LEZIONE MAGISTRALE
Pièce teatrale in tre atti
di Julio Monteiro Martins
Personaggi:
Lauro : Scrittore; un uomo tranquillo, pacato, sagace e sottilmente ironico, sui 60 anni
Alzira : Moglie di Lauro; severa, rovinata dal tempo, sui 55 anni
Marzia : Una ragazza simpatica, distinta, sui 30 anni
Gli studenti, tutti sui 17 anni:
Rodrigo : Intelligente, ribelle, di carattere forte, si atteggia a “maledetto”
Marcello : Inquadrato, conservatore, mediocre
Simonetta: Bella, vivace, allegra ed estroversa
Cris : Esile, timida, ipersensibile
PRIMO ATTO
In una sala con una mobilia vecchia e logora, pochi quadri alle pareti, molti libri e un certo aspetto trasandato, il vecchio scrittore sta seduto a tavola, mangiando la minestra in silenzio. In sottofondo suona il 2° Movimento (Adagio sostenuto) del Concerto n° 2 per pianoforte di Rachmaninov. Alzira, sua moglie, arriva dalla cucina portando un cestino di pane. Lui sbriciola il pane e lo mette nella minestra. Alzira si siede a tavola, si serve la minestra e sbriciola anche lei il pane.
LAURO
Non c’è mica un pezzettino di salsiccia da mettere nella minestra?
ALZIRA
Salsiccia?… Ma quant’è che non compriamo carne? Mangia quello che c’è…
LAURO
Non fa niente. Va bene così.
ALZIRA
C’è un uovo nel frigo. Lo vuoi?
LAURO
No. Va benissimo così. L’uovo lo mangio stasera col pane.
ALZIRA
Guarda che il pane è tutto lì…
LAURO
Vuol dire che mangerò l’uovo con l’uovo. Metà tuorlo, metà bianco. Un vero lusso!
(Continuano a mangiare in silenzio per qualche minuto. Suona il campanello.)
LAURO
Sono arrivati.
ALZIRA
Falli aspettare fuori un attimo…
LAURO
(Mettendosi le ciabatte e spegnendo la radio) No, no… Sparecchiamo e mettiamo tutto in cucina. Finiremo di mangiare dopo, con calma.
ALZIRA
Come vuoi… (Sparecchia) Io però finisco di mangiare di là… Non lo so mica quanto si fermano questi…
LAURO
Fai come vuoi… Buon appetito! ( Il campanello suona di nuovo)
ALZIRA
(Gridando) Aspettate un attimo. Arrivo! (Alzira porta i piatti in cucina. Lauro l’aiuta, portando via la pentola e la bottiglia dell’acqua)
LAURO
Vado io ad aprire… (Si infila un maglione e abbottonandosi va ad aprire) Si?
MARCELLO
È lei Lauro de Carvalho Ramos, lo scrittore?
LAURO
In persona. Lauro de Carvalho Ramos!
MARCELLO
Siamo gli studenti che devono farle l’intervista.
LAURO
Prego. Entrate… Per favore.
(I quattro studente entrano, a disagio. Lo scrittore gli indica un divano e due poltrone; lui si siede su una delle due)
MARCELLO
Come abbiamo spiegato a sua moglie per telefono, siamo del Collegio San Galdino…
LAURO
“San” che?…
MARCELLO
San Galdino… Siamo in terza Liceo; la nostra professoressa di portoghese ci ha dato da fare una ricerca sul suo ultimo libro, “Gli Esclusi”. È un romanzo, vero?
LAURO
Si, è un romanzo.
MARCELLO
Trovarlo in libreria é stato un casino. Abbiamo finito per trovarlo su una bancarella: e n’era rimasto uno solo.
LAURO
Una bancarella in Rua do Ouvidor? La “Perla Nera”?
MARCELLO
Si, proprio lì… Cioè… (si rivolge a una delle ragazze) Simonetta, stai scrivendo tutto, eh?
SIMONETTA
Ma non dovevamo usare un registratore?…
MARCELLO
Le dispiace se l’intervista la registriamo?
LAURO
No, no. Va bene. Registrate pure.
MARCELLO
Mi scusi. (Tira fuori il registratore dallo zainetto, controlla il nastro e appoggia il registratore acceso sul tavolino del salotto) È acceso… Come le stavo dicendo, la professoressa ci ha dato una ricerca di gruppo sul suo libro, e siccome siamo un po’ giù con i voti, abbiamo deciso di fare un lavoro più approfondito e così c’è venuta l’idea di farle questa intervista.
LAURO
Come si chiama la vostra professoressa?
