LA POETICA DEL VAFFANCULO[1] SECONDO I MILLENNIALS
Zoda- Paranoia[2]
“Parole sulle note sono state la meglio compagnia”
Ornella Vanoni- Un sorriso dentro al pianto
“Risparmia le preghiere qua nessuno ti sente
Qui non c’è un Dio,
non c’è un futuro, non c’è un presente”
Slava- Soliloquio[3]
Ascolto, da giorni, Un sorriso dentro al pianto, piccolo ed elegante gioiello di Ornella Vanoni, uscito da 4 settimane (808. 797 v.), segno che fuori da ogni divisione di grandi case, a cui lei appartiene (BMG), e piccole case indipendenti che lottano da decenni per far emergere i talenti, fra cui spiccano le autoproduzioni degli under 25, e del mercato Rap-Trap (nuova mecca musicale e periodo d’oro), una donna di 86 anni ha ancora qualcosa da dire. Il che nella veste semplice della sua canzone indica nella fatica moderna -acuita dal COVID-19- di trovare punti di riferimento, segnali di luce e grazia (laica!).
Io fresco di una cupezza, apparentemente incolmabile, ritrovato dopo anni, tramite Facebook, un caro amico d’un tempo, che nel frattempo ha messo su famiglia ed è cresciuto professionalmente nell’industria cinematografica, gli domando se questo ha sanato il vuoto esistenziale, mi sento rispondere che, “…se non mi riempissi di lavoro e non fossi dipendente dal parapendio sarei sotto un treno.” La risposta è congrua e spiazzante. Ringrazio, molto commosso: la verità ha su di me questo potere.
Mi alzo dal PC, penso un po’ e un poco sto nel silenzio della mente, poi d’un tratto ho chiara la visione di questa riflessione critica. Mi domando come risponda un giovane contemporaneo all’ineluttabile domanda di senso. Scelgo, fra la cospicua, randagia e varia musica che ascolto, il fronte italiano degli under 25. Mi escono senza sforzo, perché sono loro a colpirmi, 4 nomi, Chadia Rodriguez (22 anni) Fumo bianco, Tony Boy Un buon motivo (21 anni), Blanco Notti in bianco (17 anni), Sangiovanni Non + (17 anni), tutti insieme hanno appena 77 anni, eppure accomuna le loro canzoni questa straziante perdita di certezze e comunque il tentativo, attraverso la musica, di ricomporre, come direbbe Michele Bravi ‘La ferita del mondo’[4]. Che dire, sono giovani inconsciamente o forse consapevolmente esistenzialisti? La risposta alla fine di questa critica.
Analizziamo i loro testi seguendo 5 punti 1) Il problema dell’esistenzialismo, 2) La distorsione della realtà (fumo, e droga etc.), 3) La cosa sessuale, 4) Del sentimento, 5) La poetica del vaffanculo[5].
IL PROBLEMA DELL’ESISTENZIALISMO
Questo punto unisce in maniera, armonica e dialettica tutti e quattro i testi, troviamo infatti in Fumo Bianco di Chadia Rodriguez i versi “Anche se di questo ho davvero bisogno” in riferimento ai suoi sogni, “Così non ci penso quando dovrà finire” in riferimento ad un atto sessuale, vitale e corposo che sedi questa ansia di significati duraturi. Troviamo poi il ritornello “Un giorno sarai niente/ Ma questa notte sei per sempre…”. Questa canzone dal piglio forte, sfacciato e reale esprime una libertà della propria dimensione di femminilità singolare e molto originale, insieme ad un senso ineluttabile di perdita di sé nel miraggio dell’altro.
Anche Tony Boy, esprime la sua ricerca di senso, affidato al sentimento di amicizia nella canzone Un buon motivo con le strofe, “Ripongo peccati in Dio/ Ma rimango sempre io/ Quando c’è da farsi schifo”, e più avanti con i versi “Sto chiedendo al cuore cosa c’ho/ Vuoi fermarti un po’”, con “Scusa lascio il passato indietro/ Mi confesso anch’io ogni tanto…”, poi con i due versi “Ti emozioni a un concerto/ Vuoi sentire?”, più avanti con le struggenti strofe “Non parlare del mio mondo/ Entraci che non è come vedi fuori/ Non sento niente se non sei qui insieme a noi”, e con i conclusivi versi “Una saetta a ciel sereno/ Dentro il cuore mio un arcobaleno in un baleno ” e “Io e il mio mondo contro il mondo”. L’ansia di significato e buoni motivi per trovarne è il motivo dominante nella sua ballata Trap.
