedrò –

lo so che gli sto andando incontro

e allora lui saprà che la mia casa

è crollata sotto il peso delle bombe

che mia sorella è morta prigioniera

che mia madre ha pianto tutte

le lacrime del mondo che mio padre

ha giurato vendetta e poi è caduto.

lo dirò a Dio quello che mi hanno fatto

e non potrà tapparsi le orecchie

non potrà chiudere gli occhi o voltarsi

altrove: dirò come sono morto

e come non sono mai nato mai stato

un bambino ma subito uomo – Lui – lo saprà

saprà quello che mi hanno fatto e allora

rimetterà tutto a posto allora chiamerà

i miei fratelli bambini e potremo giocare

potremo saltare andare in strada

non avere più paura perché io lo dirò

dirò quello che mi hanno fatto e – Lui –

non piangerà come mia madre Lui non

griderà vendetta Lui saprà come fare

senza dover impugnare le armi – Lui –

qualcosa dovrà fare quando lo incontrerò.

dirò a Dio quello che mi hanno fatto

gli dirò tutto.

 

04/2017

 

Nota

 

Questa poesia si ispira alle parole del bambino siriano rimasto vittima dei bombardamenti nel 2013: «Dirò cosa mi hanno fatto a Dio. Gli dirò tutto» che sono rimbalzate per anni sui social e sui giornali a corredo di diversi articoli che raccontavano le storie della guerra in Siria, iniziata nel 2011.

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Lettera di un bambino siriano alla sua mamma

 

Mamma non me lo avevi mai detto

che si può morire anche respirando

mentre io credevo che per morire

ci volesse una ferita, una crepa da cui

la vita potesse uscire assieme al sangue…

Mamma non me lo avevi detto

che si può morire giocando

tra la polvere e i sassi della strada

che mi hanno visto correre.

Non me lo avevi detto che

mi avresti salutato da così lontano

e che piangendo la tua anima

sarebbe venuta a reclamarmi.

Mamma non me lo avevi detto

che si può morire respirando dentro a un sogno,

che anche l’aria può essere un veleno.

Non me lo avevi detto

che sarei stato un angelo di vetro,

dentro un sudario bianco,

addormentato.

Mamma non me lo avevi detto che

la morte mi avrebbe reso luminoso e bello

spazzando via il terrore delle bombe.

Mamma … Io, invece,

non ho potuto dirti ieri

mentre giocavo con la morte

quanto ti amassi e ti volessi bene.

 

22/08/2013

Nota

 

22/08/2013 Questa poesia fu scritta dopo l’attacco chimico di Ghūṭa. Lunedì 16 settembre 2013 il team indipendente delle Nazioni Unite incaricato di verificare l’eventuale uso di armi chimiche in Siria ha consegnato il suo rapporto definitivo al segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon. Il rapporto, lungo 38 pagine, ha confermato che le «armi chimiche sono state usate relativamente su larga scala nel conflitto tra le due parti in Siria, anche contro i civili, inclusi i bambini».

Pubblicata in italiano nel volume antologico “Voci contro la guerra” di Onirica Edizioni e nel volume antologico “Ho conosciuto Gerico” (volume storico del 2013 fuori commercio, Edizioni Ursini)

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I bambini di Aleppo

 

 

i bambini di Aleppo si tuffano

nei crateri aperti dalle bombe

le stesse che hanno ammazzato

i loro fratelli, i loro amici le stesse

 

i bambini di Aleppo giocano

con l’acqua che non hanno più

si muovono tra le macerie allegri

si lasciano andare ai giochi

 

sono bambini devono bagnarsi

dimenticare gli orrori della guerra

dimenticati loro dalle coscienze

abbandonati in una città fantasma

 

i bambini di Aleppo piangono

sopra i corpi dei loro fratelli sanno

la disperazione dell’impotenza

conoscono il terrore d’esserci ora

 

e poi non più sopravvivono a stento

i bambini di Aleppo sono piccoli

uomini più grandi dei loro genitori

più disperati più consapevoli più

 

fragili e indifesi perciò sfidano

la morte vogliono vivere i bambini

di Aleppo come tutti i bambini

vogliono sorridere sperare nel futuro

 

i bambini di Aleppo non ci sono

non ci sono più quello che resta

è una città fantasma dove i bambini

fanno il bagno nei crateri aperti

 

dalle bombe e si tengono per mano

mentre si tuffano si guardano

negli occhi della memoria si salutano

in silenzio hanno paura di scomparire

 