MARCELLO
Adelia.
LAURO
È una alta? Con i capelli neri?
SIMONETTA
Ma, i capelli… Veramente sarebbero grigi…
LAURO
Si, giusto… Grigi. Adelia è stata una mia alunna tanti anni fa. Come sta?
MARCELLO
Bene, penso…
LAURO
Benissimo. Ringraziatela a nome mio per essersi ricordata di me.
SIMONETTA
Sarà fatto. Ci parlo io con lei…
MARCELLO
Allora… Possiamo cominciare ‘sta intervista?
LAURO
Certo. Avete letto il mio libro “Gli Esclusi”?
(I ragazzi si guardano l’un l’altro terribilmente a disagio.)
MARCELLO
L’ha letto Rodrigo e c’ha fatto un riassunto.
LAURO
Il riassunto di un romanzo?… Rodrigo sei tu?…
RODRIGO
Eccolo qua.
LAURO
Quindi tu avresti letto il mio libro.
RODRIGO
Proprio così.
LAURO
E come ti è sembrato?
RODRIGO
Non è che ci abbia capito un gran che. Era una storia un po’ triste, da sfigati…
SIMONETTA
(Mettendosi una mano sulla fronte) Rodrigo, smettila…
RODRIGO
Eh be’? L’ho trovata così… Me l’ha chiesto lui…
LAURO
Come puoi fare il riassunto di una cosa che non hai capito?
RODRIGO
Ho riassunto solo quello che ho capito. È la storia di due tizi che sono stati sbattuti in un postaccio, in mezzo al niente, perché a delle persone non gli stava bene come la pensavano.
SIMONETTA
O forse non capivano cosa volevano dire davvero, o no?…
RODRIGO
Si, va be’… E poi, in quel posto assurdo, quei due sanno che un giorno tutti capiranno quello che vogliono dire, ma solo dopo che è successa quella che nel libro è chiamata “la grande tragedia”; però non dicono mai né che razza di “tragedia” sia, né quando succederà…
SIMONETTA
(Timorosa) È proprio così, vero?
LAURO
Più o meno. Il concetto principale mi sembra che l’abbiate capito.
MARCELLO
E vaai!
SIMONETTA
Alla grande!
(In quel momento entra in salotto Alzira. I ragazzi si alzano tutti insieme e salutano la signora)
LAURO
Ah, lasciate che vi presente Alzira, mia moglie…
ALZIRA
Molto piacere. Rimanete pure comodi.
LAURO
(Rivolto alla moglie) Alzira, siediti qui e senti come mi intervistano. È tanto che non capitava, eh?
ALZIRA
Preferisco sedermi a tavola e starmene lì tranquilla, per non disturbarvi.
LAURO
Bene, ma mi dicevi che oltre a non aver capito tanto bene, ti sembrava che fosse una storia da… Come hai detto prima?…
SIMONETTA
No, senta, quella è stata una stupidata di Rodrigo. Quello che voleva dire era…
RODRIGO
…Da sfigati! L’ho trovata una storia molto deprimente.
SIMONETTA
Rodrigo, che figura ci fai fare! Guarda che vado via, eh?
MARCELLO
Ma dai, Simonetta. Lui ha detto la sua, lascialo perdere…
LAURO
Nessuna figura, signorina. Lui ha detto solo la sua opinione, che in fondo mi sembra di capire che è quella che avete tutti.
RODRIGO
Beh, io ho trovato deprimente proprio quella cosa lì… che non succede niente di figo a quei due. Ci si aspetta che alla fine gli altri diano ragione alle loro idee, o no? Che riconoscano che le loro idee erano giuste e dopo li richiamino… Almeno ci si aspetta che ‘sta “grande tragedia” prima o poi succeda, così loro non saranno più degli “esclusi”. Così se ne potranno andare da quel posto tremendo…
LAURO
Dal “confino”…
RODRIGO
Si, va be’, dal “confino”… e possano ritornare nella città da dove erano state espulsi… Ma invece non succede niente, se ne stanno lì aspettando per tutta la vita, solo aspettando… e nessuno capisce quello che pensano… Tutto questo è da veri sfigati… Quando l’ho letto quasi ci rimanevo male, super depresso…
LAURO
E perché pensi che i due personaggi in fondo abbiano ragione e tutti gli altri torto? Non potevano sbagliarsi loro e avere ragione gli altri?