Blanco, nuovo astro della scena italiana (più recentemente con La canzone nostra[6], insieme a MACE e Salmo) nella sua performance live, rigorosamente in mutande, di Notti in bianco ci emoziona con i suoi acuti arcuati e dolci, con le parole di senso esistenziale “Godiamoci sto viaggio eh eh eh/ Metti che sia l’ultimo/ Vivila così, ha” e più avanti “Poi bu-co la no-tte/ che resta da da da da da da da da da da da da da da da ballare, eh eh” per finire con “Per descriver le tue lacrime, eh eh eh”.
In fine Sangiovanni con la sua Non+ esprime la sua ricerca di senso con i versi “Ma stare da solo/ Non mi fa più male”, e la vitale “Sono un genio e il mio genio incompatibile/ Mi è rimasto un segno dentro indelebile”, e “L’importante è luce dentro” e l’ossimoro, a lui caro, “Resto fuoco nell’interno/ Nell’inferno mi raffreddo” e l’intrigante motivo nei versi “C’è il vento, girandola gira, girando la siga/ Fortuna non gira, che sfiga”, per finire con “La cura la trovo, non mi serve aiuto” e la bella “Scende l’ansia nella pancia/ Sale l’asma, muoio e basta”
LA DISTORSIONE DELLA REALTA’
Se la domanda si senso si è articolata con una dialettica dei soggetti in grado di esprimere un comune senso di sentire il desiderio di significati, ciò avviene in modo reale e spiazzante mediante la distorsione della realtà tramite oppiacei, alcool e abuso di fumo (non meglio specificato, ma chiaramente narcotico).
Chadia Rodriguez a tal riguardo ci dice, a parte il titolo Fumo Bianco -un manifesto del senso della realtà di molti giovani di oggi- “Fumare, scopare e mangiare per oggi mi basta”, “Gira una canna a bandiera e raggiungimi in vasca”, “Bagnamo con la saliva tutte le cartine”, “… fumami addosso, stimolami l’endorfine”, per finire “Fumo così non ci penso a come andrà domani”.
Tony Boy, con la sua Un buon motivo, d’altro canto ci dice “Fumo, perdo l’equilibrio”, “Mi sono preso tutta quella roba senza un buon motivo”, “L’ho buttata in weed”, e in riferimento agli alcolici “Quando ne ho bevuti un pochino” e finisce con “Porto me stesso all’estremo”.
Blanco inizia la sua Notti in bianco con “Sai che sono marcio, eh eh eh”, continua con “Sto tutto sfasato”, e conclude con “Sembro uno schizzato”.
Sangiovanni con la sua Non+ non manca all’appello giovane con la frase “…girando la siga”, e “Fumo siga un’altra volta, ah”.
Questa comune distorsione della realtà mediante oppiacei, e alcool non manca di avere una certa compulsività anche con la dimensione erotica, dove il sesso è spesso una realtà di perdita e disvalore anziché di gioia.
LA COSA SESSUALE
Vero o meno che sia, la realtà della cosa sessuale, del sesso appare spesso spasmodica e superlativamente copulativa, dove l’altro inteso spesso come un oggetto di soddisfacimento, finisce con lo svuotare la spinta rigenerante del desiderio. Ecco questi artisti come si esprimono sull’uso del corpo e dell’atto.
La cruda eppure più metafisica di tutti Chadia Rodriguez a riguardo, ci dice “Fumare, scopare e mangiare per oggi mi basta”, “Scopami forte fino alla fine, fumami addosso, stimolami l’endorfine”, “E stringimi così forte quasi a farmi soffrire”, “Ti salgo sopra intanto/ Ti soffio in bocca questo fumo bianco”, “L’ultimo orgasmo, sarà quasi come morire”.
Tony Boy ci dice, secco e sessista, “Per ogni puttana persa/ So che ho guadagnato un amico”, e “Baby io non prendo sonno e non per il cuscino”.
