NON BASTA DIRE: testi teatrali di Alberto Todeschini, introduzione Iles Braghetto (1990)

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Quelli che seguono sono alcuni testi di canzoni e monologhi dello spettacolo realizzato in carcere durante un seminario-laboratorio del 1989 dal Centro Maschere e Strutture Gestuali diretto da Donato Sartori, presso la Casa di Reclusione di Padova. Il seminario si è concluso con uno spettacolo rappresentato all’interno del carcere il 27 gennaio, 1990 e, successivamente, il 31 marzo, all’esterno nell’ambito della rassegna teatrale organizzata dal Comune di Padova, da Arteven in collaborazione con il Teatro Popolare di Ricerca e Teatrocontinuo.

 

            “E’ difficile scomporre i meriti di un’azione che si impone all’attenzione come collettiva. Tuttavia vorremmo ricordare: Donato Sartori, direttore del Centro Maschere e Strutture Gestuali di Abano Terme che, con i suoi collaboratori (lo scenografo Paolo Trombetta, l’architetto Paola Piizzi, il maestro Giuliano Pirani), ha aiutato i detenuti a creare le maschere: gli attori del Teatro del Sole di Milano, Felice Picco e Claudio Raimondo, che hanno contribuito affinché le maschere acquistassero vita e movimento: Alberto Todeschini, autore del testo “Non basta dire” che, con i suoi compagni detenzione, si e’ immerso in una realtà culturale nuova acquisendo strumenti inediti per attivare un confronto con la società; la Direzione, il personale  di custodia della Casa di Reclusione, gli operatori penitenziari e gli operatori del Progetto Carcere, senza i quali l’iniziativa non avrebbe potuto svilupparsi e concludersi. Tutti protagonisti in egual misura come la “maschera”, che ha dato un volto ai personaggi sulla scena. Se in epoche precedenti la maschera simboleggiava  l’altro e l’oltre, nell’esperienza del seminario-laboratorio di Padova ha rappresentato il qui e  ora di chi tenta di non rimanere staticamente celato dietro l’identità di detenuto, non vuole continuare a essere inconoscibile agli altri, ma desidera dare voce alla propria esperienza quotidiana di dolore e gioia, disperazione e speranza, utilizzando uno strumento di comunicazione. Per questo “Non basta dire” non e’ solo il titolo  del testo rappresentato sulla scena, ma e’ un messaggio lanciato in platea: non sono sufficienti le parole per costruire un ponte tra l’istituzione  carceraria (intesa come luogo di un cambiamento possibile) e la società libera (luogo possibile di partecipazione a questo cambiamento). Se Paul Valéry ci ricorda che non esce dalla cella chi ne ha contato i mattoni e che le frasi che scrivono sui muri non fanno cadere i muri, noi, più modestamente, vorremmo sottolineare che non e’ sufficiente “fare”  per cambiare il rapporto tra l’istituzione penitenziaria e la realtà esterna; e’ necessario che questo “fare” trovi le sue parole. Abbia un senso e un significato: quelli, per esempio, di questa iniziativa che, ci auguriamo, potrà proseguire oltre le attuali prospettive.”

 

Iles Braghetto

Padova, aprile, 1990

 

 

(TESTI)

 

 

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Sesso e paranoia

 

Ma di ieri non è saltimbanchi nani santi e fanti

che paura non ha non ci fu non avrà non ci sogna d’avere mai.

 

Ed oggi il sesso è la mia paranoia

e mangio porno perché il mostro muoia

sono risorse inutili

presenti in gesti facili

di questa vita carcere.

 

Dimmi se non va dimmi come va

più di prima no come prima no

dimmi come sei dimmi con chi sei

quando te ne andrai come te ne andrai.

 

Vorrei mia madre non saper chi sia

nessuna cosa vorrei dirla mia

i tuoi ricordi morbidi

esplodono in atomica

in questa vita sterile.

 

Dimmi se non va dimmi come va

più di prima no come prima no

dimmi come sei dimmi con chi sei

quando te ne andrai come te ne andrai.

 

C’è sempre un urlo che mi muore in gola

ma forse è meglio trattenerlo ancora

ogni riscossa ha un limite

ogni sommossa ha un martire

ed ogni fede un debole.

