“Nerezza” e altre poesie inedite di Rahma Nur, con nota dell’autrice

20. Camera con Vista, Gianni Leone

Mi vedi?

 

Vedi

non sono queste quattro ruote

in una sfavillante carrozzina blu cromato

non sono nemmeno quella che ogni tanto

si alza barcollando nelle sue gambotte

non sono quella dalla pelle liscia e senza rughe

(che non vedi ma ci sono)

dalla pelle colorata, “oh come vorrei averla anche io!”

Quello che vedi è un corpo:

nero,

zoppo,

storto,

visibile quando lo decidi

invisibile quando lo vuoi

 

Mi vedi?

Son qui: anima, emozione, desiderio, sogno, debolezza, forza, coraggio, timore, rabbia, odio, amore e tenerezza.

 

Mi vedi?

Son qui: donna, nera, abile quanto basta, dis-abile quando vuoi tu,

(lo decidi tu, lo pensi tu, lo verifichi tu, importa a te)

madre, moglie, amante (eh si!) lavoratrice, pigra, appassionata, bramosa, incompleta, completa, dipende dai momenti,

compresa, incompresa (troppo spesso) illusa, disillusa, speranzosa, senza speranze…

 

Son qui: nella mia intera persona o a pezzi dentro o scomposta fuori.

Son qui: mi vedi?

 

 

Do you see me?

You see
I’m not these four wheels
in a sparkling blue chrome wheelchair
I’m not even the one who, every now and then, staggers up on her legs
I’m not the one with smooth, wrinkle-free skin
(you don’t see them but they are there)
colored skin, “oh how I wish I had it too!”
What you see is a body:
black, lame, wrong, visible when you decide, invisible when you want it

Do you see me?
I’m here: soul, emotion, desire, dream, weak, strong, courageous, scared, angry, hateful, loving and tender.
Do you see me?
I’m here: woman, Black, skillful enough, as disabled as you want, (you decide, you think it, you check it, it matters to you)
mother, wife, lover (yeah!) hardworking, lazy, passionate, lusty, incomplete, full, depends on the moment, misunderstood (too often) deluded, disillusioned, hopeful, hopeless …
I’m here:
as a whole or in pieces inside or scattered outside
I’m here: do you see me?

 

 

Gli ultimi secondi

Non volevo morire così

Soffocato umiliato pieno di dolore

 

Non volevo morire così

Gridando il tuo nome, mamma

Come un bimbo in lacrime

 

Non volevo morire così

Schiacciato sull’asfalto

Come un animale braccato

 

Si sceglie come morire?

Si sceglie come vivere?

Il mio destino

è stato segnato dall’odio,

dal razzismo,

il mio corpo nero ostracizzato

 

Non importa quanto onesto,

Quanto colto, quanto umano

tu possa essere

Rimani un involucro nudo e nero

 

Non volevo morire così

mi hanno tolto

L’ultimo brandello di rispetto le ultime parole inascoltate l’ultima passeggiata con mia figlia l’ultimo caffè, l’ultimo libro, l’ultimo bacio, l’ultimo respiro

 

NO..N RIE…SCO… A… R E S P I R A R E…

 

 

 

 

The last moments

 

I didn’t want to die like this

choked   humiliated  full of pain

shouting your name, Mama, like a crying baby

 

I didn’t want to die like this

Pushed to the asphalt

Like a hunted animal

 

Can anyone predict how they’ll die?

Can a person choose how to live?

My fate was marked by hatred inequality hypocrisy racism,

my black body ostracized

 

No matter how honest cultured brilliant humane you may be

At the end all you are is a naked, black shell

 

They robbed me of my last shred of self-respect, my last unheard words, my last walk with my child, my last cup of coffee, my last book, my last kiss, my last goodbye, my last breath.

I can’t … b.r.e.a.t.h.e.

 

 

Nerezza

 

Corpo nero

vilipeso, odiato

vezzeggiato, copiato

annullato, deriso

 

Ha un’anima?

Parla? Ragiona?

 

È un corpo, nero, inutile

sbeffeggiato dai più

 

Ah che bel sedere, però!

Ah che pelle morbida, però!

Ah che occhi profondi, però!

Ah che capelli ricci, soffici, però!

 

Posso toccarli,

posso farti una foto,

posso darti un bacio?

Che bella bimba

posso prenderla in braccio?

 

Oh, il corpo nero,

piccolo, delicato, morbido,

un bambolotto senz’anima senza diritto

 

Lascialo lì

annegato nel mare.

 

Volgiamo lo sguardo altrove.

 

 

Blackness

 

Black body

hated, emulated

cuddled, annihilated,

hooted at

 

Do our bodies have a soul?

Do our mouths speak?

Do our minds think?

 

It’s a body, it’s black,

useless, mocked by all

 

Oh, what a nice butt,

Oh, such soft skin,

Oh, such deep eyes

Can I take your picture?

Can I give you a kiss?

 

What a cute baby girl

Can I hold her in my arms?

Can I touch her hair?

 

Oh, the little black body

smooth like silk

delicate like a doll,

without a soul

without a right

 

Leave it there

drowned at sea

 

Let us turn our gaze away.

 

Inediti in italiano e inglese di Rahma Nour, per gentile concessione dell’autrice.

 

Nota dell’autrice

Ho sempre scritto poesie per esprimermi,  per raccontare quello che provavo e vivevo, ma in questi ultimi anni, ho spesso sentito l’urgenza di fermare con le parole momenti ed eventi esterni alla mia vita. Esse sono nate d’improvviso, come un richiamo, come un urlo che dovevo lanciare. Non si può rimanere indifferenti a ciò che succede intorno a noi. Non si può commentare ciò che accade come se fossimo al bar a scambiare quattro chiacchiere davanti ad un caffè. Quello che succede non è gossip, quello che accade è  importante e fondamentale per l’umanità e la poesia ha senso e deve essere usata per richiamare l’attenzione su tragici eventi come l’ennesimo delitto di un nero,  l’ennesimo sbarco di profughi o il bambino venuto al mondo su di un barcone e spedito indietro al lager libico…

Non sono un personaggio politico, non ho la dialettica e la capacità di parlare e dare voce a chi non ce l’ha se non scrivendo ciò che provo quando assisto a certi fatti…

Ad un certo punto non si può rimanere in silenzio, non si può rimanere inattivi, bisogna agire e manifestare il proprio dissenso e lottare ed era arrivato il momento anche per me e così ho voluto partecipare al BLM a modo mio.

Ho deciso di mettere la versione in inglese dei miei scritti semplicemente per condividerli con la mia famiglia nella diaspora somala, molti dei miei famigliari, e soprattutto i miei nipoti, sono in U.S. e in UK e Olanda.

 

 

Screen Shot 2020-08-15 at 19.52.40Rahma Nur è nata in Somalia, vive in provincia di Roma dove insegna nella scuola primaria statale.

Scrive poesie e racconti. Ha partecipato al concorso Lingua Madre 2012 vincendo il Premio Speciale Rotary Club per il racconto “Volevo essere Miss Italia”; le è stato conferito il primo premio per prosa nel Concorso Scrivere Altrove, “Gli Amici di Nuto” di Cuneo con il racconto “Mamma Somalia”.

Suoi racconti e poesie sono stati pubblicati in diverse antologie del Concorso Lingua Madre, in riviste e raccolte come “Parole per Strada”, “Crocevia”, “El Ghibli”, “Formafluens”.
                                                         foto di  Paolo Bianchini

 

 

 

 

 

Immagine di copertina: Foto a cura della fondazione Pino Pascoli, Camera con Vista, Gianni-Leone.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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