La figlia minore, selezione poetica di Marìa Laura Decésare, trad. a cura di Maria Rossi

IMG_6766-1

La hija menor / La figlia minore Caseros

María Laura Decésare

Ediciones del Dock, 2017

 

Retrato

 

El espejo se rompe

y avanza la imagen de lo pequeño

que olvidamos hace tiempo.

Con asombro vemos unos ojos

de mirada limpia

que casi no podemos reconocer.

Ha pasado tanto

sobre nuestras cabezas

que el claro de esos ojos nos toca

y es mejor

estarse quieta por un rato.

 

Ritratto

 

Lo specchio si rompe

e avanza l’immagine delle piccole cose

dimenticate da tempo.

Con meraviglia scorgiamo degli occhi

dallo sguardo pulito

che non riusciamo quasi a riconoscere.

Tanto è passato

sulle nostre teste

che il chiaro di quegli occhi ci tocca

ed è meglio

restarsene tranquilli per un po’.

 

 

 

 

Matheu 1131 

 

Qué perdura de la infancia

si no esa necesidad de decir,

de mirar en detalle

lo que por debajo aletea.

Mi padre en lo alto de la antena

y el perro que muerde su cola.

Hoy subo a mi bicicleta

para volver a ese día,

al hombre que arregla las nubes

y a mi madre que lo mira.

 

 

Matteo 1131

 

Cosa resta dell’infanzia

se non quel bisogno di dire,

di guardare attentamente

ciò che freme di sotto.

Mio padre all’altezza dell’antenna

e il cane che si morde la coda.

Oggi monto in bici

per ritornare a quel giorno,

all’uomo che sistema le nuvole

e a mia madre che lo osserva.

 

 

Camino a casa

 

De memoria voy

por el camino que me lleva

a la casa materna,

desde la plaza veo el molino

al que pocas veces me atreví a subir

para ver desde lo alto los techos,

no cualquiera tiene uno en su patio.

Cruzo la puerta, atravieso el jardín

mientras tarareo una canción.

Que pase lento el tiempo, pido

para mis adentros.

La misma escena: mamá en el sillón,

yo de rodillas le abrazo las piernas

y dejo que sus manos me despeinen.

Una caricia repetida

que me vuelve niña y me trae

sin paradas intermedias,

derechito

al comienzo de todo.

 

 

Cammino verso casa

 

Torno con la memoria

al cammino che mi porta

alla casa materna,

dalla piazza scorgo il mulino

su cui poche volte ebbi il coraggio di salire

per vedere i tetti dall’alto,

non tutti ne hanno uno nel loro cortile.

Supero la porta, attraverso il giardino

intonando una canzone.

Passi lentamente il tempo, chiedo

dentro di me.

La stessa scena: mamma in poltrona,

io in ginocchio le abbraccio le gambe

e lascio che le sue mani mi spettinino.

Una carezza ripetuta

che mi fa tornare bambina e mi riporta

senza fermate intermedie,

direttamente

all’inizio di tutto.

 

 

 

Irse

 

Volver es una forma

de alcanzar lo que creímos

perdido: una mirada, un libro,

el nombre de lo amado.

Una voz insiste y me dice:

no cruces esa puerta.

Pero ya es tarde,

desobedezco, salto y canto

como un grillo.

 

 

Andarsene

 

Tornare è un modo

per raggiungere ciò che credevamo

perduto: uno sguardo, un libro,

il nome di un amore.

Una voce insiste e mi dice:

non attraversare quella porta.

Ma ormai è tardi,

disobbedisco, salto e canto

come un grillo.

 

Maria Laura Decésare è nata a Rufino, nella provincia di Santa Fe (Argentina) nel 1969. Risiede a Buenos Aires. maria laura decesareHa studiato Scienze della Comunicazione ed è Tecnico Superiore nella Correzione di Testi. Ha pubblicato libri di poesia: La letra nuda (Ediciones del Dock, 2010), Vida de gatos (Ediciones del Dock, 2012 – Ripubblicato nel 2015) e Somos lo que damos (Ediciones del Dock, 2015). Autrice dell’antologia collettiva Décima Convergencia Internacional de poemas “JUNÍNPAÍS2011” (Ediciones de las tres lagunas, 2012). Le sue poesie sono state pubblicate in Argentina, Cile, Messico, Colombia e Spagna in riviste cartacee e digitali. Il suo blog è: La letra muda: http://mldecesare.blogspot.com.ar/.

 

Traduzione all’italiano di Maria Rossi

Selezione poetica a cura di Maria Laura Decésare

 

Foto dell’autrice a cura di Maria Laura Decésare.

Immagine in evidenza: Foto di Teri Allen-Piccolo.

Riguardo il macchinista

Maria Rossi

Sono dottore di ricerca in Culture dei Paesi di Lingue Iberiche e Iberoamericane, ho conseguito il titolo nel 2009 presso L’Università degli Studi di Napoli l’Orientale. Le migrazioni internazionali latinoamericane sono state, per lungo tempo, l’asse centrale della mia ricerca. Sul tema ho scritto vari articoli comparsi in riviste nazionali e internazionali e il libro Napoli barrio latino del 2011. Al taglio sociologico della ricerca ho affiancato quello culturale e letterario, approfondendo gli studi sulla produzione di autori latinoamericani che vivono “altrove”, ovvero gli Sconfinanti, come noi macchinisti li definiamo. Studio l’America latina, le sue culture, le sue identità e i suoi scrittori, con particolare interesse per l’Ecuador, il paese della metà del mondo.

Pagina archivio del macchinista