LA LUCE A MEZZ’ASTA – Poesie da 15 HIPPOCRATES STREET di Thomas Ioannou (a cura di Pina Piccolo)

luce

 

Mantiene le sue distanze

 

Non c’è l’ha fatta ad emergere illeso

Dagli incidenti della vita

Smembrato tra

L’ora delle parole

Il sempre dei punti

E il mai del corpo

 

Avendo subito una serie di amputazioni

Una lingua consolidata dall’esistenza

Si avvicinò all’uomo comune

Senza frecciatine e senza estremi

 

Ora mantiene le sue distanze

Evitando i corpo a corpo

Nei quartieri malfamati della memoria

Mai che gli venga di dirgliene quattro al cielo

Abbassa la testa vergognoso

Vorrebbe che la terra se lo inghiottisse

Avendo un tempo creduto alla bellezza

 

È cauto nell’attraversare il tempo

Come stesse calpestando i morti

Come dovesse evitare una mina

E chi potrebbe poi disinnescare

Questa vecchia piaga millenaria?

E poi come potrebbe mantenere integra

Questa ormai vicina invalidità dell’esistenza?

 

 

Preghiera

 

L’atto venne strappato dalle mie mani

Lasciandomi intorpidite le dita

E sui palmi un po’ di sudore

Per far scivolare la volontà

 

Dei miei sogni ho potuto trattenere

Solo qualche filo sconnesso dei loro abiti

Non si levò neppure un sospiro

Come una preghiera che avesse perduto la fede

 

La terra e il mare

Erano separati dentro di me

 

E l’intero futuro

Scorreva come una lacrima dai miei occhi

 

 

Senza il mio futuro

 

Mi hanno fatto senza futuro

I poeti che ammiravo

Mi hanno voltato le spalle

Le ragazze che amavo

Danno da mangiare alle statue nelle piazze

Desideri pietrificati

divenuti pubblico spettacolo

 

La notte me ne sto sveglio

Cantando sogni stonati

Innocente non sono mai tornato

Sulle spiagge dove mi sdraiavo

Sotto la luce della luna

 

Non riconosco più

La voce della mia fede

 

Non sono quello

Che il gallo chiama

Ogni giorno al sorgere del sole

 

 

Non scherza

 

Il presente mi sgomita attorno

Spingendomi con il suo corpo ingombrante

Non mi dà tregua

Neppure per secondo

 

Si alza come un muro di immagini

Provocandomi corto circuiti alla vista

Derubandomi di ogni occasione

Di vedere l’evolversi del tempo

 

E fuori dal presente

Vaga il futuro

Senza ragione

 

E questo non scherza

Spara ad altezza d’uomo

 

 

Detonazione

 

Mi è detonata la luna

Tra le mani

Lasciandomi un’eclissi totale del tatto

Incapace di riconoscere

Il mio stesso corpo

 

Da allora raccolgo

Le ferite sopravvissute

Pezzettini di lampo

Che arrivano da lontano

 

 

Nati perplessi

 

Nati perplessi

 

Non sappiamo

Cosa farne

Delle nostre bocche e mani

Così ci fumiamo una paura

Dopo l’altra

 

Non sappiamo

Parlare e scrivere

E usiamo la poesia

Questo dialetto dei morti

Facendo segnali di fumo da nessuna parte

 

Non sappiamo

Baciare e toccare

E l’amore è diventato

Cenere che Dio

Si spolvera dagli abiti.

 

 

 

Via Ippocrate 15

 

Indossi di nuovo lo stesso corpo

Ma hai dimenticato di abbottonare

La contenziosa ferita

Provocando l’intervento

Del passato

 

Ma questi se ne sta impermeabile

Sull’altra sponda

Non accetta che il tempo faccia da arbitro

Si ritira e il suo livello

Continua a calare nella nostra vita

Lasciandoci vulnerabili i corpi

 

E i nostri occhi

Non riescono a scorgere

I ponti che non hanno raggiunto l’altra sponda

Rimanendo mani tese

 

Ma, ahimè, il tempo le raggiunge

E al tatto non rimane nemmeno

La più minima energia per premere

 

E sebbene tu dicessi che ci avrebbe coperti

Un fiume, una passione che scorre impetuosa

Portò vi con sé i frammenti

La bocca ora asciutta

E le nostre parole spremute

 

Che cosa ci facevi in via Ippocrate

Con i capelli sciolti?

Uno sciame di paure

Che attraversa l’immobilità

 

Il giorno si attardava sul tuo volto

E le tue dita dimentiche

Sul mio cappotto

Come cercassero il mio bottone

 

Dio era lento

A spostarsi verso un altro piano

Si fece buio

E il sole come un intruso

Se ne stava lì

 

La luce a mezz’asta.

 

Traduzione inglese dal greco di Yannis Goumas, traduzione dall’inglese di Pina Piccolo LogoCC

 

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THOMAS IOANNOU  è nato nella città di Arta nel 1979  ed è cresciuto a Preveza in Epiro. Ha studiato Medicina all’Università di Atene.  La sua prima raccolta di poesia 15 Hippocrates Street (Ιπποκράτους 15), è stata pubblicata  nel 2011 da Shakespirikon, Tessaloniki, è ha ricevuti il premio statale per la letteratura del Ministero della Cultura. E’ medico neurologo e abita a Yannina, nell’Epiro settentrionale.

 

Foto in evidenza di Teri Allen-Piccolo.

                                                                             

  

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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