 

Dimmi se non va dimmi come va

più di prima no come prima no

dimmi come sei dimmi con chi sei

quando te ne andrai come te ne andrai.

 

Or la mia terra pianterei di stelle

per poi morire non poter vederle

famiglia patria e simboli

sono ricordi inutili

per ritornare a vivere.

 

Dimmi se non va dimmi come va

più di prima no come prima no

dimmi come sei dimmi con chi sei

quando te ne andrai come te ne andrai.

 

 

Qui rinchiuso

 

Qui, rinchiuso nel mio monolocale, subisco il Passare del tempo

contemplando la mia negata libertà, e con Lei, tutto ciò che Le

compete!

Ma non c’è nessuna voglia di ricordare o riallacciare storie e

consuetudini passate, nessuna volontà di ritornare… così

coglione!

Come se tutto ciò, non fosse servito!

Solo che la solitudine, trascende a volte anche la voglia di

andare, ti accerchia e pervade a tal punto da coinvolgerti!

Così, mi sento solo, solo e rinchiuso con altre 150 anime…

di cui non conosco e non mi interessa conoscerne

sentimentalmente la storia.

Un modello di vita prettamente contemplativo, esule da ogni reale partecipazione emotiva; una forma asettica di vivere i contorni del proprio reale quasi volersi negare un’identità che per forza di cose il cinico meccanismo sociale t’ha appiccicato addosso come fosse una decalcomania!

 

E… calcola che li ricalcola, finirà in un mero calcolo di giorni,

permessi-premi e semi-libertà; non resta altro a cui pensare e soprattutto,

concedimi il termine, di cui discutere, qui dentro!

E la nevrosi assorbe assassina ogni forma raziocinante che la

mente produce. è una contínua sovrapposizione tra lento pensare e velocità; la velocità figlia della schizofrenia, risulta, nella maggior parte dei casi…. vincente!!

 

Così t’immergi nel niente frenetico, credendo di fare chissà cosa.

Mangiare per rabbia, bere per rabbia., fumare per rabbia, masturbarsi per rabbia. Possibile non ci possa essere un attimo, dico un attimo di dolcezza qui dentro!!??

Tutto con la bava alla bocca, tutto fatto come fosse l’ultimo atto di questa esistenza, tutto talmente controllato, da farlo sembrare eccessivo anche per me, che sono l’ossesso dell’eccesso! Spasmi continui contrazioni incontrollabili terrorizzano le mie giornate, non se ne accorge nessuno; tutti hanno i loro spasmi e loro contrazioni, ed io non me ne accorgo.

Ho perso anche l’obiettività!

 

La voglia sarebbe di saltare la barricata, ma non c’è nessuna

barricata, non c’è mai stata; c’è solo l’egoismo, l’ancestrale

istinto animalesco di sopravvivere; tutto lì. Il resto quello che

crediamo vitale, non è nient’altro che contorno ed a volte anche nebbioso!

 

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Se cerchi una mano

 

Di luce tormento le mie notti tra me

di trucco dipingo i giorni in mezzo agli altri

rimbalzano i sogni addosso ai miei perché

tra  mille non trovo una risposta umana.

 

Se credi ancora alle favole

non ci cascare (dai) non farti fregare

tanto c’è sempre chi mormora

ma il tuo futuro non è poi così nero.

 

Datti una mossa riprenditi

ci vuole poco prendersi gioco

di chi ti crede inutile

lascia che gli altri guardino

non ti voltare non ti fermare

torna di nuovo a sorridere

per te… per lei…

 

Se cerchi una mano non la troverai qui

s’è perso di niente il tempo in cui mi davo

castagne dal fuoco certo non ruberò

ho ancora negli occhi i giorni in cui bruciavo.

 

Se credi ancora alle favole

non ci cascare (dai) non farti fregare

tanto c’è sempre chi mormora

ma il tuo futuro non è poi così nero.