Blanco, ci dice in modo chiaro, “Muovilo così”, “Si così”, “Dillo che sei mi-a, che sei mia/ Non vantarti che sei l’unica”, “E a te la notte ti piaceva, ti piaceva, ti piaceva scopare” “Scopare, (scopare) / Scopare (scopare)”
Sangiovanni, ci rivela “Sei un accollo sul mio collo con le dita/ Mi è rimasto il dentro la fi-”, “Mi bacia le labbra mi sento al sicuro”.
L’impressione generale è che la corporalità compulsiva, ripetitiva o le gioie del sesso, già a questa giovane età sembrano aver esaurito il loro mistero. In ogni modo il desiderio di ritrovarsi nell’altro da sé sembra l’unica ancora di senso.
DEL SENTIMENTO
È impressionante come la realtà sociale e familiare siano pressoché annullate nella visione di sé stessi a confronto con l’inappagato sentimentalismo, metafora di assoluto, verità e terrena eternità tradita dalla sofferenza. Chadia Rodriguez è la prima a non ci caderci, infatti crede più alla realtà del corpo che alle improbabili verità della coppia, “Per ciò farmi sbattere ore/ Serve a farmi battere il cuore/ Tanto finirà, che quando ti incontro per strada/ Ti giri di Là, fai finta che non m’hai amata”, la segue Sangiovanni con “Lei non mi vuole più/ Che ci posso fare”, “Quando è tornata / Le ho detto: “Mi spiace/ Ma ho altro da fare” e questo dolore lo a portato a non respirare più “C’ho bisogno d’ossigeno”, per finire con la lezione appresa “La mia nuova tipa la mando a fanculo”. Segue Blanco che a seguito di Notti in bianco, prive di sesso o nell’attesa del sesso sentimentale dice “E mando tu-tto a putta-ne”, “E ho strappato mille pagine, baby” con una riflessione artistica “Ancora qua, in camera/ A scrivere fino all’alba”. Conclude un Tony Boy, più incantato ed insieme schizofrenicamente crudo che con la sua carrellata di relazione, passa da un “Come mi guardi mi comunichi vibes”, o “Una saetta a ciel sereno”, a “Non ti ho mai fatto un torto però mi detesti”, “Vuoi parlarmi, io non ascoltarti”.
Insomma il quadro dell’unica aspirazione sembra come direbbe Ungaretti[7] un continuo schianto, non consolazione nel vuoto esistenziale della condizione umana.
E come si reagisce?
LA POETICA DEL VAFFANCULO
Quello che distingue questi giovani, da giovani di altre generazioni non è il vitellonismo, la rabbia, protesta, il conformismo, il pacifismo-verde ma la poetica coriacea del vaffanculo, qui lo dicono solo in due Blanco, nel finale non scritto, della sua prova live, quasi come un sospiro liquidatorio “Fan-culo!” e Sangiovanni, “La mia nuova tipa la mando a fanculo”. Sono i due più giovani del quartetto, ma anche nella poetica sensuale e narcotica di Chadia Rodriguez è chiaro un sentimento di distacco tra lo strafottente e il disincanto, un vero e proprio “Fanculo!”, e allo stesso modo Tony Boy, decisamente afferma questa estetica giovane con la frase “Io e il mio mondo contro il mondo” e quella machista e misogina “Per ogni puttana persa / So che ho guadagnato un amico”, un vero e proprio ‘fanculo’ nella forma concisa e attualista. Ma chi mandano a fanculo, Chadia Rodriguez gli uomini, e i ragazzi le donne? Non credo, è la struggente necessità di ritrovarsi nell’altro da sé, nella possibilità di non essere confinati nei nostri limiti psico-organici o nella limitatezza della nostra sensorialità emotiva e pensata. È un vaffanculo che pone in causa il sentimento di sé, nell’altro, un tracimare di sé nel mondo per una metafisica che esprima il senso oltre i limiti del proprio stato bio-psichico e il senso dell’esistere oltre il cogitare emotivo della vita.