— in quel cratere — di non vedersi più

 

[2016]

 

Le bombe ad Aleppo non fanno male

 

le bombe ad Aleppo non fanno male
perché le pietre bianche non sanno parlare
non possono dire dei silenzi rotti dagli spari
dell’oscuro terrore della lotta continua
cinquemila anni di storia quelle ossa di
li portano sulle spalle della memoria
dalla porta della Cittadella
un tempo inespugnabile ora entrano i carri
armati e i barbagli dei fuochi sterminatori

 

le bombe ad Aleppo non fanno male
ormai non c’è più nessuno da ammazzare
più nessuno a pregare… le moschee
adesso sono campi di battaglia civile
le ceramiche policrome sgretolate
come le vite spezzate dei bambini nel sonno
mostrano colori sbiaditi e polverosi
i palazzi crollati la processione dei volti
orfani     vedovi di tutto pure del dolore

 

le bombe ad Aleppo non fanno male
quando cadono sopra gli ospedali
non esistono tribunali a invocare giustizia
l’ultimo pediatra prestava servizio di notte
non voleva lasciare i suoi bambini
è morto con loro abbracciandoli stretti
con le bombe sul capo hanno chiesto
di stare vicini di essere risparmiati
dalle tegole rotte del tetto dagli aerei nemici

 

perché le bombe ad Aleppo non fanno male?
anche il cielo ha pianto ogni giorno ma noi
respirando ancora nel sonno non sapendo
guardare           abbiamo spento il televisore
un bambino affacciato da un palazzo distrutto
gioca in quella che fu… una camera da letto
il muro divelto l’armadio in bilico sul precipizio
ha i capelli arruffati nuvolosi di polvere sembra
chiedersi se davvero le bombe non facciano male

 

[2017]

 

 

Landai, Canto per Aleppo in dodici distici (Da Sottopelle, Landai – distici ribelli)

 

1.*

Non dirmi, ti prego, non dirmi…

Halab, di tutti i tuoi bambini fantasmi.

 

2.*

Nessuno è più al sicuro

sulla collina della tua cittadella…Halab!

 

3.*

Guarda, i bambini di Aleppo…

Fanno il bagno nei crateri delle bombe!

 

4.*

Aleppo la grigia! Aleppo!

Anche le montagne piangono la tua caduta.

 

5.*

Halab! Halab! Mia amata Halab!

Dove sono, dimmi, tutte le tue genti?

 

6.*

Tutte e nove le tue porte…

Adesso, Halab, conducono alla morte.

 

7.*

Nel giardino di casa mia,

ad Aleppo non fanno più nidi gli uccelli.

 

8.*

Lungo le strade di Aleppo

bambini soli vagano come fantasmi.

 

9.*

Qui sulle montagne i fiori

non spargono più il loro profumo, Halab!

 

10.*

Aleppo è la nostra città…

ma Aleppo sarà anche la nostra tomba!

 

11.*

Le tue mura cadendo, Halab,

portano con loro il pianto dei bambini…

 

12.*

Nella nostra casa distrutta

dormi anche tu, bambina mia, come la bambola?

 

[2016]

 

Pubblicato in parte in “Aleppo c’è”, (AAVV, Kipple-Aleppo, 2017)

*

 

Ninive

 

Hanno raso al suolo Ninive
cosa è rimasto delle mura antiche
di secoli di storia di tracce scolorite
di un noi perduto?
Forse granelli di polvere nelle narici
forse lacrime scese come gioielli …
Ed è arrivato il male – come tu dicevi –
ad afferrare il cuore ultimo del mondo.
É arrivato a falciare il tempo
le voci antiche e sagge delle vecchie pietre:
in un battito di ciglia la bocca della ruspa inghiotte millenni di soli e lune
in un battito d’ali una farfalla capovolge le sorti dei viventi.

