NEI CAMPI IN GRECIA I BAMBINI SCRIVONO FIABE a cura di Lucia Cupertino

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“Travelling Tales – Fiabe migranti” è un libro che nasce da una produzione collettiva. Hanno partecipato persone di diversi paesi del mondo, molti attualmente si trovano in Grecia, altri sono lontani ma, grazie a una rete di conoscenze e solidarietà, hanno contribuito con le traduzioni e la diffusione del progetto. Il libro è una raccolta di storie inventate da bambine e bambini nei campi di Vasilika e Oreokastro (Grecia), provenienti da diversi luoghi. La maggior parte di loro è in attesa di continuare il proprio viaggio in Europa. Ne abbiamo parlato con Alessia Di Eugenio che, insieme a Letizia Pasinelli, ha curato l’edizione italiana, nella sua voce convergono le voci di tantissime persone attivatesi per metter su questo libro.

“Il progetto è nato dall’idea di una ragazza brasiliana, Debora de Pina Castiglione, che ora si trova a Salonicco, è a contatto con i migranti che attualmente si trovano nei campi controllati dall’esercito, e fa parte di alcuni progetti di ricerca di soluzioni abitative alternative. Poco a poco si è creata una rete di sostenitori e promotori di quest’idea, da vicino e da lontano. Così siamo riusciti a tradurre il progetto in 12 lingue e a realizzarlo tutti insieme! La vita dei bambini lì non può che essere limitata e compromessa: questi campi sono nocivi perchè generano isolamento ed esclusione, poichè collocati lontano dalle città, e perchè basati sull’idea della potenziale e possibile “pericolosità” delle persone straniere migranti. Cominciando dal gioco e dal divertimento è nata l’idea di raccogliere tutti i racconti di questi bambini, spesso in inglese, altre volte attraverso traduttori, gesti e mimi.”

Sulla pagina FB “Travelling Tales – Fiabe migranti” viene spiegato il processo di creazione del libro. “Alcuni bambini avevano già storie compiute nelle loro teste, con personaggi e scenari che avevano già immaginato e hanno condiviso con noi, così noi abbiamo solo registrato i loro racconti orali e successivamente li abbiamo redatti per trasformarli in testo. In molti altri casi i bambini avevano straordinarie idee ma non pienamente elaborate nella forma di una storia. In questi casi il nostro ruolo è stato quello di guidarli facendo domande: “Allora, cosa è successo a quel ragazzo alla fine della storia?”; “Dove avviene questo?”; “Perché ha fatto quest’altro?”. Le loro risposte a queste domande hanno via via stimolato il processo creativo e dato corpo alle storie.
Successivamente tutte le storie raccolte sono state illustrate da alcune artiste, con il contributo dei bambini quando possibile, ispirandosi ai personaggi e agli scenari che in qualche modo riflettono anche il background culturale dei bambini.”

 

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Debora de Pina Castiglione si sofferma a raccontarci più dettagliatamente la genesi e lo sviluppo del progetto creativo:

“I laboratori sono stati realizzati tra ottobre e novembre. Il primo passo è stato quello di metterci in contatto con bambini e bambine attraverso vari canali:

1) il progetto Micropolis Social Space for freedom, che è una rete di solidarietà autogestita in Tessalonica e che accoglie diverse famiglie di rifugiati, sia in case di persone greche che, più recentemente, in appartamenti affittati. Oltre alla ricezione, Micropolis cura una scuola per bambini e bambine dai 5 anni in su e dà offerte di autoimpiego e impartisce lezioni. Tre dei bambini che hanno partecipato nel progetto sono stati contattati attraverso Micropolis;

2) il progetto Eko-Vasilika, ubicato nella periferia di Vasilika, consiste di uno spazio per attività scolastiche, ludiche rivolte ai bambini che vivono nel campo. Eko-Vasilika è autogestito da un gruppo di volontari che hanno cominciato a lavorare alle attività dell’EKO station, ad alcuni chilometri da Idomeni. Un bambino di questo progetto è entrato a far parte anche di quello nostro del libro;

3) Il progetto Where is life e la ong Arsis, anche loro sviluppano attività rivolte ai bambini nei campi militari di Lagadikia e una bambina che ha collaborato con noi proviene da queste realtà:

4) i contatti di volontari che sviluppano lavori di accoglienza a livello individuale. Dopo gli sgomberi di Idomeni e lo spostamento delle persone nella periferia di Salonicco, alcuni progetti – come Micropolis- ma anche singole persone, hanno cercato infatti di organizzare l’accoglienza in modo indipendente, con il chiaro obiettivo di cercare soluzioni abitative in casi vulnerabili (famiglie con bambini molto piccoli o membri malati o molto anziani, per esempio); di appoggiare le persone che sono ancora recluse nei campi. Undici dei bambini che hanno messo su il libro sono stati conosciuti in questo modo.

