NIENT’ALTRO CHE BAMBINI
ATTO UNICO
di Julio Monteiro Martins
Personaggi:
- Una donna
- Un uomo
La coppia è rannicchiata, con le mani sulla testa. Lui alza la testa per guardare attorno. Lei senza alzare il volto domanda:
LEI (in panico)
– I bambini sono passati?
LUI
– Non ancora. Stanno passando.
LEI
– Quanti sono?
LUI
– Circa cento. Forse duecento.
LEI
– È già la terza volta che passano, oggi. Ci vorrà ancora molto?
LUI
– Dipende. Può succedere che ce ne siano altri, dietro. Altri gruppi.
LEI
– E se ci scoprono qui?
LUI
– Non voglio nemmeno persarci… Forse ci strappano tutto. Forse ci lasciano nudi…
LEI
– Forse ci uccidono.
LUI
– Forse.
LEI
– Perché devono venire sempre qui? Perché non rimangono dove sono? Perché non si accontentano di quello che hanno?
LUI
– Vuoi che glielo domandi?
LEI
– No. Rimani vicino a me. Ho paura…
LUI
– I bambini non devono scoprirci qui. Sarebbe molto pericoloso. Fra poco finiranno di passare e noi potremo andare via tranquilli.
LEI
– Io mi domando come hanno potuto arrivare a questo punto.
LUI
– Ci dobbiamo chiedere come abbiamo potuto lasciarli arrivare a questo punto.
(Lui alza la testa e guarda di nuovo. Lei domanda:)
LEI
– Sono bambini, vero?
LUI
– Sì, sono bambini: Sempre più piccoli. Ce ne sono alcuni così piccoli…
LEI
– Allora, come mai non reagiamo?
LUI
– Non sarebbe giusto…
LEI
– Ed è giusto allora che noi siamo costretti a nasconderci, ogni volta che passano?
LUI
– Noi li abbiamo creati… E poi dimenticati.
LEI
– Bene, allora io voglio scre-arli.
LUI
– Impossibile. È troppo tardi.
LEI
– Non ce la faccio più, non posso vivere nascosta. Mi si schiantano i nervi.
LUI
– Tieni duro, fra poco passerà. Sono nient’altro che bambini.
LEI
– Sono bambini cattivi. Bambini terribili.
LUI
– I bambini non sono mai terribili, i bambini sono bambini.
LEI
– Allora perché non si comportano come tutti gli altri bambini?
LUI
– Perché noi li abbiamo creati così.
LEI
– Ti ho già detto che io non ho creato nessuno, smetti di darmi la colpa.
LUI
– Di chi è la colpa, allora?
LEI
– Mia no di sicuro. Non sono mica una fabbrica di bambini. Dai un’occhiata adesso, guarda se sono passati.
(Lui alza di nuovo la testa)
LUI
– Credo di sì, possiamo uscire. No! No! Stanno ritornando, zitta! Non muoverti, altrimenti ora ci scoprono.
LEI
– Oddio! Cosa faccio adesso?
LUI
– Niente, semplicemente non fai niente.
LEI
– E se decidono di rimanere? Se non se ne vanno mai più?
LUI
– Prima o poi se ne dovranno andare.
LEI
– E se non vanno?
LUI
– Rimarremo qui.
LEI
– Qui?
LUI
– Sì, proprio qui.
LEI
– Fino a quando?
LUI
– Fino a quando se ne saranno andati.
LEI
– Qualcuno la deve finire con questi bambini.
LUI
– Nessuno la finirà con questi bambini.
LEI
– Prima che loro la facciano finita con noi.
LUI
– Anche se loro chiudono con noi, nessuno potrà finire con questi bambini. Loro sono intoccabili.
LEI
– I bambini normali hanno paura, ma questi non hanno paura di niente.
LUI
– Davvero. Di niente.
LEI
– Sono così vicini, posso sentire le loro grida, persino i loro passi.
LUI
– Controllati, per favore.
LEI
– Dai un’occhiata, adesso… No! No! Non alzare la tesa, sono troppo vicini, potrebbero vederci.
LUI
– Non farti prendere dal panico, per favore. Devi riuscire a controllarti. Non sappiamo quanto durerà, dobbiamo stare calmi, questo può durare molto, molto tempo.
LEI
– Ci proverò.
LUI
– Sono nient’altro che bambini. Ripeti con me: nient’altro che bambini.
LEI
– Nient’altro che bambini.
LUI
– Nient’altro che bambini.
LEI
– Nient’altro che bambini.
LUI
– Nient’altro che bambini.
LEI
– Nient’altro che bambini.
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(Traduzione dal portoghese: Julio Monteiro Martins e Sergio Giannini)
Immagine di copertina: Foto di Marvin Collins.