NEGRO MOMENT: OVVERO NUOVI ITALIANI 3: MR. SLAVA! – Reginaldo Cerolini

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Il contesto musicale e lo scenario italiano mediatico e sociale muta con una velocità che si fa fatica a seguire. Anche quello meno noto che preannuncia l’Italia multietnica di oggi e di domani. Per fortuna il respiro di un trimestrale consente di guardare e ridefinire i confini di questo mondo rap senza l’ansia del presenzialismo o di dover per forza dire qualcosa.

Mentre in alto impazza il pezzo del vincitore del sessantanovesimo Festival di San Remo, Mahmood, Soldi ( 11.257.965  Visualizzazioni – da ora v.-ad oggi 14 febbraio) – come fu l’anno scorso, 2018, per  Mudimbi di Il Mago, blasonato successo Warner[1]– per la produzione del produttore d’oro dell’era Trap Charlie Charles, in basso esplodono e salgono, fuori dal mainstream, Jamil con No Racism[2] (dissing) (1.592.089 di v. ad oggi) che vale la pena di menzionare per l’intento multietnico, multiculturale e per il monito contro la droga, nonostante il logo di produzione di Jamil si chiami Baida Army[3]. B-Hood esce con Va così (49.310 v. ad oggi), Isi Noice al secondo, terzo e quarto atto della sua Delinquente somma più di 500.000 ascolti[4], Abby 6IX con Jail of Milan continua ad avere visualizzazioni ( 371.288 v. ad oggi) mentre le sue Gucci e Fendi insieme a Cuscino Verde  riscuotono insieme più di 250.000 visualizzazioni, Amill Leonardo (reduce dal successo di Marocchino ) esce con Leonardo (132.717 v. ad oggi), Zama con Verona City ( 111.444 v. ad oggi) , Abe Kayen (uscito un giorno fa con  Jake La Furia nel pezzo Non fa per me) con Magico ( 83.409 v. ad oggi) riconferma un’impennata di pubblico e Amir Issa[5] con Soldi e Gioielli (18. 577 v. ad oggi) semplicemente resiste da un decennio di militanza musicale, come pure Bandolero con Bando (8.847 v. ad oggi) è resiliente insieme alla coppia Yank , Roy Raheem con Come LVI [6], Roy Raheem esce poi con la ritmata e coinvolgente New Ni**as (7.059 v. ad oggi)  e sotto, sotto emergono con un velocissimo apprezzamento dalle file adolescenti, giovani interpreti per cui il multiculturalismo è la costante come i Wolf Squad con Ws Freestyle (21.887 follower ad oggi), tra cui sembrano emergere Duble GP e Marsi con la loro Big Babool (9.560 v. ad oggi). Bello Figo con Manny FreSh conferma il suo successo mediatico Burger King (2.004.985 f. ad oggi), ma è Slava ad attrarre la mia attenzione.

Slava (classe 1994) alias, Vyacheslav Yermak, è un artista sorprendente ed impegnato. Il suo impegno si lega direttamente alle salde radici ucraine ed alla sua maturazione italiana, precisamente a Brescia. Presente su YouTube dal 2015 unisce ad una ricercata lirica famigliare e contestuale dove i valori umani si identificano con quelli di una nazionalità costantemente ricordata e con uno spirito felloniano tipicamente ilare e bresciano che dà spazio alla corrosiva parodia dei vizi e delle virtù della giovane cultura italiana, soprattutto hip-hop. Così dalla profonda Soviet Squat (282.439 v. ad oggi) alla sentita Quartiere del sonno[7] (901.282 v. ad oggi) ma anche alla bella Sangue Misto (142. 934 v ad oggi), dalla goliardica Kebabboyzla (555.598 v. ad oggi) alla divertente Pota f**a Alura enculet con Frah (1.808.789 f. ad oggi) insieme alla veritiera ed esilarante Casinò (102. 438 v. ad oggi), la sua vena poetico narrativa e il suo spirito sardonico e diretto lo portano fino al più recente successo Zingarata (uscita a gennaio 224.358 v.  ad oggi)[8] dove fedele alla sua opposizione alla moda Trap scrive “In un periodo buio e decadente, in cui il terribile virus chiamato TRAP regna incontrastato…”.