E noi ancora qui senza poter volare

noi che non sappiamo più dove poter guardare.
(21 maggio 2015)

 

Nota

 

Poesia scritta subito dopo che i jihadisti fecero saltare in aria il tratto murario vicino alla Grande Moschea di Mosul (Iraq). Le mura, fatte costruire dai re assiri nell’ottavo secolo avanti Cristo, erano considerate il più importante monumento storico di Mosul e dell’intera regione. Da quando, a giugno 2014, l’Isis ha preso il controllo di ampie regioni dell’Iraq, ha distrutto molti monumenti antichi, santuari e siti archeologici considerati “profani” e quindi contrari all’Islam.

Ninive fu capitale dell’impero assiro nel primo millennio a.C. ed è uno dei più importanti siti archeologici dell’Iraq. Situata sulla riva sinistra del Tigri, a nord della Mesopotamia, divenne fulcro degli Assiri sotto re Sennacherib (704 – 681 a.C.), raggiungendo il suo massimo splendore. Il sovrano fece costruire nuove strade e piazze e palazzi imponenti tra i quali il “Palazzo senza Eguali” (503 per 242 metri) con ottanta camere. All’interno del palazzo è stata trovata una importantissima biblioteca di tavolette cuneiformi. Le mura della città raggiungevano una lunghezza di circa 12 km. La città fu distrutta nel 612 a.C., ad opera di Medi e Caldei. Nel 2015 infine dai Talebani. Attualmente è in atto la ricostruzione.

 

 

va-lentina76

Valentina Meloni, è nata a Roma nel 1976. Scrive poesie, saggi, aforismi e racconti da diversi anni. Vive in Valdichiana dal 2007 e conduce una vita ritirata a contatto con la natura. Scrive fiabe e storie per bambini, si dedica alla poesia, alla traduzione. Ha pubblicato per la poesia: Le regole del controdolore (Temperino Rosso, 2016), la raccolta di haiku uscita in allegato alla rivista statunitense Otata nanita (Otata’s Bookshelf, 2017), l’autoantologia di eco-poesia profonda Alambic (Progetto Cultura, 2018), la raccolta poetico-fotografica sul femminicidio e la violenza di genere Eva (NOSM, 2018) con fotografie di Annalisa Marino, con Giorgio Bolla Corrispondenze da un mondo increato – epistolario poetico (La Vita Felice, 2018),  Enso, Haiku Yoti (Nausicaa, 2019), Snails, ebook (Le lumachine, 2018). Inoltre ha dato alle stampe le plaquette numerate: Nei giardini di Suzhou (FusibiliaLibri, 2015),  Il fiore della luna-Leggenda di Rosaspina (La Linea dell’Equatore, 2018) illustrate dall’artista Santo Previtera, Suite della solitudine (Haiku, Katauta, 2020) illustrata dall’artista Rosario Morra e con Massimo Govetto Una rosa per Emily (Komorebi ni nureru, 2019). Nel 2017 ha pubblicato, inoltre, le fiabe illustrate: Storia di Goccia, Nanuk e l’albero dei desideri (Temperino Rosso). Altre poesie, racconti, saggi sono pubblicati in riviste di settore e raccolte antologiche. Suoi testi sono stati tradotti in inglese, francese, cinese, giapponese, arabo, bulgaro, spagnolo e sono apparsi in blog, riviste e quotidiani internazionali. È curatrice editoriale e traduttrice di alcuni poeti internazionali, dall’inglese. In settembre uscirà, per i tipi di Musicaos Editore, nella Collana Fogli di Via, la sua traduzione dalla versione inglese d’autore di Dendrarium (Scalino, 2019) del poeta bulgaro Alexander Shurbanov. Nel 2017 ha fondato – e tuttora dirige e pubblica – Komorebi ni nureru Italian Journal, una rivista aperiodica di Haikai in traduzione. Scrive in riviste letterarie e culturali e nei suoi blog di eco-poesia ed ecologia profonda. Spiritualità, ecologia, alberi e natura sono i temi fondamentali della sua poetica. Contatti: www.valentinameloni.com

 

Immagine in evidenza: Opera grafica di Irene De Matteis.

 

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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