Mare vuoto: come Salvini ha conquistato gli italiani lottando contro un’invasione inventata – Francesco Sorana

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Negli ultimi decenni, e in particolare dal 2014, molte democrazie in Europa hanno sperimentato crescenti sentimenti anti-immigrazione e di opposizione alle politiche migratorie tra i cittadini dell’Unione Europea, il che ha portato al peggioramento delle condizioni e del trattamento riservato ai migranti e ai richiedenti asilo. Il sistema di asilo dell’UE ha subito dal 2014 un flusso senza precedenti di arrivi, e si è dimostrato inadeguato nel rispondere congiuntamente alla crisi migratoria, che per lo più è rimasta un problema con cui i paesi hanno dovuto confrontarsi individualmente. Le stime indicano che dal 2000 al 2014 il numero totale di migranti morti nel tentativo di entrare in Europa è stato superiore a 22.000. Inoltre, a partire dalla prima metà del 2018, oltre 15.800 persone sono state segnalate come morte o disperse nel Mediterraneo e nelle rotte terrestri dall’inizio della crisi dei migranti nel 2014. Ciò significa che dall’inizio del secolo, il numero di persone morte nel tentativo di entrare in Europa è intorno a 40.000. Gli stati membri dell’UE hanno adottato in maggior misura politiche volte a dissuadere l’arrivo e la permanenza dei migranti nel territorio nazionale, attraverso strategie di esternalizzazione dell’accoglienza dei migranti verso paesi terzi.

Dal momento del picco di arrivi tra luglio 2015 e gennaio 2016, il numero di arrivi dei migranti è diminuito costantemente negli anni successivi, calando di oltre il 95% nel 2018 rispetto ai trend più alti. Nel 2017 i migranti irregolari arrivati ​​nell’UE via mare erano circa 187.000, grossomodo la metà dell’anno precedente, e questa tendenza si è mantenuta nel 2018.

Tuttavia, sembra che tra molti cittadini europei sia ancora diffusa la convinzione che il flusso migratorio abbia assunto le caratteristiche di un’invasione e molti politici europei hanno adottato una forte posizione anti-immigrazione, rappresentando la migrazione dal Nord Africa e dal Medio Oriente come la principale minaccia per la stabilità degli stati membri dell’UE. L’immigrazione e la minaccia del terrorismo sono state spesso combinate nella narrazione dei partiti di destra per sostenere l’idea che, al fine di proteggere i cittadini europei, le frontiere europee andrebbero chiuse e dovrebbero essere adottate politiche più restrittive sull’accoglienza e il rimpatrio dei migranti.

A livello europeo, nel 2015 la preoccupazione per l’immigrazione ha superato quella legata alla situazione economica, e ha raggiunto livelli simili a quella relativa alla disoccupazione, che è un tradizionale motivo di inquietudine per cittadini europei. L’Italia ha mostrato tendenze simili alla media europea, con una diminuzione dell’attenzione per la situazione economica e la disoccupazione, problemi che sono quasi tornati ai livelli precedenti alla crisi economica, e la crescita simultanea delle preoccupazioni legate all’immigrazione, che hanno continuato a crescere nonostante il forte calo degli arrivi in Italia fin dalla fine del 2015.

Avendo affermato che non esiste una chiara relazione tra la crescente preoccupazione relativa all’immigrazione negli ultimi anni e il numero effettivo di arrivi di immigrati nei paesi dell’UE, resta da capire quali sono le ragioni che hanno reso l’immigrazione così importante per l’opinione pubblica, concentrandoci sulle opinioni dei cittadini italiani: tra i paesi europei, l’Italia ha mostrato la più grande discrepanza tra la percentuale effettiva di migranti nel paese e la percezione dei cittadini. Gli italiani credono che i migranti siano un quarto (25,4%) della popolazione, quando in realtà rappresentavano nel 2017 solo il 7% dell’intera popolazione nazionale, il 17,4% in meno. La percezione sovrastimata della presenza di immigrati è probabilmente legata ai preconcetti dei cittadini, ai bassi livelli di informazione dell’opinione pubblica sulla questione, al ruolo dei media nella rappresentazione di questioni relative ai migranti e alla narrazione politica messa in atto dai partiti contrari all’immigrazione.

