LA SARTA DEI SUDARI (Ahmed Masoud)

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Primo atto  di “The Shroud Maker”

 

Personaggi (in ordine di apparizione – Il cast consiste in un’unica attrice ottantenne, che interpreta tutti ruoli):

Hajja Souad: protagonista, 80 anni

Mahmoud Abu Daia: il padre di Souad, 45 anni – contadino palestinese del villaggio di Aqqur.

Souad da piccola: Souad a 11 anni.

La Sig.a Cunningham: 55 anni – moglie dell’Alto Commissario di Gerusalemme, Sir Alan Cunningham.

Ellian: bambino orfano, adottato da Souad, sposato con Bassma

Bassma: moglie di Ellian e madre di Ghassan.

Ghassan: figlio di Ellian e Bassma, nipote di Hajja Souad.

 

L’azione è ambientata a Gaza City, nel villaggio di Aqqur vicino a Gerusalemme, in una casa a Gerusalemme, Hebron e varie altre località della Striscia di Gaza.

 

Prima Scena

 

Palcoscenico buio. Rumori di macchina da cucire mescolati a scoppi di bombe, colpi di arma da fuoco, etc. Si accendono le luci, Hajja Souad è in fondo a sinistra e sta cucendo a macchina. Suonano sei telefoni. Hajja Souad si alza lentamente e incomincia a cercare il telefono. Infine lo trova.

 

Hajja Souad:  (gridando) Fanculo… te l’ho detto che non me ne vado, non vado da nessuna parte. Non potrei comunque, i tuoi carrarmati del cazzo sono dappertutto. Il tuo fottuto esercito mi deve uccidere prima.

 

Mette giù il telefono. Rumori di proiettili e bombe che cadono a una certa distanza. Cammina lentamente verso la macchina da cucire. A metà strada si ferma completamente e si dirige verso la radio.

 

Hajja Souad  Ma statti zitta…

 

Inizia a sintonizzarsi su varie stazioni radio finché non trova Um Kolthoum che canta la canzone Darit El Avyam (Sono passati i giorni https://www.youtube.com/watch?v=tNtUMLJ5Qjo  brano da 07:23 min – 10,30 min)

 

Hajja Souad  Adesso va meglio… se stasera è il Gran Finale almeno ascoltiamoci della musica decente mentre ci prepariamo alla Grande Dipartita (prende in mano della stoffa bianca posata vicino alla radio). Ho perfino cucito  un sudario nuovo per l’occasione…. Beh, è quasi finito, solo un’altra oretta di lavoro, solo gli ultimi orli e …. e qualche tocco originale. Beh, ne ho fatti un tot in questi anni, ma penso che (sobbalzando al rumore  dei bombardamenti che si stanno avvicinando) credo che questo sia per me. Esercitandoti arrivi alla perfezione… una vita di paziente applicazione all’arte raggiunge il suo glorioso apogeo, la piéce de resistance. L’avete capita, piéce de resist…. (geme, alza gli occhi al cielo) dai, stacci dietro, stacci dietro…

È difficile a volte starci dietro, stare dietro alla conta dei corpi , finisci per andare al risparmio (afferra un paio di  forbici e inizia a tagliare)… in… eh… tempi agitati come questi, finisci per vendere metri e metri di stoffa scadente ai clienti che sono troppo addolorati per accorgersene “Oh, sì, la migliore mussola di cotone, biologica, tessuta a mano a Gaza, da vergini, dal cotone più puro delle Indie Orientali (sempre tramite il commercio etico, naturalmente)… viene mille shekels. Le mie condoglianze per la sua perdita.”

Colpo

E allora, qual è l’alternativa? Dire la verità? Viene dieci shekel, signora. Giusto, dieci shekel. Lo so, davvero, a buon mercato (afferra un mucchio di stoffa dalla pila a sinistra) non è così? Beh, perché è poliestere, certo, cinque sheikl un rotolo dall’Outlet di Yazj. (Si rivolge a un cliente) “Sì, temo che sia così, perché la mussola non si trova più. Esaurito tutto lo stock perché la domanda è così alta, come sapete. Sì, se avessi saputo in anticipo avrei potuto ordinare dei rotoli in più dai commercianti che li portano dai tunnel, ma in questa occasione, temo che gli Israeliani abbiano tralasciato di comunicarmi i loro piani… sì, davvero, poco professionale da parte loro. Vabbè, sarà più fortunata la prossima volta. Oh, è il suo ultimo figlio, davvero? Mi dispiace, ma forse potrebbe già ordinare per i suoi nipoti?”