SIMONETTA
Ehi, finirà per intervistarci lui a noi…
RODRIGO
Be’, sì, questo è vero. Ma quei due tizi parlavano con così tanta sicurezza… Con una tale convinzione… Comunque potevano sbagliarsi lo stesso… Su questo ha ragione…
MARCELLO
L’ha scritto lui, no, Rodrigo? Lo saprà bene…
RODRIGO
Non è per questo… Ognuno interpreta a modo suo. Lui c’ha la sua idea e io posso avere la mia.
LAURO
Rodrigo ha ragione. Continua…
RODRIGO
Io penso che il problema non sia se i due tizi abbiano torto o ragione. Anche perché non è facile capire bene quali tipo di idee stessero difendendo. E neanche le idee hanno poi tanta importanza. Quello che importa è il conflitto di opinione tra loro e la maggioranza e quello che la maggioranza decide di fare con loro, no? È tutta una storia di intolleranza, o qualcosa del genere… È come se loro fossero morti e continuassero a vivere, per lo meno fisicamente…
SIMONETTA
Dai, ragazzi: adesso lasciamo fare a Cris le domande che ci siamo preparati.
CRIS
(Spaventata) Eh ?!…
SIMONETTA
Le domande, Cris. Sono dentro il quaderno.
ALZIRA
Volete dei biscottini?
TUTTI
(Dopo essersi guardati l’un l’altro rapidamente, rispondono tutti insieme) No, grazie!
SIMONETTA
Dai, fai ‘sta domanda, Cris.
CRIS
(Quasi tremante) Perché ha scritto “Gli Esclusi”?
LAURO
Penso sarebbe più corretto che a questa domanda rispondiate voi. Aver scritto il libro per me ha senso solo se ha senso per voi che esista. L’ho scritto per voi.
CRIS
Ehm… Qual’è il suo scrittore preferito?
LAURO
Qual’è la prossima domanda?
CRIS
Perché ha deciso di diventare scrittore?
LAURO
La prossima.
CRIS
Come vede i giovani d’oggi?
LAURO
(Sospirando, sconfortato) Ci avete pensato bene prima di farmi queste domande? Ci sono molte cose più interessanti che potreste chiedermi… O magari no… Penso che non ho niente di interessante da rispondere…
MARCELLO
Ma, Signor Lauro, allora come facciamo a fare l’intervista?
RODRIGO
Ce l’ho io una domanda da farle. Sa, noi qui abbiamo letto il suo libro solo perché a scuola ci hanno obbligato, altrimenti non l’avremmo mai letto… A esser sincero, il libro è un vero pacco!
SIMONETTA
Rodrigo, così finisce che ci bocciano!
LAURO
Lascialo finire.
RODRIGO
La storia è un pacco… I personaggi sono un pacco… È tutto uno squallore… È una roba che non ha niente a che fare con noi, con il momento attuale… I suoi libri non li legge più nessuno, e nessuno sa neanche più chi è lei…
LAURO
Sei sicuro che “Gli Esclusi” non ha niente a che fare con il momento attuale? Sei proprio sicuro?… Vedi, tu dici che nessuno sa più chi sono, però la tua professoressa Adelia se lo ricorda ancora chi sono.
RODRIGO
La professoressa Adelia è un pacco pure lei. È noiosa una cifra… Mi sa che anche lei è morta ma non lo sa.
MARCELLO
Rodrigo, stai attento, guarda che è tutto registrato qui sul nastro…
RODRIGO
Si, va be’, ma quando mettiamo giù l’intervista il nastro lo cancelliamo.
LAURO
Prima hai detto che nessuno sa più chi sono. Ma almeno io penso di sapere ancora chi sono. No, hai ragione… Mi sa che non lo so più nemmeno io. Ma questo non mi infastidisce. Alla fine, nemmeno i miei personaggi hanno mai saputo chi erano veramente. E neppure voi sapete chi siete.
RODRIGO
Immagino che lei pensi che io sia un gran bel maleducato…
LAURO
No, sei solo sincero, e ti ringrazio per questo. Può darsi che sia difficile per voi capire, in questo momento della vostra vita, che la letteratura non è divismo, è sacerdozio. E in questo sacerdozio io non sono né papa né cardinale. Sono appena appena un parroco di campagna, un padre confessore perso in una parrocchia qualsiasi, in un buco come quello in cui sono stati mandati i personaggi de “Gli Esclusi”. Se tutti i sacerdoti fossero cardinali, chi farebbe fare la comunione ai fedeli, no? Qualcuno bisogna ben che lavori nell’ombra, che faccia il lavoro più oscuro. Per di più la fama di un autore non c’entra niente con l’importanza della sua opera. Sono due cose ben diverse. Ma qual era la domanda che volevi farmi?
RODRIGO
Che ne so… A cosa serve tutto quello che scrive, se non gliene importa più niente a nessuno?
