Parlare di pace in Colombia non è mai stato semplice. Sin dalle sue origini come Repubblica nel 1811 quando la nascente nazione riuscì a sottrarsi ad una Spagna colonialista ed oppressiva grazie al movimento libertario guidato del Venezuelano Simón Bolívar, i colombiani sono sopravvissuti tra periodi e momenti storici in cui le guerre, le rivolte e i conflitti armati in determinati territori hanno condizionato e piegato i processi di convivenza civile. Ancor oggi, a 61 anni dalla nascita del piú recente conflitto bellico, la Colombia continua a lottare nel tentativo di guarire le ferite di un popolo costretto a pagare un prezzo altissimo per la sopravvivenza, una terra in cui tutti, dai più abbienti al meno privilegiato, a prescindere dall’etnia, credo religioso o orientamento politico sono stati toccati almeno una volta dalla violenza.
LA GUERRA DEI MILLE GIORNI E LA SCISSIONE DAL PANAMA
Per poter delimitare un’analisi esaustiva della difficile storia politica e di ordine pubblica vissuta dall’800 fino ad oggi è importante ricordare che dopo pochi decenni successivi al periodo indipendentista (1810), la Colombia visse la tristemente celebre “Guerra dei mille Giorni (1899 -1903), generata dagli scontri bellici tra i partiti dei Liberali (con un disorganizzato esercito anarchico) e il partito leader dei Conservadores. Un conflitto che produsse oltre 3000 vittime e la perdita di uno dei suoi territori più strategici: il dipartimento del Panamá. Alla fine di questa guerra (1903), il governo di Roosevelt approfittò del malcontento dei panamensi ed organizzò una rivolta interna che permise l’attacco navale in acque territoriali colombiane attraverso potenti mezzi marittimi, riuscendone ad ottenere il controllo della nascente repubblica panamense e non solo, aggiudicandosi il dominio commerciale e militare di Washington sul sud del continente. Una strategia invasiva che consolidò la potenza espansiva degli americani sul territorio permettendo la costruzione e successivo controllo sul Canale di Panamá.
Questo episodio diede origine ad una lunga serie di interventi pilotati oltre che a dei convenienti accordi successivi, in cui la classe politica dirigente colombiana di chiaro filo conservatore consolidò la propria egemonia politica, fungendo da ostacolo durante gran parte del XX secolo per l’insorgere di movimenti politici di sinistra (pure moderati).
IL BOGOTAZO
Il 9 di aprile del 1948 venne assassinato nel centro di Bogotá Jorge Eliécer Gaitán, candidato presidenziale degli articoli Partito Liberale, omicidio che scatenò un’ondata di violenza che oltrepassò la capitale e si espanse nelle cittadine di provincia sulle Ande, le regioni costiere e le praterie dell’Est. La città di Bogotá fu la prima a subire le conseguenze. Per circa 15 giorni gli incendi, i saccheggi, le violazioni, gli omicidi, le irruzioni nella proprietà privata, il vandalismo, il blocco del trasporto pubblico e gli interventi sul funzionamento dell’erogazione dell’energia elettrica seminarono il caos totale.
Il Bogotazo fu la manifestazione tangibile dell’indignazione di un popolo stanco di seguire una leadership politica non curante, di una classe operaia con indici altissimi di povertà a cui nessun dirigente politico si era posto il problema di parlare facendone uso di un linguaggio inclusivo. Fu quello che fece Gaitán ai tempi, datasi la sua formazione in giurisprudenza alla Sapienza di Roma da dove era tornato per coprire importanti ruoli tra cui il Pubblico Ministero nel celebre processo giudiziario contro lo Stato Colombiano ed il Monopolio della United Fruit Company denominato “la strage delle Bananeras” per poi cavalcare la scena politica bogotana verso la Presidenza. A molti risultava sicuramente scomodo. L’uomo che riempiva le piazze fu eliminato e sul suo omicidio girano diverse ipotesi riguardo i responsabili, tra i quali un verosimile intervento del governo degli Stati Uniti attraverso i suoi servizi segreti, onde evitare l’arrivo di un candidato presumibilmente di sinistra alla Presidenza della Repubblica Colombiana. Bogotá restò in penombra per giorni, mentre si scatenava la peggior ondata di violenza urbana di tutti i tempi nella storia colombiana. Per ben 8 mesi, gli stessi episodi si verificarono in altri territori della geografia colombiana per poi lasciar le porte aperte al periodo denominato LA VIOLENCIA.
LA VIOLENCIA (1948-1958)
Alcuni militanti della cosiddetta guerriglia urbana stesero i tentacoli fino ai paesi di provincia, in mezzo ad uno stato di Commozione interiore dichiarato dal governo colombiano perché letteralmente incapace di controllare la situazione. A questo fine, i Conservadores reclutarono contadini che addestrarono ed inserirono nelle altre città e paesi, inizialmente con lo scopo di “proteggere” alcune postazioni in montagne (tra le più colpite), così come i territori denominati “Llanos” (le praterie del Est). Da quest’azione nacque un paramilitarismo organizzato, utile non soltanto a “proteggere” ma con l’obiettivo di attaccare e far scomparire gli avversari politici (i Liberales). Alla fine, lo scontro tra partiti e gli omicidi non erano ai tempi qualcosa di nuovo o scontato. Nonostante ciò, da quel pomeriggio del 1948, la lotta tra entrambi le forze politiche ebbe altri traguardi. Secondo lo storico Mario Jursih, il Bogotazo fu il seme del periodo conosciuto come la Violencia, duratosi quasi 60 anni.
Gli anni successivi furono un susseguirsi evolutivo di questa violenza che sviluppò diverse maniere di addentrarsi nella società colombiana, espandendosi quasi metastasicamente verso ogni strato socio-economico. Una violenza che ancora oggi non ci si riesce ad estirpare ma le cui chiavi di lettura risiedono nel capire che alla base di questo conflitto giace la lotta per il controllo delle risorsa, del suo petrolio, del carbone, dei grossi latifondi e di tante atre ricchezze.
Lina Scarpati nasce in Colombia dove si laurea in Scienze della Comunicazione Sociale con indirizzo audiovisivo alla Universidad del Norte (Barranquilla). Dopo aver lavorato per il canale di televisione della sua Regione come scrittrice e nell’ambito della gestione culturale
per il governo Italiano in Colombia, riceve una borsa di Studio per realizzare studi di perfezionamento in Marketing Culturale all’Universitá di Bologna. In Italia ha lavorato per documentari come “Sacco e Vanzetti” e nell’ambito delle comunicazioni a livello imprenditoriale sviluppando progetti d’indole editoriale nonché strategie di promozione. Nel 2016 crea il sito “Mujeres en Travesía” www.mujeresentravesia.com, blog bilingue (spagnolo ed italiano) dedicato alle donne immigrate ed ai processi di interculturalità vissuti nei paesi di accoglienza durante il percorso per arrivare al “sogno migratorio”. Nel 2018 è stata selezionata dalla Cineteca di Bologna per il progetto “Autoritratti nell’era del selfie”, mostra di autoritratti esposti in sede. Attualmente, lavora come copyrighter per diverse agenzie di comunicazione nel territorio bolognese.
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