Quest’ultima silloge di Michela Zanarella, che si aggiunge alla sua copiosa produzione in versi, evidenzia l’arricchimento del suo percorso e della sua ricerca poetica.
La raccolta ci conduce per mano in una dimensione di tempo circolare dove sole – luna, alba – tramonto, lungi dal rappresentare antinomie, si compenetrano e trovano un’unicità preziosa all’interno della quale l’uomo muove i suoi passi ammirato. Protagonista assoluta della raccolta è la luce che benedice l’amore e che è catarsi per ognuno.
Nei versi di Michela: “I ragazzi nella metro / si baciano a occhi chiusi / di spalle al tempo”, una delle poche liriche di ambientazione urbane della raccolta, si coglie l’eco di Prevert dei “I ragazzi che si amano si baciano in piedi contro le porte della notte”
I versi della poeta: “Viene la vita / e si fa chiamare esistenza / quando il cielo decide / che già siamo figli / di un tempo prescelto” sembrano porsi in un dialogo a distanza con i noti versi di Cesare Pavese: “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi / questa morte che ci accompagna / dal mattino alla sera, insonne, […]”. In Michela il soggetto è la vita, mentre in Pavese è la morte, due facce della stessa moneta in questa silloge poetica.
In generale traspare dalla lettura complessiva dell’opera un equilibrio maturo nella valutazione delle alterne fortune umane, un sottofondo di accettazione delle gioie e delle perdite che, immancabilmente, ci riserva il nostro cammino. Sono strade fatte di luce mirabilmente accesa in ogni pagina quelle suggerite da Michela, quella luce che ci sarà concessa come traccia del vivere.
==
Nominare tutte le cose
anche le più dolorose
luce
e chiamare nettare la vita
a ogni respiro.
Se fossimo capaci di capire
che il bene non è la parte minima
dell’amore
ma è una forza antica che proviene
dalle arterie del cielo
ci riempiremo gli occhi di sole
come regola di sopravvivenza
e non ci spaventeremo della notte
o della polvere che insegna alla terra
l’estensione delle nuvole.
==
Chiedersi cosa contiene la luce
e se è sufficiente vederla con gli occhi
o è necessario conoscerla con tutto il corpo
fino a diventarne il guscio o il respiro
ogni volta che il cielo
ritrova se stesso nel giorno.
Nutrire lo sguardo di una moltitudine di albe
distanze, segrete alleanze
e avere la possibilità di portare l’anima
oltre il tempo
in quell’abbondanza di silenzio
dove il cuore è attratto da echi di sole
e l’amore si avvicina
a un’ipotesi di stelle.
==
Non è mai anonima la vita
porta il nome di uomini e fantasmi e mura
così come di tutte le cose
che si presentano in fila lunghe d’attese
ai cancelli del tempo.
Appena l’amore ci attraversa il corpo
il sangue inizia a imparare
cosa significa prestare ascolto al cielo.
Se non vi siete mai resi conto
che l’alba è l’inizio di un giorno perfetto
guardate come nasce il sole
e come lo accoglie la terra:
non siamo soltanto aria stesa
che non sa restare,
oltre i nostri fati diluvia
luce.
==
Viene la vita
e si fa chiamare esistenza
quando il cielo decide
che già siamo figli
di un tempo prescelto
adatto alle doglie del sole
e a un patto di corpi
che generano luce.
Viene la vita
con la stessa intensità
di un’alba che sorge
va incontro alla terra
va incontro alla morte
è aria calda tra cortecce
e millenni
che sono strati celesti
rocce cariche di neve mai sciolta
silenzio che smuove parole d’amore
come passaggi d’anima
intorno a una luna irrisolta.
==
Dall’altra parte del cielo
saremo sempre gli stessi
con l’anima meno carica di croci
avremo tutto il tempo
per perdonare il corpo
che pensavamo nostro
e per toccare benignamente la luce.
Con il cuore sollevato da terra
ciecamente rinati a nuvola
ci chiameranno i vivi
a farci esili sparsi all’invisibile.
==
Qualche volta si giura l’amore
dal corpo di una stella
e lo dicono gli occhi se è vero
non le labbra non le mani
c’è una luce che arriva nel sangue
e incorona le arterie
se mai qualcuno chiedesse al cielo
cosa significa innamorarsi
risponderebbe la terra:
stare in obbedienza alla vita
con il cuore illuminato
con l’anima che confina con il sole.
I ragazzi nella metro
si baciano a occhi chiusi
di spalle al tempo
hanno labbra cariche di sole
si sforano l’anima in silenzio
e non si accorgono del mondo intorno
vivono persi nei loro sguardi
con il cuore che viaggia più del vento.
I ragazzi nella metro
hanno tutto il cielo in tasca
senza saperlo
vogliono soltanto più luce
per guardarsi ancora l’iride
prima che la stazione si riprenda
ogni istante nel vortice della città.
Il Gasometro di sera
è un cilindro di fuoco
rosso alla stessa altezza
di un pezzo di cuore
nella sua luce più vera
lo so è il cielo a giocare col sangue
del tempo
nella penombra dell’estate
il sole fa le sue fughe prima di cedere alla notte
lascia al suolo l’amore in fiamme
uno sguardo acceso alla città
un mosaico di vite che corrono corrono corrono.
Ci si abitua al caos
come a un cielo colmo di destini.
Biografia:
Michela Zanarella (Cittadella, Padova, 1980) è autrice prolifica ed interessante. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Credo (2006), Risvegli (2008), Vita, infinito, paradisi (2009), Sensualità (2011), Meditazioni al femminile (2012), L’estetica dell’oltre (2013), Le identità del cielo (2013), Tragicamente rosso (2015), Le parole accanto (2017), L’esigenza del silenzio (2018), L’istinto altrove (2019). Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi e giapponese. Ha ottenuto il Creativity Prize al Premio Internazionale Naji Naaman’s 2016.
Immagine di copertina: fotografia dell’installazione luminosa per la salvaguardia dei popoli nativi, Corporación Traitraico e Delight Lab, Opera “Ngen Kintuantu, fuerza espiritual que busca el Sol”, Animal Sagrado, Pilmaiken (Golondrina)