NEGRO MOMENT[1]: ovvero: NUOVI ITALIANI!!! (Reginaldo Cerolini)

nuovi italiani

 

Mentre Ghali di Cara Italia[2] è diventato il simbolo dell’integrazione culturale in Italia, e il genuino Bello Figo cerca di sopravvivere allo tsunami mediatico per Io non pago affitto; mentre gli aff-artisti Gué, Fedez e Jax, reclutano giovani promettenti per quello che è il più fortunato momento d’oro del Rap-Trap e la commistione musicale con volti d’italianità; mentre produttori scaltri più di quanto possa sembrare puntano sul fulgente attimo di Young Signorino, rinsaldando i fenomeni fashion-mediatico-culturali e poi (solo poi) musicali[3] come la Dark Polo Gang in crisi per la rottura di Black Side ( in confessione intimista da Medicina), che sfornano il riuscito e parodico-cafonazzo video British (un capolavoro dell’estetica dei Dark Polo), ovvero mentre la ventata emo-trap ancora in lutto estetizzato per Lil Peep si tinge di una decadente, malinconia, tossicologica sofferenza, ovviamente disillusa, glamour e materialista, la scena del sottobosco culturale, mediatica e musicale italiana porta in luce, a saper bene guardare ed ascoltare, la vera contaminazione. Mi riferisco a tutti i personaggi che stanno emergendo e che presto emergeranno a rappresentare l’inesorabile multiculturalismo di una diffusa etnicità.

Il fenomeno si muove su diversi livelli ma ora mi interessa dare qui uno sguardo a quello musicale.

In questo ambito infatti, sono molti gli artisti che stanno emergendo portando in termini di produzione musicale, estetica, intonazioni e contenuti un vent abbastanza originale (anche se ancora dipendente dal modello americano).

Solo per dire alcuni nomi conosciuti o semi-sconosciuti tra manager, produttori e cantanti, Abe Kayn, Abby 6IX, Amed Bamba, Miriam Ayaba (ironica e tagliente con la sua Una dei bro), Jhonny Marsiglia, PablØ, Pretty Flacko, Roy Raheem, Tomi Kuti, Tony, 6boy, Slava, Ying Yang, Yves The Male, Zama, Zero Scuse etc..

 

Si tratta di nuovi artisti che, seguiti appena da qualche migliaio di follower o da decine di migliaia, rappresentano un vivaio culturale accattivante. Hanno però canali personali dove sono conosciuti come Real Tolk, Hotmc.com, Sto Magazine, Losbuffo.com. Con un primo sguardo generale si può ben dire che esprimono in modo interessante la loro cultura italiana e le loro origini altre. Infatti, figli di seconda e terza generazione o migranti giunti direttamente dalla tratta, sono accomunati dall’esperienza del difficile inserimento, dalla rabbia veicolata in musica, dal desiderio di emergere e da una forte critica sociale. La loro semplice produzione artistica e lo scarso o ampio successo hanno diretti legami con il momento politico italiano e con i diversi volti dell’italianità rispetto alla differenza. Sono termometri di sensibilità sociale, vivendo la realtà del Paese a diversi livelli, che non possono essere ignorati[4].

Fra questi uno che trovo ragguardevole è Omarito Jamal: in arte Omarito. Lo so non lo conoscete, ma lo conoscerete presto. Come artista è presente in YouTube già dal 2015 col nome di Omarito Bongo.

Il suo stile musicale da allora è molto fluido, ha una diretta connessione con la storia del rap-civile, quello classico e narrativo della corrente del sud Italia (in particolare Napoli) a cui Neffa – dallo stesso Omarito apprezzato- in passato ha fatto grande onore, ma anche dall’influenza di Frankie HI-NRG MC di Quelli che ben pensano e Franki Siciliano di Notti blu.

Il contesto culturale di Omarito è la Calabria, protagonista assoluta della crisi italiana e delle vicissitudini della migrazione degli ultimi anni. Ma ovviamente non basta questo per fare di lui un artista. I suoi testi sono caratterizzati da una vis civile, articolata, da una consapevolezza del contesto italiano da un punto di vista storico, e non gli fa difetto neppure la cultura nera intercontinentale, con grande attenzione all’attualità. Riesce però nei suoi testi a rendere tutto questo senza alcuna demagogia o pesantezza e questo sì fa di lui un artista.

I video sono semplici, ironici, senza la tensione manierista dello stile trap Lombardo o Laziale che, invece, difettano di una cupezza estetizzante (mi riferisco agli stessi trap-artisti che ho citato sopra)[5]. In più hanno uno spirito di coralità genuino e a volte persino allegri anche quando tematizza fatti storici duri da digerire. Ecco alcuni interessanti canzoni Il colore viola, Ho dato un taglio, Teranga.

La canzone che mi porta a lui è Negritudo[6] (pubblicata in rete il 28 febbraio[7]), dove stile e dizione ricordano un po’ Ghali, al mio ultimo ascolto online 6474). Produzione di Yves The Male (produttore brillante, anche, della canzone di Uno dei bro dell’artista Myriam Ayaba). Questa canzone è un punto alto di sintesi delle qualità artistiche di Omarito.