CONCLUSIONE
Ascolto Fam (279.579 v.) di Zoda, distopico video, cupo-struggente pezzo lirico di musica Trap, che non manca di emozionarmi già alla strofa iniziale che racchiude tutto il nostro percorso esistenziale: “A che serve essere bello dentro/ se poi dentro non entra nessuno/Bruciando un altro giorno all’inferno/ Sperando in un paradiso futuro”. Avevamo incominciato questa critica con una domanda. Si tratta di giovani inconsciamente o forse consapevolmente esistenzialisti? La risposta è che sono artisti che si pongono domande e trovano nonostante il disfacimento dell’epoca risposte, spesso cupe e talvolta illuminanti. Rimane in loro questa straziante ricerca del senso del vivere, il che è sempre lodevole, ma come dice Montale, forse solo chi vuole s’infinita[8]. E loro sempre più giovani, incazzati, indipendenti, delusi, crudeli, assoluti e sognatori ci mostrano questo strenuo e sommo tentativo. Fanculo!
r.c. 6/02/ 2021 Milano
[1] Ad onor del vero l’origine nella musica italiana del Vaffanculo, nelle sue varie versioni, inizia con gli Squallor Vaffanculo con chi vou tu (1984), rispolverata nel 1993 con Vaffanculo di Marco Masini, e leopardianamente reinterpretata da Loredana Berté con la sua Luna (1998) nel verso “E vafanculo Luna”. Invece la spinta glamour del turpiloquio nella musica Rap e più recentemente Trap è più un biglietto da visita che un’apologia di superamento per tutti i suoi interpreti. Più recentemente proprio dovuto a questo sentimento glamour della parolaccia, il turpiloquio è diventato una vera e propria estetica vocale con vari significati e timbri emotivi, a partire da compositori ed interpreti come ad esempio Mahmud con l’appena uscita (ieri 5 febbraio 2021) Inuyasha (242.865) che dice “Se per te non vale un cazzo stare insieme”, “Scopare in giro non mi lascia niente”, e per chiudere il cerchio che abbiamo aperto “Fanculo se spari me” esprime questa estetica.
[2] Insieme alla canzone Fumo Bianco, la canzone Paranoia di Zoda, come fossero dei manifesti chiari e pregnanti, esprimono con un’estetica musicale il senso di perdizione e la ricerca di senso da una prospettiva giovane. Nel dire questo non intendiamo ridurre l’articolata visione giovane, fatta anche di generi differenti e di diversi modi intercontinentali di esprimersi, nella nostra visione. Resta il fatto che proponiamo una visione esistenziale precisa, definita e sotto gli occhi di tutti.
[3] Tra gli artisti delle nuove generazioni che uniscono un senso pratico, insieme ad una lucida fotografia della realtà, senza dimenticare la domanda sul senso esistenziale spicca Slava, con la sua Soliloquio (2016) a suo modo un pezzo ribelle e non convenzionale per la lunghezza, la profondità assoluta del tema esistenzialiste e la tecnica fissa della telecamera. La stessa tecnica fissa della camera con una restituzione interpretativa di una confessione intimista, che si vorrebbe naturalistica, è usata sagacemente da Chadia Rodriguez in Sarebbe comodo.
[4] Lui nella sua ultima Mantieni il Bacio, per la verità un po’ retoricamente in pieno stile musica leggera italiana, ci dice che è solo l’amore a salvarci (sic!).
[5] Mi riferisco, per assonanza, ad un saggio che scrissi intorno al 2010 per Il Premio Tondelli di Correggio che così si intitolava Tondelli: la poetica dello scazzo, dove riferisco che come acutamente aveva notato Giovanni Raboni, suo primo recensore nel 1992 di Altri libertini pubblicato nel 1980, c’era tutta un’estetica del turpiloquio, congrua alla personalità dello scrittore che rispondeva alle sue domande in qualità di giovane sanamente incazzato con la menzogna della società, a cui rispondeva con un piccolo borghese e liberatorio scazzo. Tutto questo per dire che il legame tra musica e letteratura diretto o indiretto è sempre esistito, per dirne alcuni da Catullo, passando per gli autori italiani Dante, Boccaccio, Bandello, Cinthio Giraldi, Saba, Pasolini, Tondelli, e ovviamente i Cannibali.
[6] Uscita 11 Gennaio del corrente anno (2021).
[7] “E t’amo, t’amo ed è continuo schianto!…” G. Ungaretti, Giorno per Giorno– Il Dolore.
[8] “Vorrei dirti che no, che ti s’appressa/ l’ora che passerai di là dal tempo;/forse solo chi vuole s’infinita, / e questo tu potrai, chissà, non io” E. Montale, Casa sul mare- Ossi di Seppia.
Immagine di copertina: Foto di en nico dalla foto gallery di questo numero.