Nel tuo stordito pellegrinaggio verso la scomparsa – Cinque poesie di Pushpanjana Karmakar Biswas, trad. di Pina Piccolo

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Terrazza

 

Il corvo se ne sta appollaiato sull’albero della terrazza

navigando nelle acque del mio grembo.

 

I vestiti sbattuti dal vento ondeggiano sui fili del bucato

È così che l’aria digerisce il vento.

 

Le autocisterne dell’acqua blu e gialle

sono francobolli di case raccolti dagli occhi telescopici di un filatelico.

 

È da qui che si sprigionano urla di sconfitta e trionfo dopo ogni partita di cricket o di gioco a nascondino.

 

Si sussegue il battito silenzioso dei tonfi

di passi di corsa attraverso l’eco-locomozione delle assenze.

 

Pullula di volti di persone con cui non voglio crescere.

 

Ma questo spazio dovrebbe contenere l’acqua delle mie prossime nascite;

in tempi in cui la mia mente è una terrazza vuota come una di quelle case vulnerabili e fatiscenti di Kolkata

 

 

Il pacciame

 

Sradico le piante

Zucche, zucca amara, pomodori, pui shaak (spinaci del Malabar)

I viticci si arrotolano intorno alle tue dita sclerotiche e artigliate

La terra bagnata odora dei tuoi cuscini e delle tue vestaglie non lavate

Ti cambiavi così spesso nelle estati di Kolkata e di Delhi

Mi dicevo che sono nata in quel sudore – l’acqua dentro al tuo grembo

Ora tiene in vita le piante nel caldo torrido di Delhi

La terra forma una ruga sulla fronte del trasportatore di legname himalayano

I proverbi inglesi che mi hai insegnato sono in infusione nel tè che mi preparo

che bevo nella tua tazza di ceramica blu

I viticci si alzano

per stringerti

Solo per perdere la presa

nel tuo stordito pellegrinaggio verso la scomparsa.

 

 

 È commestibile il dolore?

 

Questo non sta finendo

sto mangiando riso

Nel costante ciac ciac dell’amido

dentro la mia bocca

il ruscello di montagna scorre giù

nel silenzio abbottonato della notte.

 

Un uccellino senza nome

Saltella fino alla punta del ramo

dell’albero senza nome

 

Un topo strappa il sacco di patate

nel magazzino.

 

Un abitante del marciapiede

conta i fili del suo cencioso tappeto per dormire.

 

Un cane abbaia

ai vestiti che sventolano sui fili da stendere

 

I morti dormono anche con i vivi,

Pensieri ultrasonici penetrano nel sogno

soffiando vento sul terrore

 

Le nuvole si allontanano da questa vista,

incessantemente

senza refrigerazione negli occhi di chi guarda

 

quante nascite ci vogliono perché una nuvola

riesca a farle importare al firmamento?

 

quante volte devo masticare il cibo

per rendere commestibile il mio dolore?

 

 

Minne (Memoria in svedese)
La memoria è un tenero fuoco
Che risale le facciate
Salvando aneddoti, capricci, una vista, un amante, un ossuto tradimento

Dalle fiamme dell’ippocampo.
La memoria è un gorgoglio nella bocca
Un’agonia frusciante
nel vortice di un passato motivato.
Ogni vita all’interno della bocca-grotta
è un uccello che la notte
pone fine alla sua irrequietezza di volo.

 

La memoria è una schiuma
La bolla più recente fa scoppiare quella prima
Nel mix del barista
Di un sentimento nascosto in una finzione.

La memoria è una strada tinta di pioggia
Falangi di foglie bagnate
che ci portano a impronte verdi
di cose improbabili

eppure tanto tenere.

 

 

Trama e ordito di lacrime

 

Non c’è acqua

Il dolore è nato morto

Una fatica duratura, un’umidità

trattenuta dalle mandibole di case diroccate.

Non lascerebbe trapelare nulla.

 

Si raccoglie per formare una bobina,

E il filo delle lacrime si dispiega senza fine, senza adattarsi al tessuto della mente

L’ordito e la trama sono linee di disperate riconciliazioni,

Solo per impigliarsi in irrecuperabili nodi di fibra mal intrecciati.

 

Traduzione dall’inglese di Pina Piccolo.

 

 

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Nata e cresciuta a Kolkata, Pushpanjana Karmakar Biswas ha pubblicato le sue poesie in riviste come The Harvest Millennium, Kritya e Poetry India: Enchanting Echoes (All India Poetry Competition), Coldnoon Poetics e ha presentato testi di  prosa nella rivista  Indian Review. Attualmente lavora come avvocato civilista a Delhi. Fa anche parte di un gruppo di poesia Moonweavers a Delhi.  È imminente  una sua pubblicazione nella rivista Kitaab. Alla ricerca di ciò che sta al centro  del cuore umano, le piace ritrarre l’indicibile strappo incastonato nelle anime di un essere umano sullo sfondo del traboccare di catarsi superficiale su Internet rispetto a relazioni umane, perdita e resurrezione.

 

 

 

 

 

 

 

Immagine di copertina: Foto di Sumana Mitra.

 

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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