“Il mio bambino piange, devo allattarlo” implora Cesira ai fascisti che l’hanno catturata all’alba ma quelli non cedono fanno gli spavaldi vogliono terrorizzare quei contadini figli della terra, prima i Carbonari, riva destra del Musone, ignari sulla porta è ora di colazione hanno già governato le bestie e guardano in cielo una pioggerella fitta e fastidiosa che inzuppa la terra nei campi.
Gli sgherri irrompono improvvisi gridano minacciano li sbattono in fila sul muro puntano i fucili sui petti rovistano urlano…
…“che nessuno si azzardi a fiatare”, “non troveranno nulla qui da noi state zitti, che poi se ne vanno”…
… ma quelli gridano colpiscono tre volte sui petti con la canna del fucile: tu, tu e tu, fuori, e si prendono Nazzareno che è il padre e ha quarantaquattro anni ed è nel pieno delle sue forze e pensa che non sia vero ciò che sta accadendo e si prendono Mario un suo nipote che di anni ne ha così pochi appena diciassette ma non basta si prendono anche Cesare che di anni ne ha pure di meno ma è alto e robusto come un quercia di queste parti, e gli altri a casa restano ammutoliti da questa violenza insolita che li ha strappati dentro, e già gli sgherri sono lontani spintonano il padre e i suoi figli e Cesare sarà pure una quercia ma è sempre un ragazzo è impaurito singhiozza e piange, non si sbaglia ad avere paura, e gli sgherri sono già oltre il Musone sulle case alte di via Gangalia irrompono dai Nicoletti stesso terrore trovano un vecchio fucile da caccia appeso al muro in bella mostra che mette paura sì e no alle quaglie ai fascisti non pare vero danno addosso a Domenico che è il padre e poi…
… e poi strattonano via anche la giovane nuora…
… Cesira è una giovane madre di ventisette anni e ha un figlio di poco più di un anno che lei ancora allatta ma la spingono via, compare allora sulla porta un fantasma sporco di terra e di fango stremato dalla pioggia e dal freddo è Luigi il figlio più giovane di Domenico è già ricercato i fascisti dicono che è in età da soldato ha diciotto anni tutta la notte è rimasto nascosto in un fosso ed è stremato cerca soltanto una pausa ma se lo portano via, scendono già per la collina poi risalgono la valle tutto il giorno a razziare altri contadini il Musone e l’Esino sono sotto rastrellamento durante il giorno a Piandelmedico hanno ucciso un ragazzo di ventidue anni, Umberto Carletti un carabiniere che vive nascosto perché non ha voluto servire questa specie di governo repubblichino che collabora con gli occupanti stranieri, non è a questi che lui ha giurato fedeltà, un colpo di mitraglia lo colpisce alla nuca, cade a terra tra l’erba dei campi lo trasportano in ospedale ma è già morto.
Durante il giorno gli sgherri hanno risalito la valle e razziato persone poi sono tornati indietro e a sera sono all’inizio di via Torre presso l’Esino hanno caricato tutti su un camion per tradurli a Urbisaglia, lasciano a terra soltanto i Carbonari e i Nicoletti non li portano via sono sfiniti.
“Ora si torna a casa” pensa Nazzareno che si distende, rassicura gli altri, nella tasca ha le cartine e il tabacco e si prepara addirittura una sigaretta, i camerati tedeschi stanno dicendo ora basta mandiamoli a casa… NO rispondono i fascisti che vogliono mostrare a tutti di cosa sono capaci, sono inflessibili e feroci, sono ottusi come tutti gli aguzzini vogliono dare una lezione, dicono.
Cesira protesta implora d’essere mandata ad allattare il suo piccolo è affamato Cesira ha sentito il suo pianto tutto il giorno dentro la sua testa ma quelli ridono la sfottono non ci credono e allora Cesira mostra il petto che gocciola latte e i fascisti si fanno sorprendere anche i tedeschi dicono la loro e la lasciano andare, lei da sola esce nel buio umido della notte e carica di ansia s’affretta su per la strada che risale il colle, è frastornata, non sa ancora che cosa deve pensare e non sa ancora nulla di cosa sta accadendo… uno sparo assassino e traditore scoppia improvviso nell’aria e percuote il buio della collina e percuote anche il suo petto colmo di latte i suoi passi si bloccano qualche secondo e anche il respiro si blocca ed ecco… un secondo sparo, uno sparo alla volta, li stanno giustiziando… ecco il terzo… il quarto … la quinta è una raffica, forse è Nazzareno tradito nelle assicurazioni che poco prima ha dato agli altri mentre fumava la sua ultima sigaretta: deve aver tentato qualcosa e gli hanno scaricato una raffica.
Ora Cesira è casa, ha il figlioletto tra le braccia attaccato al petto e piange, tenta di cantargli una nenia ma non sente uscire nulla dalla sua voce, lacrime e latte è questo oggi il sapore della vita.
“Lacrime di Latte” è dedicato ai martiri di via Cannuccia, Jesi 26 aprile 1944; la ricerca storica è stata curata da Adelmo Calamante; il racconto ha ricevuto una “Menzione speciale per la testimonianza partigiana di significativa rilevanza storica” al Concorso Letterario Nazionale “Inchiostro e Memoria” dell’Anpi di Rescaldina, edizione 2019.
Dal racconto è nata la canzone “Fiore di Latte” di Tullio Bugari e Silvano Staffolani, inserita nei reading di lettura e musica della Vi Cunto e Canto band: https://youtu.be/uMaBlfI4s-I
Immagine in evidenza: Foto di Aritra Sanyal.