Di Slava mi colpisce l’immediatezza dei pezzi, la forza narrativa – da vecchia scuola- ed i video, per lo più girati dal capace duo Gianluca Bonici e Flavio Mocka attenti a restituire l’immaginario estetico dell’Ucraina con solennità sentimentale e di contro altri video caratterizzati dall’ironia. In essi si percepisce un gusto dell’espressione che riporta la musica nella sua dimensione naturale, commuovere e divertire. La canzone che mi sembra oggi la cifra stilistica della sua arte e del suo tragitto è Soliloquio [9](267.259 v. ad oggi)

dove su un bit semplice il ritmo elegiaco della sua voce introduce a sentimenti umani quanto profondi di cui è impagabile la frase “Non voglio esistere io voglio vivere” e “quanta paura ad accettare l’infinito”. Componimento davvero sorprendente, ma quella di cui scelgo di mettere il testo, per il suo valore di realismo e critica sociale, è Soviet Squat. In questa canzone che intreccia ucraino ed italiano, incontriamo il suo attaccamento ad elementi di orgoglio nazionale, capaci di trovare valori esistenziali nelle difficoltà della vita, a sentimenti di solida amicizia e una riconoscenza attenta a quello della terra (l’Italia) che ha saputo accoglierlo “Alla seconda sono grato alla prima sono devoto”. La prospettiva di Slava e la sua capacità critica -che non fa sconti- sono elementi determinanti della sua immediata poetica.

SOVIET SQUAT

Братан, ты помнишь как мы жили?

В этих районах думали будут наши могилы

Ты помнишь как мы били одеты?

Рваные тряпки наброшены на наши скелеты*

Finest Music

 

Abbiamo il rispetto di tutta l’Europa orientale

Perché siamo cresciuti tutti sulle stesse strade (все)

Questi quartieri sono sabbie mobili

Più ci stai dentro meno possibilità avrai di scappare (Беги братан)

Sai che non dico cazzate fraté

Prendi una lama, tagliami le vene

Se vuoi vedere sangue puro dell’est

Sono orgoglioso della mia famiglia

Della mia lingua, della mia bandiera

Della terra che mi ha dato un futuro

Lontano dalla povertà e la miseria

Ti ricordi com’era la vita

Dentro i “Quartieri del sonno”

Da dove veniamo?

Quando eravamo noi ad aver fame

E nessun familiare ci ha dato una mano

Ora son tutti gentili

Vogliono tutti una fetta della nostra torta (No)

Ma io non sono fratello di infami

Dalla lingua lunga, la memoria corta (Нет)

Tutti quanti i ragazzi dell’est, come me

Sanno bene che cosa si prova

Salutare gli amici di sempre e

Rincominciare con una vita nuova

Privo di documenti in un mondo di cui

Non conosci nemmeno la lingua

Fare soldi in qualunque modo

Per poi mandarli a casa alla propria famiglia

La mia gente ha un cuore gigante e l’anima

Che fa invidia a un mondo intero (Всем)

Abbiamo visto la fame e la guerra ma

Nulla può uccidere un popolo fiero

Non sto andando lontano perché so

Benissimo da dove vengo

E piuttosto che rinnegare le radici

Finirei dentro al cimitero

 

SOVIET SQUAT!

Noi siamo fieri della nostra terra

Di quella che ci ha partorito, quella che ci ha accolto

Sopra al mio petto c’è stampata la doppia bandiera

Alla seconda sono grato, alla prima devoto

SQUAT!

Мы не забили наши корни мама (SQUAT!)

И нас не изменят эти деньги, слава (SQUAT!)

Все мои братья со мной

И мы несмотря ни на что гордо идём вперед под нашим флагом (Hey)

 

I miei fratelli slavi, ti assicuro

Sono buoni come il pane

Finché non li tocchi (попробуй их тронуть)

I cugini Balcani pure

Siamo stati educati allo stesso modo dentro i blocchi (абсолютно все)

Ricordo il sangue sopra i denti

Sto sapore inconfondibile quasi quasi mi manca (кто?)

