La lingua di Israele persevera nel raccontare
menzogne su menzogne.
E per parte sua, il mondo si convince
che io sarò disposta a tollerare ogni cosa
assalti, insulti, ignoranza,
fregandomene
di me e della mia gente.
Non sono che una Gazawi, seduta al suo posto, dopo tutto–
perdo le staffe mentre riverso su carta queste righe.
Prima che essi bersaglino ogni pietra a me vicina.
Dovesse finire la mia vita, sono determinata
ad esaudire il mio desiderio, questa mia viscerale necessità
di raccontare la verità.
Spero leggiate la mia verità
così come avete fatto con le loro menzogne.
La mia verità:
Le voci delle bombe e dei carri armati
devastano la mia pace interiore.
Bambini dell’età dei miei fratellini,
il primo non più grande di 1 anno, l’altro al mondo da soli 3 mesi,
vengono colpiti come fossero insetti.
Una donna priva di alcun tipo di arma o potere
viene picchiata fino a morire.
Edifici civili, case, vengono colpiti,
sbriciolati come fossero in slow motion.
Mi chiedo, la prossima sarà la mia?
Madre, odio Israele..
Nessuno se non i loro crimini mi aveva mai insegnato come si odia.
Il mio sangue per loro è talmente privo di valore che lo versano
senza nemmeno pensarci.
Non sono che un numero nella loro lista.
Non c’è via d’uscita.
Soffro, mi struggo.
E’ impossibile essere sani.
Come potrei esserlo
con un cuore che si sta lacerando
dalla preoccupazione per le mie quattro sorelle sposate
sparse in zone diverse di Gaza,
per mio padre, che vive all’incirca in due quartieri di distanza
e per i suoi due figli.
Il modo in cui la paura mi occupa
è lo stesso con il quale Israele sta occupando la mia Terra.
E si, sono qui
anche se il mondo intero non mi vede.
Anche io dovrei contare, anche io dovrei importare.
Ma è così?
Ad ogni esplosione,
il mio cuore batte all’impazzata.
Percepisco l’adrenalina
scorrermi nelle vene.
Per un momento non faccio che rimanere immobile,
evitando ogni battito di ciglia.
Sono ancora in questa terra, o sono già morta?
Se tutti i Gazawi morissero in una sola volta,
e Hamas sparisse all’istante,
si dissolverebbero davvero i “problemi” di Israele?
Che mi dite di ciò che sta avendo luogo a Sheikh Jarrah?
Che mi dite riguardo alla Nakba del 1948,
quando non vi era alcun Hamas.
E che mi dite della loro convinzione
di essere il popolo prescelto da Dio?
Di essere migliori di te e di me?
Che mi dite delle azioni illegali che da allora non cessano di compiere,
dei loro enormi “Vaffanculo”
in barba alla Comunità Internazionale?
E infine, che mi dite riguardo alla mia giustizia,
riguardo al mio diritto di legittima difesa?
Mondo, mi stai sentendo?
Hai le risposte alle mie domande?
Traduzione di Camilla Brazzale, per gentile concessione del sito We are not numbers https://wearenotnumbers.org/home/Story/Do_you_hear_me
Shahd Safi: Studio Lingua e letteratura inglese alla Al-Aqsa University. Credo profondamente nel potere delle parole ed è per questo che mi sono unita al progetto We Are Not Numbers, per utilizzarla come piattaforma per raccontare le nostre storie di resistenza, speranza, orgoglio e successo. La scrittura è la mia passione ed è un ottimo modo per registrare i miei pensieri ed evadere dallo stress e dai pesi della vita quotidiana. Mi interessano anche la psicologia, i diritti umani e l’arte e faccio del mio meglio per trovare un equilibrio tra i miei interessi e la scrittura creando dei collegamenti tra di essi. Sono anche interessata alla gestione e faccio la coordinatrice dell’English Language Club della mia università.
Camilla Brazzale, studentessa di Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Bologna. Appassionata di cultura, lingua e letteratura araba (focus del suo indirizzo di studi universitari) e attivista per la causa palestinese. Collabora con i Giovani Palestinesi d’Italia, nello specifico nei contenuti letterari.