Traduzione italiana dell’intervista pubblicata in The Dreaming Machine n. 8
Una selezione di eco-poesie di Nsah Mala è stata pubblicata nel numero 21 de La Macchina Sognante
Pina Piccolo: Potresti tracciare per i nostri lettori l’evoluzione della tua poesia “ecologica” nel corso degli anni, dalle prime raccolte in cui le tematiche ecologiche erano incorporate in raccolte incentrate sui problemi della decolonizzazione, della democrazia e della cattiva amministrazione in Africa fino a quelle più recenti che invece tendono a porre al centro le crisi ecologico/climatiche?
Nsah Mala : È certo che le tematiche ecologiche nella mia poesia stanno subendo un’evoluzione. Ognuna delle quattro raccolte di poesie in inglese e una in francese che ho pubblicato finora contiene alcune poesie che trattano questioni ambientali, ecologiche e del cambiamento climatico. Allo stesso tempo, ognuna di loro tratta molte altre questioni, ma a causa della crescente urgenza della doppia crisi ecologica e climatica, sto scrivendo sempre più poesie in questa direzione, con l’obiettivo di pubblicare una raccolta esclusivamente dedicata alle questioni ecologiche, che comprenda sia poesie contenute in raccolte pubblicate in precedenza, sia poesie riviste come pure nuove. Quindi, quella che era iniziata come una tematica e preoccupazione parziale nelle collezioni precedenti sta ora diventando la tematica centrale ed esclusiva in questa raccolta in via di pianificazione. Potrebbe anche sfociare in altri progetti. Chi lo sa?
La foresta del bacino del Congo in Camerun. Foto di Nsah Mala.
PP: In che modo i cambiamenti nella tua comprensione del rapporto tra gli esseri umani e la natura/ambiente si rispecchiano nella struttura stessa e nel ‘sapore’ delle poesie che produci? Penso, per esempio, alla marcata differenza tra lo spirito più dichiarativo/prescrittivo che sta dietro una poesia come “I Am an Aquatic Emissary” e lo sforzo di approfondimento ed indagine che affiora in una poesia come “Stone Language or What Stones Call It”.
Nsah Mala: Capisco il tuo punto. Tuttavia, credo che sia auspicabile una combinazione di poesie dichiarative/prescrittive e più penetranti/di indagine sulle tematiche ecologiche. Detto questo, non sono solo un poeta, un eco-poeta se è per questo, ma anche uno studioso di ecocritica. E più mi occupo di questioni come la perdita di biodiversità, il degrado ecologico, il cambiamento climatico, il capitalismo (verde), l’estrattivismo, ecc. attraverso la mia ricerca – cioè attraverso testi teorici e opere letterarie di altri scrittori –, più la mia prospettiva cambia e si approfondisce. Sempre più spesso mi trovo a sostenere l’approccio non solo di dichiarare che queste crisi sono già qui, ma di scavare ugualmente in profondità nelle loro cause di fondo. In maggior parte, esse consistono nell’ipercapitalismo globalizzato e nelle conseguenze devastanti dell’Illuminismo europeo che ha portato all’errata convinzione che gli esseri umani fossero separati dalla natura e al di sopra di essa. Ecco perché una poesia come Stone Language or What Stones Call It è un tentativo di dare voce alle pietre, di reclamare la loro capacità di attante e quella della natura in generale, e di chiarire che la natura include noi Homo sapiens e che la sua esistenza e il valore intrinseco vanno oltre la nostra tendenza a nominarla, mercificarla e sfruttarla per guadagni capitalistici, non per la nostra vita di base.
Nsah Mala di fronte al fiume Congo. Foto di Nsah Mala.
PP: Mi interessa il fatto che identifichi quasi sempre il luogo in cui è stata scritta la poesia, potrebbe essere Perpignan, al confine tra Francia e Spagna, o Aarhus in Danimarca dove attualmente sei ricercatore, Agder in Norvegia, Bayreuth in Germania, Mbankolo o Bastos in Camerun. In che modo il luogo in cui ti trovi influenza la scrittura?
Nsah Mala : Nelle mie poesie l’identificazione dei luoghi svolge più ruoli. Ad esempio, serve a registrare i miei movimenti e le traiettorie di scrittura. Soprattutto, a volte, e abbastanza spesso, questi luoghi ispirano le poesie in questione, fungendo così da una sorta di musa ‘spaziale’. Mentre il luogo della scrittura potrebbe non influenzare il mio stile di scrittura in una determinata poesia, spesso ne influenza il significato attraverso l’ispirazione generale, le immagini e le connotazioni visive e spaziali.