LAURO
E tu cosa ne pensi?
RODRIGO
Be’, io le dico la mia. Non serve proprio a niente. Serve solo per rompere le palle a noi ragazzi che siamo obbligati a leggere. Com’è che si sente scrivendo delle cose che sa già che saranno lette solo per prendere un sei? Deve esse una cosa tremenda anche questa…
LAURO
Non pensi che ci sarei stato bene anch’io con i due personaggi del libro, al confino?
RODRIGO
Mi sa di si. È proprio quello che penso… Non è che lei al confino c’è già, in questa casa? Chiuso dentro questa vita pallosa?
SIMONETTA
Rodrigo, smettila… Tappati quella bocca…
LAURO
Tu ti lasci trascinare solo dalle apparenze. Io ho il sentimento della grandezza, del sublime. E anche la coscienza di ciò che è tragico, che mi dà una forza che tu ancora non conosci… Fate attenzione. Ho una cosa che voglio farvi vedere. (Si alza, chiude a chiave la porta di casa e si infila la chiave nel taschino della camicia.)
ALZIRA
(Spaventata) Lauro! Per amor di Dio! Adesso no!
LAURO
(Lui si avvicina ad uno scaffale e prende un grosso libro) Mi piacerebbe che voi interpretaste questo…
ALZIRA
Lauro, no!
(Nascosta dietro il libro c’è una pistola; Lauro la prende, se la punta alla tempia, spara e cade morto, mentre il sangue schizza per tutta la sala.)
ALZIRA
Lo sapevo! Lo sapevo che questa intervista finiva così. Lo sapevo!
(Gli studenti sono in un completo stato di choc. Alzira sembra solo sfinita, apatica. Il silenzio li domina, fino a quando Simonetta balbetta:)
SIMONETTA
La chiave… è nel taschino… il suo… Siamo… chiusi qua… dentro…
CRIS
(Isterica) Aiuto! Aiuto!
MARCELLO
Taci, Cris!
RODRIGO
Aspettate… La chiave la prendo io…
(Rodrigo si avvicina e si inginocchia accanto al corpo, con cautela.)
ALZIRA
(Cercando di ricomporsi) Vi faccio una camomilla?
TUTTI
No, grazie!
FINE DEL PRIMO ATTO
SECONDO ATTO
(Buio in palcoscenico)
VOCI DAL REGISTRATORE
Fate attenzione. Ho una cosa che voglio farvi vedere. (Rumore di una chiave nella serratura) Lauro! Per amor di Dio! Adesso no!… Mi piacerebbe che voi interpretaste questo… Lauro, no! (Rumore dello sparo)
(La luce si accende in palcoscenico. Lo scenario è la tipica camera di un ragazzo adolescente, dove sono riuniti tre di quegli studenti. Rodrigo si alza e spegne il registratore.)
RODRIGO
Ho risentito questo nastro cento volte, ho riletto tre volte “Gli Esclusi” e tutti i libri di Lauro che sono riuscito a trovare, e ancora non riesco a capire cos’è che lo ha spinto a farlo…
MARCELLO
Quello doveva essere solo un matto, Rodrigo. Abbiamo avuto sfiga ad andare lì proprio quel giorno, proprio a quell’ora. Abbiamo messo un piede su una mina dimenticata da una qualche vecchia guerra. È così che la vedo: le persone sbagliate nel posto sbagliato.
RODRIGO
Cris non viene?
SIMONETTA
Non riesco neanche a parlarci. I suoi non la lasciano rispondere nemmeno al telefono. Ho chiesto quando sarebbe tornata in collegio e a sua madre le mancava di mordermi, per telefono. Mi sembra che la colpa è quasi mia… Da quando Cris è uscita dall’ospedale non vuole vedere nessuno, se ne sta sempre bruciata di pastiglie, dorme tutto il giorno.
MARCELLO
Povera Cris. Non ha retto a ‘sto colpo. Dobbiamo andare a trovarla.
SIMONETTA
È vero, è sempre stata così intimidita, così contratta… Quello che è successo le è caduto sulla testa come un pianoforte. Dobbiamo metterci d’accordo per andare a casa di Cris, una domenica. Però guai a parlare di suicidio, per favore!
RODRIGO
È troppo sensibile… Mi dispiace che oggi non sia venuta, mi sarebbe piaciuto ci fosse anche lei oggi. È la prima volta che ci riuniamo per parlare con calma di Lauro…
MARCELLO
Se è per me, la prima e l’ultima… Quello che voglio è dimenticarmi di quel vecchio pazzo. Ci ha fatto proprio una vigliaccata.