Titolo che è già in sé un programma, ricordando l’attivista, poeta e presidente Senghor e il movimento letterario che porta lo stesso nome. Come è d’abitudine dell’artista, il testo è denso di significato ed al contempo immediato.

La cosa però interessante di Negritudo è la sostanziale gioia di vivere (che in genere manca alla trap) data dai ritmi africani[8], che fa da subito venire voglia di ballare dal video diretto, sfiziosamente diretto da Davide Vicari e Andrea Bianchera[9]. Il testo è intelligente e veloce, pieno di riferimenti mediatici e culturali; della cultura in genere ma anche generazionale. Ha una profondità tematica che testimonia con frasi perfette – sboccate al punto giusto! – la condizione dei migranti, dei negri nell’inserimento nel contesto italiano, secondo stereotipi e pregiudizi che vengono subiti (spaccio, condizione di strada, beef, truffe e baruffe tra gang, relazioni erotico-sentimentali, memoria delle origini, resilienza, e voglia di emergere). Fa tutto questo con un’ironia ed un senso di sfottò allegro. Per questo, per la qualità del suo percorso artistico in generale, per la lucidità articolata del suo pensiero e la forza del suo messaggio[10], segnalo questo artista come primo fra i molti, validi, volti dei nuovi italiani o del sottobosco “meticcio” quasi del tutto ignorato dai produttori nostrani.

 

 

L’arte Della Negritudine

Testo:

Intro.

Si me gusta le Weed

Faccio sto personale

Con dentro più pollo di Gustavo Fring

Strofa 1

Mangi fi mon amie , si sì sì mangi fi

Sempre felice fra tipo kid kudi

Sono il più eclettico come Phil Ivey

Così ubriaco che recito Ezechiele

Mentre afferro sta bitch

Io timorato la guido dal suo sedere

Così restiamo amici

Saluta il principe di belair

Bevo tre litri fumo vuvuzela

In questo gioco sono Pelé

Fra quando rimo tu resti in difesa

So poco di te, parli troppo di me

Dici poco di te

Noto la bava hai pippato di tutto

Stupido come il nonnetto di Boondocks

È il mio negro moment

Di giorno pianto cotone

Di notte canto perché tipo neffa mi piace aspettare il sole

Salto mattina e pranzo , non so come evitarlo

Se vieni e rompi il cazzo, non so come ti tratto

Giù vendiamo all’ingrosso , poi ti fottiamo al dettaglio

Senti che profumo addosso , cani ci stanno fiutando

Quattordici anni mi ricordo ancora gli spari del freepass

Vengo da un posto fra dove ci muori o fallisci alla sisal

Rit.

È l’ennesima Alba , ho la resina in tasca

Tiro poi vedo blu

Hombre no pasa la negritude

Hombre no pasa la negritude

Sono con il Pullup

Vago nella dancehall

Ho i diavoli blues

Hombre no pasa la negritude

Hombre no pasa la negritude

Strofa 2

Un vero negro non muore mai

Se fai lo scemo so dove stai

Mi fotte poco del tuo freelance

Cambi discorso per non offrire

Ho fatto tutto negli anni , Donald Glover

Sopra le mani ho i calli , da lavoratore

Nel frigo solo lo Chardonnay

Bevo tre litri fumo Vuvuzela

Al mio passaggio si sente olè

Fra quando rimo tu resti in difesa

So poco di te, parli troppo di me

Dici poco di te

Brillo tra tutti gli altri come il Barba

No non adoro la gente codarda

Che bella poshette, bello lo stile nuovo

Da tempo mi chiedo se quello che indossi

Esiste pure da uomo

Mi sembri uno di casa che vuole una Lady Gaga

Dai non lo vedi che vacca? Per giunta manco ti caga

La Louis Vuitton te la faccio settanta , paghi da MoneyGram

Nascondo tutto se c’è la finanza , non è una novità

Guardo sto tipi fare i disinvolti

Sono una scimmia grido come Boldwin

Si voglio salire su a tutti i costi

Me lo leggo negli occhi !!

Rit .

Outro.

Si me gusta la Weed

Faccio sto personale che per ragionare ho bisogno di Agave e di un forno con dentro più pollo di Gustavo Fring

Prod : Yves The Male

Regia : Andrea Bianchera & Davide Vicari

Styling : Marina Manfredi X Casba Concept

Registrazione: Yaki Giko

Mix & Master: Yaki Giko

Comparse :

Ababacar Khalifa  Drame

Paola Ameyibor

Pamela Ameyibor

Benedetta Ojiefo

Rita Kady Cherif

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  1. C. 17 Giugno 2018 A.

 

 

 

[1] “E’ il mio negro moment” cito dalla canzone di Omarito Negritude. Con il termine negro – non mi riferisco affatto alla storica appartenenza etno-somatica dei neri d’origine africana- ma, invece lo uso come termine simbolico, che è attualmente, in Italia ed Europa, il più rappresentativo correlativo della differenza, della violenza storico-strutturale, in cui sono stereotipati e discriminati i migranti ed i figli di seconda e terza generazione. Si tratta di una discriminazione politica, mediatica, sociale, culturale ed economica che veicola su diversi livelli e gradi. E negli ultimi anni con un accanimento esponenziale.