Chi mi pestava in gruppo con i suoi amichetti

Oggi si sveglia con in bocca il sapore amaro del Karma(Hey)

 

Mi ricordo in giro con i soci

In tasca solo semi mica soldi

Tutti con addosso solo stracci

Mica Gucci e puttanate di oggi!

Facevamo colla almeno in 7

Per pigliar la bibita nei chioschi

Chi non c’era negli anni ’90

Non potrebbe mai capirlo oggi

Mi ricordo le botte che ho preso, quello che ho dato

Dalle mie parti il rispetto lo impari dai grandi

A schiaffi sopra l’asfalto

Ringrazio dio per avermi affidato alla miseria per l’educazione

Certi valori li impari soltanto da lei

Non esiste insegnate migliore (запомни брат)

 

Noi siamo fieri della nostra terra

Di quella che ci ha partorito, quella che ci ha accolto

Sopra al mio petto c’è stampata la doppia bandiera

Alla seconda sono grato, alla prima devoto

SQUAT!

Мы не забили наши корни мама (SQUAT!)

И нас не изменят эти деньги, слава (SQUAT!)

Все мои братья со мной

И мы несмотря ни на что гордо идём вперед под нашим флагом (Hey)

SQUAT!

 

La nostra zona 030

SQUAT!

I miei fratelli sono come me!

Prendi una lama, tagliami l’aorta

Se vuoi assaggiare l’Europa dell’EST!

[1] A me interessa commentare il lungo percorso artistico che accompagna questi cantanti prima che vengano presi in custodia da grandi case discografiche. Mi interessa il carattere anarchico, autonomo che YouTube gli consente prima che divengano oggetti di un gusto e di un sistema livellato a leggi di mercato. Sono consapevole che per molti di loro, per mancanza di risorse, di sorte e anche di costanza quest’incontro con le grandi case, che gli permetteranno di fare della propria arte un lavoro non verrà, ma finché producono cultura e ci credono è importante supportarli con attenzione e critica.

[2] Difficile non considerare l’uso ambiguo della parola ‘negro’, dal duo Gallagher, Traffik ed alla loro estetica punk-anarchica, da video game con riferimenti espliciti alla violenza, al narco-spaccio, all’abuso delle droghe e ad un’apologia squadrista che richiama un militarismo da camicie nere. Se non si può parlare di diretto razzismo, si può certamente notare come l’enfasi romana del duo lascia spazio ad un inquietante ambiguità, laddove da una parte si sentono ‘negri’ e quindi legittimati a fare musica Trap, dall’altra rivendicano le origini latine (legate ai narcos), e dall’altra ancora usano la parola ‘negro’ per riferirsi all’altro da sé, e si possono così sentire frasi ambiguamente razziste come “negro ti punto il mio draco” o “Negro ti miro in infrared”. Ma per togliere ogni dubbio escono con Diamanti Razzisti (uscita il 9 marzo 2019, 238.220 v. ad oggi 11 marzo) laddove senza ombra di dubbio, e forse in risposta a Jamil, affermano di essere loro questi ‘brillanti’ razzisti, di fatto ammiccando ad una affermata destra capitolina e nazionale che può forse sublimare con loro il pregiudizio razzista. Del resto per il pubblico di YouTube sono noti i dissing di insulti e poi anche musicali tra il duo Gallagher e Traffik e personaggi della scena Rap-Trap, fra di essi proprio tra loro e Jamil.