Uno studio dell’Istituto Cattaneo mostra come il divario tra il numero reale e il numero di immigrati percepiti sia più ampio tra i cittadini italiani che si definiscono di centro-destra e destra, raggiungendo il 32,4% in quest’ultimo caso. Pertanto si può ritenere che l’orientamento politico dei cittadini influisca sulla percezione del numero di immigrati nel territorio nazionale. L’errata percezione del numero di immigrati in Italia ha effetti significativi sull’atteggiamento dei cittadini italiani. Gli italiani, rispetto alla media europea, hanno mostrato un atteggiamento decisamente negativo nei confronti degli immigrati: il 74% degli italiani ritiene che gli immigrati aumentino i livelli di criminalità nel paese (UE 57%), il 62% crede che gli immigrati siano un peso per il welfare (UE 59%) e il 58% ritiene che gli immigrati stiano rubando posti di lavoro agli italiani (UE 40,9%). Queste differenze tra italiani e gli altri cittadini europei nei confronti degli immigrati sembrano essere legate a una posizione non basata sui dati ma piuttosto sulla convinzione che le conseguenze dell’immigrazione siano in realtà peggiori e più ampie di quanto esse siano effettivamente. L’obiettivo principale è quindi capire se e come la migrazione abbia influenzato il dibattito politico italiano, e in secondo luogo, se l’adozione di una posizione rigida sul controllo dei confini e una pervasiva retorica anti-immigrazione abbiano determinato il successo elettorale della Lega Nord nel 2018, così come il suo continuo aumento nei sondaggi e nei risultati delle elezioni del Parlamento Europeo 2019.

Matteo Salvini da quando è diventato segretario della Lega Nord nel dicembre 2013 è riuscito a trasformare un piccolo partito indipendentista, che meno di dieci anni fa sosteneva la secessione di un immaginario territorio chiamato “Padania” dal resto d’Italia, in un partito nazionale che è attualmente anche il primo partito della nazione. Dal suo insediamento è riuscito a rimodellare l’ideologia e la strategia di comunicazione della Lega, concentrando l’agenda politica su posizioni nazionaliste, conservatrici e genericamente neo-liberiste. La comunità di riferimento della Lega Nord è stata abilmente ampliata a includere tutti gli italiani, e si è identificato nelle istituzioni dell’UE, negli immigrati e nella mancanza di sicurezza interna causata dalla migrazione e dal terrorismo, le più grandi minacce al benessere degli italiani. Le soluzioni proposte hanno messo in luce l’atteggiamento euroscettico e securitario della Lega rispetto alle dinamiche sociali ed economiche sul piano internazionale. Dalla sua costituzione la Lega si è dichiarata sempre apertamente contraria all’immigrazione, e l’atteggiamento ostile nei confronti dei migranti è uno dei motivi principali del sostegno degli elettori al partito: “Sia la logica che l’osservazione empirica indicano la Lega Nord come il più diretto sbocco elettorale per il malcontento legato alla presenza di migranti e all’aumento della criminalità legata agli immigrati” (Salucci 2015, p.13).

Il 4 marzo 2018 le elezioni politiche italiane sono state vinte dai due principali partiti populisti, il Movimento Cinque Stelle con il 32,6% dei voti alla Camera e il 32,2% al Senato, e la Lega con il 17,3% alla Camera e il 17,6% in Senato. I risultati elettorali hanno anche mostrato che più di un quarto degli elettori ha fatto una scelta diversa rispetto alle elezioni nazionali del 2013, il che significa che le tendenze politiche degli elettori sono state sempre più instabili e che le campagne elettorali della Lega e del M5S hanno avuto un grande successo. La Lega ha registrato un aumento del sostegno del 13,3% sia alla Camera dei deputati che al Senato rispetto alle elezioni del 2013, e le indagini politiche suggeriscono che il supporto per la Lega è ulteriormente aumentato, raggiungendo il 34,33%[1]. Tuttavia, il flusso di migranti in arrivo nello stesso periodo è diminuito in modo significativo: questo rende più difficile studiare le cause della forte crescita elettorale della Lega, perché sostenere che il migliore risultato nelle elezioni sia legato al numero di migranti che arrivano o vivono nel paese diventa complesso. Al contrario, questi sviluppi ci portano a supporre che un ruolo importante sia giocato non tanto dal numero di migranti, quanto piuttosto dal modo in cui la tematica dell’immigrazione è rappresentata nell’arena politica. Ci sono prove sufficienti per sostenere che la narrazione politica dei partiti di destra, e in particolare della Lega, abbia ampiamente sfruttato la crisi migratoria rappresentando l’immigrazione verso l’Europa come “un’invasione”: statisticamente inconsistente, ma politicamente cruciale per raccogliere voti.

