Hai visto il cambiamento?
Hai visto il mare in congiunzione con il cielo?
Ma sì, la Luna nella Settima Casa e Giove allineato con Marte.
E la pace che guida i pianeti?
E l’amore che sterza le stelle?
Guarda in alto. Ti dico che è l’alba.
L’alba dell’Era dell’Acquario.
È solo un punto all’orizzonte, per ora.
La nave da crociera è un palazzo luccicante
affitto di passeggeri
libertà condizionata aria condizionata
unico stupefacente riflesso
condizionato
tutto quello che arriva sulla costa va rimandato indietro
anche i malati anche i bambini anche le donne incinte anche le partorienti
ma noi sulla Costa ci stiamo proprio bene
la cuccetta di lusso il casinò
gli investimenti sicuri le scommesse vincenti
La vedi quella macchia sulla cresta bianca dell’onda?
È sulla nostra rotta.
Ancora un po’ lontani, ma poi ci arriveremo.
ci arriveremo senza paura
pròtesi sulla prua
urlando al mare che siamo i re del mondo
e all’ora dell’aperitivo alzeremo lo spread
per convincerci che è giusto puntare su di loro
puntargli il rostro della nave contro
la Costa il palazzo enorme
lo sfasciacarrozze di chi guida la coscienza con economia
Hai visto?
I figli dei fiori sono diventati figli di puttana.
Com’era la canzone? Com’era l’inno pacifista?
Dissidio e incomprensione,
odio e ipocrisia,
sempre più falsità e derisione,
assoluta mancanza di fiducia.
Piombiamo i loro sogni e poi giù a fondo,
chiusura stagna del respiro
e corpi per sempre imprigionati nello scafo.
Questa è l’Era dell’Acquario.
Lo vedi il guscio di ferraglia a pelo d’acqua?
non ci possiamo fare nulla
rotta di collisione con le nostre tonnellate di metallo pregiato
innaffiato di champagne
ci passiamo sopra
è un investimento sicuro
ecco fatto
neppure una minima variazione in Borsa
nessun turbamento degli umori
avvertito nella sala ballo
dove si celebra l’Era dell’Acquario
un uomo in mare?
lanciagli un salvagente
che appena ripescato
tutto bello bagnato
gli diamo un bel colpetto con il taser
ma no, non c’è nessuno
nessuno
solo un pezzo un relitto una scheggia
con sopra scritto Aquarius
this is the Age of Aquarius
Aquarius
Aquarius
di Paolo Gera, per gentile concessione dell’autore, ripubblicato dal blog cartesensibili.
Qualche mese prima dell’Era dell’Aquarius: poesia di Seghen
“Non ti allarmare fratello mio, dimmi, non sono forse tuo fratello?
Perché non chiedi notizie di me?
È davvero così bello vivere da soli,
se dimentichi tuo fratello al momento del bisogno?
Cerco vostre notizie e mi sento soffocare
non riesco a fare neanche chiamate perse,
chiedo aiuto,
la vita con i suoi problemi provvisori
mi pesa troppo.
….
Ora non ho nulla,
perché in questa vita nulla ho trovato,
se porto pazienza non significa che sono sazio
perché chiunque avrà la sua ricompensa,
io e te fratello ne usciremo vittoriosi affidandoci a Dio.
Tempo sei maestro
…..
Vorrei dirti ciò che non rende l’uomo
un uomo
finché si sta insieme tutto va bene,
ti dice di essere il tuo compagno d’infanzia
ma nel momento del bisogno ti tradisce.
……
Si considerano superiori, fanno finta di non sentire,
gli piace soltanto apparire agli occhi del mondo.
Quando ti avvicini per chiedere aiuto
non ottieni nulla da loro,
non provano neanche un minimo dispiacere,
però gente mia, miei fratelli,
una sola cosa posso dirvi:
nulla è irraggiungibile,
sia che si ha tanto o niente,
tutto si può risolvere
con la fede in Dio.
Ciao, ciao
Vittoria agli oppressi.”
Il suo nome è Tesfalidet Tesfom, Eritreo, di Mai Mine, morto il 13 marzo, un giorno dopo lo sbarco dalla nave ONG “Open Arms”. Era arrivato in grave stato di malnutrizione, con un polmone perforato dalla tbc, morente. Negli ultimi giorni di vita ha scritto poesie, sulla barca. Ecco a voi le poesie, di questo rifugiato africano.
