Mi vedi?
Vedi
non sono queste quattro ruote
in una sfavillante carrozzina blu cromato
non sono nemmeno quella che ogni tanto
si alza barcollando nelle sue gambotte
non sono quella dalla pelle liscia e senza rughe
(che non vedi ma ci sono)
dalla pelle colorata, “oh come vorrei averla anche io!”
Quello che vedi è un corpo:
nero,
zoppo,
storto,
visibile quando lo decidi
invisibile quando lo vuoi
Mi vedi?
Son qui: anima, emozione, desiderio, sogno, debolezza, forza, coraggio, timore, rabbia, odio, amore e tenerezza.
Mi vedi?
Son qui: donna, nera, abile quanto basta, dis-abile quando vuoi tu,
(lo decidi tu, lo pensi tu, lo verifichi tu, importa a te)
madre, moglie, amante (eh si!) lavoratrice, pigra, appassionata, bramosa, incompleta, completa, dipende dai momenti,
compresa, incompresa (troppo spesso) illusa, disillusa, speranzosa, senza speranze…
Son qui: nella mia intera persona o a pezzi dentro o scomposta fuori.
Son qui: mi vedi?
Do you see me?
You see
I’m not these four wheels
in a sparkling blue chrome wheelchair
I’m not even the one who, every now and then, staggers up on her legs
I’m not the one with smooth, wrinkle-free skin
(you don’t see them but they are there)
colored skin, “oh how I wish I had it too!”
What you see is a body:
black, lame, wrong, visible when you decide, invisible when you want it
Do you see me?
I’m here: soul, emotion, desire, dream, weak, strong, courageous, scared, angry, hateful, loving and tender.
Do you see me?
I’m here: woman, Black, skillful enough, as disabled as you want, (you decide, you think it, you check it, it matters to you)
mother, wife, lover (yeah!) hardworking, lazy, passionate, lusty, incomplete, full, depends on the moment, misunderstood (too often) deluded, disillusioned, hopeful, hopeless …
I’m here:
as a whole or in pieces inside or scattered outside
I’m here: do you see me?
Gli ultimi secondi
Non volevo morire così
Soffocato umiliato pieno di dolore
Non volevo morire così
Gridando il tuo nome, mamma
Come un bimbo in lacrime
Non volevo morire così
Schiacciato sull’asfalto
Come un animale braccato
Si sceglie come morire?
Si sceglie come vivere?
Il mio destino
è stato segnato dall’odio,
dal razzismo,
il mio corpo nero ostracizzato
Non importa quanto onesto,
Quanto colto, quanto umano
tu possa essere
Rimani un involucro nudo e nero
Non volevo morire così
mi hanno tolto
L’ultimo brandello di rispetto le ultime parole inascoltate l’ultima passeggiata con mia figlia l’ultimo caffè, l’ultimo libro, l’ultimo bacio, l’ultimo respiro
NO..N RIE…SCO… A… R E S P I R A R E…
The last moments
I didn’t want to die like this
choked humiliated full of pain
shouting your name, Mama, like a crying baby
I didn’t want to die like this
Pushed to the asphalt
Like a hunted animal
Can anyone predict how they’ll die?
Can a person choose how to live?
My fate was marked by hatred inequality hypocrisy racism,
my black body ostracized
No matter how honest cultured brilliant humane you may be
At the end all you are is a naked, black shell
They robbed me of my last shred of self-respect, my last unheard words, my last walk with my child, my last cup of coffee, my last book, my last kiss, my last goodbye, my last breath.
I can’t … b.r.e.a.t.h.e.
Nerezza
Corpo nero
vilipeso, odiato
vezzeggiato, copiato
annullato, deriso
Ha un’anima?
Parla? Ragiona?
È un corpo, nero, inutile
sbeffeggiato dai più
Ah che bel sedere, però!
Ah che pelle morbida, però!
Ah che occhi profondi, però!
Ah che capelli ricci, soffici, però!
Posso toccarli,
posso farti una foto,
posso darti un bacio?
Che bella bimba
posso prenderla in braccio?
Oh, il corpo nero,
piccolo, delicato, morbido,
un bambolotto senz’anima senza diritto
Lascialo lì
annegato nel mare.
Volgiamo lo sguardo altrove.
Blackness
Black body
hated, emulated
cuddled, annihilated,
hooted at
Do our bodies have a soul?
Do our mouths speak?
Do our minds think?
It’s a body, it’s black,
useless, mocked by all
Oh, what a nice butt,
Oh, such soft skin,
Oh, such deep eyes
Can I take your picture?
Can I give you a kiss?
What a cute baby girl
Can I hold her in my arms?
Can I touch her hair?
Oh, the little black body
smooth like silk
delicate like a doll,
without a soul
without a right
Leave it there
drowned at sea
Let us turn our gaze away.
Inediti in italiano e inglese di Rahma Nour, per gentile concessione dell’autrice.
Nota dell’autrice
Ho sempre scritto poesie per esprimermi, per raccontare quello che provavo e vivevo, ma in questi ultimi anni, ho spesso sentito l’urgenza di fermare con le parole momenti ed eventi esterni alla mia vita. Esse sono nate d’improvviso, come un richiamo, come un urlo che dovevo lanciare. Non si può rimanere indifferenti a ciò che succede intorno a noi. Non si può commentare ciò che accade come se fossimo al bar a scambiare quattro chiacchiere davanti ad un caffè. Quello che succede non è gossip, quello che accade è importante e fondamentale per l’umanità e la poesia ha senso e deve essere usata per richiamare l’attenzione su tragici eventi come l’ennesimo delitto di un nero, l’ennesimo sbarco di profughi o il bambino venuto al mondo su di un barcone e spedito indietro al lager libico…
Non sono un personaggio politico, non ho la dialettica e la capacità di parlare e dare voce a chi non ce l’ha se non scrivendo ciò che provo quando assisto a certi fatti…
Ad un certo punto non si può rimanere in silenzio, non si può rimanere inattivi, bisogna agire e manifestare il proprio dissenso e lottare ed era arrivato il momento anche per me e così ho voluto partecipare al BLM a modo mio.
Ho deciso di mettere la versione in inglese dei miei scritti semplicemente per condividerli con la mia famiglia nella diaspora somala, molti dei miei famigliari, e soprattutto i miei nipoti, sono in U.S. e in UK e Olanda.
Rahma Nur è nata in Somalia, vive in provincia di Roma dove insegna nella scuola primaria statale.
Scrive poesie e racconti. Ha partecipato al concorso Lingua Madre 2012 vincendo il Premio Speciale Rotary Club per il racconto “Volevo essere Miss Italia”; le è stato conferito il primo premio per prosa nel Concorso Scrivere Altrove, “Gli Amici di Nuto” di Cuneo con il racconto “Mamma Somalia”.
Suoi racconti e poesie sono stati pubblicati in diverse antologie del Concorso Lingua Madre, in riviste e raccolte come “Parole per Strada”, “Crocevia”, “El Ghibli”, “Formafluens”.
foto di Paolo Bianchini
Immagine di copertina: Foto a cura della fondazione Pino Pascoli, Camera con Vista, Gianni-Leone.