PP: Che ruolo gioca la memoria nella tua poesia come riflesso del tuo atteggiamento e delle tue azioni in relazione alla natura/ambiente? Sto pensando a tue poesie come quelle incentrate sull’apicoltura.
Nsah Mala : La memoria, sia individuale che collettiva, gioca un ruolo cruciale nella mia eco-poesia. Mi permette di riflettere sulle mie e le nostre connessioni e sui molteplici coinvolgimenti/legami/intrecci (entanglements) con la natura. Vale a dire, la memoria mi aiuta a ripercorrere, valutare ed esporre la complessità dei miei atteggiamenti e delle mie azioni, nonché di quelli del mio popolo Mbesa nei confronti dei diversi aspetti della natura. Chi legge le poesie sull’apicoltura e sui giochi delle api, si farà un quadro della mia infanzia e di come siamo cresciuti sapendo che eravamo parte integrante della natura nel regno rurale di Mbesa, nel Camerun anglofono, dove sono cresciuto.
La collina Nkok-Ibalavin a Mbesa. Foto di Nsah Mala.
PP: In che modo la tua poesia esprime la tensione tra temi quali lo sviluppo, il consumismo e l’estrattivismo da un lato e la povertà e il desiderio di beni materiali tra le persone che non ne hanno? Che ne dici del ricatto dell’associazione forzata tra lavoro e occupazione da un lato e sviluppo e modernizzazione dall’altro?
Nsah Mala : La mia poesia affronta questa tensione dalla prospettiva secondo cui ci sono numerose alternative all’ipercapitalismo neoliberista che crea solo profonde disuguaglianze in nome dello sviluppo misurato attraverso il Prodotto Interno Lordo (PIL) , concetto fuorviante e infinito adattato come sovrastruttura su un mondo di risorse limitate. Mentre il consumismo di massa e l’estrattivismo senza fine sono propaggini dell’ipercapitalismo e dell’individualismo, lo sviluppo non dovrebbe più essere misurato (solo) in termini di PIL che considero come Progresso Inquinante Lordo (che porta a un numero esiguo di miliardari e miliardi di poveri) ma in termini di benessere generale, felicità, condivisione, equa ridistribuzione della ricchezza e spirito comunitario. Sono utili e desiderabili concetti alternativi come il Gross Happiness Index mentre andrebbe scoraggiato il mito dello sviluppo come iper-industrializzazione. Non sono sicuro che si possa fare a meno del lavoro e dell’occupazione, ma è possibile non ridurre la vita a statistiche e grafici infiniti che non considerano la realizzazione dell’essere umano e la felicità. Si possono ancora creare posti di lavoro dignitosi e occupazione senza distruggere la natura focalizzandoci sul miglioramento della qualità della vita, fornendo accesso a istruzione, assistenza sanitaria, energia pulita e cibo, il tutto gestito principalmente da governi democratici, trasparenti e responsabili e imprese locali, in particolare imprese sociali, invece che multinazionali irresponsabili. Dobbiamo trovare questo equilibrio o distruggeremo la terra con noi.
PP: Ci sono tendenze specifiche che emergono in Africa negli scritti riguardanti la crisi climatica, ambientale ed ecologica? Penso in particolare ai profondi contributi di Ken Saro-Wiwa agli albori del discorso internazionale sulla crisi ecologica. Ci sono esempi di scrittori contemporanei che si legano a movimenti sociali che si sforzano di realizzare una transizione verde?
Nsah Mala : Certo. Oltre a Ken Saro-Wiwa e Wangari Maathai, ci sono molti altri scrittori che trattano dell’ ambiente in molti paesi africani che continuano a confrontarsi con la complessità di questioni ecologiche come l’estrazione del petrolio, la deforestazione, la conservazione della natura, l’estinzione delle specie, l’imperialismo verde, il mito di un Eden africano, il cambiamento climatico e così via. Alcuni di questi scrittori hanno addirittura preceduto Ken Saro-Wiwa. Ecco un elenco non esaustivo: posso consigliare How Beautiful We Were (2021) di Imbolo Mbue, Oil on Water (2010) di Helon Habila, Petroleum (2004) di Bessora, In Koli Jean Bofane’s Congo Inc. Bismarck’s Testament (2014), l’eco-poesia di Niyi Osundare, la narrativa di Zakes Mda, l’eco-poesia e le opere teatrali di Ekpe Inyang, l’eco-poesia di Nol Alembong, tra molte altre. Ad esempio, il romanzo del 2021 del romanziere camerunese-americano Imbolo Mbue si impernia su una comunità che combatte contro una compagnia petrolifera americana che sta distruggendo la loro terra e i loro mezzi di sussistenza. Tuttavia, mi sembra che quasi tutti questi scrittori non siano direttamente legati ai movimenti socio-ambientali allo stesso modo di Saro-Wiwa e Maathai.