Ma vi immaginate? Incredibile. Aggiungere al danno la beffa. Tremendo per il morale. No. Ho il dovere patriottico (fa il saluto militare) di tenere su il morale dei miei clienti, facendogli pagare un occhio della testa (fa il segno della vittoria).

Ma di tanto in tanto, quando vi è una convergenza di circostanze o quando al contrario esse divergono, arriva l’ispirazione (rumore della macchina da cucire, segnale visivo), riesci a realizzare una sfilza di cuciture di gran qualità, punti bellissimi, e alla fine ti viene un sudario coi fiocchi, un diamante da 24 carati e pensi “Hamdullah, ne è veramente valsa la pena (rumore della macchina da cucire, segnali visivi). La Nakba, l’Occupazione, l’assedio, tutto – solo per questo – un sudario che ti rende orgogliosa.”

 

 

Si alza attaccandosi a una scopa appesa al soffitto. La cala dal soffitto.

Incomincia a spazzare.

 

 

Di sudari così ne avrò fatti uno o due. Forse qualcuno in più, in tutti questi anni. Quattro o cinque, forse. Sudari davvero ben fatti. L’avrebbero resa orgogliosa. La donna che mi ha fatto da maestra, con le sue belle mani bianche e le spalle nude…

Chissà… se l’avessi seguita forse avrei fatto fortuna a Parigi o a Milano… Sudari di moda per il catalogo Vogue. L’alta moda di Gucci che ti tramortisce. (Finge di essere un corpo morto che tiene in mano la scopa) Abiti da bara firmati Gianni Versace…

Beh, facciamo quel che si può con quel che abbiamo….

 

Mentre spazza trova un piccolo sudario sotto la radio. Inframmezzati al monologo, di tanto in tanto tonfi  di bombe.

 

 

Haija Souad  Che spreco! Non è stata certo colpa mia se ha chiamato quel bambino grande e grosso di tre anni un “neonato”. Come facevo a saperlo? Arriva piangendo come un vitello (imita) e mi dice “Mi è morto il bebè”. Gli ho detto di mettersi in coda e di tornare tra un’ora, gli ho cucito un sudario da bebè, di taglia media, è tornato, mi ha pagato e se n’è andato. Subito dopo succede che arriva in laboratorio suo cugino, un armadio di uomo, peloso, con la pancia grossa così e pretende il rimborso. Al mio rifiuto, mi fissa con odio e mi punta il dito contro (imitandone la voce): “Ti brucio il laboratorio se non mi rimborsi i soldi… abbiamo dovuto seppellire il bambino avvolgendolo nel copripiumino!”

A chi importa in che cosa l’hanno avvolto per seppellirlo? Non certo al bambino!

Non che io pubblicizzi queste mie opinioni coi clienti, naturalmente. “Il sudario riunisce in un unico indumento il vostro abito da sposa e quello del battesimo”… A proposito, mi fa venire un’idea (ritorna di corsa alla macchina da cucire per scriversi un appunto). A Gaza, in questi tempi, siamo diventati fanatici del riciclo. Che stavo a dire? Ah, sì… “Il sudario è un investimento che fai una volta nella vita, come l’abito da sposa (guardando uno specchio) o il vestitino del battesimo, lo indossi solo una volta… quindi devi essere sicura che ti stia comodo. La vostra ultima opportunità per fare bella figura… l’ultima posa per i posteri, perciò non siate taccagni con la stoffa. Non potete portarveli con voi i soldi, allora perché non uscire di scena come una diva di Hollywood? (Si siede) Sia che siate maschi sia che siate femmine?”

 

“Ma che differenza fa?”, dicono. Ma benedetti parenti distrutti dal dolore, a volte possono essere dei rimbambiti senza eguali.

“Lakan, certo. Noi donne abbiamo più da coprire, quindi abbiamo bisogno di più stoffa… il che rende la cosa più costosa… non vuoi che degli estranei vedano i capelli di tua moglie, vero? Allora, altri cento shekel ti salveranno la dignità.” Che dio li benedica, tirano sempre fuori i soldi.