Nel corso del processo di creazione una grande differenza era marcata dalla scolarizzazione dei bambini e dal loro dominio dell’inglese, in certi casi è stato necessario un traduttore, in altri spronare maggiormente i bambini. Ad esempio, due bambini hanno avuto difficoltà a partire dalla scrittura, ma avevano grande passione per il disegno e un giorno me ne hanno mostrato una cartella piena zeppa. Allora abbiamo pensato di lavorare a partire dai disegni e abbiamo chiesto loro “In questo disegno che succede? Chi è lui? Come si chiama? Che sta facendo? Che farà dopo? Seguendo questa modalità sono nate quattro storie, due delle quali incluse nel libro. Un caso molto particolare è stato quello di un bambini di Vasilika che è stato l’unico preadolescente a prendervi parte. Nel suo caso, mentre inventava la storia, non aveva bisogno di essere stimolato, anzi era lui ad aggiungere elementi magici alla storia e a fare domande a noi per essere rassicurato sul modo in cui la stava plasmando.

Quando la storia era pronta, la ripassavamo coi bambini, così da verificare che loro ne fossero contenti. Se volevano cambiare qualcosa, la discutevamo daccapo con le modalità sopradescritte, fino a giungere alla versione finale.”

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Il libro sarà disponibile fra poco ed è reperibile in: italiano, greco, inglese, portoghese (BR), portoghese (PT), spagnolo, catalano, euskera, francese, tedesco, russo e arabo. I soldi raccolti con le vendite del libro andranno a sostenere i progetti volti alla ricerca di un alloggio alternativo per i migranti a Salonicco, sfidando l’idea che l’unica soluzione possibile sia quella di “ospitare” persone nei campi militari. “Contro le politiche vergognose della UE – chiudono i creatori del progetto- rispondiamo con la nostra solidarietà e la nostra creatività.”
All’insegna della trasparenza, Debora de Pina Castiglione, afferma che tutti gli aggiornamenti sui fondi raccolti saranno resi pubblici sulla pagina FB del progetto.  Se si raggiungono le mille copie vendute, si potrà finanziare il recupero di case abbandonate e così dare alloggio ad alcune famiglie di rifugiati. Se non si raggiunge questo obiettivo, i fondi verranno diretti ai progetti già esistenti, come Micropolis Social Space for Freedom.

 

Riproponiamo un breve racconto del libro.

 

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LA PRINCIPESSA VIAGGIATRICE

Safia (9 anni), Amira, Marwa (10 anni), Kanam (11 anni), Judi (6 anni), Fatma (9 anni), Jalia (14 anni), Diana (4 anni), Yusra (5 anni) e Rahaf (6 anni)

Quando Amira e Marwa si sono sedute per costruire questa storia, tutte le sorelle, i fratelli e le amiche hanno voluto partecipare. All’improvviso, è calato quasi il silenzio nella piccola tenda in cui i sette bambini vivono con il padre e la madre nel campo militare di Oreokastro, alla periferia di Salonicco: dieci paia di occhi brillavano con interesse e attenzione, mentre si susseguivano storie, una dietro l’altra.

 

 

C’era una volta una principessa di nome Amira, che viveva nel castello con sua madre. La madre di Amira diceva sempre che doveva stare buona, andare in giro con capelli e vestiti ben sistemati. Ma quello che Amira voleva, era correre fuori con gli altri bambini, sporcarsi nel giardino e giocare a calcio. Non le piaceva molto essere una principessa. Un giorno, Amira conobbe una fata magica che le concesse un desiderio. Poteva diventare qualsiasi cosa lei volesse! Amira decise che quello che lei voleva era viaggiare in tutte le foreste del pianeta per scoprire tutto quello che era possibile. Voleva conoscere il mondo intero! Ma, dato che Amira non voleva che nessuno sapesse che lei era una principessa, decise di viaggiare con abiti semplici. E se ne andò, per le foreste del mondo, affascinata dalle cose che incontrava. In una di queste foreste, all’inizio del suo viaggio, Amira incontrò una borsa piena d’oro! In ogni luogo in cui arrivava, Amira si fermana nelle case della gente comune che la accoglieva. Alcune di queste persone erano molto povere. E mentre la principessa viaggiava si rendeva conto di ciò, e dava un po’ di oro che aveva trovato alle persone che ne avevano bisogno. E così Amira continuava a viaggiare e aiutare le persone che incontrava lungo la strada. Viaggiando, la principessa migrante arrivò in Grecia, dove trovò rifugio insieme a tante persone che avevano lasciato il loro paese. E Amira trovò, anche tra i migranti, persone che erano molto povere e anche con loro condivise l’oro che aveva trovato nella foresta. Alcuni migranti utilizzarono l’oro per raggiungere i paesi in cui volevano andare, altri per aspettare il momento in cui avrebbero potuto tornare nella loro terra natale. E così la principessa viaggiatrice decise che da quel momento in poi voleva vivere con gli altri migranti, perché fu con loro che Amira trovò la felicità.