[3] Letteralmente l’unione linguistica di un termine arabo ‘baida’ bianca e di uno inglese ‘army’ esercito, ma in senso lato la bianca è la cocaina e quindi si potrebbe tradurre ambiguamente il nome come l’esercito della coca. Qui però mi permetto una riflessione che ha a che vedere con il linguaggio giovanile e con la musica rap. Qui abbiamo una fusione linguistica che si propone in lingua italiana di essere la trasvalutazione di un valore e quindi la sua negazione. Ciò avviene affermandolo senza che con questo l’ambiguità e la tensione identitaria rimanga risolta. Si tratta di una sorta di esorcismo del simbolo, lo si assume per negare il suo effetto. In Jamil dal tempo di Trap Baida (uscita a luglio 2018, 2.193.830 v. ad oggi), che invito a visionare per come restituisce una sagace parodia dell’esercito di produttori di cocaina, è chiara l’identità di contrapposizione droghe leggere – nel testo widda, che si vorrebbe legale- contro droghe pesanti, meglio ancora è esplicito nel mostrare e dire che quello che cucina (produce) e che il suo prodotto di spaccio è la Trap nella tradizione Rap. Così in sintesi Baida Army si può tradurre come “Esercito delle Droghe Leggere” o contro le droghe pesanti. Un altro riferimento all’atteggiamento artistico verso le droghe lo si può assumere anche nella canzone Ko dove dice “La tua sicurezza non mi fa paura, pippa coca e dopo si frantuma” a cui risponde “La mia sicurezza neanche fuma”, poi “Niente droghe solo proteine”, sul finale aggiunge “Baida vola come una farfalla, Baida punge come un’ape”. Ossia che la sua vis artistica è fantasiosa e libera ed al contempo pungente, di effetto come un pugno a sottolineare la capacita di dissare, ovvero far volare e sognare con le parole.

[4] Italo Marocchino (classe 1991) parte del- fu – collettivo RRR, di cui il più noto artista è Laioung.

[5] La sua Ius Music del 2014 è un cimelio artistico antesignano di tutto quello che dal 2015 in poi – ed in modo ancora più radicale ora- politicamente, socialmente e musicalmente sarebbe scoppiato in Italia da ricordare nel testo impagabile, la frase “e non c’è scusa quando l’ignoranza parla”.

[6] Qui sono davvero sorpreso per che la coppia ha notoriamente molte più visualizzazioni, eppure questa forte ed interessante canzone, senza mezzi termini, non sembra riscuotere il loro consueto successo (di solito tra i 20,000 e le 300.000 visualizzazioni). Sarebbe interessante capirne i motivi. Forse intimorisce “comando e gioco come lui, apriamo il fuoco come lui” risulta troppo dirompente? Ma la canzone non ha nemmeno creato polemica.

[7] Con questo video riescono anche a stravolgere la reazione amara, sprezzante e sboccata di Fada e Barlow, critici e castigatori indomiti dell’Hip Hop. I due noti Webber avevano visionato Mafia Soviet senza prima aver finito il video e senza quindi comprendere come fosse una parodia. È interessante – rigorosamente in diretta- il linguaggio, lo scambio di insulti e il legame con il mezzo mediatico di comunicazione in cui dire l’ultima parola è la cosa più importante, come ugualmente di rilievo è notare il mutamento di toni una volta chiariti.

[8] Mentre scrivo, da 25 minuti è uscito il suo singolo La mia tipa che ha già totalizzato 3625 visualizzazioni.

[9] Da Freestyle1 c’è un’attenzione così visiva all’appartenenza linguista (nel primo c’è una grande introduzione con un gruppo di amici che in macchina parlando ucraino si lamentano della differenza tra quello che i rapper Trap millantano e la realtà medio borghese di cui sono figli) ed al testo che sceglie la soluzione di mettere intelligentemente con  video semplici le stesse parole della canzone.

 

Immagine in evidenza: foto di melina Piccolo.

Riguardo il macchinista

Reginaldo Cerolini

Nato in Brasile 1981, Reginaldo Cerolini si trasferisce in Italia (con famiglia italiana) divenendo ‘italico’. Laureato in Antropologia (tesi sull’antropologia razzista italiana), Specializzazione in Antropologia delle Religioni (Cristianesimo e Spiritismo,Vipassena). Ha collaborato per le riviste Luce e Ombra, Religoni e Società, Il Foglio (AiBi), Sagarana, El Ghibli . Fondatore dell’Associazione culturale Bolognese Beija Flor, e Regista dei documentari Una voce da Bologna (2010) e Gregorio delle Moline. Master in Sceneggiatura alla New York Film Academy e produttore teatrale presso il National Black Theatre. Fondatore della CineQuartiere Società di Produzione Cinematografica e Teatrale di cui è (udite, udite) direttore artistico. Ha fatto il traduttore, il lettore per case editrice, il cameriere, scritto un libro comico con pseudonimo, l’aiuto cuoco, conferenziere, il commesso e viaggiato in Africa, Asia, Americhe ed Europa.

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