Qualche volta faccio lo sconto. (Fa vedere la stoffa scadente che è messa nella pila a sinistra) Per esempio: “Se scegliete questa stoffa, ne comprate uno e l’altro ve lo diamo gratis.”

“Ma non ho bisogno di due, è morto solo un membro della mia famiglia”.

“Ascolta, tesoro, prima o poi tutti dobbiamo morire. Per questo Allah ha predisposto due garanzie, l’Angelo della Morte… e gli Israeliani (rumore di bombe). E quest’estate lavorano sodo, forse Malak al-Mauf è in vacanza… forse hanno una quota che devono raggiungere… e prima ancora che chiedi, questo non è puro cotone, per questo il prezzo è più basso. Infatti, non è affatto cotone, è poliestere.

Ma scusa, come facciamo ad avere cotone qui a Gaza? Da quando quelle teste di cazzo degli egiziani hanno distrutto i tunnel, non arriva niente, nemmeno un centimetro (si versa del the e lo beve). Io lo compravo dal vecchio Abu Shihada, nel mercato vecchio a Gaza City, anche lui un ottuagenario infaticabile come me, e a lui lo passava a Refaat, il meccanico in via Salah Elddein.”

“Cotone da un meccanico, eh? Solo a Gaza.”

 

Si alza e mima i diversi personaggi sul palcoscenico.

 

Bene, Refaat il meccanico ordina i pezzi per la sua officina tramite un mediatore egiziano, che li porta a Gaza di contrabbando attraverso il suo tunnel, usando il cotone per nasconderli. Mohammed l’intermediario porta i pezzi a Rafah e li consegna a Refaat il meccanico, che poi manda il cotone a Abu Shihada, che a sua volta lo manda a me a Shujai’la col carretto trainato dal suo asino (rumori di carretto e asino). Il più fine cotone egiziano, che puzza però come un animale morto dopo tale esotico transito. Se abbini l’odore dell’olio della macchina a quello della merda d’asino ottieni una puzza particolare, tra le più offensive. Quindi mi tocca bollire la stoffa, poi batterla e strigliarla fin quando le mani non mi diventano color rosso gambero. Ma non preoccupatevi, aggiungo sapone, acqua, elettricità (quando ce la passano) e la manodopera ai costi fissi, come pure la tassa per l’importazione. È per questo motivo che i sudari costano così tanto a Gaza.

Colpo

L’ultimo lotto di cotone è arrivato tutto pieno di pillole. Ho chiesto ad Abu Shihada “Ma che sono tutte ’ste pillole?”, state per trasformarvi anche in farmacia? Arrossisce fino all’osso e incomincia a guardare con grande attenzione qualcosa che si è attaccato alla punta del suo bastone. Alla fine mugugna qualcosa di inaudibile. Dico, “Niagara?”, lui tossisce, sputacchia e borbotta di nuovo, proprio dentro al mio orecchio, come un vecchio maiale asmatico, “Shh” mi fa, preso dal panico “non così forte.”

“Ma cosa ti succede, Abu Shihada? Sei nei guai?”

“È Refaat, il meccanico, “ mi sibila Abu, “ sta smerciando…. pillole birichine”

“Pillole birichine?”

“Per la resistenza”

“La resistenza?”

“Beh, perché pensi che ci siano così tanti bambini a Gaza? Ogni volta che uccidono uno di noi, bum-bum facciamo 10 nuovi bebè. Resistenza riproduttiva. È un gioco di numeri. Quindi abbiamo bisogno di pillole per tenere su il….”

“Abu Shihaba, vecchio satiro. Vergognati, hai riempito di pillole di Viagra il mio rispettabile cotone per sudari. Vattene, portatele via! Grazie tante, ma qui non vogliamo le erezioni di uomini morti.”

Solo a Gaza. (Ritorna a cucire)

Un altro vantaggio del sudario di cotone, naturalmente è il look naturale. Au naturel. Perfino il corpo che è stato sfigurato nella maniera più orrenda ha un aspetto migliore avvolto nel cotone. Dà quell’atmosfera da picnic all’aperto nei giorni di festa, come se non fossi affatto morto, ma così sdraiato sulla spiaggia che ti godi il sole nel tuo nuovo abito estivo.