 

Datti una mossa riprenditi

ci vuole poco prendersi gioco

di chi ti crede inutile

lascia che gli altri guardino

non ti voltare non ti fermare

torna di nuovo a sorridere

per te… per lei…

 

per te… per lei…

per te… per lei…

 

 

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Che cosa fai lì…

 

Che cosa fai, lì dietro al buio?!? T’ingozzi di GOZZINI?!?

Oh grassator cortese, ti ho visto sai…è inutile nascondersi… ora!!

Non c’è spessore che ci possa dividere!

Non c’è classe che ci possa distinguere!

Per quelli come noi, l’anima plebea…non è rimpianto…è realtà!!!

Il circolo diventa sempre più vizioso, a tal punto da non

distinguere gli estremi.

L’identità si trasforma, inconsapevole, diventa

IDENTIFICAZIONE…

così si perde il senso, il “buon  vecchio senso” della misura!!

Ecco stiamo già cadendo nell’esagerazione.

Qual è il limite tra masticare e…ruminare??!!

In fondo il caos è il preludio dell’ordine.

È il disordine che non riesco a sopportare!!

C’è una profonda differenza tra confusione e mescolanza, sono

due situazioni chimicamente e socialmente opposte, ma

continuamente proposte per dare senso al disordine…sociale!

Giuro…non so più chi sono.

Protagonista…vittima qual è la differenza??

Accessorio o parte intatta di questa realtà meccanica??!!

Plebeo, patrizio, cacciatore, preda, aggressivo, distruttivo,

animale…UOMO!!

Giuro non so più chi sono.

Ma c’è un anello che mi lega alla vita, comunque essa sia, è

l’amore per te. Tu che sei lì. Lì in mezzo agli altri che mi

guardi e…non capisci!

Giuro, non so più chi sono!!

 

 

Io ci sarò domani e ieri

 

Vieni qui vicino ascolta un po’ le mie parole

voglia di cantare, voglia di gridarti amore.

Io sono qui nei tuoi pensieri.

Io ci sarò domani e ieri.

 

Io sono qui nei tuoi pensieri

Io ci sarò domani e ieri.

 

Ma due occhi più caldi non avrai

ma due occhi più scaltri non avrai…Mai più

stanco d’essere uomo

mi dipinsi labbra ed occhi di “Blues”.

 

E giocavo con le cose del passato

ci giocavo e non mi spaventavo più

inutili vuoti a rendere

mille cuori infranti ed un amore tu…

 

Che giocavi a vivere…Tu

che mi facevi ridere…Tu

inutile tormento…Tu

che sei numero 1 e 100!

 

Poi riprendemmo a correre

su schettini fra stelle e giri armonici

noi liberi e purissimi

incatenati a sogni e agli incantesimi.

 

Salta sui tuoi sogni piano, senza far rumore

sentimi vicino non pensarmi, non pensarmi altrove.

 

Io sarò lì nei tuoi pensieri.

Io ci sarò domani e ieri.

 

 

Io sarò lì nei tuoi pensieri.

Io ci sarò domani e ieri.

 

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Allucinazioni di un deviato

 

Mai prendersi troppo sul serio! Mai analizzarsi disarticolando le proprie sensazioni e, poi riunirle in una comoda e Confacente emozione, anche perché, cercare di adattarsi sulla situazione, non è senz’altro un modo corretto di porre la propria personalità sugli scudi di chi armi fa finta di non avere!!

Meglio…molto meglio tutto ciò prima, per non cadere dritti in bocca al lupo!

 

AUTOMEDIAZIONE-AUTOCONVINZIONE-

AUTO COMMISERAZIONE…AUTOMATICITÁ

 

Vuoi vedere che stavolta ho trovato la parola magica…senza intaccare qualsiasi concetto metafisico, questa volta mi sento alchemico, certo non ho la presunzione d’aver risolto il dubbio della pietra; non quella splendente, non quella comburente, ma…quella inconsistente, incontinente; quella che di filosofico non ha niente, ma la chiamano pietra filosofale. Mi sembra quasi di parlare di un flauto, traverso o dolce non v’è differenza, l’importante è saper chiudere i buchi nel momento e nei modi opportuni!!!

Mi stai chiedendo cosa voglio dirti vero??

Ti stai chiedendo cosa voglio dirti… vero?!?

