Le tenebre dolci, selezione poetica di Rafael Cadenas

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Se la poesia non nasce, ma è reale la tua vita,

sei la sua incarnazione.

Abiti

nella sua ombra inconquistabile.

Ti accompagna

diamante incompiuto.

 

*

 

Si el poema no nace, pero es real tu vida,
eres su encarnación.
Habitas
en su sombra inconquistable.
Te acompaña
diamante incumplido.

 

*

 

Vengo da un regno strano…

vengo da un’isola illuminata,

vengo dagli occhi di una donna.

Scendo nel giorno, pesantemente.

Musica persa mi accompagna.

Una pupilla

portatrice di frutti

abbandonati

si addentra

in ciò che vede.

La mia forza,

la mia ultima riga,

la mia frontiera col vuoto

oggi è caduta.

 

Musica consegnata nel disastro.

Le mie mani hanno sentito crescite pure.

Ora l’amore non avanza soffocato di domande.

 

Chiarità senza chimera s’insinua, lenta.

 

*

 

Vengo de un reino extraño…
vengo de una isla iluminada,
vengo de los ojos de una mujer.
Desciendo por el día, pesadamente.
Música perdida me acompaña.
Una pupila
cargadora de frutos
abandonados
se adentra
en lo que ve.
Mi fortaleza,
mi última línea,
mi frontera con el vacío
ha caído hoy.

Música entregada en el desastre.
Mis manos han sentido crecimientos puros.
El amor ya no avanza ahogándose en preguntas.

Claridad sin quimera se insinúa, lenta.

*

Molo di enormi fiamme.

 

Barche che viaggiano al sole,

musica di tamburi,

sali tirati fuori dalle casse,

pelago di bambini nudi,

marinai che scaricano banane.

Città dal cuore d’albero, umidità tremanti

di giunchi che danzano.

La luce colpisce mendicanti,

divide il mondo in due memorie.

La mia fronte sprofonda nella cesta del mezzodì.

Uno specchio copia il desiderio che risale il molestato

firmamento.

Io sono battito, sorriso, adorazione.

 

*

 

Muelle de enormes llamas.

Navíos que viajan al sol,
música de tambores,
sales desencajadas,
piélago de niños desnudos,
marineros que descargan plátanos.
Ciudad de corazón de árbol, de humedades temblorosas,
de juncos que danzan.
La luz golpea mendigos,
divide al mundo en dos memorias.
Mi frente se hunde en la cesta del mediodía.
Un espejo copia el deseo que se remonta al acosado
firmamento.
Soy latido, sonrisa, adoración.

*

Pelago come frutta che avvicino alla bocca.

Isola respirazione, quello che hai diseredato perché si sostenesse con la sua memoria, ti ama.

In te ha vissuto, è cresciuto come un bacio, è dimagrito davanti alla luna, è stato conquistato.

Adesso fa offerte a cielo aperto, soffoca senza chiave, si sostiene sul suo naufragio.

Da allora è un abitante.

 

*

 

Piélago como fruta que acerco a mi boca.
Isla respiración, el que desheredaste para que se sostuviera con su memoria, te ama.
En ti vivió, creció como un beso, enflaqueció frente a la luna, fue conquistado.
Ahora hace ofrendas a cielo abierto, se ahoga sin clave, se sostiene en su naufragio.
Desde entonces es un habitante.

*

Con suoni di selva la ballerina danza nella notte sporca.

Carbone vegetale.

L’alito verde del suo corpo gira in un pozzo blu ci inzacchera i tavoli.

Il suo riso nella densa luce graffia occhi insicuri.

Sulla porta qualcuno sta di guardia.

 

*

 

Con sonidos de selva la bailarina danza en la noche sucia.
Carbón vegetal.
El hálito verde de su cuerpo que gira en un pozo azul salpica las mesas.
Su risa en la densa luz rasga ojos inseguros.
A la puerta alguien vela.

*

Tu che cammini questa notte nella solitudine della via,

sei piena di baci che non hai dato.

Dell’amore ignori la scrittura prodigiosa.

