Questi versi
Cade la sera estinguendo il fuoco della mia mente
Presto sarà sera, e non devo diventare nulla
Non è questo in sé meraviglia?
Il peso dell’esagerazione è diventato montagna e la sera è uccello
incapace di appollaiarsi sul ramo della vita
Anche tu sei un poggio a forma di coscienza ripida
Non poteva esserci concordia tra di noi
A insanguinarsi per la battaglia di parole fu solo il cielo
Qualunque cosa abbia detto, erano tutte menzogne, solo che prima di liberarmi da questa rete
come pesce inquieto devo scrivere questi versi
Dentro un sogno
Mi sono inoltrato troppo dentro un sogno
fermandomi poi davanti alla sua dimora
Vedo che non è un prisma multicolore e compatto come la poesia
bensì un palazzo adorno di vita su tanti piani
come un gatto la memoria vi si aggira invocando olfatto e tatto
anch’io sono fiorito lì come un poema epico
Come posso leggere quel libro?
Come posso vivere ancora nel mondo dei mortali?
Una volta entrato nella dimora dei sogni
come posso uscirne e ritornare alla superficie?
Era a questo che pensavo quando vidi che tutto
sprofondava verso il racconto
per cui feci un balzo e tornai
di nuovo alla poesia
Racconti di una fiera
1.
Dentro di me si tiene una bella fiera
In questa tenera luce del giorno è mio compito piantare solo metafore
Da dentro il tubo si spande una fanciullaggine mascolina
È alla fanciullaggine femminina che sono debitore
Ora se s’interrompe la connessione tra i due
dappertutto sin dal mattino fioriscono le domande
Dove vivrà l’autore quando sarà cresciuto il racconto?
2.
Un bel problema mi si è insediato dentro
e costruisco una fiera raccontando storie
C’è chi appare nel registro dei crediti e prende in prestito storie
Le ferrovie del rincasare rapinano il dolore del venditore
I figli del dolore comprano parole, e acquistano anche verbi
Levando dal carrello degli acquisti le sviste e gli errori di battitura
non rimane il dolore
e i figli vengono felicemente accasati
Vedo crescere il racconto, ed è proprio qui che coltivo lettori
Attorno al mio corpo
Attorno al mio corpo,
vicino alla porta
vaga la voce baritonale di un cantante
Avverto un leggero odore
da qualche parte c’è qualcosa di marcio
Non riuscivo a discernere la paura che incuteva
La coscienza della paura mi dice di andare dove c’è meno luce
Mi dice, sei vissuto tanto a lungo
come memoria di un’altra persona
Così a lungo come essere umano sulla terra
Vedo, i miei organi sono paura
Il mio colore scivola via dalla foto di gruppo
Vedo, sono andato per una tenue camminata
Davanti allo specchio
non posso guardarmi negli occhi
Collinoso -1
Sono salito sul monte in inverno
e ho risolto l’enigma di un facile indovinello
vedo gemmare la nuvola di melograno
l’arroganza del linguaggio, le sue ali rodate
ad ogni tornante
il braccio irregolare del quesito
sull’orlo del burrone precipita
Collinoso – 2
Ho rifiutato l’armonia. In una qualche nebbia di montagna si è smarrito il piedistallo della vita. Ho assunto autisti inesperti per chi ama le montagne. E carcasse di auto in ogni burrone. Sono caduti tutti i petali dei rododendri. Vedendomi sempre dall’esterno, ho scolpito orribili vene di linguaggio su tutto il mio corpo. Potrebbero cominciare ad inseguirti.
Una vera vocazione
Mandami una vocazione genuina
che convochi lettere inviate dalla vita
No, non una sinfonia, basterà una cacofonia
a traumatizzare il mio corpo e a bloccare le urine
La mia casa è adorna dall’assenza di riparo.
Mi son visto staccare dal palmo un pezzo della mia mente
e ho pensato fosse sole
Ma un vero albero non si lamenta del buio
Mi sono piazzato come un soprammobile in tutti i viaggi
Ma ancora per la strada non c’è vacanza, non c’è ritorno a casa
Credo che tu sia la mia ultima pietra miliare, trattienimi dentro il tuo desiderio
Affinché la mia compagna torni dalla terra d’esilio
Affinché si possa girare un’altra pagina di calendario dopo aver visto il pavone
Leggimi ad alta voce quella lettera che illustra questa vocazione
Mattino
Dalla stazione dei treni qui vicino arriva un annuncio dal vivo
Come stessi sbirciando la vita sessuale di un altro
Ora è pieno giorno
Ora, eppure niente è chiaro alla luce del giorno
Nel suono del volo del piccione
Il suono di piccioni che volano fa aprire una finestra dentro il cervello. Come se questo fosse un grande palazzo con una piazza dentro. Ci entrano degli uccelli. Quindi trascino l’orizzonte dentro il mio cervello. Un tramonto stupendo adesso, una piuma volteggia nell’aula di una vecchia scuola. Vago anch’io con l’orizzonte e gli uccelli.
Ho in me il genio del mago
Faccio sparire un’identità davanti agli occhi del pubblico
Bestia selvatica
Sono una bestia abbandonata
Ho divorato metà del frutto della vita
Ho vagato in forme diverse per boschi umani
Gli accoppiamenti mi hanno eroso strisce di corpo
Come morsi di insetto la monotonia del lavoro mi ha bucherellato qua e là
Che bestia vecchia, gommosa e ottusa che sono
Cerco la mia criniera nelle foto più vecchie
Si affievolisce la mia selvatichezza, mi unisco ai salotti
Non al crepuscolo, ma nel tempo tra il giorno e la notte
Si vede ancora un cratere, in cui si potrebbe perdere la mente
Sono una bestia abbandonata
È in quel cratere che decido di lasciar cadere l’altra metà del frutto
Poesie inedite di Animikh Patra, traduzione di Pina Piccolo, presentate con il video sotto, sottotitolato in italiano, all’evento “Sulle ali della poesia da Kolkata alla Palestina”, il 7 luglio 2020 a Villa romana a Firenze, nell’ambito della Scuola Popolare, in collaborazione con La Macchina Sognante.
Animikh Patra: poeta, narratore, prosatore e traduttore, nato nel 1983 nel Bengala occidentale. Ha conseguito un Master in letteratura inglese dall’Università di Kolkata. E’ autore di sei raccolte di poesia JOTODUR BOIDHO BOLI (2009), KONO EKTA NAM (2013), PATONMONER KURSI (2016), SANDEHOPROSUTO KABITAGUCHCHHO (2017), ALO DEKHAR NESHA (2018), RASTAR KONO CHHUTI NEI (2020). Sue poesie sono apparse in molte riviste letterarie e commerciali , come pure in antologie. Ha tradotto in bangla diversi poeti contemporanei indiani, italiani e cinesi. e ha partecipato a numerosi progetti collettivi in India e all’estero. Insieme a Sanghamitra Halder è co-fondatore e co-redattore capo del sito letterario bilingue duniyaadaari.com, rivista letteraria con la quale negli anni La Macchina Sognante ha stabilito un partneriato con scambi di traduzioni e di presentazioni di poeti e poete. Per maggiori informazioni sul poeta e la rivista vedi qui intervista in inglese nel sito The Dreaming Machine.
Immagine di copertina: Foto di Alberto Guadagno.