L’editore fuorilegge, di Barney Rosset

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Barney Rosset, L’editore fuorilegge. Cinquant’anni di libri contro, traduzione di Sarah Barberis, introduzione di Luca Formenton, il Saggiatore

 

Il nome di Barney Rosset (1922-2012) dirà poco al lettore italiano, eppure si tratta di un personaggio imprescindibile L-editore-fuorilegge-350x485 nella cultura statunitense del Ventesimo secolo. Luca Formenton, nella sua introduzione a L’editore fuorilegge, cita un’illuminante riflessione di Carlos Fuentes: “in un certo senso bisogna trascurare il lettore. I lettori vanno creati, non ci si può limitare a dar loro quello che vogliono”. Queste parole valgono per gli scrittori – un vero scrittore deve “saper saltare nel vuoto”, secondo Bolaño –, ma dovrebbero valere anche e soprattutto per gli editori. Per oltre quarant’anni Rosset ha creato lettori. Il memoir appena pubblicato da il Saggiatore ci rivela il pensiero di un uomo in costante rivolta contro il conformismo e “sempre attratto da libri che erano considerati rischiosi”. Rosset mette le cose in chiaro fin dall’inizio: “La ribellione scorre nel sangue di famiglia”. Il primo capitolo infatti è dedicato alle sue origini irlandesi, in particolare a un bisnonno rivoluzionario nemico dei “signorotti inglesi”. La ribellione è il filo rosso che attraversa l’intero testo. Da bambino, Rosset manda una petizione al governo in cui chiede di non tormentare più John Dillinger; in terza media, fonda il giornalino Anti-Everything; in gioventù, rimane folgorato da Malraux ed Henry Miller (all’epoca, entrambi guardati con sospetto negli Stati Uniti, anche se per differenti motivi). Infine si giunge al momento in cui, dopo il servizio militare e una fallimentare esperienza come documentarista, Rosset rileva una piccola casa editrice, la Grove Press. I primi due volumi contengono in nuce il futuro catalogo: sono lo scandaloso Il monaco, il selvaggio capolavoro di Lewis capace di stregare Artaud, Carmelo Bene e Buñuel, e il raffinato La coppa d’oro di Henry James, uno scrittore affascinato dalla vecchia Europa. Da una parte, riprendendo una nota immagine kafkiana, il libro ascia, dall’altra il libro fioretto: queste le armi predilette dell’editore fuorilegge. Già, perché Rosset ha introdotto negli Stati Uniti i sofisticati Beckett, Borges, Robbe-Grillet e Paz, ma ha anche dato alle stampe testi giudicati “pornografici” o “sovversivi”. Fedele a Dillinger, il vulcanico Rosset è stato per decenni il nemico pubblico numero uno della censura. “Per Rosset, l’editoria non era solo questione di sistemare un’opera e di presentarla al pubblico. Ogni libro era una battaglia e lui incitava la ciurma al massacro” osserva il suo collaboratore di lunga data John Oakes. Il memoir si sofferma sulla strenua lotta per difendere le edizioni integrali di L’amante di Lady Chatterley di Lawrence, Il pasto nudo di Burroughs e Tropico del Cancro di Miller. “La mia determinazione a pubblicare Tropico del Cancro andava di pari passo con la mia antica convinzione che un autore debba essere libero di scrivere qualsiasi cosa gli o le piaccia, un lettore libero di leggere qualsiasi cosa e un editore libero di pubblicare qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa”. Rosset ha anche contribuito alla diffusione del movimento Beat con I sotterranei di Kerouac e The New American Poetry, senza dimenticare i “sovversivi” L’autobiografia di Malcom X, Che Guevara Speaks e I dannati della terra di Fanon. Negli ultimi capitoli viene analizzata con amarezza la fine dei giorni felici dell’editoria: “L’editoria negli Stati Uniti era diventata di colpo un’industria di enormi conglomerati aziendali. I tedeschi in particolare scesero in campo con un occhio per i libri di genere con un mercato sicuro, evitando qualunque cosa fosse marginale – ciò che era radicale, controverso o stilisticamente originale […]. Competere divenne sempre più difficile per le case editrici più piccole […]. Questo rappresentava un tipo di censura diverso, basato sui soldi, anziché la censura e la repressione del cosiddetto osceno”.

Da allora stiamo “aspettando tempi migliori, che non vengono mai” (Ennio Flaiano).

 

Barney Rosset (1922-2012) è stato l’editore di Grove Press, casa editrice statunitense che si è distinta per l’impegno contro la censura e in difesa della libertà di espressione. È inoltre l’autore di Dear Mr. Beckett – The Samuel Beckett File: Letters from the Publisher, pubblicato postumo nel 2016.

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Immagine di copertina: Opera grafica di Irene De Matteis.

Riguardo il macchinista

Maria Rossi

Sono dottore di ricerca in Culture dei Paesi di Lingue Iberiche e Iberoamericane, ho conseguito il titolo nel 2009 presso L’Università degli Studi di Napoli l’Orientale. Le migrazioni internazionali latinoamericane sono state, per lungo tempo, l’asse centrale della mia ricerca. Sul tema ho scritto vari articoli comparsi in riviste nazionali e internazionali e il libro Napoli barrio latino del 2011. Al taglio sociologico della ricerca ho affiancato quello culturale e letterario, approfondendo gli studi sulla produzione di autori latinoamericani che vivono “altrove”, ovvero gli Sconfinanti, come noi macchinisti li definiamo. Studio l’America latina, le sue culture, le sue identità e i suoi scrittori, con particolare interesse per l’Ecuador, il paese della metà del mondo.

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