E se una volta tanto uno riuscisse a dire il vero…quanto…

come si gestirebbe il verbo, la parola…la diffusa consuetudine di interpretare le chiacchere degli altri!

Ma tu, che ne sai, con quale presunzione, con quale antica prevaricazione ti permetti, oh scusa, ti appresti, ti avvicini a porre su di me il marchio, il simbolo, il segno, il manifesto disegno del tuo giudizio, dell’interpretazione della mia persona, di ciò che sono stato, di ciò che sono?!? Quel che sarò ti prego lasciamelo…accettalo, solo per farmi ancora credere di esistere!!

Un marchio infuocato! È tanto che non si sente odore di carne bruciata! Il boia si adatta ai tempi!!

Basta con l’ergastolo non v’è più nessuno che macera se stesso tra pelle umana!!

Sì cari, si dolcissimi tutori, sì esaminanti di chi esaminando non vorrebbe essere! Oggi c’è troppa luce..!

I riflessi non sono più colorati dal fuoco, primordiale oggi la chiarezza è la maschera che ci si adatta di più.

Ma l’averlo capito traumatizza più di ieri il futuro nostro e vostro!!

Perché? Perché?… quante volte bisogna rispondervi? Quante volte si deve stracciare la verità, quella di cui si è parlato prima, per dare senso al vostro correzionale, al vostro nazionale, internazionale, (universale) cinismo?!?!… ma sì siamo anche noi come voi, è che invece di vivere in una villetta, viviamo in un ghetto, ed allora ogni tanto, accompagnati o no, buttiamo lo sguardo sui residence a schiera e ci rendiamo conto che se anche volessimo schierarci non vi sarebbe posto alcuno puntinipuntini per noi!! la condizione non è assioma, e tantomeno una scelta! La condizione è praticamente un dato anagrafico, un simbolo sociale, un modo di rappresentare la propria estrazione!! Vogliamo estrapolare questo concetto?? Vogliamo per un attimo dare la massima attenzione alla nostra capacità intellettiva punto di domanda? Vogliamo Al fin fine, signori cari, amici belli, dire le cose come stanno?? No eh!?! costa troppa fatica uscire dagli schemi precostituiti, studiati con voracità e volontà adolescenziale sin dai primi anni di carriera. Ma… Noi, anzi a noi la carriera ce l’hanno stroncata, troncata, dimezzata, l’hanno presa è catalogata come un sacchetto di noccioline al supermarket che registrata dal computer, ti dice il prezzo…! Ma stiamo proprio così poco? in fondo un carrello è fatto di ferro e non permette alla merce di uscire ma il timbro, il codice informativo dov’è che me l’avete a posto? Il tatuaggio genetico l’avete inventato voi? Ho provato a passare i miei sotto l’occhio vigile delle macchine pensanti ma non hanno capito nulla… Di me! non è che vi siano dei coefficienti segreti, dei metodi di misura, non contemplati dalla legge, dalle consuetudini, dalle abitudini? Sono proprio stanco, troppo ammortizzato, declassificato a tal punto da perdere la ragione d’essere!!

COGLIONE O…COGLIONE!!

Non so quale sia la condizione sociale che prevede questo stato di degrado umano, ma… Qualunque essa sia… Io, tu, noi, l’abbiamo raggiunto. O ci diamo una mossa, od altrimenti, devo per forza di cose, per onestà verso me stesso e, soprattutto, per onestà verso di voi, esimi colleghi UMANI … rileggervi TUTTO!!!

 

 

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Biocriminalità

 

Quanti repubblicinici decidono per me

credono che un anno duri un attimo di vita, ma

tu che l’hai visto sciogliersi

tu sì che sai cos’è

non è biocriminabile, ma purtroppo è vita stabile.

 

Ma ti può sembrare incredibile sì, sì, sì, sì…c’è

c’è chi riesce anche a vivere sì, sì, sì, sì…se

si lascia prendere facile sì, sì, sì, sì…se

continua a fare l’inutile.

 

Avanti con sto andazzo chissà dove si và

scegliere una strada buona, che non ti porti qua

le bucce di banana, ci sono anche per te

basta un niente un accidente tutto il resto và da sè.