 

 

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Foto tratte dal libro e dal progetto Fiabe migranti
Traduzione e intervista a cura di Lucia Cupertino

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Hanno partecipato al progetto “Travelling Tales – Fiabe migranti”:

Introduzione:

  • Debora de Pina Castiglione
  • Maria Anastasiadou
  • Alessia Di Eugenio
  • Anabela Rodriguez Nunes
  • Letizia Pasinelli

Testo:

  • Debora de Pina Castiglione

Ilustrazioni

  • Beatriz de Pina Castiglione
  • Romy Kovarova
  • Tania Alexandra Cardoso
  • Marina Girardi
  • Ambra Gurrieri

Design Grafico:

  • Alexandros Ampatsidis

Versione PT:

  • Maria de Fátima de Pina (Lisboa)
  • Carlos Miguel Saldanha

Versione BR:

  • Leticia Catete (Rio de Janeiro)

Traduzione in Spagnolo:

  • Anabela Rodriguez Nunes
  • Debora de Pina Castiglione

Traduzioni in Italiano:

  • Alessia di Eugenio (Bologna)
  • Letizia Pasinelli

Traduzioni in Francese:

  • Irene Valverde i Ros (Marseille)
  • Anne Gautier (Marseille)
  • Alessia di Eugenio (Bologna)
  • Reda Zine (Bologna)

Traduzioni in Catalano:

  • Montse Cire (Manresa)
  • Irene Valverde i Ros (Marseille)
  • Anna Ros Vilanova (Espolla, Alt Empordà)

Traduzioni in Euskera:

  • Enara Fortes Barberena
  • Iratxe Guerra Iraola
  • Oihana Alberdi (Berriz)
  • Naira Goitia  (Lekeitio)
  • Aitziber Gojenola (Lekeitio)
  • Lorea Santa Eufemia (Bermeo)
  • Alaitz Etxeberria (Vitoria- Gasteiz)
  • Irantzu txirtxor (Otxandixo)

Traduzioni in Greco:

  • Maria Anastasiadou
  • Anna Georgitziki (Thessaloniki)
  • Maria

Traduzioni in Tedesco:

  • Eva Münch (Hildesheim, Niedersachsen, Germania)
  • Anika Menze (Hildesheim, Niedersachsen, Germania)

Traduzioni in Inglese:

  • Debora
  • Emily Ijzerman (Amsterdam, Holanda)
  • Chloé Ann Atkinson (Manchester, UK; Barcelona, Spagna)

Traduzioni in Russo:

  • Maria Anastasiadou

Traduzioni in Arabo:

  • Ramez Shams (Cairo, Egitto)

 

Riguardo il macchinista

Lucia Cupertino

LUCIA CUPERTINO (1986, Polignano a Mare). Scrittrice, antropologa culturale e traduttrice. Laureata in Antropologia culturale ed etnologia (Università di Bologna), ha conseguito un Master in Antropologia delle Americhe (Università Complutense di Madrid) con tesi sulla traduzione di fonti letterarie nahuatl. Vive da tempo tra America latina e Italia, con soggiorni più brevi in Australia, Germania e Spagna, legati a progetti di ricerca, educativi e di agroecologia. Scrive in italiano e spagnolo e ha pubblicato: Mar di Tasman (Isola, Bologna, 2014); Non ha tetto la mia casa - No tiene techo mi casa (Casa de poesía, San José, 2016, in italiano e spagnolo, Premio comunitarismo di Versante Ripido); il libro-origami Cinco poemas de Lucia Cupertino (Los ablucionistas, Città del Messico, 2017). Suoi lavori poetici e di narrativa sono apparsi in riviste e antologie italiane e internazionali. Parte della sua opera è stata tradotta in inglese, cinese, spagnolo, bengali e albanese. È curatrice di 43 poeti per Ayotzinapa. Voci per il Messico e i suoi desaparecidos (Arcoiris, Salerno, 2016, menzione critica nel Premio di traduzione letteraria Lilec – Università di Bologna); Muovimenti. Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi, Lecce, 2016) e Canodromo di Bárbara Belloc (Fili d’Aquilone, Roma, 2018). Membro della giuria del Premio Trilce 2018, Sydney, in collaborazione con l’Instituto Cervantes. Cofondatrice della web di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com, con la quale promuove iniziative letterarie e culturali in Italia e all’estero.

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