SIMONETTA
La vigliaccata se l’è fatta da solo.
MARCELLO
Sì, ma l’ha fatta anche a noi. Cosa vuol dire farsi saltare la testa davanti a noi? Se voleva fare una pazzia, si chiudeva in bagno e la faceva…
RODRIGO
Guarda, mi piacerebbe dire un paio di cose. Primo; Lauro non era affatto pazzo. Era perfettamente lucido e cosciente. Ce l’ha detto lui stesso prima di spararsi. Quello che sto incominciando a capire è che ci ha voluto dare una lezione, una grande lezione, una dimostrazione “pratica”, diciamo così, di quello che ha chiamato il sentimento della grandezza, del sublime, e la conoscenza di ciò che è tragico.
MARCELLO
Ma dai! È grandezza quello che ha fatto? Per me è solo debolezza…
RODRIGO
Hai mai visto una cosa del genere in vita tua? Qualcuno ti ha mai dato una risposta così?
MARCELLO
Grazia a Dio no.
RODRIGO
Guarda, si è sparato con la stessa naturalezza con cui si ci leva un orologio per farlo vedere a un amico o si solleva la camicia per mostrare una cicatrice, hai capito cosa voglio dire? Quello che ha fatto è come un argomento che ha usato durante la conversazione per affermare il suo punto de vista. Voleva dirci qualcosa di importante, ma siccome non riusciva a trovare la parola giusta ha deciso di dirla in quel modo.
MARCELLO
E quella sua moglie, eh? Quella sapeva già cosa avrebbe fatto e non si è neanche alzata dalla sedia.
SIMONETTA
Penso anche io che lo sapesse…
MARCELLO
Per me quelli sono due pazzi…
SIMONETTA
Rodrigo, da allora non fai altro che pensare a quel Lauro, riascolti questo nastro, ti sei letto tutto quello che ha scritto… Non sarà mica che ti stai convincendo che è colpa tua se è morto?
RODRIGO
Voi pensate che sia colpa mia?
SIMONETTA
No, proprio colpa no… Ma che sei stato duro con lui, questo sì…. Ho trovato proprio crudeli le cose che gli hai detto: che il suo libro era una merda, che lui non esisteva neanche più… Ci mancava solo che gli chiedessi di spararsi…
RODRIGO
Mi sa che in fondo glielo ho proprio chiesto, solo che non me ne stavo rendendo conto.
SIMONETTA
Tu l’hai messo con le spalle al muro, l’hai spremuto. La verità è che quello scrittore l’hai umiliato, hai colpito duro il suo orgoglio.
RODRIGO
Volevo cancellargli la dignità; non so perché ma mi infastidiva.
SIMONETTA
Sai come mi sono sentita? Come se stessimo prendendo a calci un cane appena investito…
MARCELLO
Simonetta, se Rodrigo si sente in colpa, così fai peggio… Per me, sei fuori strada. Se andiamo avanti così, alla fine arriveremo a concludere che siamo cosa? Assassini?
SIMONETTA
Ragazzi, dobbiamo parlarci chiaro, tirar fuori quello che sentiamo. Io penso che ci siamo comportati come aguzzini… Per questo volevo andarmene già dal momento che sono arrivata. Se avessimo fatto l’intervista solo con le domande che c’aveva la Cris non sarebbe successo niente. Io c’ho provato, ma il nostro “ribelle” qui voleva fare il grande…il so-tutto-io.
RODRIGO
D’accordo… Cominciamo dall’inizio: penso che mi sono davvero comportato come un aguzzino. Ma mi ci ha spinto lui. Che ne so perché… Sembrava che si aspettasse quella reazione, quasi la desiderava. Vi siete accorti che tutte le volte che criticavo il suo libro o lui stesso come scrittore o come persona, invece di arrabbiarsi, di incazzarsi, di sbattermi fuori di casa, lui con tutta calma mi dava ragione e mi chiedeva di continuare? Il fatto che non reagisse mi faceva impazzire e non riuscivo a capire perché. Ho pensato persino che mi volesse prendere per il culo. Io pensavo così: Ma come può un uomo ridursi così? Come può lasciarsi umiliare da un nessuno come me?
marcello
dimmi un po’, Rodrigo, com’è che a uno può piacere di essere torturato?