 

Poi anche tu, tu che credevi impossibile

che il posto fosse decisamente invivibile

qui in mezzo a noi ritroverai le tue lacrime

capirai cos’è sentirsi un inutile.

 

Questi stabilimenti non stanno neanche in piè!

Fatiscenti, deficienti, tutti quanti intorno a me

diventa indigestibile la propria identità

butta via la maschera ritorna realtà.

 

Per le strade c’è ancora voglia di credere

nella vita c’è ancora voglia di crescere

nei tuoi occhi c’è ancora voglia di ridere

basta scegliere ti devi solo decidere!

 

Per le strade c’è ancora voglia di credere

nella vita c’è, ancora voglia di crescere

nei tuoi occhi c’è ancora voglia di ridere

basta scegliere ti devi solo decidere!

 

 

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E sia…la…luce

 

…E sia la luce…ma io non ho poteri divinatori, né, ho

risposto all’estrema domanda e non so quanto tempo ho ancora a disposizione.

Certo, non c’è più tempo per morire, e non so quanto tempo ho ancora a disposizione.

L’ultimo dubbio – ora – non è più solo, riaffiorano, sorgono;

irrompono: le limpide brezze, le atmosfere rarefatte, e tensioni intrepide, gli amori spirituali e… i belli perversi! Ssss…

Silenzio…! Sono ricordi, non speranze!

Mi vedo: lontano da qui ed immobile.

L’ambizione rende incerta e paurosa la verità, e cerca alibi tracotanti e bugiardi, perchè in realtà oggi io sono immobile e vuoto!

E neanche la presunta nobiltà degli eredi di Marco Polo mi è di conforto, perchè così si galleggia per dovere, non per scelta.

Dove sono i canti e i risi ed i sorrisi?! Una faccia per tutte le occasioni, ma qui è sempre la stessa della credibile credibilità, della efficiente-efficienza, e nella gabbia non c’è più rotazione.

Mi viene da urlare… no!?!

Non permetto che un grido esaurisca il dolore!

Mi sono bloccato, lentamente, senza accorgermene, senza soffrire/ EUTANASIA SOCIALE, VITA APPARENTE!!

La fantasia quando muore non grida, ed il suo cadavere si dissolve senza olore! Amen!!

La vita vissuta è un piedistallo stabile o patetico??!!

Punto d’appoggio, principio dell’io. Partenza…cos’è un uomo??

Uomo sociale, uomo bestia, superuomo, un uomo per tutte le stagioni.

Uomo nuovo, uomo di carne e sangue, uomo misurabile…

La dimensione è importante! Dev’essere definitiva per prenderne la misura: seguirà…l’equilibrio!

A chi consegneremo i nostri destini?

Moltitudini di rapaci si litigano la futura preda.

Come sempre tutto finirà in un’ Orgia di Potere!!!

 

 

Odore di uomo

 

Le tracce lasciate dal tempo tradiscono il mio discorso!

Quale segno sarà l’evidenza inconfutabile del mio passato?!?

Sedimenti di rabbia e dolore, agglomerati di pasta nuova,

ridanno vigore all’antico credo! Pacatamente-con-calma-senza fretta. Con attenzione e stupore guardo la nuova creatura… I tratti li conosco…li rivedo nel tempo lasciato…pagine sgualcite dall’uso di…distratte letture, un foglio stracciato, una macchia sulla copertina, un libro invecchiato dal…giallo!

La mia mano si muove d’inerzia, quale forza mi spinge a riaprirlo?

La curiosità non è certo la molla: lo conosco: l’ho letto-l’ho vissuto dalla prima all’ultima pagina!

Il distacco si fa lacerante! Come sempre ogni volta che tento di buttarmi alle spalle il passato, c’è una parte di me che ribelle mi riporta a riaprire quel libro, per trovare la nota stonata, per capire qual’è stato lo spunto che ha cambiato ai miei occhi…lo sguardo!

E ritorno su passi già fatti, nella polvere di questi anni andati!