Anche se non mi conosci, nel mio corpo trema lo stesso

mare che nelle tue vene danza.

Ricevi i miei occhi millenari, il mio corpo ripetuto, il sussurro

della mia sabbia.

 

*

 

Tú que caminas esta noche en la soledad de la calle,
vas llena de besos que no has dado.
Del amor ignoras la escritura prodigiosa.
Aunque no me conoces, en mi cuerpo tiembla el mismo
mar que en tus venas danza.
Recibe mis ojos milenarios, mi cuerpo repetido, el susurro
de mi arena.

*

Luminosi benvenuti della terra.

Cielo argentato, soggiogate colline, piantagioni di cocco,

treno di nuvole, odore di cibo.

Tappeto magico delle labbra.

Regia marcia. Questa strada è piena

di palme grigie.

Andiamo verso San Fernando.

Passeremo per la città di legno e il suo sortilegio di vivida

notte ci conquisterà.

Tu e io soli e immensi mentre alziamo la nostra rosa alle

fredde tenebre

arcuate sopra una sigaretta.

Le tenebre dolci.

 

*

 

Luminosas bienvenidas de la tierra.
Cielo plateado, subyugadas colinas, plantaciones de coco,
tren de nubes, olor de viandas.
Alfombra mágica de los labios.
Regia marcha. El camino está lleno
de palmeras grises.
Vamos hacia San Fernando.
Recorreremos la ciudad de madera y su sortilegio de vívida
noche nos encantará.
Tú y yo solos e inmensos levantando nuestra rosa a las
frías tinieblas
arqueadas sobre un cigarrillo.
Las tinieblas dulces.

 

 

Rafael Cadenas (Barquisimeto, 1930), poeta, traduttore e accademico venezuelano, ha patito il carcere e l’esilio caderas1durante la dittatura di Marcos Pérez Jiménez (1948-58), rifugiandosi nell’isola di Trinidad fino al 1957. Agli inizi degli anni ’60 ha fatto parte del gruppo «Tabla Redonda», e ha militato nel Partito Comunista.

Tra le sue raccolte di poesia, ricordiamo: Los cuadernos del destierro (1960); Falsas maniobras (1966); Memorial (1977); Intemperie (1977); Anotaciones (1983); Amante (1983); Dichos (1992); Gestiones (1992). Tra gli scritti critici: Apuntes sobre San Juan de la Cruz y la mística (1995) ed En torno a Basho y otros asuntos (2016).

Nel 1986 ha ricevuto la borsa Guggenheim e il Dottorato honoris causa dell’Universidad Central de Venezuela (presso la quale ha insegnato Letteratura per molti anni). I principali riconoscimenti alla sua opera poetica sono il Premio Nacional de Literatura nel 1985, il Premio San Juan de la Cruz nel 1991, il Premio Internacional de Poesía Ciudad de Granada “Federico García Lorca” nel 2016 e il Premio Reina Sofía nel 2018.

Vive a Caracas, Venezuela.

Le poesie che presentiamo sono tratte da Una Isla (Un’isola; 1958), ora in Obra entera. Poesía y prosa (1958-1998), FCE, México 2009.

 

Traduzione e selezione a cura di Stefano Strazzabosco

Riguardo il macchinista

Maria Rossi

Sono dottore di ricerca in Culture dei Paesi di Lingue Iberiche e Iberoamericane, ho conseguito il titolo nel 2009 presso L’Università degli Studi di Napoli l’Orientale. Le migrazioni internazionali latinoamericane sono state, per lungo tempo, l’asse centrale della mia ricerca. Sul tema ho scritto vari articoli comparsi in riviste nazionali e internazionali e il libro Napoli barrio latino del 2011. Al taglio sociologico della ricerca ho affiancato quello culturale e letterario, approfondendo gli studi sulla produzione di autori latinoamericani che vivono “altrove”, ovvero gli Sconfinanti, come noi macchinisti li definiamo. Studio l’America latina, le sue culture, le sue identità e i suoi scrittori, con particolare interesse per l’Ecuador, il paese della metà del mondo.

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