Memorie sfuse dal paese primo
* * *
Amica mia dell’Italia, qui qualcosa cambia …
La strada ricostruita il mese scorso,
quella di fronte all’asilo nido,
la stanno bucando di nuovo …
Sfondano e smantellano tutto il santo giorno.
Bimbi aggrappati sui cancelli dell’asilo,
gli occhi spalancati con in mano gli elefanti
tenuti per la “coda” con aria smarrita.
Qualcuno si copre le piccole orecchie,
e intanto la Mira, la bimba a cui piace
vestirsi da maschio,
mette assorta il ditino al naso. Con l’altra
gratta la testa.
È la quinta volta che rifanno questa strada
entro l’anno. Nessuno protesta….
Da ieri sera ci manca la luce.
La pioggia a rilento ci entrò nel letto.
L’amore si bagna e si rimpasta il tempo…
Oggi, ad esempio,
appena all’alba, bussò alla porta la prima rom.
Non disse niente ma mi sorrise.
Sciolse i capelli, scosse la chioma.
Fece due trecce e rimise la sciarpa.
Che belle mani, grandi gli occhi neri,
appena un po’ spenti. Tiepide le sopracciglia.
Forse aveva l’età di mia nonna….
Qualcosa cambia amica mia
dell’Italia
poco si evolve.
Tutto si trucca e si ritocca
* * *
Partirò d’un colpo un giorno.
Avrò prenotato il volo senza rendermi conto.
Lascerò a Bolzano sospesa un po’ di me stessa,
polverina sparsa sul lago di Caldaro,
la nube pellegrina sulla riva dell’Adige,
pellicano che vola basso
ma non atterra …
Nella mia terra l’odore delle alghe
cavalca i canneti e le palme,
e affianca la strada della vecchia Volga,
accanto al porto.
Troverò profumato di basilico il mercato
a Durazzo,
i pioppi troncati ancorché acerbi,
la strada denudata davanti alla scuola,
piccoli fossi, color merluzzo l’asfalto,
come la pelle delle acciughe abituate
alle luci poco accese del mio paese …
Le casette
azzurre – invecchiate dei nomadi rovinate,
sdraiata stanca la ferrovia, il cantiere navale
che ruggisce a voce bassa, perfino le cisterne.
Silente e umile il mare,
un che di satinato fumoso viola e azzurro,
un che di inflitto da amante respinto.
Ma la Nija , la vecchia cieca mendicante
con la sciarpa nera sulle spalle,
sarà morta, ad eccezione
del suo braccio destro randagio …
Lascerò a malincuore
l’autogrill all’uscita di Merano.
La casa di vetro, fragranza di vaniglia,
la gente rilassata che osserva i bimbi mentre masticano
i caldi krapfen.
Le piccole rose che vedevo sbocciare
davanti alla villa del tirolese.
Troverò profumato di garofani il mercato
a Durazzo, urlanti i contadini con galline e latte,
venditori attempati sopra i cavalli calmi, con cesti
di canna vecchi e pieni, di pesche e prugne,
pere e mele e di triglie fresche.
Ma non vedrò la Nija …
Questa è l’Albania,
il paese delirante,
dove tu puoi trovare in entrambe le tasche
tesoro e malora.
O per meglio dire: un Rolex d’oro sul polso
di un morente
di fame.
di Gentiana Minga, inedita, per gentile concessione dell’autrice.
Gentiana Minga è nata il 12 aprile 1971 nella città di Durazzo (Albania). è laureata Letterature e Lingua Albanese presso la Facoltà di Storia e Filologia dell’Università di Tirana nel 1993. Subito dopo la laurea fino al 1998 è stata insegnante di lingua e letteratura albanese nelle scuole medie di Durazzo (Albania). E’ stata per alcuni anni bibliotecaria presso la Biblioteca Pubblica di Durazzo e giornalista professionista per una serie di testate albanesi come Koha Jone, Rilindja e Zeri i Kosoves, Studenti, Zeri i Popullit, ecc. . Pubblica cicli poetici e racconti in diverse riviste letterarie, tra cui Poeteka, Trimestrale Letterario Albanese, El- Ghibli, Rivista di Letteratura della Migrazione italiana, Enmigrinta, bollettino di multi- cultura online in Alto Adige. In quest’ultima è redattrice per la sezione di Bolzano. È membro del direttivo dell’Associazione Rete dei Diritti dei Senza Voce Bolzano, membro supplente della Consulta Provinciale per l’Integrazione dei Stranieri in Alto Adige. Opere edite: “Autopsia e shkaterrimit” (Autopsia del disastro), (racconti e novelle), (Europa, Tirana, 1993);“Zonja e Shkodres” (La signora di Scutari) (ciclo di poesie), (Florimont, Tirana, 2003); Ha tradotto dall’italiano in albanese “Abbracciata dalla luce” (E perqafuar nga drita) di Betty J. Eady (Medaur, Tirana. Dall’anno 2000 vive in Italia, a Bolzano.
Foto in evidenza di Melina Piccolo
Foto dell’autrice a cura di Gentiana Minga.