Tempo perso mi dico-e…lo so che ho ragione: “quante notti ho buttato a cercare-a forzare i miei sogni, per rivivere quel foglio strappato ricordando che…la macchia, non l’ho fatta io…io; solo…non ho detto chi è stato!!”.

Ed il cerchio si chiude-la platea ora è vuota, resta solo una gabbia che rimbalza su altre, vicine, nelle quali non vedo nessuno, ma si sente…forte, l’odore di…uomo!

Quale segno sarà l’evidenza inconfutabile del mio passato!!

 

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Il tempo…

 

Si stacca lento oggi il tempo, sembra quasi che il vecchio congegno

arrugginito perda colpi, lastricando ore nel trasparente vuoto del

suo infinito agire.

Ore che formano giorni ed anni, colmi di momenti come questi in

cui, non t’importa di niente, in cui vorresti essere presente, ma

presente non sei; fingi e fuggi, cerchi in te stesso di comporre con metodica pazzia, ordito e trama di una tela mai tessuta.

Ipotesi e teorie non contan niente, resti solo stratega del tuo futuro

che tanto ti riempie dimenticando che domani sarà ancor presente!

Illudersi, convincersi d’essere vivente in questa stanza che odora di

stantio, è povero gioco, per chi, come me è povera gente!

E gli altri?

I dotti, gli intellettuali, quei bravi dirigenti che ligi pensano al bene

del sociale? Quelli chi? Chi sono e che cos’hanno per essere contenti?

Ah! già! dimenticavo!…han la mia vita in mano! E così pensando ai cazzi altrui liberano l’angoscia di ricercare come gestirsi la giornata, e vivono felici e assenti a disertare su cosa farò…io…domani!

 

 

 

Non basta dire

  

CORO:

Non basta dire io son libero

ma dare agli altri libertà

non basta dire io so vivere

devi insegnarlo a chi non sa

 

VOCE SOLISTA:

Ho visto la mia mente cercare verità

tra le torri d’avorio sola sempre di più

si dibatteva stanca senza respiro ormai

sono fredde prigioni le mie capacità.

 

CORO:

Non basta dire io son libero

ma dare agli altri libertà

non basta dire io so vivere

devi insegnarlo a chi non sa

 

VOCE SOLISTA:

Ho visto gli occhi tuoi piangere verso il cielo

ed invocare aiuto credendo che verrà

rivolgi gli occhi in terra ci siamo noi quaggiù

sono le nostre mani la fede e la pietà.

 

CORO:

Non basta dire io son libero

ma dare agli altri libertà

non basta dire io so vivere

devi insegnarlo a chi non sa

 

VOCE SOLISTA:

A te giovane parlo che soffri come noi

le costrizioni assurde di questa umanità

spezza le tradizioni l’idolo di una vita

gettarsi in questa lotta vuol dire libertà

 

CORO:

Non basta dire io son libero

ma dare agli altri libertà

non basta dire io so vivere

devi insegnarlo a chi non sa.

 

(FINE)

Riguardo il macchinista

Walter Valeri

Walter Valeri poeta, scrittore e drammaturgo è stato assistente del premio Nobel Dario Fo e Franca Rame dal 1980 al 1995. Ha fondato il Cantiere Internazionale Teatro Giovani di Forlì nel 1999. Successivamente ha diretto il festival internazionale di poesia Il Porto dei Poeti a Cesenatico nel 2008 e L’Orecchio di Dioniso a Forli' nel 2016. Ha tradotto vari testi di poesia, prosa e teatro. Opere recenti Ora settima (terza edizione, Il Ponte Vecchio, 2014) Biting The Sun ( Boston Haiku Society, 2014), Haiku: Il mio nome/My name (qudu edizioni, 2015) Parodie del buio (Il Ponte Vecchio, 2017) Arlecchino e il profumo dei soldi (Il Ponte Vecchio, 2018) Il Dario Furioso (Il Ponte Vecchio, 2020). Collabora alle riviste internazionali Teatri delle diversità, Sipario, lamacchinasognante.com Dal 2020 dirige i progetti speciali del Museo Internazionale della Maschera “Amleto e Donato Sartori”. È membro della direzione del prestigioso Poets’ Theatre di Cambridge (USA).

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