 

Rumori di macchina per cucire (segnali visivi)

 

E il cotone si decompone più velocemente, caso mai dovessi usare la tomba di nuovo. È una cosa che non si può vedere quando apri la tomba dello zio morto e trovi brandelli di poliestere dappertutto. E, in questo momento, comprare una tomba nuova non è alla portata della maggior parte delle persone. Gaza è una striscia di terra molto piccola e la terra si sta riempendo a più non posso. Vabbè, allora dico ai miei clienti che si spende un po’ di più per il fatto che è un cotone che marcisce prima, ma si risparmia a lungo andare. A meno che non scegliate la cremazione… Ma a quel punto si indignano tutti (rumore della macchina da cucire) “Oh, i buoni musulmani non si fanno cremare, bla, bla, bla, allah-hu-akbar”. Ottimo lavoro, la maggior parte dei miei clienti sono conservatori barbuti. Credono a queste scemenze. (Rumori della macchina da cucire)

 

Normalmente le donne mi chiedono uno sconto subito, piangono e urlano che hanno perso molti dei loro cari, non gli è rimasto nessuno, non ce la fanno a pagare…

“Spiacente ma non sono una organizzazione di beneficienza. Questa è la mia attività. Andate da Hamas e chiedete il cotone a loro, da me non vengono mai a comprare, devono avere un fornitore loro, forse gli iraniani o qualcun altro. Andate pure a fare avvolgere vostra nonna in un tappeto persiano (rumori di macchina da cucire).”

A volte si rifiutano di andarsene, e se ne stanno lì ferme a piangere, e io cedo sempre. Non ce la faccio a sopportare tutto questo piangere. Non voglio sentire donne piangere nel mio laboratorio.

 

Si sentono le parole del giornale radio. La sarta beve un po’ di the.            

 

(Oltre 120 uccisi? El hamdullah, bisogna mettersi al lavoro, ritorniamo alla macchina!)

(Nasconde la stoffa) Meglio nascondere questi rotoli sotto il banco, prima che quel dannato esattore delle tasse arrivi facendo domande imbarazzanti. “Ya Rasullah, che tempi tremendi, vero? Quanti sudari hai venduto questo mese, allora?”

“Che tu sia benedetto, Signore, solo qualcuno, ce la faccio a malapena.”

“Dai, Hajja chi credi prendere in giro? Ne hanno uccisi a centinaia, devi esserti fatta un bel malloppo.”

“Ah, no! secondo le cifre ufficiali. Vallo a chiedere alla BBC. Con tutti questi attentati mirati e gli smart drone c’è stato un calo negli affari. Non è più come ai tempi d’oro.”

“E i danni collaterali?”

“Io fornisco i miei servizi solo alle vittime ufficiali. Se non sei nell’elenco delle vittime nel sito web della BBC non ti prendo mica! Vergognati! Cerchi di ingannare una onesta vecchietta con la tua propaganda, ma va’ a farti friggere!”

(Ride istericamente, ma poi si ferma improvvisamente mentre si sentono sempre più vicini rumori di pallottole, bombe e F16)

Si stanno avvicinando. Io da qui non mi muovo. Io non chiudo mai il laboratorio, nemmeno per il mio compleanno. Si oggi, 19 luglio 2014, sono una giovane di 80 anni. Non c’è pace tra gli ulivi.

Black out    (Esasperata) Quel cazzo di elettricità…

 

Traduzione di Pina Piccolo, inedita  LogoCreativeCommons

 

 

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Ahmed Masoud  è uno scrittore e regista teatrale cresciuto in Palestina ed emigrato nel Regno Unito nel 2002.  Tra le sue opere teatrali comprendono Go to Gaza, Drink the Sea (Londra ed Edinburgo 2009), Escape from Gaza (BBC Radio 4, 2011), Walaa, Loyalty (Londra 2014, realizzato con fondi della  Arts Council England), the Shroudmaker. Ahmed è il fondatore della compagnia  Al Zaytouna Dance Theatre (2005) per cui ha scritto e diretto diverse produzioni a Londra che sono state poi seguite da tour in altri paesi europei. Dopo aver finito il dottorato ha pubblicato in numerose riviste, e ha scritto un capitolo in una collettanea sulla Gran Bretagna e il mondo islamico  Britain and the Muslim World: A historical Perspective (Cambridge Scholars Publishing, 2011).

Foto in evidenza di Emad Sahir

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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