La coalizione di governo trascende visibilmente le tradizionali divisioni politiche tra sinistra e destra. La Lega Nord e il Movimento Cinque Stelle presentano numerose posizioni divergenti e si sono schierati inquadrando le loro narrazioni politiche su questioni identitarie e sovraniste (Lega), e fomentando sentimenti anti-establishment e giustizialisti (M5S). Si è tentato di esaminare i loro atteggiamenti nei confronti delle questioni relative all’immigrazione (e alla legittimità delle istituzioni UE) attraverso l’analisi dei discorsi parlamentari (Carlotti, Gianfreda 2018). I due studiosi hanno tentato di indagare quali argomenti i due partiti utilizzano riguardo l’immigrazione.

I risultati hanno mostrato che, per quanto riguarda le questioni relative alle migrazioni, la Lega Nord e il M5S si approcciano in modo diverso alle arene nazionali e sovranazionali. La Lega ha adottato una narrazione basata sull’idea che l’Italia stia subendo un’invasione da parte di immigrati illegali che è ormai divenuta una minaccia per i cittadini italiani. Si è quindi concentrata maggiormente su questioni relative al controllo e alla sicurezza delle frontiere, ed è contraria a un processo di integrazione culturale, socio-economica e civile dei migranti nel tessuto nazionale. Il M5S mostra invece posizioni più vaghe e ha mostrato una tendenza a usare maggiormente tematiche adiacenti all’immigrazione in senso stretto, come la corruzione dell’élite politica, la cattiva gestione del sistema di asilo e l’operato delle ONG. Rispetto al livello nazionale il M5S ha mostrato una posizione diversa nel Parlamento Europeo, dove si è schierato a sostegno della protezione umanitaria e dell’integrazione socio-economica dei migranti. Il M5S sembra cambiare e adattare la sua strategia di comunicazione e l’atteggiamento politico a seconda dell’arena cui si rivolge, mentre la Lega Nord mantiene le stesse posizioni anti-immigrazione e euroscettiche, risultando più coerente nella sua linea politica.

La Lega di Salvini ha adottato questa narrazione spostandosi dalla tradizionale prospettiva etno-regionalista del partito a un più ampio nazionalismo nativista, basando i suoi discorsi su uno stile di comunicazione che è stato definito una “politica della paura” (Wodak 2015). Gli attacchi contro coloro che non appartengono al “popolo”, come gli immigrati, i musulmani e i rom, condotti attraverso l’uso di una retorica dell’esclusione e permeati di elementi razzisti, islamofobi e discriminatori, mirano a rappresentare queste categorie come una minaccia alla sicurezza, alle tradizioni cristiane e ai valori culturali del popolo. L’identificazione del popolo è quindi determinata in termini oppositivi, attraverso l’esclusione di tutti coloro che non ne fanno parte.

Le strategie retoriche adottate da Matteo Salvini sono state spesso basate su affermazioni ingannevoli e sull’uso di generalizzazioni diffuse, e sono inserite in un più ampio contesto di post-verità, in cui la forza con cui sono fatte delle affermazioni ha più importanza della loro accuratezza. Il loro scopo principale non è raccontare la verità ma raffigurare il leader come unico difensore del popolo contro i suoi nemici. La campagna elettorale condotta da Matteo Salvini si è concentrata principalmente sulla lotta contro l’immigrazione e le questioni legate alla criminalità e alla sicurezza, e questa strategia di comunicazione ha avuto un impatto decisivo sul successo elettorale della Lega Nord.

Il 51% dei suoi elettori ha dichiarato di averlo votato per le sue posizioni estreme, più di quelli che lo hanno fatto perché è una persona onesta (49%) e perché ispira fiducia (47%). Se colleghiamo questa percezione di forza e potere del leader politico con la convinzione ancora diffusa che i flussi migratori siano in aumento o stabili su alti livelli, aggiungendo che le nuove politiche volte a bloccare e rimpatriare i migranti sono ampiamente sostenute dagli elettori leghisti e degli altri partiti di destra, possiamo dire che non solo la Lega Nord di Salvini ha guadagnato una parte fondamentale dei suoi voti attraverso lo sfruttamento di questo singolo tema, ma è anche probabile che continui a guadagnare sostegno come ha fatto durante l’anno successivo alle elezioni politiche del 2018, assorbendo voti dagli elettori di destra ma anche degli attuali alleati di governo del Movimento 5 Stelle.