Veniva da una terra devastata da 30 anni da una guerra interminabile. Da rispedire al mittente, “in quanto migrante economico”? A chi lo avvremmo dovuto riconsegnare? Ai suoi carcerieri in Libia? In Eritrea? E come? Col paracadute? Sarebbe morto in volo. Cosi come è morto in Ospedale, un giorno dopo il suo arrivo.
Non ce la poteva fare. Stremato dalla fame, dalla miseria che alcuni sono la prova maestra che veniva da noi soltanto per ragioni economiche.
Ma come può cadere così in basso l’umanità se dà credito a certuni che vogliono vedere Tesfalidat morto sul posto? “Aiutiamoli a casa loro”. Bene, e allora che cosa si è fatto per mettere a posto “casa loro”, per un periodo pure colonia italiana? Nulla.
Ed ecco le parole di quest’uomo mentre raggiungeva l’Italia, sulla barca con altri 91 disperati. Godetevi la sua poesia.
Ripreso da Alganews https://www.alganews.it/2018/04/11/tesfalidet-tesform-leritreo-poeta-migrante-morto-malnutrizione/
Albeggiano gli angeli dell’Aquarius
Albeggiano gli angeli
della Storia
ci fissano abbracciati
dal ponte dell’Aquarius
Angeli dalle colonie
non erano parenti
né amanti
né turisti in crociera
Si erano incontrati
in quell’On the road
tutto africano
che l’Europa tanto teme
Eppure quelle braccia
che da qui alcuni
guardavano smaniando
di biechi intenti
se le sono tenute
per avvolgersi l’un l’altro
Non fissano lontano nel passato
gli occhi degli angeli dell’Aquarius
non sono sguardi spenti
da stenti
a noi li rivolgono
per risvegliarci
dai sonni della ragione
e dai fumi del presente.
di Pina Piccolo, inedito, per gentile concessione dell’autrice.
Filastrocca del migrante che affoga
Mare nero come l’inchiostro
ingoia il migrante, risucchialo giù
guardalo è nero come sei tu
chiudi i suoi occhi tappa la bocca
avanti migrante sotto a chi tocca
tu sei povero, nero, ti vorresti salvare
ma è meglio se affoghi e ci lasci sguazzare
nel paradiso dei nostri capricci
merci potere illusioni feticci
facci godere nei supremi bagordi
la condanna è che tu resti ai bordi,
nella tua povertà, è li che si fonda
la nostra ricchezza, è da lì che si fionda
l’enorme bellezza di consumare
di possedere di deturpare
noi la ignoriamo la parola pietà
ci turba ci tocca ci causa ansietà
per un giorno fingiamo cordoglio
facciamo finta di avere un orgoglio
piangiamo cianciamo di dignità
la verità è che in fondo di te
non ce ne fotte ma niente di niente
noi siamo ricchi tu muori pezzente.
di Paolo Polvani, inedito, per gentile concessione dell’autore.
Notte migrante –
in un battito di ciglia
il ricordo delle case
Senza sottotitoli
in un film straniero –
esilio
di Toni Piccini, inediti, per gentile concessione dell’autore.
E come potevamo
E come potevamo noi restare
con la terra rubata sotto i piedi
coi vostri microchip bruciati nei polmoni,
al pianto minerale dei bambini
nei buchi infernali delle miniere
alla tormenta delle zanzare
avvampate dagli oleodotti colabrodo
all’urlo autistico del giovane soldato
al machete di sangue e ai pezzi di noi
scomposti ai cigli della polvere.
Alla chiglia di salsedine dell’Aquarius
abbiamo appeso i nostri sogni
affogati nel brodo del Mediterraneo
mentre sale l’onda della smorfia maligna
e allora noi cantiamo più forte
del baobab la polvere che impasto il primo uomo.
di Bartolomeo Bellanova, inedito, per gentile concessione dell’autore.
Immagine in evidenza: Foto di quadro di Giacomo Cuttone, per la galleria delle sue opere, consultare il sito http://www.cuttone.altervista.org
20 maggio 2018