RODRIGO
Era come se facesse parte del suo piano. Dopo ve lo spiego meglio. Adesso c’è un’altra cosa: per me era impossibile fare l’intervista con quelle domande stupide che avevamo preparato per Cris. Quasi mi sono vergognato delle domande alla cazzo che avevo suggerito io, senza pensare a lui. Quando ho sentito quelle domande, mi è venuta ancora più rabbia, e così ho deciso di aggredirlo… Ma ero arrabbiato più che altro con me stesso. E poi, ragazzi, dai! non avrebbe mai potuto rispondere a quelle domandine: su questo aveva ragione lui… E Cris, poveretta, è rimasta come nel gioco; tutti con il tappo e lei no…
SIMONETTA
Hai detto che aveva un piano… Come sarebbe, un piano? Secondo te, voleva guidarci verso il suo suicidio?
RODRIGO
Questa è la conclusione a cui sono arrivato io, sentendo il nastro. Non penso che l’abbia fatto di proposito. Penso non lo sapesse nemmeno lui che era quello che voleva. Lui ha guidato le nostre reazioni su una strada che ha facilitato il suo gesto. É per questo che non mi sento affatto in colpa e non ho proprio nessun rimorso. Sono tranquillo. Quello che voglio è capire bene cos’è successo là quella notte. Mi sembra che ci conoscesse benissimo e che sapesse fin dall’inizio che cosa ognuno di noi avrebbe fatto. Giocava con questa cognizione per arrivare al suo scopo. Noi abbiamo solo acceso la miccia di una bomba che lui aveva già preparato da tempo. Ci ha dato il fiammifero ed è stato lì ad aspettare che lo accendessimo. E noi ci siamo cascati…
MARCELLO
Ragazzi, mi sembrate due pazzi anche voi, lo sapete? State facendo dei discorsi assurdi. Quel signore e sua moglie erano già mezzi matti e la sfiga ha voluto che andassero fuori di testa proprio quella sera lì. Quello che ha fatto davanti a noi l’avrebbe potuto fare davanti al postino, al ragazzo della pizza, alla donna delle pulizie…
RODRIGO
Non è vero, bisognava che ne parlasse prima, del suo dramma. Doveva essere in gioco la sua condizione di scrittore. Solo rivelando quella condizione si creava l’ambiente psicologico dove il colpo poteva esplodere. É questo quello che gli abbiamo regalato…
MARCELLO
Ma che ambiente psicologico!… Mi sa che sei impazzito anche tu…
SIMONETTA
No, Marcello. Quello che Rodrigo sta dicendo ha un senso.
MARCELLO
Allora sono io che non voglio capire. Me ne vado.
RODRIGO
Dai, Marcello, aspetta un attimo. Senti, quella è stata una vera tragedia, e non possiamo passare la vita a scappare dalle tragedie perché fanno parte della vita e se tu chiudi gli occhi loro arrivano e ti stendono, ti passano sopra, come è successo a noi. Penso che sia stata questa una delle lezioni che voleva darci.
MARCELLO
Guarda che io non ho bisogno di questo tipo di lezioni…
RODRIGO
Ma prima o poi qualcuno te le darà, e allora è meglio che incominci subito.
SIMONETTA
Cosa hai scoperto leggendo i suoi libri?
RODRIGO
Senti, un sacco di cose. É incredibile! Quello la sapeva lunga…
MARCELLO
Ma non eri tu che trovavi tutto un pacco?
RODRIGO
Mi sembrava, perché non riuscivo a vedere nient’altro che il nostro piccolo mondo… Prima di conoscere Lauro la mia visione delle cose era così limitata che non riuscivo neanche a voltare la testa per guardarmi in giro. Andavo avanti a preconcetti e mi sentivo pure un genio. E invece ero un pirla, e per questo gli è stato facile prevedere la mia reazione. Adesso sto vedendo un sacco di cose che non conoscevo, e questo mi dà la vertigine. Ogni frase del suo libro è una dritta, che ha a che fare con lui, con me e con tutto il mondo. E questa è la cosa più ganza…
MARCELLO
Ehi, c’abbiamo un fan del vecchio qui…
RODRIGO
Ma che fan! É che ho incominciato a vedere, a percepire le cose; è per questo che vi ho chiamato per questa riunione. Volevo comunicarvi qualcuna delle mie scoperte.
MARCELLO
Rodrigo, sei un caro amico, scusami, ma io non c’ho proprio voglia. Me ne vado. Ciao. Simonetta, viene con me o stai qui fino a “Mezzanotte e dintorni”?
SIMONETTA
Io rimango ancora un po’…
MARCELLO
Come vuoi. Stai attenta a non impazzire anche tu. Ti saluto.
SIMONETTA
Ma no, Marcello, aspetta, dai… Sentiamo cosa ha da dirci.
RODRIGO
No, lascia perdere. È meglio che se ne vada. Questa non è roba per lui. È inutile costringere uno a vedere un film se non ne ha voglia.