La questione dell’immigrazione è il tema principale su cui si sono confrontate tutte le forze politiche durante le elezioni italiane del 2018 e i risultati delle elezioni sono dipese in gran parte dalle strategie proposte dai partiti per affrontare il tema. La Lega è stata in grado di mobilitare e riunire attorno a sé tutti quei cittadini contrari all’ingresso degli stranieri in Italia, che temono una invasione che non c’è stata (e che si potrebbe risolvere attraverso la cooperazione tra gli stati membri dell’UE) e le presunte conseguenze sui livelli di criminalità e i rischi per la sicurezza sociale, così come quelli che si preoccupano dei danni causati da immigrati di culture diverse al tessuto nazionale e all’identità “cristiano-occidentale” dell’Italia. A seconda del modo in cui i partiti dell’opposizione – che sono stati pesantemente sconfitti alle elezioni e che stanno ancora cercando di trovare il modo di recuperare il consenso perduto – ricostruiranno la loro narrazione e agenda politica, e sulla base di come la società italiana e l’Unione europea nel suo complesso risponderanno alle sfide poste dai partiti populisti di destra, assisteremo (o meno) a un’ulteriore chiusura dei governi nazionali su loro stessi, a un approccio ancora più rigido nei confronti dei migranti e a una crescente pressione sui valori e sulla stabilità delle democrazie europee. Il flusso migratorio è diminuito, ma le cause che hanno spinto milioni di esseri umani a prendere il mare e le rotte terrestri che portano all’Unione Europea devono ancora essere risolte o devono ancora emergere del tutto: nel prossimo futuro i migranti continueranno ad arrivare (e i migranti climatici potrebbero aggiungersi ai rifugiati e ai migranti economici) anche se gli stati membri dell’UE adotteranno politiche di confine più rigorose. La migrazione è qui per restare. Matteo Salvini ha conquistato gli italiani raccontando loro un’invasione che non c’è stata e che potrebbe esserci soltanto fino a quando gli stati dell’Unione Europea non avranno adottato una politica unica e solidale in tema di immigrazione. Il suo chiaro intento è di non collaborare a livello europeo e continuare con la politica dei porti chiusi, perché la sua narrazione politica ha bisogno di immigrati da attaccare, di navi da bloccare e gente da rispedire, per sopravvivere. Risolvere davvero il “problema” dell’immigrazione è un autogol che il Capitano non può permettersi.

 

Francesco

 

Riferimenti bibliografici

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[1] Risultati Elezioni Europee. Già durante la prima stesura di questo articolo, usando sondaggi elettorali presi da Termometro Politico di febbraio 2019, la Lega era data al 34,5%.

 

Biografia:

Francesco Sorana (1992, San Severino Marche) Cresco a Visso (MC) conoscendo la meraviglia quanto la noia tra le montagne dell’Appennino marchigiano, finché non mi trasferisco a Bologna per conseguire la laurea triennale in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali e la laurea magistrale in Sviluppo Locale e Globale con una tesi sul populismo latinoamericano e sulla narrazione politica populista, focalizzando lo studio attorno alla figura di Hugo Chávez in Venezuela. Attualmente frequento il Master Executive in Global Governance, Inter-cultural Relations and Peace-process Management presso l’Università di Siena e lavoro come tirocinante presso il Centro Italiano Studi Elettorali. Leggo e scrivo da quando sono piccolo per immaginare altre realtà, o per riuscire a dire quelle che ho sulla punta delle dita. Ho partecipato in forma anonima per qualche anno alle attività del MEP (Movimento per l’Emancipazione della Poesia), e ho seguito numerosi corsi di scrittura creativa e collettiva, tra i quali quello organizzato nel 2017 da Eks&Tra e WuMing2, che ha portato alla pubblicazione della raccolta di racconti “Dall’altra parte del mare”. Ho pubblicato poesie e articoli su riviste digitali come A4, Risme, La Macchina Sognante, e scrivo nel blog letterario Lattea.

 

Immagine di copertina: Foto di Teri Allen Piccolo.

 

 

 

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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