PP: Sei un intellettuale, scrittore, poeta, autore per ragazzi che si muove tra continenti e generi letterari con una visione e ambiti molto ampi. Sto pensando alla tua poesia “Progresso Inquinante Lordo (PIL)”. Pensi che sia possibile che gli scrittori collaborino per portare queste tematiche e rivendicazioni in primo piano nell’arena letteraria, come sta già accadendo tra le giovani generazioni che stanno cercando e sperimentando movimenti collettivi, internazionali, poco inclini a compromessi con il sistema capitalista e i governi?
Nsah Mala : Come ho sostenuto in uno degli articoli che costituiscono la mia tesi di dottorato in corso, alcuni scrittori ambientalisti africani del bacino del Congo come Ekpe Inyang e Henri Djombo hanno in parte profetizzato l’attuale movimento giovanile globale per il clima. Tuttavia, a parte associazioni professionali come l’Association for the Study of Literature and Environment (ASLE) negli Stati Uniti con le sue affiliate globali e l’European Association for the Study of Literature, Culture and Environment (EASLCE) che riuniscono entrambi studiosi di ecocritica e scrittori, penso che gli scrittori ambientalisti, o almeno alcuni, potrebbero considerare di unirsi all’interno di associazioni o movimenti simili. In questo modo, potrebbero collegare il loro attivismo letterario con l’attivismo delle piazze per sfidare l’ipercapitalismo neoliberista che sta irrimediabilmente distruggendo la terra. Allo stesso tempo, tuttavia, sono consapevole che alcuni scrittori preferiscono limitare il loro attivismo ambientale ai loro testi. Ciò nonostante, l’eco-letteratura dovrebbe passare dall’essere in gran parte un oggetto di ricerca accademica a un argomento di dibattito nei media mainstream. L’eco-letteratura dovrebbe essere letta e commentata ovunque, poiché gran parte di essa ha in sé il potenziale di innescare o amplificare l’attivismo nel mondo reale, nelle piazze, influenzare i comportamenti (ad esempio i modelli di consumo) e immaginare futuri più vivibili e alternativi che non distruggano la terra per guadagno personale. Alcuni scrittori marciano addirittura al fianco dei giovani durante le manifestazioni di Fridays4Future e/o Extinction Rebellion. E penso che ci si possa aspettare un numero crescente di da tali collaborazioni.
Nsah Mala è un poeta e scrittore nato a Mbesa, nel Camerun. Scrive in Iteanghe-a-Mbesa, inglese e francese. Attualmente è impegnato in un dottorato di ricerca all’università di Aarhus in Danimarca su temi della poesia ecologica. Ha pubblicato cinque raccolte di poesie: Chaining Freedom, Bites of Insanity, If You Must Fall Bush, CONSTIMOCRAZY: Malafricanising Democracy e Les Pleurs du mal (francese). Nel 2016 ha vinto il Premio per i racconti del Ministero delle arti e della cultura in Camerun e il Prix Littéraire Malraux in Francia nel 2017. Come scrittore per bambini, i suoi libri illustrati pubblicati includono: Andolo – the Talented Albino (inglese), Andolo – l ‘albinos talentueux (francese) e Le petit Gabriel commence a lire (francese). Ha tradotto il libro illustrato Be a Coronavirus Fighter (Yeehoo Press) in francese come Un Combattant du Coronavirus nel marzo 2020. Il libro illustrato di Nsah Mala, What the Moon Cooks, sarà pubblicato nella primavera del 2021 da POW! Libri per bambini (USA).
Nsah Mala un cavallo di fronte all’oceano a Lagos (Nigeria). Foto di Nsah Mala.
Immagine di copertina Mbesa Village, vista dal monte-Njinagwa-Mountain (foto scattaat da Nsah Mala).