MARCELLO
Vado.
(Esce dalla stanza sbattendo la porta.)
RODRIGO
Simonetta, in quel romanzo “Gli Esclusi”, i due tizi che sono al confino passano la vita aspettando un perdono, un riconoscimento che non arriverà mai. Nonostante questo continuano ad aspettare. Ma loro non pensano mai a uccidersi. Ma tu che stai leggendo e che sai che quella attesa è completamente inutile non puoi fare a meno di chiederti: “Perché non si uccidono?”
SIMONETTA
Sarà perché, in fondo, sperano sempre di essere rimpatriati…
RODRIGO
Ma non è per questo, loro lo sanno che non saranno perdonati. Che non saranno nemmeno giudicati. Ciò che viene dopo l’esclusione e il confino è una cosa ben peggiore di tutto questo, è l’oblio. I condannati sono banditi della coscienza delle persone, che se li dimenticano là per sempre, come se non fossero mai esistiti… Ma loro non si uccidono perché la loro vita non appartiene più né alla loro volontà né a quella di nessun dio; lo fanno perché appartiene solamente a lei, alla vita stessa, che decide per loro e per tutti noi. È lei che crea sia il conformismo che la disperazione. È lei che prende le decisioni, non le persone. È la logica interiore della vita di ognuno che determina gli eventi, anche contro la volontà di chi la possiede. Non ci sono molte cose che possiamo fare per provocare o evitare ciò che ci deve succedere. Simo, quello che deve succedere è molto forte! È questo quello che ho scoperto leggendo i libri di Lauro. Sai, ho letto un suo vecchio racconto: splendido! È una storia ambientata nel futuro. Si intitola “Sotto Custodia”. È un futuro così tetro, terribile, con una atmosfera soffocante. C’è un tale che è perseguitato da una specie di polizia che va in giro con degli elicotteri pieni di fotoelettriche. Sembra che questo tale stia scappando da un sacco di giorni, sporco e lacero. La polizia alla fine lo trova rintanato dentro un fosso. Lo prendono e lo riportano a casa sua. In casa ci sono delle vecchie che stano facendo i conti intorno a un tavolo piena di roba di contrabbando: videocitofoni, videogames olografici, delle bambole che rispondono a tutto quello che gli chiedi, insomma tutta roba di alta tecnologia importata, ma alla polizia non gliene frega niente delle vecchie. Vogliono solo riportare a casa questo tale. Quando lui arriva le vecchie fanno finta di non averlo neanche visto. Continuano a fare i loro conti e a parlare di affari. A questo punto arriva un ciccione, mi sembra fosse suo cugino, e che lavorava con le vecchie. Il grassone si scusa con lui per i poliziotti, apre un armadio e gli dà un asciugamano, delle lenzuola, una saponetta, un rotolo di carta igienica e una corda. Dopo il grassone gli dice più o meno così: “La nostra famiglia si aspettava tanto da te…” Poi si gira e se ne ritorna ai suoi affari. Il tale va vicino alla tavola e dice: “Ho bisogno di una saponetta in più…” Una delle vecchie, senza neanche guardarlo, grida: “Che sciocchezza, l’anima non puoi mica lavarla…” E tutte le altre vecchie cominciano a ridere, isteriche. Un’altra grida: “Non vorrà mica insaponare il tempo?” E tutte ricominciano a ridere. Lui rimane immobile in silenzio, in mezzo alla sala, con in mano un rotolo di carta igienica, apatico, ripetendosi a bassa voce: “Ho bisogno di una saponetta in più…” Simo, è un clima da incubo. Una cosa stranissima. E quando entri nella storia ti sembra di andare fuori di testa anche tu, immaginando l’assurdità della scena. Ma la cosa più tremenda è il modo con cui Lauro la descrive: è super. La storia ti prende, ti sembra di essere là.
SIMONETTA
Che figata!
RODRIGO
Già, in quel libro ci sono dei racconti incredibili… Il libro si chiama “La Trama Dei Nervi”… Incomincia con una epigrafe…
SIMONETTA
Epigrafe? E che roba è?
RODRIGO
È quella frase che l’autore prende da un altro per aprire il libro. Nell’epigrafe lui cita un poeta chiamato Rilke, che dice così: “Bisogna che non ci succeda niente di strano, a parte quello strano che ci appartiene da molto”. Cosa vuol dire? Che non dobbiamo farci sorprendere né scioccare da ciò che ci succede, perché prima di succedere già ci apparteneva, era già nostro, era come un regalo che avevamo già ricevuto ma che non avevamo ancora scartato.