[2] Consacrato sì dal pubblico (ma quello – già- almeno da 3, 4 anni), e ancora meglio dal contratto con la Tim e l’apparizione televisiva con Che tempo che fa di Fabio Fazio, e più recentemente dalla copertina del Rolling Stone (Italia, giugno) dove insieme ad Antonio Dikele Distefano (manager con Amed Bamba della Sto Records) viene intervistato.

[3] Rilevo questo senza giudizio, constatando come parte del discorso di comunicazione sociale oggi si sia arricchito di livelli di interpretazione, e in questo senso come per la definizione E. B. Tylorian di cultura (Primitive culture, 1871), questa stratificazione avviene per accumulo. Nessun fenomeno in termini di messaggio, destinatario, ed interpretazione può dirsi avulso dalla commistione. Così anche la musica, o parte di essa, è incomprensibile come linguaggio se non si annettono diversi piani e punti di prospettiva. Un video oggi come Io non pago affitto, o come il recente British non sono solo musica ma veri e propri fenomeni culturali che toccano nel caso di Bello Figo tematiche razziali, sociali, politiche e generazionali; nel caso della Dark Polo Gang tematiche generazionali, di linguaggio etc.. Fenomeni che la critica letteraria ha già visto, come gli esemplari lavori di Spinazzola sottolineano es. La modernità letteraria (Il Saggiatore, Milano 2001).

[4] Sicuramente toccati per certi versi dalle ambizioni edonistico materialiste dell’epoca, esprimono anche un diretto senso di resistenza, protesta civile (senza necessità di demagogia) che veicola linguaggi nuovi, commistioni. Dividendo o meglio frammentando il gusto dei nuovi italiani in modo significativo.

[5] Anche qui lo stile dark-manga americano, molto abusato, si caratterizza per i colori (il viola, il blu ed il rosa) finti e simbolici, dove proprio il viola simbolizza la topica di questa decadenza chic. Omarito è originale in questo, usa infatti questo stile adattandolo in modo perfetto alla sua canzone Il colore viola, citazione del libro della scrittrice, artista ed attivista negra Alice Walker e dell’omonimo film, interpretato da Whoopy Goldberg (vinse l’oscar). Non ne abusa, lo rende efficace al contenuto.

[6] Al di là della complessa problematica coloniale che lo stesso Aimé Césaire (ideatore del termine) e più recentemente Wole Soyinka hanno sollevato sul termine e la sua idiosincratica ambiguità, rimane per me interessante un riferimento ed una riappropriazione identitaria da parte dell’artista.

[7] Curiosamente la canzone Bongo (pubblicata in rete, 15 maggio, fw. 14.084) ha un numero nettamente superiore, pur essendo più difficile come canzone, e come sempre forte come contenuto. Mi domando sempre, al di là delle produzioni, del gusto personale collettivo, come mai certe musiche abbiano più successo di altre.

[8] Il ritmo della canzone, al primo ascolto, sembra un’evoluzione degli strumenti a percussione di Wuyuma Viviane Chidid presente anche nella playlist dell’artista.

[9] Come dicevo oggi una canzone ha molte stratificazioni, il video è dominato dai colori delle vesti di Omarito e nelle scene in casa dalle vesti tradizionali, dalle sue movenze dinoccolate che ricordano Willy il Principe di BelAire dal contesto urbano anch’esso molto colorato, e dal godimento gioioso del bambino e delle donne che ballano con lui nella stanza, un riverbero di topica africana dentro quattro mura italiane.

[10] Il 16 giugno 2018 appare in tv… con un messaggio sociale per gli italiani che la macchinista Madre di La Macchina Sognante, Poetessa, Critica, Attivista Civile, Docente di Letteratura e Traduttrice Pina Piccoli, ha condiviso nella sua pagina FaceBook.

 

 

Immagine in evidenza: Foto di Melina Piccolo.

Riguardo il macchinista

Reginaldo Cerolini

Nato in Brasile 1981, Reginaldo Cerolini si trasferisce in Italia (con famiglia italiana) divenendo ‘italico’. Laureato in Antropologia (tesi sull’antropologia razzista italiana), Specializzazione in Antropologia delle Religioni (Cristianesimo e Spiritismo,Vipassena). Ha collaborato per le riviste Luce e Ombra, Religoni e Società, Il Foglio (AiBi), Sagarana, El Ghibli . Fondatore dell’Associazione culturale Bolognese Beija Flor, e Regista dei documentari Una voce da Bologna (2010) e Gregorio delle Moline. Master in Sceneggiatura alla New York Film Academy e produttore teatrale presso il National Black Theatre. Fondatore della CineQuartiere Società di Produzione Cinematografica e Teatrale di cui è (udite, udite) direttore artistico. Ha fatto il traduttore, il lettore per case editrice, il cameriere, scritto un libro comico con pseudonimo, l’aiuto cuoco, conferenziere, il commesso e viaggiato in Africa, Asia, Americhe ed Europa.

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