Lorenzo Pierfelice – Poesie fatte in casa

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8.

 

(quando tutto questo sarà finito)

 

mi leggerete ancora

i nomi dei morti?

 

[I numeri delle bare

prêt-à-porter

come offerte di surgelati

al discount?]

 

Ditemi che avrete ancora

qualche slide di circostanza

 

per chi si ammala

 

per chi guarisce

 

per chi ancora sta

 

(colpevole e vittima)

 

come un becco di seppia

 

al puzzo dei porti.

 

7.

 

È un po’ come

un lutto in estate

quando fuori le cicale

sfregano il sesso al cielo

e gli amici bevono birre

salutando ragazze nuove.

 

Dentro, invece,

il rumore accecante

dei mattini bianchi.

Un compressore

lasciato acceso,

tra l’encefalo

e il pigiama.

 

6.

 

Spesso

in sogno

esco di casa

e in pochi ghirigori

di scale e vicoli

sono in posti mai visti:

 

vecchie cisterne di rane a pois,

scalinate di cattedrali

per santi improbabili e scugnizzi

 

e condomini alati

e saline di zuccheri

filati a mano.

 

Ogni mattino

ricostruisco la mappa

di questa meraviglia.

 

Ti dico

“ti ci porterò,

vedrai”

 

Se sarà ancora lì,

se ancora saremo

svegli nel sogno.

 

5.

 

Alla fine eravamo noi

 

il miracolo all’insaputa dei preti,

l’ora mai chiesta

il greto zitto dei fiumi, la fonte

da cui non abbiamo bevuto

 

il nido non visto, l’umidità

che esce e asciuga,

il declinare

senza edizioni straordinarie.

 

Alla fine eravamo noi

quel paese abbandonato,

al quale nessuno ritorna.

 

4.

 

Dentro di noi,

ogni giorno

fai festa.

 

Lo annuncia

il tuo vocione recuperato,

lo sferragliare di trapani e bulloni.

 

Quando tutto questo sarà finito,

i tuoi figli sapranno

accendere il fuoco,

travasare l’olio,

invitare i passanti.

 

Anche ora

che l’esercito

porta via i morti,

noi ti lasciamo

far festa

dentro di noi.

 

Solo così,

ancora,

ritorni

e rimani.

 

3.

 

Cerco un euro per il carrello

e noto questo barbone

 

– una pietra sola e luccicante

nel campo arato.

 

Mi riprometto che gli darò quella moneta,

non appena uscirò dal supermercato.

 

Quando esco, vedo che

sulla panchina non c’è più nessuno.

È rimasta solo la sua giacca

come un pezzo di cuoio

masticato da un rinoceronte.

 

Eccolo, si è solo spostato

qualche metro più in là,

occupa un quadrato di sole

contro la saracinesca abbassata

di un fast food.

 

Non chiede elemosina,

non si trascina come uno zombie

verso di me.

 

Un barbone che non tende la mano

può essere solo un uomo

che respira l’ora del mattino.

 

Sorride. Ha gli occhi chiusi. Si gode il primo sole.

 

Sono carico di buste e mi sento povero.

Non lo disturbo.

 

2.

 

I giorni si stanno scaldando.

 

So che un pesco e un mandorlo

aprono bocche rosa al cielo.

 

E fuori di qui

le zanzare fanno l’amore

malgrado noi.

 

1.

 

Chi mi avrebbe dovuto dire

che l’eroe sarebbe stato

chi restava a casa?

 

[Chi sarebbe uscito al mattino

nell’aria al neon

per impilare lo stracchino

negli scaffali della Conad]

 

Chi mi avrebbe dovuto dire

che avrei ballato i Franz Ferdinand

da un vecchio Telefunken

per coprire il rumore del tramonto?

 

Era il nostro disaster movie

(e avevamo calzini improbabili).

 

Che bella la vita,

a una vita di distanza.

Lorenzo-Pierfelice

Biografia:

Lorenzo Pierfelice è un creativo pescarese. Dopo una laurea in Scienze delle Comunicazione all’Università di Roma “La Sapienza”, un dottorato di ricerca in Comunicazione e Relazioni Pubbliche e una breve esperienza di ricerca e docenza in ambito accademico, nel 2003 fonda Kapusons – studio di comunicazione e sviluppo software. Come art director, dà il proprio contributo a importanti progetti di comunicazione digitale sia per aziende private che per istituzioni pubbliche, curandone la comunicazione visuale. Parallelamente all’attività professionale, le sue storie, il suo tratto grafico e la sua cifra stilistica sono condivisi su pagine di carta e di pixel (è illustratore e vignettista satirico). In tutti i suoi lavori, la scrittura resta esercizio quotidiano e radice comune. Nel 2013 pubblica il romanzo Il circo errante dell’equilibrio (Zero91 Edizioni). Blog personale: https://www.kapusons.it/blog/fino-a-qui-tutto-bene.

 

 

 

 

 

Immagine di copertina: Dal progetto fotografico di Francesca Bra per la fotogallery del numero.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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