SIMONETTA
Ma anche le cose brutte che ci succedono sono dei regali?
RODRIGO
Sia le cose buone che le brutte sono come dei pacchi ancora chiusi dentro il nostro armadio. Ma sono nostri. Appartengono solo a noi. Saranno scartati e aperti a poco a poco. Sia l’amore che incontreremo, i viaggi che faremo, i figli che ci nasceranno, che la morte ci appartengono già oggi. Il futuro è il nostro patrimonio individuale. E tutto quanto ci porterà è già definito fin dall’inizio. È come un libro di cui stai leggendo la prima pagina, ma tutto il libro è già stampato, e sta lì, nelle tue mani. Io non so dirti se noi siamo i padroni della nostra vita o se è lei la nostra padrona.
SIMONETTA
Non è che si può saltarne qualche pagina di questo libro, no?
RODRIGO
No, mi sa di no. Ma tu puoi leggere le pagine in vari modi, anche quelle pagine che non ti piacerebbe leggere. E ora, da quando Lauro si è ammazzato, io sto imparando a leggere tutte le pagine del libro della mia vita. La sua morte è stata una pagina nuova, l’ultima del suo libro, ma la prima di un capitolo nuovo del mio.
SIMONETTA
Però, figo! È una bella cosa… Era questo che dovevi dire a Lauro, mica quegli attacchi.
RODRIGO
Hai ragione, ma allora non sapevo ancora tutte queste cose.
SIMONETTA
Ti capisco. Certo che è incredibile… Ho visto dei professori usare film, slides, ciclostilati, video, un sacco di cose per fare le lezioni. Ma non ne ho mai visto uno usare la propria morte come materiale didattico.
RODRIGO
È vero. Ti ricordi quando ci ha detto: “Fate attenzione. Ho una cosa che voglio farvi vedere…”?
SIMONETTA
E “Mi piacerebbe che voi interpretaste questo…”? e poi Bum!
RODRIGO
Appunto! È proprio quello che sto cercando di fare, no? Interpretare quello…
SIMONETTA
Ma dimmi una cosa: e la nostra volontà? Se quello che deve succede è già parte di noi, cosa serve prendere delle decisione con la propria testa?
RODRIGO
Serve. La nostra libertà è proprio questa: poter prendere delle decisioni con la nostra testa. Ed essere “umani” ha senso solo quando abbiamo una libertà e una volontà nostre. Solo che la volontà che tu avrai un giorno, anche quella ti appartiene, solo che tu non lo sapevi, capisci? La tua stessa libera decisione era già custodita dentro di te, e viene “scartata” nel momento in cui la prendi.
SIMONETTA
Cavolo, che scena!
RODRIGO
Questo è la scena più scena che c’è.
SIMONETTA
Sai, però mi fa anche paura. È molto forte, intensa… Per esempio, vedo che tu stai cambiando in fretta. Anche troppo. Ho paura che cambi anche me. Sai, io sono una tipa allegra, vado pazza per ballare, mi piace la spiaggia, e anche i ragazzi… Se incomincio a fissarmi su questa roba mi sa che vado a male, divento una gatta morta. Queste cose hanno un lato che mi sembra molto “dark”, e io col “dark” mica ci lego tanto, mi conosci no?
RODRIGO
Perché, io ci lego? Non c’entra niente… Questa “scena” non è altro che una maggior cognizione della vita, di come funziona dal di dentro. Tu avrai di più dalla spiaggia, dalla musica, dal tuo ragazzo, perché incomincerai a sapere quello che loro significano veramente. Guadagnerai in intimità con la tua vita. Si metterà a camminare di fianco a te, non ti correrà davanti. E con lei di fianco potrai parlarle, domandarle delle cose, fare piani, scambiare idee, cose così…
SIMONETTA
Com’è la frase del poeta?
RODRIGO
“Bisogna che non ci succeda niente di strano, a parte quello strano che ci appartiene da molto”
SIMONETTA
E cosa sarà mai quello “strano che mi appartiene da molto”?
RODRIGO
Io so di una cosa che mi appartiene da molto…
SIMONETTA
Mi sa che la so…
RODRIGO
Mi dai un bacio?
(Si baciano.)
SIMONETTA
Dai, lo apriamo questo nuovo pacchettino per vedere cosa c’è dentro?
RODRIGO
C’è dentro più di quanto possiamo immaginare…
(Imitando la voce di Alzira)
SIMONETTA
Ti faccio una camomilla?
ENTRAMBI
No, grazie! (Ridono insieme)
Immagine di copertina: Dipinto di Alvaro Sanchez.